IL BLOG DI SIMEU

 

Archive for febbraio, 2024

Un po’ di noi Triagisti per voi

giovedì, febbraio 22nd, 2024

di Eni Bardhi

 

Mentre fuori c’era il silenzio, dentro il Pronto Soccorso di Lodi c’era invece rumore e paura. Nel 2020 il Covid ha solcato le distanze, le parole ai parenti dei nostri pazienti erano frammentate.

Dopo quella esperienza ci siamo detti che avremo reso il nostro Pronto Soccorso un luogo in cui l’accesso di una persona – specie quando le motivazioni dello stesso appaiano clinicamente rilevanti – non sarebbe mai più stato carico di preoccupazione, ansia o timori.

 

Quando non si conoscono le sorti del congiunto capita che si crei tensione nei famigliari in attesa e questo stato d’animo complica il nostro lavoro in quanto si accompagna a un livello elevato di aspettative nei nostri confronti rispetto alla possibilità di ricevere risposte rapide, puntuali, quanto più possibile esaurienti.

Oggi abbiamo disanimato le barriere e permesso ad un familiare di vivere con meno ansia e stress la lontananza dal proprio caro, tenendo conto proprio della sua sfera emozionale e sofferenza psicologica.

 

IL COMFORT DI ESSERE INFORMATI

 

L’obiettivo è rendere il nostro Pronto Soccorso un ambiente più confortevole nelle notizie, meno stressogeno per chi le attende. Con pochi passaggi, presso i PS di Lodi e Codogno, è infatti attivabile uno speciale servizio di messaggistica che, mediante sms, aggiorna i famigliari in tempo reale su tutti gli spostamenti e gli esami richiesti per il paziente.

 

Al fine di assicurare l’attivazione di tale servizio – a partire dalla fase di Triage – la nostra ASST ha reso campo obbligatorio il reperimento di un numero di cellulare del familiare a cui giungeranno tutte le informazioni grazie al nuovo sistema informatico First Aid.

Il consenso a tale servizio è espresso dal paziente stesso al quale viene garantito il diritto alla Privacy.

 

Tutti i giorni in turno si percepisce come uno dei bisogni fondamentali della persona che chiede aiuto sia quello di essere capito, non solo nel senso clinico e diagnostico, ma anche relazionale. Mediante la personalizzazione dell’assistenza al bisogno di salute, entriamo in relazione con i nostri pazienti mediante una visione globale: una relazione fondata su una comunicazione bidirezionale valida in Triage poiché svolta da professionisti della salute.

 

IL PRONTO SOCCORSO COME OSSERVATORIO

 

Come Referente Aziendale nella ASST Lodi indirizzo il Triage infermieristico orientandolo ai nuovi bisogni di salute della popolazione in linea con le evidenze scientifiche più recenti, in risposta alle attuali esigenze dei contesti operativi, nel rispetto della sicurezza delle cure, con un’attenzione particolare nei riguardi dei soggetti portatori di vulnerabilità / fragilità come ad esempio i minori, gli over 75, le  persone con patologie psichiatriche, i soggetti in situazione di emarginazione sociale, i portatori di handicap e le vittime di violenza.

 

Il Pronto Soccorso, è in qualche modo in questo senso un luogo “privilegiato”, dove purtroppo con frequenza ci si trova ad osservare episodi di violenza fisica e psicologica sulle categorie fragili, donne, bambini e anziani e disabili, manifesti oppure sommersi e casi di violenza assistita, soprattutto per quanto riguarda i minori.

 

La figura all’interno della struttura sanitaria che rappresenta il primo contatto con la persona maltrattata o abusata è proprio l’infermiere di Triage che, mediante assegnazione del codice viola, inserisce tale paziente nel percorso identificato per la specifica gestione.

A queste persone si riserva uno spazio adeguato dove si possano sentire accuditi e protetti, garantendo una presa in carico da parte di tutta l’equipè della sala visita a cui vengono assegnati.

