Errore diagnostico, Ecg, lotta al dolore in PS: questo e molto altro ancora sull’Italian journal of emergency medicine disponibile on line
domenica, gennaio 10th, 2016Dott. Paolo Balzaretti, redazione Blog SIMEU
Su Twitter: @P_Balzaretti
È disponibile on line il 4° fascicolo dell’Italian journal of emergency medicine (che si può scaricare a questo link) e come sempre ci fa piacere proporvi una breve panoramica dei temi trattati.
L’editoriale è dedicato a un tema di crescente attualità, quello degli aspetti cognitivi della pratica medica e dell’errore diagnostico, ambito in cui Simeu è impegnata con un corso tenuto in collaborazione con l’Agenzia Regionale Sanitaria della Toscana. L’editoriale è un occasione per approfondire l’argomento, anche per mezzo di un’intervista di Silvia Alparone ad Alessandro Rosselli, uno dei promotori dell’iniziativa.
Segue il tradizionale appuntamento di approfondimento sui temi elettrocardiografici “Sulle tracce dell’ECG”, dedicato questa volta alle alterazioni a carico delle onde T: quando sono suggestive di ischemia cardiaca? Quali altre possibili diagnosi debbono essere prese in considerazione qualora si rilevino delle alterazioni?
L’impegno di Simeu nella “lotta” contro il dolore in Pronto Soccorso è indubbio e si è concretizzato nel corso del tempo in molti modi; ad ulteriore riprova di quest’interesse, il fascicolo raccoglie due lavori sull’argomento. Il primo analizza il problema dell’impiego delle scale di valutazione del dolore in Dea, prendendo spunto dall’osservazione della frequente discordanza tra le stime fornite dal paziente dell’intensità del sintomo e i segni obiettivi di sofferenza. Riccardi e colleghi hanno così confrontato le stime numeriche fornite dai pazienti con quelle derivanti dall’impiego della scala di Wong-Baker, nata in ambito pediatrico e che si basa sulle espressioni faciali di sofferenza del bambino. L’impiego di questo test nato su una popolazione di pazienti adulti ha chiaramente un significato provocatorio ma raggiunge lo scopo di evidenziare la necessità di studiare sistemi di valutazione del dolore che rispondano in modo più efficace alle specifiche caratteristiche dell’attività clinica in Dea e alla tipologia dei pazienti che vi fa riferimento.
Il secondo studio, molto corposo, ha un carattere epidemiologico e si pone obiettivi molto rilevanti quali la caratterizzazione delle dimensioni del problema dolore in Dea, l’analisi delle discrepanze tra i protocolli di triage e l’efficacia dell’impiego di alcuni farmaci rispetto ad altri. Buffolo e colleghi, dopo aver analizzato un’ampia casistica, giungono purtroppo a concludere che, nonostante i tentativi di standardizzazione, esiste ancora una certa variabilità tra i vari protocolli e che nel complesso, il problema del dolore in Urgenza sia ancora sottostimato dagli operatori.
Una parte dell’attività di Urgenza-Emergenza extra-ospedaliera viene fornita, in Italia, da personale volontario, la cui formazione prevede anche una corso Bls. Nell’ottica del crescente interesse verso il concetto di qualità dell’assistenza, Paoli e colleghi hanno valutato, utilizzando un sistema automatizzato collegato ad un manichino, la qualità del massaggio cardiaco operato da soccorritori volontari formati, concludendo che esistono ampi margini di miglioramento in tutte e tre i parametri presi in considerazione, ovvero la profondità del massaggio, la riespansione del torace e la frequenza delle compressioni.
L’appendicite acuta è la causa più frequente di dolore addominale acuto nel paziente pediatrico e spesso la strategia di imaging da intraprendere rappresenta un dilemma, dovendo bilanciare sicurezza e bassa esposizione a radiazioni ionizzanti. A questo proposito l’analisi di Stranieri e colleghi fornisce dati e spunti di riflessione; tra questi, mi fa piacere sottolineare, per esempio, che l’esame obiettivo e l’ecografia, eventualmente associate a un’osservazione più o meno prolungata, sono sufficienti per una corretta gestione di una buona proporzione dei casi.
Chi lavora in Medicina d’Emergenza – Urgenza sa bene che a fronte di una certa attività di “routine” costituita da alcune diagnosi più frequenti e per tanto meglio riconoscibili, vi sono molto casi “difficili” poiché rari e dunque meno familiari sia nei loro aspetti diagnostici che terapeutici. Per questo la lettura di case report come quello di Calabrò e coleghi, riguardante un paziente con anafilassi da morso di vipera, e quello di Mozzarelli e Rivi, in cui si descrive un caso di vie aeree difficili in sede pre-ospedaliera, è utile per trovarsi pronti quando qualcuna di questi “eventi rari” si verifica effettivamente.
Infine, ampia e approfondita come sempre, la disamina sulle ultime novità della letteratura proposta dal dott. Ferrari nella rubrica “Letteratura in Urgenza”.