IL BLOG DI SIMEU

 

Archive for dicembre, 2015

Maria Pia Ruggieri eletta presidente nazionale Simeu

martedì, dicembre 15th, 2015

Rinnovato il Cdn della Società scientifica nazionale e tutte le cariche societarie per il biennio 2015 – 2017

@SilviaAlparone

Maria Pia Ruggieri è la nuova presidente nazionale Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza.

Sostituisce Gian Alfonso Cibinel, presidente Simeu 2013-2015.

La sua elezione, con l’unanimità dei voti, si è tenuta sabato 12 dicembre, in occasione della prima riunione del Consiglio direttivo nazionale della Società, recentemente eletto dall’Assemblea dei soci.

Insieme alla carica di presidente sono state definite anche gli altri nuovi incarichi societari per il biennio 2015-2017: vicepresidente della società è Paolo Groff, segretario Paola Caporaletti e tesoriere Michele Zagra.

***

Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale Simeu: nata a Martina Franca (Ta) nel 1967, è Responsabile del Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma. È stata segretario della sezione regionale Simeu Lazio per il biennio 2011-2013 e poi segretario nazionale Simeu nel 2014-2015.

Dal 2010 è responsabile del progetto “Triage Modello Lazio: formazione permanente e corretta applicazione delle metodologie” nell’ambito della Medicina d’urgenza dell’Azienda San Giovanni Addolorata.

Da luglio 2013 è coordinatrice, presso la propria Azienda sanitaria, del Gruppo multidisciplinare “Protocollo di Gestione della vittima di violenza”, oltre che referente Referente nell’ambito del Programma del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di sanità di Un Programma di formazione blended per operatori sanitari e non, mirato al rafforzamento delle reti territoriali per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere. Ancora, per la Società scientifica è responsabile del gruppo nazionale di analisi del fenomeno della violenza di genere osservata dalla prospettiva del pronto soccorso.

Ha coordinato le edizioni 2014 e 2015 della Settimana nazionale Simeu del Pronto Soccorso, manifestazione nazionale che si tiene annualmente in tutte le Regioni d’Italia con lo scopo di avvicinare pazienti e professionisti sanitari per costruire insieme un sistema dell’emergenza sanitaria sempre più efficiente.

Paolo Groff, vicepresidente nazionale: nato nel 1964, è direttore del Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza dell’Ospedale Civile Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto (AP).

Paola Caporaletti, segretario nazionale: nata a Lecce nel 1961, è dirigente medico della Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Urgenza della Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Consorziale di Bari.

Michele Zagra, tesoriere: nato a Palermo nel 1950, è direttore del Dipartimento di Emergenza e Accettazione e dei Servizi, dell’Ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli di Palermo.

COCHRANE CORNER: Sostituzione degli accessi venosi periferici: meglio a intervalli regolari o quando indicato clinicamente?

mercoledì, dicembre 9th, 2015

Dott. Paolo Balzaretti, redazione Blog SIMEU

Su Twitter: @P_Balzaretti

 

Conoscenze attuali.

I cateteri venosi periferici (CVP) sono il metodo più comune e semplice per ottenere un  accesso endovenoso per la somministrazione di fluidi e farmaci. Il posizionamento di un dispositivo intravascolare che consenta l’accesso venoso periferico è una delle procedure più utilizzate nel Pronto Soccorso: secondo una rilevazione del 2010 negli Stati Uniti, venivano somministrati farmaci per via endovenosa nel 27% circa dei pazienti che accedono al Pronto Soccorso (1).
Con il progressivo prolungarsi della permanenza dei pazienti nelle Aree di Emergenza (in parte a causa della scarsità dei posti letto in ospedale, in parte per l’istituzione di Aree di Terapia Subintensiva e Osservazione Breve Intensiva all’interno dei Dipartimenti di Emergenza), uno dei problemi che si pone sempre più frequentemente riguarda il timing della sostituzione degli accessi venosi periferici.
Due sono le strategie possibili: la prima consiste nel sostituire gli accessi a intervalli regolari, ogni 72-96 ore circa, mentre la seconda prevede il riposizionamento della cannula periferica quando indicato clinicamente, in base al suo mancato funzionamento o alla presenza di segni di flogosi o infezione.

Al momento non vi sono, nelle linee guida ufficiali, indicazioni uniformi su come procedere. Mentre da un lato le raccomandazioni della Infusion Nurses Society (2) e del progetto epic3 del Servizio Sanitario Nazionale inglese (3) raccomandano di sostituire l’accesso quando clinicamente indicato, le linee guida per la prevenzione delle infezioni ospedaliere del CDC di Atalanta consigliano di sostituire l’accesso ogni 72 – 96 ore, ritenendo quella della sostituzione su base clinica una questione “ancora non risolta”.
La revisione sistematica di cui andremo a parlare in questo post si inserisce proprio in questo dibattito, tentando di fornire delle evidenze solide a sostegno dell’una o dell’altra strategia.