 

Lo stesso vale per gli anziani: le condizioni di fragilità non modificano il codice di gravità ma ai soggetti più deboli viene assegnato una priorità di accesso mediante l’assegnazione del codice argento che, a parità di codice numerico, riserva precedenza in sala visita.

 

ANNULLARE LE ATTESE

 

Abbiamo inoltre compreso che il tempo di attesa dei nostri pazienti poteva trasformarsi in tempo assistito.

 

Visti l’Accordo del 1/08/2019, La DGR n. XI/2672 del 16/12/2019 e il Decreto della DG Welfare n. 785 del 28/01/2022b, che indicavano di standardizzare il processo di accettazione e presa in carico a livello regionale attraverso la diffusione e applicazione di algoritmi codificati, promuovere la presa in carico infermieristica, attraverso la condivisione di protocolli di avvio del percorso diagnostico e terapeutico nelle diverse aree del Pronto Soccorso e di riorganizzare e segmentare il flusso delle persone assistite all’interno dello stesso – con particolare attenzione alla complessità clinico-assistenziale ed al numero / tipo di prestazioni previste nei diversi motivi di accettazione a Triage – la Direzione delle Professioni Socio Sanitarie, la Direzione Generale unite all’impegno di tutto il gruppo di lavoro sul Triage, hanno inteso promuovere tali attività presso la nostra ASST per dare risposte concrete ai bisogni di salute dei nostri cittadini.

 

A tal fine, si sono implementati i percorsi di presa in carico infermieristica, proposti come percorsi assistenziali di diagnosi e cura inseriti in appositi protocolli.

 

E’ stato necessario prevedere di organizzare e diversificare la presa in carico della persona assistita, iniziando precocemente l’attività diagnostico / assistenziale che non ha motivo di essere posticipata ed abbiamo analizzato nel dettaglio, le caratteristiche dei flussi di accesso ai nostri PS, classificati per segni e sintomi, principalmente a maggior frequenza di presentazione.

 

Questo ha significato concretamente, creare nuove soluzioni organizzative per fornire la miglior risposta ai bisogni di salute che la persona presenta all’ingresso del PS, utilizzando al meglio le potenzialità delle risorse infermieristiche presenti.

Ad oggi il gruppo di lavoro degli infermieri di Lodi e Codogno può applicare 4 protocolli di presa in carico infermieristica:

  • dolore toracico,
  • dolore addominale,
  • analgesia
  • trauma minore

facilitando la gestione di particolari situazioni clinico assistenziali, riducendo sensibilmente il tempo di permanenza della persona assistita in PS.

 

ECCO ALCUNI DATI

 

Come esempio su efficacia del metodo > sono stati presi in carico nel 2023 dal 01/07 al 31/12 un totale di 2325 pz con accesso per dolore toracico, con tempi medi di presa in carico pari a 13 minuti rispetto ad un tempo medio di presa in carico nel 2022 di 3 ore e 5 minuti. 

Il fine è quello di attuare il più corretto approccio valutativo ma realizzare, già dall’ inizio del percorso di cura il Triage stesso, un’adeguata e rapida presa in carico della persona.

 

Al termine della valutazione l’infermiere, assegnato il codice di riferimento, può attivare il percorso diagnostico terapeutico assistenziale più appropriato tra quelli previsti dalla nostra organizzazione, ottimizzando i tempi di presa in carico e trattamento e contribuendo alla diminuzione dei tempi di attesa globale.

 

IL RUOLO DEL TRIAGISTA

 

Il “direttore artistico“ dei flussi e delle modalità di lavoro del PS è l’infermiere che esercita la funzione di triage perché è l’unico professionista dell’équipe che si trova ad avere tutte le informazioni e gli strumenti per governare i critici e strutturati processi di PS. L’infermiere triagista conosce più informazioni di chiunque altro e dirige l’orchestra in modo deciso ma armonico accompagnando il pz con note delicate. Siamo strateghi ed empatici nonostante leader con un ruolo complesso ed estremamente articolato. Il nostro è un ruolo difficile, un lavoro intenso che aumenta con il crescere dei nostri pazienti e con l’intensità delle cure necessarie e per questo siamo da riconoscere e sostenere”.

