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Il bando AREU in Lombardia secondo SIMEU

di Luciano D’Angelo – Presidente regionale SIMEU Lombardia

 

Il Pronto Soccorso è in difficoltà: si tratta di un problema tutt’altro che banale, potrebbe essere la fase iniziale di un reale cedimento del Servizio Sanitario e questo, a sua volta, potrebbe avere una ricaduta devastante sulla tenuta sociale.

 

Può sembrare un’affermazione azzardata, ma non lo è.

 

Le richieste di soccorso, non solo di tipo sanitario ma ormai anche di tipo sociale sono, in parte, ascoltate solo da una parte del “sistema”: quello aperto sempre, in tutte le ore del giorno e tutti i giorni dell’anno … più dei Carabinieri, più del Prete … il servizio di pronto soccorso.

 

Le cause sono complesse, si confondono nelle scelte politico-amministrative scellerate degli ultimi 2-3 decenni. Siamo un Paese ad elevato sviluppo tecnologico, in grado di formare professionisti di livello eccellente (investendo peraltro risorse “ingenti”) che trattiamo poi da garzoni di bottega, degni di una modesta “paghetta” e di nessun diritto, spalancando le porte per la loro fuga all’estero.

 

Continuiamo a tollerare un sistema a più livelli in cui coabitano, con diritti e doveri molto differenti, professionisti medici “dipendenti” – più o meno in rapporto esclusivo – e professionisti “liberi”, con regole evidentemente poco efficaci e con un risultato globale di salute che si commenta da solo.

 

Per non parlare degli Infermieri e degli altri operatori sanitari.

 

I Pronto Soccorso, soprattutto quelli dei grandi centri, sono a tutti gli effetti un ambito in cui molti diritti di tutela della dignità delle persone passano in secondo piano: non rare le immagini di alcuni report giornalistici che ci mostrano situazioni da bolgia Dantesca. Basta una virosi stagionale (non scomodiamo le pandemie), bastano dei periodi di caldo estivo superiore alle medie per far precipitare nella confusione, nel burnout degli staff professionali, nelle manifestazioni di rabbia e violenza.

 

Gli ingredienti sono noti: riduzione progressiva dei posti letto per acuti negli ospedali, insufficiente offerta del territorio (medicina generale, riabilitazioni, lungodegenze, ecc.), esiguità del personale, sempre più tartassato e sempre meno valorizzato. Probabilmente non vi è un vero “disegno” in tutto ciò (vedi abbattere il pubblico a favore del privato) ma solo, purtroppo, incapacità e arrogante ignoranza.

 

A questo si aggiunge, quale ingrediente perfetto, la totale incomprensione e per certi versi anche una certa dose di menefreghismo dei cittadini. Sino a quando non ne sono direttamente coinvolti. E allora si passa dal silenzio alla rabbia.

 

Si può invertire la rotta: forse, ma occorre non perdere più un solo istante. Il Prof. Nino Caltabellotta della Fondazione GIMBE e i referenti dell’Istituto Mario Negri, hanno fatto analisi di dettaglio e indicato alcune strategie.

Anche la nostra società scientifica SIMEU da anni guarda alle problematiche, denuncia a gran voce la situazione e propone soluzioni.

Ma bisogna volerle applicare.

 

BASTERANNO I MEDICI RECLUTATI CON IL “BANDO AREU”?

La carenza di medici, ma anche e forse soprattutto di infermieri, nel sistema emergenza-urgenza è un problema oggettivamente rilevante.

 

Al di là delle cause che hanno portato a questo livello critico, per cercare delle soluzioni occorre avere ben chiaro che il primo obiettivo da perseguire – per trovare professionisti disposti a lavorare “nel sistema” – è riformare profondamente il sistema stesso.

 

La Lombardia ha, per la prima volta e con la delibera di fine luglio 2023 promossa dall’Assessore Guido Bertolaso, stabilito delle regole per delineare il ruolo e la funzione dei professionisti che lavorano nella Linea dell’Emergenza, sia pre-Ospedaliera – 118 per intenderci – che intra-ospedaliera, Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza.

 

E’ un primo passo, importante: ora servirà affrontare in modo reale la medicina, del territorio e rivedere i percorsi di formazione dei professionisti della salute, che rappresenta un altro capitolo tanto complesso quanto vasto.

 

Il ricorso ai cosiddetti “gettonisti” reclutati da Società di Servizi è un fenomeno reso possibile dallo sfruttamento di particolari voci di bilancio delle Aziende Sanitarie: si è trattato di un’azione a suo tempo “probabilmente necessaria”, ma che ha prodotto una distorsione imprevista di tutto il sistema di reclutamento di professionisti, soprattutto rispetto le retribuzioni molto maggiori dei riferimenti istituzionali e con regole molto diverse.

 

Nel tentativo di controllare questa nuova realtà, la Direzione Generale del Welfare Lombardo ha scelto di istituire una sorta di “albo” di libero-professionisti da impiegare, mediante contratti diretti stipulati poi dalle varie Aziende Sanitarie, indicando la retribuzione secondo 3 fasce dipendenti dal possesso di Specializzazione o meno, dal tipo di Specializzazione stessa o dallo status di medico in formazione specialistica. L’Agenzia Regionale dell’Emergenza Urgenza (AREU) è stata incaricata di effettuare le selezioni e creare l’albo dei professionisti.

 

E’ la soluzione ideale?

Certamente vi sono dei margini di incertezza: i professionisti potrebbero scegliere di migrare in Regioni vicine alla Lombardia dove trovare contratti più vantaggiosi, potrebbero crearsi delle differenze significative tra diverse Aziende Ospedaliere in funzione della loro “attrattività” di tipo economico.

 

Come affermato dal collega dott. Stefano Paglia, Consigliere nazionale SIMEU, anch’egli operativo in Lombardia “Il passaggio dalle coop all’elenco regionale potrebbe creare qualche difficoltà, ma aver stabilito una tariffa unitaria è importante perché evita la gara al rialzo dei compensi. Ora ci si auspica che anche le altre Regioni applichino lo stesso modello»

 

Bisognerà quindi valutare l’impatto una volta avviata questa nuova modalità di organizzazione.

 

Certo è che la vera soluzione del problema dell’Emergenza, passa attraverso una riorganizzazione del sistema, un’azione efficace sul territorio, su nuovi percorsi di formazione. La posta in gioco è pesante, si tratta della sostenibilità e sopravvivenza dell’intero Servizio Sanitario.

 

Per questo motivo come società scientifica stiamo cercando da tempo di sensibilizzare l’opinione pubblica sollecitando un’alleanza attiva tra operatori e cittadini, la cui reazione costruttiva sarebbe davvero fondamentale.

 

 

Un estratto di questo articolo è stato pubblicato sul settimanale OGGI in edicola dal 8 febbraio 24

 

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