IL BLOG DI SIMEU

 

Archive for marzo, 2023

Un mondo a parte

giovedì, marzo 30th, 2023

di Lisa Fantauzzi                                                                                  

Quando ho deciso di iscrivermi al Corso di Laurea in Infermieristica ho da subito capito che mi sarebbe piaciuto essere un’infermiera di emergenza.

Il volontariato nella Pubblica Assistenza della mia città ed il tirocinio mi hanno sicuramente aperto gli occhi, ma man mano che gli studi proseguivano capivo sempre più che il mio posto era quello.

Ovviamente mi rendevo conto che per lavorare in emergenza occorrevano capacità e conoscenze molto specifiche ma, per fortuna, tenacia e determinazione non mi hanno mai abbandonata.

 

Arriva la laurea e dopo solo tre mesi eccomi in un ospedale di periferia, tra i corridoi del Reparto di Chirurgia dove non c’era turno in cui i colleghi non parlavano male del Pronto Soccorso.

Ricoveri che secondo loro si potevano evitare, fatti salire in reparto al cambio turno, magari con un ECG non refertato …

E più li sentivo lamentarsi e più cresceva la voglia di far parte di quel mondo e, dopo un anno, al secondo incarico, mi viene proposto il Pronto Soccorso dell’Ospedale della mia città, il terzo dell’Umbria per numero di accessi.

Un misto tra gioia e terrore per non essere all’altezza, ma dopo un attimo di esitazione è stato un si, un si durato 12 anni.

 

Da subito mi sono resa conto che il Pronto Soccorso ti dà tanto in competenze, professionalità e rapporti umani ma, allo stesso tempo, ti toglie tanto perchè da ogni turno ne esci provato sia psicologicamente che fisicamente.

Il Pronto Soccorso è così, se lo scegli devi essere consapevole che sarà dura, che devi essere pronto a tutto; anche quando sembra tutto tranquillo all’improvviso può scatenarsi il caos assoluto.

 

Io lo definisco “un mondo a parte proprio perché all’interno dell’ospedale non esiste un posto uguale a cominciare dal rapporto speciale che c’è con i colleghi infermieri e con i medici; qualcosa che si instaura solo nei dipartimenti di emergenza e che ti dà l’energia per affrontare ogni nuovo turno.

Con loro ci si può concedere uno sfogo, ci si può confrontare ma soprattutto contare; il più delle volte basta uno sguardo per capirsi, per cambiare atteggiamento, per cambiare strategia; se uno di noi è in difficoltà la “squadra” è sempre pronta a dare tutto il supporto possibile.

 

Ad inizio turno non sai mai cosa ti aspetta, a volte non fai nemmeno in tempo a mettere la divisa, a prendere le consegne, che c’è già qualcuno che ti chiede aiuto.

Il paziente di Pronto Soccorso, indipendentemente dal codice di gravità, esprime un bisogno di salute ed è spaventato, non sa bene quale sarà il suo percorso e cosa dovrà affrontare e, soprattutto, ha bisogno di essere rassicurato.

Ho imparato che a volte stringere una mano è metà della terapia, fermarmi un minuto a scambiare una parola può cambiare lo stato d’animo di quel paziente.

Una frase semplice come “sono qui con te per aiutarti” lo fa sentire al sicuro.

Soprattutto in questo tempo dove tutti sono con il dito puntato contro la Sanità Pubblica, dobbiamo essere ancora più abili nella comunicazione, trasmettere sicurezza ed essere attenti osservatori perché ogni paziente è portatore di una sua storia, di esperienze passate che noi non conosciamo.

 

Siamo noi professionisti a fare la differenza sulla qualità del servizio.

 

Ci sono state storie che ancora oggi porto nel cuore, mi hanno colpito e fatto scendere anche qualche lacrima, non mi vergogno a dirlo, ma alla fine delle giornate di lavoro sono sempre tornata a casa con la consapevolezza di aver dato il mio massimo.

Dopo 12 anni di ritmi frenetici, di tanta pazienza, di studio per mantenere adeguati livelli di conoscenza e competenza, si sono aperti nuovi scenari per me ma non vi nascondo che il “mio Pronto Soccorso” mi manca tanto.