La Revisione Cochrane

Titolo: Clinically-indicated replacement versus routine replacement of peripheral venous catheters

Autori: Webster J, Osborne S, Rickard CM, New K

Citazione bibliografica: Cochrane Database Syst Rev 2015; 8: CD007798
Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26272489
Obiettivo: valutare gli effetti di rimuovere gli accessi venosi periferici in base all’indicazione clinica piuttosto che rimuoverli e riposizionarli routinariamente.

Studi inclusi: trial randomizzati e controllati

Outcome primario: incidenza di infezioni del torrente circolatorio associate al catetere venoso periferico (definite come: emocoltura positiva raccolta da accesso venoso periferico + segni clinici di infezione + non altre evidenti fonti di infezione del torrente circolatorio + riscontro del medesimo micro-organismo nell’emocoltura e nell’esame colturale della punta dell’accesso venoso); tromboflebiti; infezioni del torrente circolatorio di qualsiasi origine (definite come: qualsiasi emocoltura positiva raccolta da accesso periferico mentre è posizionato un accesso venoso o entro le prime 48 dalla sua rimozione); costi (in termini di materiali e lavoro associato al posizionamento di un accesso venoso periferico).

Outcome secondari: stravaso, occlusione o malfunzionamento dell’accesso, infezione locale, mortalità.

N° di studi inclusi: 7 trial randomizzati, di cui 5 nella meta-analisi

Qualità degli studi inclusi: il bias principale riguarda l’assenza di blinding in tutti gli studi. In altri termini, sia il paziente che l’operatore erano a conoscenza del trattamento cui veniva sottoposto il paziente.

N° di pazienti: 4895.

Risultati:


Interpretazione – conclusioni

I limiti principali di questa revisione sistematica riguardano che i trial considerati non erano in cieco e la discreta dipendenza dei risultati da un singolo studio, da cui provengono i 2/3 di tutti i pazienti arruolati. Inoltre, in considerazione dei pochissimi eventi verificatisi, le conclusioni riguardanti le infezioni del torrente circolatorio totali e accesso-correlate non sono affidabili, così come per le infezioni locali.

In base ai risultati di questa revisioni sistematica, non vi sono chiare evidenze a supporto del riposizionamento degli accessi venosi ogni 72-96 ore piuttosto che quando indicato clinicamente. Bisogna però tenere conto che, sebbene non vi siano dati a riguardo in questo lavoro, è stato ipotizzato che quest’ultima strategia possa ridurre il numero di accessi effettivamente posizionati garantendo una riduzione del dolore e del discomfort associato alla procedura così come i relativi costi, sia in termini monetari che di impegno lavorativo.

Si ringrazia per la supervisione del post Vincenzo Peloponneso, infermiere presso il Dipartimento di Emergenza e Urgenza ASO S. Croce e Carle – Cuneo (@vinpel su Twitter).

Bibliografia

1. CDC. National Hospital Ambulatory Medical Care Survey: 2010 Emergency Department Summary Tables. link

2. Infusion Nurses Society. Infusion Nurses standards of practice. J Infus Nurs 2011; 34: S1 – S109. Link

3. Loveday HP, Wilson JA, Pratt RJ, Golsorkhi M, Tingle A, Bak A, Browne J, Prieto J, Wilcox M, UK Department of Health. epic3: national evidence-based guidelines for preventing healthcare-associated infections in NHS hospitals in England. J Hosp Infect. 2014;86 Suppl 1:S1-70. Link

4. O’Grady NP, Alexander M, Burns LA, Dellinger EP, Garland J, Heard SO, Lipsett PA, Masur H, Mermel LA, Pearson ML, Raad II, Randolph AG, Rupp ME, Saint S; Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee. 2011 Guidelines for the prevention of intravascular catheter-related infections. Link

Pronto-Net: una rete per la rilevazione dei pazienti in attesa nei Pronto soccorso

giovedì, dicembre 3rd, 2015

Parte da qui la proposta Simeu per gestire il sovraffollamento contenuta in un documento inviato al Ministero della Salute

@SilviaAlparone

La stagione invernale è alle porte e i pronto soccorso italiani sono già in difficoltà, con centinaia di pazienti in barella in attesa di un ricovero nei reparti ospedalieri. Per porre riparo alla situazione ed evitare il collasso del sistema dell’emergenza dello scorso anno, Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza lancia la rete di rilevazione dati in tempo reale Pronto-net e una possibile soluzione del sovraffollamento dei pronto soccorso italiani.

I dati della rete Pronto-net attivata dalla Simeu

Una rete di comunicazione “smart” tra i Pronto Soccorso del Paese, denominata Pronto-net per la raccolta di dati utili al Servizio sanitario nazionale: è stata promossa e rapidamente realizzata in queste ultime settimane da Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, coinvolgendo 42 ospedali metropolitani o provinciali, i più importanti di ogni regione. La prima rilevazione Pronto-Net si è tenuta fra il 16 e il 30 novembre scorsi. Ma la rete continuerà a funzionare, monitorando la situazione nei periodi di possibile criticità.

