LA CURA INIZIA DALLA PORTA.
martedì, giugno 3rd, 2025di Emiliano Fanicchia
L’autonomia infermieristica in triage: cuore, competenza e responsabilità al primo contatto.
Vent’anni in Pronto Soccorso ti insegnano che ogni secondo può fare la differenza. Ti insegnano a leggere i silenzi, a interpretare lo sguardo di chi entra con il dolore stampato sul volto e a decidere, in pochi istanti, quale sarà il suo percorso di cura. Il triage non è un semplice filtro: è un atto clinico, un momento di valutazione specialistica in cui l’infermiere esercita la sua autonomia in modo pieno e consapevole.
Questa autonomia non nasce per caso. È frutto di studio, formazione continua, esperienza e – soprattutto – di una profonda responsabilità etica e professionale. In triage l’infermiere non si limita a “smistare” pazienti, ma li prende in carico, li ascolta, li osserva e li valuta clinicamente. È un processo complesso, delicato, che richiede lucidità, competenza e una prontezza che solo chi vive ogni giorno nell’urgenza può comprendere.
La presa in carico: un gesto di cura che inizia al primo sguardo
Quando un paziente varca la soglia del Pronto Soccorso, il primo professionista che incontra è l’infermiere di triage. In quell’istante nasce una relazione, seppur breve, ma carica di significato. Prendere in carico significa riconoscere la persona, coglierne le vulnerabilità e valutarne i bisogni in modo rapido ed efficace. Non è un compito meccanico, ma un atto di cura consapevole e profondamente umano.
La presa in carico infermieristica in triage si basa su capacità comunicative raffinate, sull’empatia e sull’osservazione clinica. Il paziente non è solo un codice numerico: è una storia, una sofferenza, un vissuto che si presenta in una forma spesso confusa e urgente. L’infermiere esperto sa leggere tra le righe, sa quando un dolore toracico “banale” è in realtà il preludio a un infarto, sa quando un addome dolente nasconde un’urgenza chirurgica.
La valutazione infermieristica: rapidità e accuratezza
L’infermiere di triage è chiamato a compiere una valutazione clinica rapida e precisa, spesso in pochi minuti. Deve raccogliere dati, analizzarli, fare una sintesi e attribuire un codice di priorità che determinerà l’intero percorso del paziente. Non si tratta solo di rilevare parametri vitali, ma di comprendere il quadro clinico nella sua complessità.
Qui entra in gioco la competenza specialistica: conoscenza delle linee guida, capacità di interpretazione dei segni e sintomi, abilità decisionali. L’autonomia infermieristica si esprime in ogni scelta, nella capacità di fare una diagnosi infermieristica e di attivare immediatamente i protocolli, quando necessario, ad esempio, il fast track, prescrivere esami preliminari o somministrare farmaci in caso di dolore acuto.
La gestione del dolore: un diritto, una priorità
Tra le responsabilità più rilevanti dell’infermiere di triage vi è la gestione del dolore. Il dolore non è solo un sintomo: è un’urgenza, un’esperienza soggettiva che merita attenzione e rispetto. Troppo spesso, ancora oggi, viene sottovalutato o mal gestito, soprattutto nelle fasi iniziali del percorso.
L’infermiere, grazie alla sua autonomia, può – e deve – valutare il dolore in modo sistematico e attuare strategie di sollievo nel rispetto delle procedure previste. La scala NRS, la VAS, la FLACC per i bambini: strumenti validati che consentono una misurazione oggettiva e ripetibile. Ma oltre alla scala, c’è il cuore: c’è la capacità di vedere oltre, di capire quando un paziente non riesce a esprimere il proprio dolore ma lo comunica con il corpo, con lo sguardo, con l’irrequietezza.
Somministrare un analgesico al triage, quando previsto, non è solo un gesto tecnico: è il riconoscimento del diritto alla cura, è alleviare una sofferenza inutile. È anche questo che rende l’infermiere di emergenza urgenza una professione straordinaria: la possibilità di cambiare il corso degli eventi, di restituire dignità, fin dal primo momento.
Una competenza che richiede formazione e visione
L’autonomia in triage non è un lusso né un’improvvisazione. È un atto clinico che poggia su solide basi scientifiche e richiede aggiornamento costante. Richiede la capacità di lavorare in team, di comunicare con medici e colleghi, di documentare correttamente ogni passaggio.
In un mondo sanitario che cambia, dove le risorse sono spesso scarse e i carichi di lavoro elevati, l’autonomia infermieristica rappresenta una risorsa preziosa. Riduce i tempi di attesa, migliora la sicurezza, garantisce un accesso più equo alle cure. Ma soprattutto valorizza il ruolo dell’infermiere come professionista autonomo, capace, responsabile.
La forza di chi accoglie e guida
In questi vent’anni, ho visto centinaia di colleghi al triage. Ognuno con il proprio stile, con la propria umanità, con la propria esperienza. Ma tutti uniti da una stessa visione: essere il primo sguardo, la prima voce, la prima mano tesa. Essere il punto fermo nel caos.
L’autonomia infermieristica in triage non è solo una questione di competenze: è una questione di identità, di orgoglio professionale, di passione. È sapere che, in quel momento, sei tu a fare la differenza. E quando, alla fine del turno, ripensi a quel paziente a cui hai riconosciuto un codice rosso al volo, o a quel bambino a cui hai alleviato il dolore, sai che – ancora una volta – ne è valsa la pena. Sempre.
Infermiere U.o.c. Pronto Soccorso Policlinico Tor Vergata di Roma
Consigliere Infermiere CDN SIMEU
Docente Faculty Nazionale Triage SIMEU