Fiera di essere stata un’infermiera di pronto soccorso, rifarei la stessa scelta altre mille volte.

 

Orgogliosamente Infermiera DEA H San Giovanni Battista – Foligno (PG)

 

La salute pubblica non è solo un diritto/dovere, è anche un investimento.

venerdì, marzo 17th, 2023

di Giuseppina Fera

 

Sono passati 3 anni dall’incubo dal quale stiamo piano piano uscendo, il 18 marzo si celebra la “Giornata nazionale in memoria delle vittime del COVID” e – a quanto appare – il sacrificio di tanti poveri innocenti non ha insegnato molto.

 

In realtà noi professionisti MEU abbiamo potuto constatare, dal nostro osservatorio privilegiato che risponde sempre ad ogni esigenza, che le vittime del Covid sono molte più di quelle dichiarate, perché nelle statistiche non vengono considerate le riacutizzazioni di cronicità trascurate, la mancanza di diagnosi precoci e la minor attenzione nei confronti delle altre patologie.

 

Purtroppo duole constatare che in questi tre anni la sanità pubblica non solo non si è rafforzata, ma è si è ulteriormente indebolita. 

 

Dopo l’esperienza pandemica molti operatori sanitari hanno deciso di andare in pensione o di dimettersi, sfruttando varie alternative (non ultime le famigerate Cooperative), gli Ospedali sono in affanno e il Territorio inesistente, spesso per carenza di personale.

Già nel 2019 avevo scritto una lettera su Quotidiano Sanità affermando “se non si provvede velocemente a incentivare il disagio lavorativo con un sistema contrattuale che invogli i giovani a partecipare ai concorsi e i più esperti a restare nella Sanità pubblica non sarà garantita, in tempi brevi, quella cura che la Costituzione invoca come diritto imprescindibile. Proporre un rinnovo del contratto che non tenga minimamente conto del fatto che i professionisti della salute hanno continuato a garantire efficienza nonostante un salario proporzionalmente sempre in diminuzione da 10 anni a questa parte (forse il Governo non conosce il significato del potere d’acquisto) e un disagio lavorativo sempre in crescita, specialmente in alcuni settori, è indicativo della volontà politica di distruggere il SSN. Se un politico facesse, in totale anonimato, una guardia in Pronto Soccorso e non solo una visita di pochi minuti con la Direzione Aziendale (che ovviamente cerca di evidenziare solo efficienza), si potrebbe rendere conto della realtà.”

 

Ancora oggi nelle ipotesi di indirizzo contrattuale non si vedono cambi di rotta e l’emorragia di professionisti continua.

 

Non è una giustificazione pagare a livello nazionale liberi professionisti 10 volte di più rispetto ai colleghi dipendenti solo perché i fondi da cui si attinge sono diversi (Personale e Beni e consumi), bisogna valorizzare la professionalità e la continuità del servizio, gratificare e proteggere il proprio tesoro culturale, aumentare il senso di appartenenza.

Autorizzare un aumento di prestazioni aggiuntive pagate quanto i liberi professionisti è un piccolo passo fatto da molte Regioni, ma bisognerebbe remunerare le numerose ore di straordinario fatte abitualmente alla stessa cifra, senza obbligare a procedure burocratiche fatte di timbri e autorizzazioni varie.

 

In particolare il MEU non lavora solo sull’emergenza, ma è il fulcro tra Ospedale e Territorio:

fa diagnosi rapide, dimette, orienta l’utente, trova soluzioni e riconosce velocemente le gravità evitando l’intasamento del Sistema e questo va riconosciuto e valorizzato.

 

Per il Governo il finanziamento del SSN, a partire dal Sistema dell’Emergenza Urgenza, deve essere visto come investimento per tutelare la salute pubblica, in modo da avere cittadini in buona salute e quindi che aumentano la produttività del Paese. 

Forse non siamo ancora al punto del non ritorno, ma siamo maledettamente vicini e se non ci saranno provvedimenti rapidi non sarà più possibile curare la Sanità.

 

 





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