IL BLOG DI SIMEU

 

Il ragionamento clinico: incertezza, decisione, trappole cognitive

febbraio 20th, 2016 | NO COMMENTS

@SilviaAlparone


Seconda edizione del corso, Firenze, 14-15 marzo 2016

Seconda puntata per il corso sull’errore cognitivo in medicina d’urgenza: prosegue il percorso iniziato insieme oltre un anno fa dalla Società italiana di medicina di emergenza-urgenza insieme all’Agenzia regionale di sanità della Regione Toscana per indagare le dinamiche dell’errore in medicina, attenuare lo stress nella prestazione sanitaria e migliorare le cure al paziente.

Dopo la prima edizione dedicata ai medici, che si è tenuta lo scorso 30 settembre a Firenze e che aveva registrato un forte interesse da professionisti di tutta Italia, ben al di sopra dei posti disponibili, si è deciso di replicare, allargando questa volta anche alla professione infermieristica. La decisione di organizzare una seconda edizione del corso è stata conseguenza anche dell’ottima valutazione espressa dai partecipanti tramite il questionario di gradimento finale.

Promuovere la cultura della sicurezza delle cure attraverso la formazione per la prevenzione, la rilevazione e la gestione degli errori nei sistemi e nelle procedure tecnico professionali: è questo lo scopo del corso, che tratta del ragionamento clinico dal punto di vista dei processi cognitivi che ne determinano l’efficacia, i limiti e le opportunità di miglioramento.

“Lo studio scientifico della cognizione umana – sottolineano gli ideatori – ha infatti prodotto negli ultimi anni illuminanti elementi di conoscenza e utili strumenti di intervento che in gran parte attendono ancora un’adeguata integrazione nella formazione e nell’attività dei medici. Le valutazioni e le decisioni dei clinici sono spesso elaborate in condizioni di incertezza e di rischio. In tali condizioni, i vincoli per giudicare, scegliere e agire razionalmente – cioè in modo da massimizzare accuratezza ed efficacia – sono fissati da alcuni ben noti principi formali del ragionamento (per es. la teoria della probabilità). Per contro, lo studio descrittivo dei processi che effettivamente presiedono alle decisioni mostra, che tanto gli esperti quanto le persone comuni spesso semplificano problemi complessi, affidandosi a ‘scorciatoie cognitive, dette euristiche. Le euristiche appartengono a modalità di pensiero veloci, intuitive ed economiche che risultano imprescindibili per la mente umana, specie quando le risorse di tempo e di attenzione sono limitate. Il pensiero veloce è quindi uno strumento potente, ma anche imperfetto: le euristiche producono talvolta errori sistematici, prevedibili e ben documentati, con conseguenze rilevanti in compiti fondamentali quali l’elaborazione di una diagnosi, la ricerca delle informazioni cliniche rilevanti e la scelta fra diverse opzioni di intervento”.

Lo studio dei processi di ragionamento e decisione in medicina – argomento centrale del corso – offre così indicazioni essenziali per interpretare il tema dell’errore medico in un’ottica inedita e più costruttiva. Allo stesso tempo, è in grado di aiutare i clinici a far fronte all’incertezza con una maggiore consapevolezza dei trabocchetti più insidiosi del pensiero intuitivo, imparando così a decidere meglio.

Il corso è stato ideato e organizzato da Alessandro Rosselli, già direttore del Dipartimento di emergenza-urgenza dell’Azienda Sanitaria di Firenze e oggi collaboratore scientifico presso l’Agenzia regionale di Sanità e il dipartimento di Diritto alla Salute della regione Toscana sui problemi organizzativi, epidemiologici e gestionali del Pronto Soccorso e da Franco Aprà, direttore della Medicina d’Urgenza dell’Ospedale Giovanni Bosco di Torino, presidente regionale Simeu Piemonte.

Sede del corso: Formas, Villa La Quiete alle Montalve, via Pietro Dazzi n. 1, cap. 50141 Firenze.

Il corso è accreditato con 11 crediti ECM. L’iscrizione al corso è a pagamento. Tutte le informazioni per procedere all’iscrizione sul sito di Formas.

Concorsi pubblici e accesso degli specialisti dell’emergenza nei Dea e nei Pronto soccorso

febbraio 15th, 2016 | NO COMMENTS

@SilviaAlparone


La Simeu e la Fimeuc continuano a segnalare le problematiche relative all’accesso dei medici di emergenza-urgenza ai concorsi per le strutture di Pronto soccorso e Medicina d’urgenza, sia per i ruoli iniziali che per quelli apicali. Gli interessati sono i giovani specialisti che dall’estate del 2014 hanno iniziato a uscire dalle Scuole di Specializzazione, aperte in Italia nel 2009, ma anche coloro che, con una lunga attività nelle strutture di emergenza, hanno maturato esperienze professionali e acquisito competenze cliniche e gestionali, in anni in cui la Scuola di specializzazione ancora non esisteva.

