IL BLOG DI SIMEU

 

MEUvoluzione, se non ora quando?

di Emanuele Crisafulli

Specialista in Emergenza Urgenza

 

Il SSN vive una crisi profonda, con il Sistema d’Emergenza-Urgenza in prima linea: la domanda di specialisti cresce, ma le risorse e i professionisti calano.

Ospedali e Pronto Soccorso mostrano carenze organizzative e di personale.

Uno dei problemi più urgenti è fermare l’emorragia di medici dai PS: servono misure concrete per trattenere i professionisti.

Interventi chiave potrebbero essere riduzione/cancellazione della responsabilità penale, adeguamento salariale, riconoscimento del lavoro usurante, ed auspicabilmente impostazione di percorsi “anti-burn-out/moral injury” e progressioni professionali sostenibili (ovviamente seppur forse con meno urgenza questo vale a mio avviso per tutti i sanitari in Italia).

 

Questi punti però non possono prescindere dal riconoscimento e dalla difesa di una identità professionale, nella fattispecie dell’identità MEU. Accanto alle condizioni materiali infatti, pesa una non trascurabile ed invece molto spesso trascurata crisi d’identità, sia ideale che fattuale.

 

Quale ruolo è universalmente riconosciuto in Italia  allo specialista MEU?

 

Ad oggi, al netto di isolate realtà, non sembra esserci un ruolo pienamente riconosciuto nè un ambito professionale tutelato e rispettato, una “casa”, un ecosistema uniformemente rappresentato nel Paese per questo professionista – basti pensare che si è permesso per legge letteralmente a chiunque di lavorare come “urgentista” e/o in pronto soccorso – e, come per qualunque ambito, quando non vi è piena chiara e riconosciuta corrispondenza tra professione e professionista, quello che si dovrebbe essere e quello che si è, si perdono ambedue, così come le singole prestazioni operate/erogate svalutando lo stesso titolo MEU.

 

La normativa (D.I. 68/2015) è a mio parere chiara (già dal cambio di denominazione  da Medicina d’accettazione e Urgenza a Medicina d’Emergenza Urgenza) nell’identificazione del focus disciplinare e nello stabilire che lo specialista MEU deve operare in piena autonomia nel sistema integrato dell’Emergenza Urgenza. 

Nella realtà questa autonomia e le competenze ad essa inscindibilmente legate restano  fortemente limitate, da vecchie leggi e/o da loro lacune, da equilibri diplomatici/organizzativi  tra enti (per es. AUSL e Università) o U.O. (per es. il rapporto con altri specialisti o la risposta a pressioni logistico-amministrative).

 

Serve allora ribadire  e ridefinire secondo scienza l’identità e gli attributi  della MEU.

OMS e letteratura oggi più di ieri danno forza e senso a quel decreto istitutivo ed anzi ribadiscono che l’urgenza, l’emergenza e anche la  medicina intensiva sono parte di un continuum : quando non integrate, emergono errori, prestazioni parziali e sub-ottimali e deficit formativo, quindi burn-out, carenza di aspiranti specialisti ed inevitabilmente di senior, creando un circolo vizioso con ulteriore deficit formativo e prestazionale.

 

Pertanto parlando di MEU e di SSN, soprattutto se si parla di organizzazione per intensità di cure, si dovrebbe necessariamente concretizzare e designare la così detta “area critica”, area disciplinare integrante emergenza e medicina intensiva dando finalmente dopo tanti anni corpo e concretezza a quell’ecosistema che è un tutt’uno necessario con il medico MEU e la Medicina d’Emergenza Urgenza come disciplina.

 

Esperienze estere dimostrano che l’identità formale, l’aumento delle borse di studio, la riorganizzazione del mix di competenze e migliori condizioni di lavoro sono leve decisive per invertire la tendenza e provare a salvare il sistema.

 

In linea con quanto  comune  e descritto in letteratura e nel resto del mondo occidentale,  si dovrebbero riconoscere, se non altro per coerenza intellettuale, pratica e giuridica, (almeno) le affinità  con quelle che di base sono competenze esercitate de facto ogni giorno, penso per esempio con la Traumatologia, Tossicologia, con la terapia del Dolore e con la Terapia intensiva; laddove necessario in termini normativi si potrebbe prevedere un percorso duale MEU–ICM di 6 anni con moduli comuni, aumento flessibile delle borse legato a indicatori reali e/o la possibilità d’integrazione biunivoca di titolo aggiungendo un percorso di 1-2 anni con riconoscimento reciproco delle rotazioni.

Servirebbero poi l’istituzione di un SSD specifico per la medicina d’emergenza e/o per la Medicina Critica, consentendo finalmente di aprire e sviluppare una specifica carriera accademica, ed ovviamente incentivi per aree rurali critiche.

A questo punto esisterebbero i presupposti per portare avanti modifiche in termini contrattuali e concorsuali rivendicando con forza la peculiarità dei servizi di Pronto Soccorso, Semi-Intensiva ed Emergenza Territoriale puntando ad una simmetrica corrispondenza tra scienza e attività clinica. 

 

Una siffatta manovra avrebbe importanti vantaggi attesi: attrarre giovani con percorsi flessibili e titoli spendibili, garantire riconoscimento e riconvertibilità/longevità di carriera, core-skills condivisi, prevenire burn-out, aumentare resilienza del SSN, approfondire ed ampliare l’ambito e l’esperienza accademica MEU (in Italia di fatto delegata ad altri) e finalmente uniformare titolo e carriera tra loro su territorio nazionale.

