IL BLOG DI SIMEU

 

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SUM.SCHOOL SIMEU 2025 > Bertinoro, 20-24 settembre

mercoledì, agosto 27th, 2025

di Anna Maria Brambilla

 

Sono stata invitata a dirigere la Summer School della Simeu per l’edizione di quest’anno 2025 e per me è davvero un grande onore.

 

Sappiamo che nella Medicina d’Urgenza ogni giorno è una sfida. Dietro una decisione rapida, un caso complesso, una manovra salvavita, un lavoro di squadra c’è sempre una formazione solida, continua e condivisa.

 

Anche quest’anno la sfida della “Sum.school SIMEU” è quella di riunirci per condividere dei momenti di formazione e scambio di esperienze, medici e infermieri “giovani” insieme a medici e infermieri da “più tempo” professionisti.

 

L’edizione 2025 che si svolgerà dal 20 al 24 settembre sarà a Bertinoro, un piccolo borgo medievale in provincia di Forlì-Cesena, ricco di storia e contesto ideale per vivere un’intensa esperienza, luogo già sperimentato dalle ultime edizioni.

 

La Sum.School non è semplicemente una “summer school”: è la “somma” del nostro insegnare e imparare, una sorta di laboratorio in cui la Medicina d’Urgenza prende vita, si rinnova e si rafforza, grazie all’energia delle nuove generazioni.

 

Nelle giornate della Sum.School i partecipanti verranno condotti dai diversi docenti delle molteplici Faculty della Simeu a cimentarsi nella discussione di casi clinici complessi per allenare la capacità decisionale e il pensiero critico sui differenti temi che riguardano la sepsi, il dolore, l’insufficienza respiratoria, il trauma e non solo.

 

Saranno coinvolti nell’esercitarsi anche in procedure invasive, nella gestione delle vie aeree, nell’uso della ecografia d’urgenza, della ventilazione non invasiva e nella interpretazione dell’elettrocardiogramma: tutti strumenti fondamentali per chi lavora occupandosi dei malati critici.

 

Ci sarà uno spazio dedicato a una simulazione sulla maxiemergenza per imparare a non trovarsi impreparati in nessuna occasione.

 

In alcune giornate vivremo insieme dei momenti di focus su comunicazione, leadership, gestione del team e decisioni sotto pressione, le cosiddette non-technical skills, indispensabili per chi opera nell’urgenza. Coloro che hanno scelto questo lavoro già da un po’ di anni, condivideranno le loro motivazioni sul perché lavorare nella urgenza e perché farlo in SIMEU.

 

Non da ultimo il “leitmotiv” della Sum.School per quest’anno sarà “il lavoro ideale”.

 

Il futuro lavorativo è in mano alle nuove generazioni.

Verrà chiesto a ogni gruppo di pensare, ragionare e condividere le proprie idee su quale ci si aspetta sia il lavoro ideale nell’ambito della medicina d’emergenza urgenza, dal contenuto fino alla forma:

come il Pronto Soccorso deve affrontare le esigenze della popolazione?

Per quali malattie?

Quali sfide per i prossimi anni con i cambiamenti così rapidi in tanti aspetti della vita del mondo?

Con quali risorse?

Con quale obiettivo?

Con quali strumenti?

Con quali strutture?

 

Ognuno dovrà dare sfogo alla propria intelligenza, fantasia e passione!

Confido che verranno costruiti dei modelli interessanti su cui si potrà, perché no, lavorare nei prossimi anni in SIMEU per affrontare le varie problematiche che esistono nella sanità odierna.

 

Tutte le giornate saranno vissute in piena condivisione tra medici e infermieri, come avviene nella vista quotidiana.

 

E alla sera grandi giochi di team building e serata speciale finale dove verrà richiesto ai partecipanti di mostrare le proprie capacità musicali, canore, artistiche in tutti i sensi.

 

Questo importantissimo evento è stato costruito con la disponibilità di tutto il Board Scientifico al quale va tutto il mio grazie di cuore.

 

Per ultimo, mi aspetto grandi cose da questi giorni:

la partecipazione di ognuno con passione, fantasia e voglia di mettersi in gioco, di conoscere, di farsi conoscere… solo così potrà essere un’altra Sum.School SIMEU indimenticabile, come lo è stata in ogni edizione passata.

 

A PRESTO!

“Buon compleanno, vita mia!”

lunedì, luglio 21st, 2025

di Sossio Serra

 

Il turno di aprile è un groviglio di linee e nomi, una ragnatela fitta che ci intrappola tutti prima ancora di rendercene conto.
Ogni casella un’ombra, ogni turno un peso.