Nell’estate 2014, i primi specialisti dell’emergenza rischiarono di non poter partecipare ai concorsi per entrare nei Dipartimenti di Emergenza perché l’elenco delle specialità equipollenti non era ancora stato adeguato e la Medicina di emergenza-urgenza non rientrava nel novero. In quel caso il Ministero intervenne dopo segnalazione formale del Presidente nazionale Simeu e del Presidente della Conferenza permanente per la formazione in medicina di emergenza-urgenza: il “baco” burocratico fu sanato, senza danno per i nuovi specialisti.

La situazione è più preoccupante per l’accesso alle posizioni apicali: è recente l’intervento di Fimeuc, Federazione italiana di medicina di emergenza-urgenza, che ha inviato una lettera al presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, e al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per l’avviso pubblico del 9 novembre 2015 relativo al conferimento dell’incarico quinquennale di direttore della struttura complessa di Pronto Soccorso, presso il Presidio “Spedali Civili” di Brescia; l’avviso è stato bandito per la disciplina Anestesia e Rianimazione, Area della Medicina Diagnostica e dei Servizi. “Ciò appare in difformità – sottolinea Adelina Ricciardelli, presidente di Fimeuccon le normative vigenti che inquadrano le strutture complesse di Pronto soccorso nell’Area medica e delle specialità mediche, disciplina Medicina e Chirurgia di accettazione e d’urgenza. Area e disciplina condizionano sia i requisiti specifici per partecipare alla selezione, sia quelli per la composizione della commissione esaminatrice. Cosa che potrebbe portare a eventuali ricorsi e contenziosi”. E il caso di Brescia non è l’unico: Fimeuc è intervenuta alcuni mesi fa per una situazione simile, in quell’occasione a Matera; concorsi con bandi irregolari sono stati attivati anche in Liguria.

A parte i casi di violazione delle norme vigenti (come nel caso del concorso citato di Brescia), i criteri di accesso ai concorsi apicali, sia per quanto riguarda le equipollenze che per quanto riguarda le discipline per la maturazione dell’anzianità di servizio, sono ambigui e discutibili; tali criteri sono peraltro un elemento decisivo per il riconoscimento dell’identità professionale del medico dell’emergenza e per garantire la qualità dei servizi di emergenza. In una lettera al Ministero della Salute, che risale allo scorso giugno 2015, la Simeu sottolineava come la normativa per la selezione dei Direttori di Medicina e chirurgia di accettazione e d’urgenza consentisse l’accesso anche a professionisti senza esperienza alcuna in pronto soccorso e penalizzasse professionisti con oltre dieci anni di servizio in Pronto soccorso, ma non in possesso di specializzazione; le norme sul reclutamento dei direttori rischiano di vanificare i progressi registrati in termini di articolazione organizzativa del sistema di emergenza ospedaliera, registrati con l’entrata in vigore del Regolamento sugli standard ospedalieri (DM 70 del 2 aprile 2015). “Come già in quella occasione – afferma Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale Simeue alla luce delle situazioni evidenziate da Fimeuc che si sono venute a creare in questi ultimi mesi, la Società scientifica della medicina di emergenza-urgenza chiede al Ministro Beatrice Lorenzin che siano bloccati i concorsi attivati in violazione delle normative vigenti (relativamente alle aree disciplinari) e che si ponga rimedio alle storture sui criteri di accesso alle posizioni apicali, considerando condizione necessaria un’anzianità di almeno sette anni di servizio in Ps/Dea e condizione sufficiente un’anzianità di servizio di almeno dieci anni nelle strutture d’emergenza, indipendentemente dalla disciplina in cui è stata maturata l’anzianità”.

Perché iscriversi a Simeu

gennaio 29th, 2016 | NO COMMENTS

di redazione Blog Simeu

Ecco di nuovo un post che sta diventando, di anno in anno, una sorta di appuntamento fisso sul nostro blog e che ci consente, tra l’altro, di fare il punto su quanto fatto e degli obiettivi della società per il prossimo futuro. Ecco dunque la lista di motivi in aprticolare per quest’anno:

  • Essere parte della più grande realtà scientifica della Medicina d’Urgenza in Italia: Simeu conta circa 3000 soci ed è presente con sezioni regionali su tutto il territorio nazionale.
  • Partecipare, con una quota di iscrizione agevolata, al prossimo congresso nazionale della Società, che quest’anno sarà accolto dal proverbiale calore di Napoli tra il 17 e il 20 novembre 2016.
  • Sostenere le battaglie di SIMEU quali il potenziamento delle Scuole di Specializzazione in Medicina d’Emergenza-Urgenza, la lotta contro la violenza di genere, il ruolo dell’infermiere nell’Emergenza-Urgenza e, dal punto di vista clinico, la corretta analgesia per il paziente acuto.
  • Una menzione a parte merita l’impegno per la gestione del problema del sovraffollamento dei Pronto Soccorso, sia sul versante della raccolta dati, con la creazione della rete PS-NET (i cui risultati sono stati riportati da molti media nazionali), sia per lo studio e la definizione di proposte correttive.
  • Usufruire di tariffe agevolate per il programma di formazione Simeu, che dallo scorso anno prevede anche un canale Fad che verrà progressivamente potenziato.
  • Sostenere e prendere parte alla ricerca in Medicina d’urgenza attraverso il Centro Studi SIMEU, che ha come finalità quella di promuovere e coordinare progetti di ricerca nella nostra disciplina. L’impegno in questo ambito inizia a dare i propri frutti, come dimostrato dalla recente pubblicazione dei risultati dello studio multicentrico sul paziente con scompenso cardiaco acuto in Pronto soccorso.
  • Contribuire al lavoro di Simeu nella collaborazione per la stesura di alcune importanti linee guida multisocietarie, (tra cui per esempio quelle riguardanti la gestione del paziente con frattura del bacino instabile e della fase post-arresto cardiaco).
  • Creare una nuova alleanza tra professionisti dell’emergenza-urgenza e popolazione, contribuendo a far crescere la Settimana del Pronto Soccorso, la cui terza edizione si terrà dal 21 al 29 maggio 2016. Anche quest’anno verranno proposte iniziative per aprire il mondo dell’Emergenza-Urgenza ai cittadini, favorendo una comunicazione che vada oltre alla cronaca e alle denunce di malasanità ma possa aumentare la fiducia nel servizio pubblico.
  • Partecipare alla vita societaria, acquisendo il diritto di prendere parte alle votazioni degli organi elettivi, sia regionali che nazionali. Avrete così la possibilità di esprimere la vostra opinione circa le scelte future di Simeu, creando una Società più vicina alle vostre esigenze.
  • Superare gli steccati: Simeu è aperta a medici e infermieri che operano sia in ospedale che in territorio, perché è importante che la visione della Medicina d’Urgenza sia condivisa da tutti coloro che vi sono coinvolti, ovunque essi operino.
  • Prendere parte a occasioni di formazione riservate solo ai soci, quali la Summer School per i giovani medici e quella per gli infermieri, dove la possibilità seguire lezioni teorico-pratiche tenute dai massimi esperti italiani viene fornita in splendidi resort dove rilassarsi e socializzare con colleghi da tutta Italia.
  • Per crescere, soprattutto se si è giovani medici: Simeu, che da sempre si è battuta per l’istituzione della Scuola di Specializzazione in Medicina d’Emergenza e Urgenza, offre una quota di iscrizione ridotta per i medici non strutturati e gli specializzandi, una sezione dedicata ai colleghi under 35 che garantisce loro una rappresentanza all’interno di tutti gli organi societari, e infine, possibilità formative specifiche quali, oltre alla già citata Summer School, ilCorso di sopravvivenza in P.S.per giovani medici”.
  • Far parte di una realtà europea, essendo Simeu un membro dell’EuSEM, la Società europea per la medicina d’emergenza.
  • Essere sempre informato su ciò che succede nella Società, oltre che con i canali dei Social Network su cui Simeu è ampiamente presente, anche attraverso la Newsletter.
  • Contribuire a consolidare sempre più l’autonomia e l’indipendenza della Società scientifica da possibili influenze esterne.

Tutte le informazioni necessarie per iscriversi le potete trovare cliccando qui.

Esercizi di benessere per l’Emergenza-urgenza

gennaio 26th, 2016 | NO COMMENTS

Una campagna internazionale di Acep, American college of emergency medicine

 

@SilviaAlparone

Una settimana per il benessere dell’emergenza-urgenza. Questa volta i beneficiari non sono però i pazienti, almeno non direttamente. L’Acep, American college of emergency physicians, ha lanciato in questi giorni, dal 24 al 30 gennaio, una settimana dedicata a promuovere il benessere psicofisico di chi lavora nell’emergenza sanitaria. La campagna parte dalla considerazione secondo cui spesso chi si prende cura degli altri per impegno professionale, trascura poi, a volte del tutto, di prendersi cura di se stesso, rischiando di andare incontro a problemi di salute e di disagio personale e certamente peggiorando le performance con i pazienti.

Utilizzando gli strumenti on line e i social network, la Wellness Week dell’Acep si rivolge alla comunità internazionale dell’emergenza, stimolando l’attenzione su una serie di buone pratiche in tre ambiti principali, quello della cura della salute fisica, delle relazioni e delle dinamiche professionali, incoraggiando a seguire una dieta e a praticare attività fisica, ma anche a ristabilire un contatto con persone o luoghi importanti ma che non si ha mai tempo di frequentare, scrivere una nota di ringraziamento a qualcuno che ci ha dato concretamente una mano su qualche aspetto della nostra vita, dedicare tempo ad attività di meditazione e mindfulness, o ancora impegnarsi per sviluppare capacità e tecniche di negoziazione da utilizzare sul luogo di lavoro.

Sono molti i consigli e gli spunti di riflessione per una Settimana che, si dice nella campagna, vuole essere un’occasione svolta per dare inizio a comportamenti che dovrebbero poi diventare abitudini costanti. E sul sito dell’iniziativa si trovano anche link di approfondimento e suggerimenti bibliografici.