 

Ringraziamenti:

E’ ad oggi possibile parlare di questo grazie alla lungimiranza e fiducia affidatami dal Direttore della Direzione Aziendale delle Professioni Socio Sanitarie dott.ssa Donatella Vasaturo e dal suo staff. Ringrazio il gruppo di lavoro Triage che mi ha accompagnato e continua a farlo: Deborah Sarina e Ferruccio Marconi, l’infermiere coordinatore del PS di Lodi Lavinia Proca e l’infermiere coordinatore del PS di Codogno Giorgio Milesi.

 

 

 

 

 

 

 

RINGRAZIO QUOTIDIANAMENTE I TRIAGISTI CON CUI LAVORO PER SVOLGERE QUESTO RUOLO SEMPRE NEL MIGLIOR MODO POSSIBILE.

 

Il bando AREU in Lombardia secondo SIMEU

martedì, febbraio 6th, 2024

di Luciano D’Angelo – Presidente regionale SIMEU Lombardia

 

Il Pronto Soccorso è in difficoltà: si tratta di un problema tutt’altro che banale, potrebbe essere la fase iniziale di un reale cedimento del Servizio Sanitario e questo, a sua volta, potrebbe avere una ricaduta devastante sulla tenuta sociale.

 

Può sembrare un’affermazione azzardata, ma non lo è.

 

Le richieste di soccorso, non solo di tipo sanitario ma ormai anche di tipo sociale sono, in parte, ascoltate solo da una parte del “sistema”: quello aperto sempre, in tutte le ore del giorno e tutti i giorni dell’anno … più dei Carabinieri, più del Prete … il servizio di pronto soccorso.

 

Le cause sono complesse, si confondono nelle scelte politico-amministrative scellerate degli ultimi 2-3 decenni. Siamo un Paese ad elevato sviluppo tecnologico, in grado di formare professionisti di livello eccellente (investendo peraltro risorse “ingenti”) che trattiamo poi da garzoni di bottega, degni di una modesta “paghetta” e di nessun diritto, spalancando le porte per la loro fuga all’estero.

 

Continuiamo a tollerare un sistema a più livelli in cui coabitano, con diritti e doveri molto differenti, professionisti medici “dipendenti” – più o meno in rapporto esclusivo – e professionisti “liberi”, con regole evidentemente poco efficaci e con un risultato globale di salute che si commenta da solo.

 

Per non parlare degli Infermieri e degli altri operatori sanitari.

 

I Pronto Soccorso, soprattutto quelli dei grandi centri, sono a tutti gli effetti un ambito in cui molti diritti di tutela della dignità delle persone passano in secondo piano: non rare le immagini di alcuni report giornalistici che ci mostrano situazioni da bolgia Dantesca. Basta una virosi stagionale (non scomodiamo le pandemie), bastano dei periodi di caldo estivo superiore alle medie per far precipitare nella confusione, nel burnout degli staff professionali, nelle manifestazioni di rabbia e violenza.

 

Gli ingredienti sono noti: riduzione progressiva dei posti letto per acuti negli ospedali, insufficiente offerta del territorio (medicina generale, riabilitazioni, lungodegenze, ecc.), esiguità del personale, sempre più tartassato e sempre meno valorizzato. Probabilmente non vi è un vero “disegno” in tutto ciò (vedi abbattere il pubblico a favore del privato) ma solo, purtroppo, incapacità e arrogante ignoranza.

 

A questo si aggiunge, quale ingrediente perfetto, la totale incomprensione e per certi versi anche una certa dose di menefreghismo dei cittadini. Sino a quando non ne sono direttamente coinvolti. E allora si passa dal silenzio alla rabbia.