La prima rilevazione: 16-30 novembre 2015

La prima raccolta dati si è svolta tra il 16 e il 30 novembre e ha riguardato il problema del blocco dei ricoveri dai Pronto soccorso ai reparti, la causa principale del sovraffollamento dei dipartimenti di emergenza.

Hanno inviato dati 42 ospedali, di tutte le regioni, con disponibilità complessiva di posti letto variabile da 190 a 1183 (media pari a 686); gli accessi nel 2014 ai 42 PS sono stati in media 70.474 (193 al giorno), compresi tra 37.682 (103 al giorno) e 106.051 (290 al giorno); il campione di ospedali considerato ha accolto nel 2014 il 10,6% degli accessi totali nei PS italiani (2.537.000 su 24.000.000).

Alle 8 del mattino di lunedì 30/11/2015 erano presenti nei PS coinvolti 377 pazienti in attesa di ricovero, collocati in barelle nella maggioranza dei casi, in media 9 in ogni PS (con variazione da 0 a 39 pazienti), con un tempo massimo di permanenza in barella variabile da 0 a 144 ore (media 32 ore); la proiezione del dato su tutti gli ospedali del Paese consente di stimare in diverse centinaia ogni giorno il numero di pazienti in barella nei PS in attesa di un posto letto nei reparti, anche per molti giorni (fino a 6), un dato destinato a peggiorare criticamente nei mesi invernali. Il numero di pazienti in attesa di ricovero che possono essere curati e assistiti adeguatamente in un PS, senza ricadute negative sulle funzioni primarie del servizio di emergenza, è molto variabile; dipende dalla disponibilità di spazi e di personale, dalla collaborazione delle altre strutture ospedaliere e dal tempo di permanenza; lo standard internazionale di permanenza massima in PS di 2 ore dopo la decisione del ricovero è ampiamente “sforato” nel 76% nel campione oggetto dello studio, con situazioni critiche che riguardano circa 1/3 degli ospedali, in particolare quelli di alcune grandi città (Torino, Roma, Napoli e Palermo).

Le possibili soluzioni Simeu al sovraffollamento in un Policy Statement Affollamento PS_2015 inviato al Ministero della Salute

Il problema del sovraffollamento è un problema grave, che la Simeu ha analizzato in un recente convegno tenuto a Roma, dal titolo Il Pronto Soccorso e la folla.

I risultati del convegno e del lavoro svolto nei mesi precedenti sono stati condensati in un documento che propone strumenti di analisi e di monitoraggio e modalità di intervento organizzativo. Il documento è stato inviato al Ministero della Salute e sarà inviato a tutti gli assessorati regionali nei prossimi giorni, come base per un’alleanza tra le istituzioni e i professionisti della salute per affrontare la situazione.

Le proposte Simeu

La causa principale del sovraffollamento dei PS è l’impossibilità di ricoverare i pazienti nei reparti degli ospedali per indisponibilità di posti letto, dopo il completamento della fase di cura in PS; anche gli accessi inappropriati contribuiscono all’affollamento, ma solo in piccola parte (< 10%).

Il sovraffollamento dei PS è un problema diffuso in tutto il mondo sviluppato. In diversi Paesi con sistemi sanitari ad accesso universale (analoghi al SSN italiano), come la Gran Bretagna, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda, il sovraffollamento è stato affrontato negli ultimi dieci anni con interventi mirati sul sistema, normativi e gestionali.In Italia il problema non è stato affrontato in modo sistematico e ha raggiunto proporzioni insostenibili, con permanenze in PS in barella dei pazienti anche diversi giorni. Questa situazione comporta anche una grave inefficienza, per l’aumento dei tempi complessivi di degenza in ospedale e conseguente incremento dei costi.

Ecco alcune delle proposte Simeu per affrontare e gestire il problema:

  • elaborazione di disposizioni nazionali e regionali sul sovraffollamento, con obiettivi per le regioni e per le aziende, collegati ad un sistema di incentivazioni/sanzioni, nell’ambito della costituzione di gruppi di lavoro tra istituzioni e società scientifiche sul tema del sovraffollamento, a livello nazionale e regionale;
  • definizione di standard omogenei per i tempi massimi di permanenza nei PS, dal momento della prima valutazione medica: meno di 6 ore per il 95% dei pazienti da dimettere e da ricoverare;
  • rilevamento regolaree trasmissione alle regioni e al ministerodi alcuni indicatori relativi all’affollamento dei PS, da rendere pubblici sui siti delle aziende: tempi complessivi di permanenza in PS, tempi di processo in PS, dall’arrivo alla prima valutazione – dall’inizio della valutazione alla decisione – dalla decisione del ricovero all’invio effettivo in reparto;
  • attivazione in ogni azienda/presidio (o anche area vasta) di una funzione centralizzata di gestione della risorsa posti letto (“bed management”) e di eventuali unità di pre-ricovero (holding units) e di pre-dimissione (discharge room)
  • elaborazione in ogni azienda sanitaria/ospedaliera e in ogni presidio sede di PS di un piano di gestione del sovraffollamento (PGS), così come esistono i piani per il massiccio afflusso di feriti (PEIMAF).




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