Trattamento post-rianimazione da arresto cardiaco nell’adulto: opinione di un panel di esperti

gennaio 12th, 2016 | NO COMMENTS

 

Dott. Paolo Balzaretti, redazione Blog SIMEU

Su Twitter: @P_Balzaretti


Fare riferimento a linee guida internazionali è importante; è peraltro esperienza comune come sia spesso difficile adattare tout-court documenti sviluppati in contesti clinici ed organizzativi molto diversi da quello in cui si opera abitualmente. Per questo è importante sostenere la “produzione” di raccomandazioni locali, quanto meno nazionali, che tengano conto delle particolarità organizzative ed epidemiologiche del nostro Paese.

Parliamo dunque ben volentieri del documento dal titolo “Implementazione del Trattamento post-rianimazione da arresto cardiaco nell’adulto: opinione di un panel di esperti”, pubblicato recentemente sul Giornale Italiano di Cardiologia. Si tratta di un documento inter-societario cui hanno partecipato l’Italian Resuscitation Council (Irc), l’Associazione Nazionale Cardiologi Ospedalieri (Anmco), la Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza (Simeu), la Federazione nazionale dei collegi Ipasvi e la Società Italiana dei sistemi 118 (Sis-118). Per Simeu ha partecipato il dott. Andrea Fabbri, direttore della Struttura complessa di Pronto soccorso, Medicina d’urgenza e 118 dell’Azienda Usl di Forlì nonché Responsabile del Centro Studi Simeu.

La mortalità dei pazienti rianimati con successo dopo arresto cardiaco rimane ancora piuttosto elevata. Dunque la ripresa del circolo spontaneo, che spesso viene interpretato come “un traguardo” sudato, rappresenta in realtà un punto di partenza di un percorso molto complesso che gli Autori hanno suddiviso in fasi successive, seguendo l’impostazione proposta dall’Ilcor nel 2008: 1) fase immediata (ripresa del circolo spontaneo – 20 minuti), 2) fase precoce (20 minuti – 6 ore), 3) fase media (6 ore – 72 ore) e 4) fase di recupero oltre le 72 – 96 ore.

Nel documento viene data importanza a tre argomenti in particolare, dei quali viene fatta un’approfondita analisi: la gestione della temperatura corporea, l’eventuale indicazione a coronarografia in urgenza e prognosi neurologica.

Per ognuno dei temi trattati vengono esposte le relative indicazioni, suddivise in due gradi di “forza”: le indicazioni “suggerite” sono quelle che si basano su evidenze più solide (trial clinici randomizzati, registri clinici, raccomandazioni di esperti contenute in linee guida internazionali), quelle “da considerare” invece hanno basi scientifiche meno solide (studi osservazionali, studi animali).

Speriamo che questo documento favorisca l’ulteriore collaborazione tra le Società scientifiche dell’emergenza-Urgenza in Italia, come già avvenuto in passato.

 

Errore diagnostico, Ecg, lotta al dolore in PS: questo e molto altro ancora sull’Italian journal of emergency medicine disponibile on line

gennaio 10th, 2016 | NO COMMENTS

Dott. Paolo Balzaretti, redazione Blog SIMEU

Su Twitter: @P_Balzaretti


È disponibile on line il 4° fascicolo dell’Italian journal of emergency medicine (che si può scaricare a questo link) e come sempre ci fa piacere proporvi una breve panoramica dei temi trattati.

L’editoriale è dedicato a un tema di crescente attualità, quello degli aspetti cognitivi della pratica medica e dell’errore diagnostico, ambito in cui Simeu è impegnata con un corso tenuto in collaborazione con l’Agenzia Regionale Sanitaria della Toscana. L’editoriale è un occasione per approfondire l’argomento, anche per mezzo di un’intervista di Silvia Alparone ad Alessandro Rosselli, uno dei promotori dell’iniziativa.

Segue il tradizionale appuntamento di approfondimento sui temi elettrocardiografici “Sulle tracce dell’ECG”, dedicato questa volta alle alterazioni a carico delle onde T: quando sono suggestive di ischemia cardiaca? Quali altre possibili diagnosi debbono essere prese in considerazione qualora si rilevino delle alterazioni?

L’impegno di Simeu nella “lotta” contro il dolore in Pronto Soccorso è indubbio e si è concretizzato nel corso del tempo in molti modi; ad ulteriore riprova di quest’interesse, il fascicolo raccoglie due lavori sull’argomento. Il primo analizza il problema dell’impiego delle scale di valutazione del dolore in Dea, prendendo spunto dall’osservazione della frequente discordanza tra le stime fornite dal paziente dell’intensità del sintomo e i segni obiettivi di sofferenza. Riccardi e colleghi hanno così confrontato le stime numeriche fornite dai pazienti con quelle derivanti dall’impiego della scala di Wong-Baker, nata in ambito pediatrico e che si basa sulle espressioni faciali di sofferenza del bambino. L’impiego di questo test nato su una popolazione di pazienti adulti ha chiaramente un significato provocatorio ma raggiunge lo scopo di evidenziare la necessità di studiare sistemi di valutazione del dolore che rispondano in modo più efficace alle specifiche caratteristiche dell’attività clinica in Dea e alla tipologia dei pazienti che vi fa riferimento.