 

Si può invertire la rotta: forse, ma occorre non perdere più un solo istante. Il Prof. Nino Caltabellotta della Fondazione GIMBE e i referenti dell’Istituto Mario Negri, hanno fatto analisi di dettaglio e indicato alcune strategie.

Anche la nostra società scientifica SIMEU da anni guarda alle problematiche, denuncia a gran voce la situazione e propone soluzioni.

Ma bisogna volerle applicare.

 

BASTERANNO I MEDICI RECLUTATI CON IL “BANDO AREU”?

La carenza di medici, ma anche e forse soprattutto di infermieri, nel sistema emergenza-urgenza è un problema oggettivamente rilevante.

 

Al di là delle cause che hanno portato a questo livello critico, per cercare delle soluzioni occorre avere ben chiaro che il primo obiettivo da perseguire – per trovare professionisti disposti a lavorare “nel sistema” – è riformare profondamente il sistema stesso.

 

La Lombardia ha, per la prima volta e con la delibera di fine luglio 2023 promossa dall’Assessore Guido Bertolaso, stabilito delle regole per delineare il ruolo e la funzione dei professionisti che lavorano nella Linea dell’Emergenza, sia pre-Ospedaliera – 118 per intenderci – che intra-ospedaliera, Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza.

 

E’ un primo passo, importante: ora servirà affrontare in modo reale la medicina, del territorio e rivedere i percorsi di formazione dei professionisti della salute, che rappresenta un altro capitolo tanto complesso quanto vasto.

 

Il ricorso ai cosiddetti “gettonisti” reclutati da Società di Servizi è un fenomeno reso possibile dallo sfruttamento di particolari voci di bilancio delle Aziende Sanitarie: si è trattato di un’azione a suo tempo “probabilmente necessaria”, ma che ha prodotto una distorsione imprevista di tutto il sistema di reclutamento di professionisti, soprattutto rispetto le retribuzioni molto maggiori dei riferimenti istituzionali e con regole molto diverse.

 

Nel tentativo di controllare questa nuova realtà, la Direzione Generale del Welfare Lombardo ha scelto di istituire una sorta di “albo” di libero-professionisti da impiegare, mediante contratti diretti stipulati poi dalle varie Aziende Sanitarie, indicando la retribuzione secondo 3 fasce dipendenti dal possesso di Specializzazione o meno, dal tipo di Specializzazione stessa o dallo status di medico in formazione specialistica. L’Agenzia Regionale dell’Emergenza Urgenza (AREU) è stata incaricata di effettuare le selezioni e creare l’albo dei professionisti.

 

E’ la soluzione ideale?

Certamente vi sono dei margini di incertezza: i professionisti potrebbero scegliere di migrare in Regioni vicine alla Lombardia dove trovare contratti più vantaggiosi, potrebbero crearsi delle differenze significative tra diverse Aziende Ospedaliere in funzione della loro “attrattività” di tipo economico.

 

Come affermato dal collega dott. Stefano Paglia, Consigliere nazionale SIMEU, anch’egli operativo in Lombardia “Il passaggio dalle coop all’elenco regionale potrebbe creare qualche difficoltà, ma aver stabilito una tariffa unitaria è importante perché evita la gara al rialzo dei compensi. Ora ci si auspica che anche le altre Regioni applichino lo stesso modello»

 

Bisognerà quindi valutare l’impatto una volta avviata questa nuova modalità di organizzazione.

 

Certo è che la vera soluzione del problema dell’Emergenza, passa attraverso una riorganizzazione del sistema, un’azione efficace sul territorio, su nuovi percorsi di formazione. La posta in gioco è pesante, si tratta della sostenibilità e sopravvivenza dell’intero Servizio Sanitario.

 

Per questo motivo come società scientifica stiamo cercando da tempo di sensibilizzare l’opinione pubblica sollecitando un’alleanza attiva tra operatori e cittadini, la cui reazione costruttiva sarebbe davvero fondamentale.

 

 

Un estratto di questo articolo è stato pubblicato sul settimanale OGGI in edicola dal 8 febbraio 24

 





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