 

Il modello duale  sullo stampo di quello adottato nel Regno Unito ed in generale nel mondo anglosassone – che spesso vedono dual certification con ampia e riconosciuta trasversalità di competenze in ambito intensivistico/farmaco-tossicologico a tal punto da permettere poi l’esercizio di quelle competenze all’interno ed al di fuori del DEU d’appartenenza – rappresenterebbe una e forse la migliore realizzazione pratica della cornice OMS, della letteratura scientifica internazionale e dell’iniziale evoluzione legislativo-organizzativa che la MEU doveva rappresentare in Italia.

 

Questa integrazione permetterebbe a noi MEU di esprimere appieno le proprie competenze nei diversi setting (extraospedaliero, PS, terapia semi-intensiva ed intensiva) restituendoci e riconoscendoci  le competenze  che in vari campi (ventilazione, cure intensive e di supporto d’organo,  tossicologia, aritmologia, traumatologia, ultrasonologia, servizi di emergenza in ambienti estremi) ci è richiesto possedere ed esercitare, ma che al momento nella migliore delle ipotesi dobbiamo cercare di esercitare in ambienti a noi avversi e con plurime limitazioni, avendone  riconoscimento solo formale grazie al titolo di studio ma quasi per niente in termini lavorativi in senso assistenziale, concorsuale ed accademico, cosa comportante tra l’altro una potenziale esposizione legale.

 

Quanti MEU per esempio nonostante quanto scritto nel decreto istitutivo possono ad oggi lavorare in terapia intensiva e semi-intensiva, camera iperbarica o fare consulenze tossicologiche o gestire in autonomia vie aeree avanzate?

Eppure queste sono tutte ovvie ed esemplificative componenti di un sistema integrato dell’emergenza-urgenza.

 

Quante direzioni sanitarie avallano a piene mani l’autonomia gestionale e soprattutto esecutiva delle previste competenza MEU non vincolandole a necessità logistico-gestionali-amministrative?

 

La competenza, la qualità e la scienza non sono secondarie al setting, alla logistica ed all’amministrazione,  al contrario sono questi che dovrebbero essere modificati (nei limiti del possibile) o affrontati per permettere la maggiore e miglior applicazione delle prime.

 

Ovviamente mi si chiederà, i MEU saprebbero farlo?

 

La mia risposta è si e soprattutto che per onestà intellettuale, coerenza, e rispetto verso i pochi che continuano a scegliere questa carriera bisogna dare ai MEU ed alla MEU l’opportunità di provarlo.

 

Questo scoperchia un secondo vaso di Pandora, tutto ciò avviene o è mai avvenuto o quando avviene viene certificato?

 

No, noi nella maggioranza dei casi sgomitiamo e ci ritagliamo parziali scorci in quelli che dovrebbero essere spazi nostri.

 

Quindi torniamo al rapporto professione=professionista=opera prestata e ad una eclatante realtà: abbiamo definito una figura per cui nella pratica si stenta a trovare e garantire un posto, che sarebbe proprio quello necessario al sistema.

Il MEU in Italia non ha una chiara e rispettata identità ed al MEU non appartiene una casa, un ecosistema.

 

A tali condizioni come pensiamo di renderla una scelta ed una identità appetibile?

 

Pertanto visto che il titolo esiste ed esiste con determinate specifiche a questo titolo deve essere compiutamente riconosciuta la forma e quindi anche l’indissolubile sostanza che deve avere. Forse la risposta inclemente è che siamo stati formati ma MAI riconosciuti del tutto, neanche quando siamo stati e siamo noi ad aver puntellato un sistema che sarebbe stato spazzato via dagli eventi degli ultimi 5 anni.

 

Il quadro normativo ed accademico va cambiato, potenziato ed adeguato ora, migliorando motivazione, qualità delle cure e sostenibilità della carriera.

 

La costruzione di una “casa” per la MEU, portando a compimento finalmente l’Evoluzione del sistema, non è più solo una occasione ma una necessità.

 

Questo percorso richiede identità condivisa, rappresentanza sindacale e integrazione tra formazione, riconoscimento professionale e condizioni di lavoro.

Senza cambiamenti, la disciplina resterà poco attrattiva e senza servizio d’Emergenza Urgenza, moderno e qualificato il SSN non solo perde di significato ma soprattutto prima o dopo collasserà.

 

Questa evoluzione o “MEUvoluzione” è forse l’ultima occasione ed il primo e più centrale tassello per salvare un SSN universale, servono volontà politica e determinazione culturale necessari a compierla.

 

 

Leave a Reply

Commenti protetti da WP-SpamShield per WordPress

*





SIMEU - SOCIETA' ITALIANA di MEDICINA D'EMERGENZA-URGENZA

Segreteria Nazionale:
Via Valprato 68 - 10155 Torino
c.f. 91206690371 - p.i. 2272091204

E-mail: segreteria@simeu.it
pec: simeu@pec.simeu.org
Tel. 02 67077483 - Fax 02 89959799
SIMEU SRL a Socio Unico

Via Valprato 68 - 10155 Torino
p.i./c.f. 11274490017
pec: simeusrl@legalmail.it