Il secondo studio, molto corposo, ha un carattere epidemiologico e si pone obiettivi molto rilevanti quali la caratterizzazione delle dimensioni del problema dolore in Dea, l’analisi delle discrepanze tra i protocolli di triage e l’efficacia dell’impiego di alcuni farmaci rispetto ad altri. Buffolo e colleghi, dopo aver analizzato un’ampia casistica, giungono purtroppo a concludere che, nonostante i tentativi di standardizzazione, esiste ancora una certa variabilità tra i vari protocolli e che nel complesso, il problema del dolore in Urgenza sia ancora sottostimato dagli operatori.

Una parte dell’attività di Urgenza-Emergenza extra-ospedaliera viene fornita, in Italia, da personale volontario, la cui formazione prevede anche una corso Bls. Nell’ottica del crescente interesse verso il concetto di qualità dell’assistenza, Paoli e colleghi hanno valutato, utilizzando un sistema automatizzato collegato ad un manichino, la qualità del massaggio cardiaco operato da soccorritori volontari formati, concludendo che esistono ampi margini di miglioramento in tutte e tre i parametri presi in considerazione, ovvero la profondità del massaggio, la riespansione del torace e la frequenza delle compressioni.

L’appendicite acuta è la causa più frequente di dolore addominale acuto nel paziente pediatrico e spesso la strategia di imaging da intraprendere rappresenta un dilemma, dovendo bilanciare sicurezza e bassa esposizione a radiazioni ionizzanti. A questo proposito l’analisi di Stranieri e colleghi fornisce dati e spunti di riflessione; tra questi, mi fa piacere sottolineare, per esempio, che l’esame obiettivo e l’ecografia, eventualmente associate a un’osservazione più o meno prolungata, sono sufficienti per una corretta gestione di una buona proporzione dei casi.

Chi lavora in Medicina d’Emergenza – Urgenza sa bene che a fronte di una certa attività di “routine” costituita da alcune diagnosi più frequenti e per tanto meglio riconoscibili, vi sono molto casi “difficili” poiché rari e dunque meno familiari sia nei loro aspetti diagnostici che terapeutici. Per questo la lettura di case report come quello di Calabrò e coleghi, riguardante un paziente con anafilassi da morso di vipera, e quello di Mozzarelli e Rivi, in cui si descrive un caso di vie aeree difficili in sede pre-ospedaliera, è utile per trovarsi pronti quando qualcuna di questi “eventi rari” si verifica effettivamente.

Infine, ampia e approfondita come sempre, la disamina sulle ultime novità della letteratura proposta dal dott. Ferrari nella rubrica “Letteratura in Urgenza”.

Simeu e l’operazione “Bollini Rosa” di Onda 2016-2017

gennaio 4th, 2016 | NO COMMENTS

La Società italiana di medicina di emergenza-urgenza patrocina l’iniziativa e figura fra gli ideatori di alcuni percorsi premiati

@SilviaAlparone

Sono 249 gli ospedali italiani che hanno ottenuto i “bollini rosa” di quest’anno, il riconoscimento che l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, Onda, dal 2007 attribuisce alle strutture ospedaliere attente alla salute femminile. L’elenco completo è pubblicato sul sito www.bollinirosa.it.

I criteri di valutazione con cui sono stati giudicati gli ospedali candidati sono la presenza di servizi rivolti alla popolazione femminile all’interno delle aree specialistiche di maggior rilievo clinico ed epidemiologico; l’appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici, a garanzia di un approccio alla patologia in relazione alle esigenze della donna, e l’offerta di prestazioni aggiuntive legate all’accoglienza in ospedale e alla presa in carico della paziente, come la telemedicina, la mediazione culturale e il servizio di assistenza sociale.

Simeu è tra le organizzazioni che patrocinano l’iniziativa, per l’attenzione che riserva la tema della salute delle donne, reso evidente da una serie di iniziative che i soci portano avanti da anni nei pronto soccorso delle diverse regioni. Alcune fra le iniziative della Società scientifica hanno fatto sì che l’ospedale in cui si tengono sia nell’elenco dei premiati di Onda. Si tratta, ad esempio, del Percorso Rosa al pronto soccorso dell’Ospedale San Paolo di Napoli, struttura già insignita in passato del riconoscimento per la stessa attività. “I casi che in triage vengono riconosciuti come possibili casi di violenza, psicologica, fisica o sessuale sulle donne- spiega Mario Guarino, direttore del pronto soccorso San Paolo e socio Simeu, che ha ideato e realizzato il percorso in collaborazione con Elvira Reale, psicologa, ottengono, accanto al codice di priorità, un bollino rosa, che avvia un percorso particolare. Soprattutto, ed è la caratteristica originale del percorso, si procede a una doppia refertazione, medica e psicologica, inviate entrambe direttamente alla magistratura che attiva poi il procedimento più adatto al singolo caso. Il che evita alla vittima di violenza di passare dalle forze dell’ordine, che sono coinvolte solo per l’esecuzione del provvedimento della magistratura”. Le pazienti sono poi seguite dal servizio di psicologia del territorio con un follow up di alcuni mesi.

Il bollino rosa di Onda resterà valido fino alla fine del 2017 per le strutture premiate.

Maria Pia Ruggieri eletta presidente nazionale Simeu

dicembre 15th, 2015 | NO COMMENTS

Rinnovato il Cdn della Società scientifica nazionale e tutte le cariche societarie per il biennio 2015 – 2017

@SilviaAlparone

Maria Pia Ruggieri è la nuova presidente nazionale Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza.

Sostituisce Gian Alfonso Cibinel, presidente Simeu 2013-2015.

La sua elezione, con l’unanimità dei voti, si è tenuta sabato 12 dicembre, in occasione della prima riunione del Consiglio direttivo nazionale della Società, recentemente eletto dall’Assemblea dei soci.

Insieme alla carica di presidente sono state definite anche gli altri nuovi incarichi societari per il biennio 2015-2017: vicepresidente della società è Paolo Groff, segretario Paola Caporaletti e tesoriere Michele Zagra.

***

Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale Simeu: nata a Martina Franca (Ta) nel 1967, è Responsabile del Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma. È stata segretario della sezione regionale Simeu Lazio per il biennio 2011-2013 e poi segretario nazionale Simeu nel 2014-2015.

Dal 2010 è responsabile del progetto “Triage Modello Lazio: formazione permanente e corretta applicazione delle metodologie” nell’ambito della Medicina d’urgenza dell’Azienda San Giovanni Addolorata.

Da luglio 2013 è coordinatrice, presso la propria Azienda sanitaria, del Gruppo multidisciplinare “Protocollo di Gestione della vittima di violenza”, oltre che referente Referente nell’ambito del Programma del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di sanità di Un Programma di formazione blended per operatori sanitari e non, mirato al rafforzamento delle reti territoriali per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere. Ancora, per la Società scientifica è responsabile del gruppo nazionale di analisi del fenomeno della violenza di genere osservata dalla prospettiva del pronto soccorso.

Ha coordinato le edizioni 2014 e 2015 della Settimana nazionale Simeu del Pronto Soccorso, manifestazione nazionale che si tiene annualmente in tutte le Regioni d’Italia con lo scopo di avvicinare pazienti e professionisti sanitari per costruire insieme un sistema dell’emergenza sanitaria sempre più efficiente.

Paolo Groff, vicepresidente nazionale: nato nel 1964, è direttore del Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza dell’Ospedale Civile Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto (AP).

Paola Caporaletti, segretario nazionale: nata a Lecce nel 1961, è dirigente medico della Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Urgenza della Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Consorziale di Bari.

Michele Zagra, tesoriere: nato a Palermo nel 1950, è direttore del Dipartimento di Emergenza e Accettazione e dei Servizi, dell’Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli di Palermo.

COCHRANE CORNER: Sostituzione degli accessi venosi periferici: meglio a intervalli regolari o quando indicato clinicamente?

dicembre 9th, 2015 | NO COMMENTS

Dott. Paolo Balzaretti, redazione Blog SIMEU

Su Twitter: @P_Balzaretti

 

Conoscenze attuali.

I cateteri venosi periferici (CVP) sono il metodo più comune e semplice per ottenere un  accesso endovenoso per la somministrazione di fluidi e farmaci. Il posizionamento di un dispositivo intravascolare che consenta l’accesso venoso periferico è una delle procedure più utilizzate nel Pronto Soccorso: secondo una rilevazione del 2010 negli Stati Uniti, venivano somministrati farmaci per via endovenosa nel 27% circa dei pazienti che accedono al Pronto Soccorso (1).
Con il progressivo prolungarsi della permanenza dei pazienti nelle Aree di Emergenza (in parte a causa della scarsità dei posti letto in ospedale, in parte per l’istituzione di Aree di Terapia Subintensiva e Osservazione Breve Intensiva all’interno dei Dipartimenti di Emergenza), uno dei problemi che si pone sempre più frequentemente riguarda il timing della sostituzione degli accessi venosi periferici.
Due sono le strategie possibili: la prima consiste nel sostituire gli accessi a intervalli regolari, ogni 72-96 ore circa, mentre la seconda prevede il riposizionamento della cannula periferica quando indicato clinicamente, in base al suo mancato funzionamento o alla presenza di segni di flogosi o infezione.

Al momento non vi sono, nelle linee guida ufficiali, indicazioni uniformi su come procedere. Mentre da un lato le raccomandazioni della Infusion Nurses Society (2) e del progetto epic3 del Servizio Sanitario Nazionale inglese (3) raccomandano di sostituire l’accesso quando clinicamente indicato, le linee guida per la prevenzione delle infezioni ospedaliere del CDC di Atalanta consigliano di sostituire l’accesso ogni 72 – 96 ore, ritenendo quella della sostituzione su base clinica una questione “ancora non risolta”.
La revisione sistematica di cui andremo a parlare in questo post si inserisce proprio in questo dibattito, tentando di fornire delle evidenze solide a sostegno dell’una o dell’altra strategia.

La Revisione Cochrane

Titolo: Clinically-indicated replacement versus routine replacement of peripheral venous catheters

Autori: Webster J, Osborne S, Rickard CM, New K

Citazione bibliografica: Cochrane Database Syst Rev 2015; 8: CD007798
Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26272489
Obiettivo: valutare gli effetti di rimuovere gli accessi venosi periferici in base all’indicazione clinica piuttosto che rimuoverli e riposizionarli routinariamente.

Studi inclusi: trial randomizzati e controllati

Outcome primario: incidenza di infezioni del torrente circolatorio associate al catetere venoso periferico (definite come: emocoltura positiva raccolta da accesso venoso periferico + segni clinici di infezione + non altre evidenti fonti di infezione del torrente circolatorio + riscontro del medesimo micro-organismo nell’emocoltura e nell’esame colturale della punta dell’accesso venoso); tromboflebiti; infezioni del torrente circolatorio di qualsiasi origine (definite come: qualsiasi emocoltura positiva raccolta da accesso periferico mentre è posizionato un accesso venoso o entro le prime 48 dalla sua rimozione); costi (in termini di materiali e lavoro associato al posizionamento di un accesso venoso periferico).

Outcome secondari: stravaso, occlusione o malfunzionamento dell’accesso, infezione locale, mortalità.

N° di studi inclusi: 7 trial randomizzati, di cui 5 nella meta-analisi

Qualità degli studi inclusi: il bias principale riguarda l’assenza di blinding in tutti gli studi. In altri termini, sia il paziente che l’operatore erano a conoscenza del trattamento cui veniva sottoposto il paziente.

N° di pazienti: 4895.

Risultati:


Interpretazione – conclusioni

I limiti principali di questa revisione sistematica riguardano che i trial considerati non erano in cieco e la discreta dipendenza dei risultati da un singolo studio, da cui provengono i 2/3 di tutti i pazienti arruolati. Inoltre, in considerazione dei pochissimi eventi verificatisi, le conclusioni riguardanti le infezioni del torrente circolatorio totali e accesso-correlate non sono affidabili, così come per le infezioni locali.

In base ai risultati di questa revisioni sistematica, non vi sono chiare evidenze a supporto del riposizionamento degli accessi venosi ogni 72-96 ore piuttosto che quando indicato clinicamente. Bisogna però tenere conto che, sebbene non vi siano dati a riguardo in questo lavoro, è stato ipotizzato che quest’ultima strategia possa ridurre il numero di accessi effettivamente posizionati garantendo una riduzione del dolore e del discomfort associato alla procedura così come i relativi costi, sia in termini monetari che di impegno lavorativo.

Si ringrazia per la supervisione del post Vincenzo Peloponneso, infermiere presso il Dipartimento di Emergenza e Urgenza ASO S. Croce e Carle – Cuneo (@vinpel su Twitter).

Bibliografia

1. CDC. National Hospital Ambulatory Medical Care Survey: 2010 Emergency Department Summary Tables. link

2. Infusion Nurses Society. Infusion Nurses standards of practice. J Infus Nurs 2011; 34: S1 – S109. Link

3. Loveday HP, Wilson JA, Pratt RJ, Golsorkhi M, Tingle A, Bak A, Browne J, Prieto J, Wilcox M, UK Department of Health. epic3: national evidence-based guidelines for preventing healthcare-associated infections in NHS hospitals in England. J Hosp Infect. 2014;86 Suppl 1:S1-70. Link

4. O’Grady NP, Alexander M, Burns LA, Dellinger EP, Garland J, Heard SO, Lipsett PA, Masur H, Mermel LA, Pearson ML, Raad II, Randolph AG, Rupp ME, Saint S; Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee. 2011 Guidelines for the prevention of intravascular catheter-related infections. Link

Pronto-Net: una rete per la rilevazione dei pazienti in attesa nei Pronto soccorso

dicembre 3rd, 2015 | NO COMMENTS

Parte da qui la proposta Simeu per gestire il sovraffollamento contenuta in un documento inviato al Ministero della Salute

@SilviaAlparone

La stagione invernale è alle porte e i pronto soccorso italiani sono già in difficoltà, con centinaia di pazienti in barella in attesa di un ricovero nei reparti ospedalieri. Per porre riparo alla situazione ed evitare il collasso del sistema dell’emergenza dello scorso anno, Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza lancia la rete di rilevazione dati in tempo reale Pronto-net e una possibile soluzione del sovraffollamento dei pronto soccorso italiani.

I dati della rete Pronto-net attivata dalla Simeu

Una rete di comunicazione “smart” tra i Pronto Soccorso del Paese, denominata Pronto-net per la raccolta di dati utili al Servizio sanitario nazionale: è stata promossa e rapidamente realizzata in queste ultime settimane da Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, coinvolgendo 42 ospedali metropolitani o provinciali, i più importanti di ogni regione. La prima rilevazione Pronto-Net si è tenuta fra il 16 e il 30 novembre scorsi. Ma la rete continuerà a funzionare, monitorando la situazione nei periodi di possibile criticità.

La prima rilevazione: 16-30 novembre 2015

La prima raccolta dati si è svolta tra il 16 e il 30 novembre e ha riguardato il problema del blocco dei ricoveri dai Pronto soccorso ai reparti, la causa principale del sovraffollamento dei dipartimenti di emergenza.

Hanno inviato dati 42 ospedali, di tutte le regioni, con disponibilità complessiva di posti letto variabile da 190 a 1183 (media pari a 686); gli accessi nel 2014 ai 42 PS sono stati in media 70.474 (193 al giorno), compresi tra 37.682 (103 al giorno) e 106.051 (290 al giorno); il campione di ospedali considerato ha accolto nel 2014 il 10,6% degli accessi totali nei PS italiani (2.537.000 su 24.000.000).

Alle 8 del mattino di lunedì 30/11/2015 erano presenti nei PS coinvolti 377 pazienti in attesa di ricovero, collocati in barelle nella maggioranza dei casi, in media 9 in ogni PS (con variazione da 0 a 39 pazienti), con un tempo massimo di permanenza in barella variabile da 0 a 144 ore (media 32 ore); la proiezione del dato su tutti gli ospedali del Paese consente di stimare in diverse centinaia ogni giorno il numero di pazienti in barella nei PS in attesa di un posto letto nei reparti, anche per molti giorni (fino a 6), un dato destinato a peggiorare criticamente nei mesi invernali. Il numero di pazienti in attesa di ricovero che possono essere curati e assistiti adeguatamente in un PS, senza ricadute negative sulle funzioni primarie del servizio di emergenza, è molto variabile; dipende dalla disponibilità di spazi e di personale, dalla collaborazione delle altre strutture ospedaliere e dal tempo di permanenza; lo standard internazionale di permanenza massima in PS di 2 ore dopo la decisione del ricovero è ampiamente “sforato” nel 76% nel campione oggetto dello studio, con situazioni critiche che riguardano circa 1/3 degli ospedali, in particolare quelli di alcune grandi città (Torino, Roma, Napoli e Palermo).

Le possibili soluzioni Simeu al sovraffollamento in un Policy Statement Affollamento PS_2015 inviato al Ministero della Salute

Il problema del sovraffollamento è un problema grave, che la Simeu ha analizzato in un recente convegno tenuto a Roma, dal titolo Il Pronto Soccorso e la folla.

I risultati del convegno e del lavoro svolto nei mesi precedenti sono stati condensati in un documento che propone strumenti di analisi e di monitoraggio e modalità di intervento organizzativo. Il documento è stato inviato al Ministero della Salute e sarà inviato a tutti gli assessorati regionali nei prossimi giorni, come base per un’alleanza tra le istituzioni e i professionisti della salute per affrontare la situazione.

Le proposte Simeu

La causa principale del sovraffollamento dei PS è l’impossibilità di ricoverare i pazienti nei reparti degli ospedali per indisponibilità di posti letto, dopo il completamento della fase di cura in PS; anche gli accessi inappropriati contribuiscono all’affollamento, ma solo in piccola parte (< 10%).

Il sovraffollamento dei PS è un problema diffuso in tutto il mondo sviluppato. In diversi Paesi con sistemi sanitari ad accesso universale (analoghi al SSN italiano), come la Gran Bretagna, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, il sovraffollamento è stato affrontato negli ultimi dieci anni con interventi mirati sul sistema, normativi e gestionali.In Italia il problema non è stato affrontato in modo sistematico e ha raggiunto proporzioni insostenibili, con permanenze in PS in barella dei pazienti anche diversi giorni. Questa situazione comporta anche una grave inefficienza, per l’aumento dei tempi complessivi di degenza in ospedale e conseguente incremento dei costi.

Ecco alcune delle proposte Simeu per affrontare e gestire il problema:

  • elaborazione di disposizioni nazionali e regionali sul sovraffollamento, con obiettivi per le regioni e per le aziende, collegati ad un sistema di incentivazioni/sanzioni, nell’ambito della costituzione di gruppi di lavoro tra istituzioni e società scientifiche sul tema del sovraffollamento, a livello nazionale e regionale;
  • definizione di standard omogenei per i tempi massimi di permanenza nei PS, dal momento della prima valutazione medica: meno di 6 ore per il 95% dei pazienti da dimettere e da ricoverare;
  • rilevamento regolaree trasmissione alle regioni e al ministerodi alcuni indicatori relativi all’affollamento dei PS, da rendere pubblici sui siti delle aziende: tempi complessivi di permanenza in PS, tempi di processo in PS, dall’arrivo alla prima valutazione – dall’inizio della valutazione alla decisione – dalla decisione del ricovero all’invio effettivo in reparto;
  • attivazione in ogni azienda/presidio (o anche area vasta) di una funzione centralizzata di gestione della risorsa posti letto (“bed management”) e di eventuali unità di pre-ricovero (holding units) e di pre-dimissione (discharge room)
  • elaborazione in ogni azienda sanitaria/ospedaliera e in ogni presidio sede di PS di un piano di gestione del sovraffollamento (PGS), così come esistono i piani per il massiccio afflusso di feriti (PEIMAF).

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