 

Quella notte… la vedo subito, come una macchia d’inchiostro sul foglio bianco, ma la lingua mi si impasta, le parole non trovano la strada per uscire.
Ho dimenticato di chiedere di non mettermi di notte proprio quel giorno, ed ora, con un turno la cui composizione è un vero e proprio incastro forzato, non ho il coraggio di parlare.

 

Il pronto soccorso di notte è il solito ventre oscuro che ingoia ansie e paure.
Si parte con due urgenze, subito.
Un blocco atrio-ventricolare che lotta contro il ritmo della vita, un addome acuto che urla silenziosamente il suo dolore.

 

Poi, un’affollata calma apparente, la lunga teoria di codici azzurri, bianchi e verdi, gente con la tosse, la febbre, malesseri di ogni tipo, piccole ferite che sembrano ingigantirsi nel buio.

Nessuna tregua, un nastro trasportatore di sofferenza e corpi stanchi, senza interruzioni fino al mattino.
Le sette passate da poco, la luce fioca dell’alba che inizia a farsi strada, l’infermiera del triage arriva di corsa: “Dottore, una signora… dice che deve spingere. Subito in ambulatorio, altrimenti ce lo fa qui, sul pavimento.”

La stanchezza evapora di colpo, l’ambulatorio si trasforma in una sala parto improvvisata.

Poche spinte, un vagito acuto che rompe il silenzio carico di attesa, per fortuna arrivano anche ostetrica e ginecologa ad aiutarci.
Un piccolo essere umano, sgualcito e potente, che annuncia il suo arrivo al mondo.

 

Un groppo alla gola, gli occhi che bruciano un po’, come spesso succede quando la vita trionfa.

 

Un’energia enorme che ci pervade tutti, difficile da descrivere, si dice sia l’energia della vita.
La situazione si tranquillizza e solo allora mi ricordo del cellulare, non lo tocco più dall’inizio del turno.

Una piccola costellazione di notifiche.

Messaggi di mia moglie e dei miei bimbi, di mia madre e di qualche amico che non si dimentica mai.

Rispondo a tutti, poche righe veloci per raccontare la piccola, grande meraviglia appena accaduta.

 

La risposta di mia madre è la prima ad arrivare: “Stupendo, una coincidenza bellissima! È nato il tuo stesso giorno, alla tua stessa ora!
Buon compleanno, vita mia!”

 

Si torna a casa con un’energia nuova, una leggerezza inaspettata.
Le coincidenze della vita, i piccoli miracoli che questo mestiere ti regala quando meno te lo aspetti.

 

Una notte di compleanno così… non capita a tutti.

 

Mi vengono in mente i biglietti speciali che si scrivono per i neonati.

A questo bambino, nato un po’ di anni dopo di me, alla stessa ora, auguro la capacità di tendere una mano a chi ne ha bisogno e la forza di inseguire le passioni che gli scaldano il cuore.

 

Alla fine e senza neanche rifletterci più tanto, è quello che ho cercato di fare anche questa notte.

 

World Sepsis Day, 13 settembre 2024

giovedì, settembre 12th, 2024

di Fabio Causin _ Direttore Faculty Sepsi SIMEU

 

Da diversi anni SIMEU, in occasione del World Sepsis Day, introdotto dalla Global Sepsis Alliance nel 2012, organizza iniziative di informazione. rivolte ai cittadini e di sensibilizzazione sul tema rivolte al personale sanitario.

 

La sepsi è una patologia tempo-dipendente di difficile diagnosi e con incidenza in crescente aumento.

Definita come disfunzione d’organo potenzialmente letale causata da una risposta sregolata dell’ospite a un’infezione, è una condizione clinica acuta, a rapida evolutività, gravata da un’elevata mortalità se non riconosciuta e trattata adeguatamente.

E’ un’emergenza sanitaria che affligge globalmente sia i Paesi industrializzati che i Paesi in via di sviluppo, con una incidenza compresa tra i 47 e i 50 milioni di nuovi pazienti/anno; nel mondo una persona muore di sepsi ogni 2.8 secondi.

Il tasso di mortalità legato alla sepsi oscilla, a seconda delle aree interessate, tra il 15 e il 50% ed è destinata ad aumentare. Molti pazienti sopravvissuti alla sepsi sono inoltre destinati a subirne conseguenze invalidanti per il resto della loro vita.

 

Nelle precedenti edizioni del Sepsis Day abbiamo focalizzato il nostro messaggio sull’ importanza del riconoscimento precoce, quest’anno abbiamo aggiunto una sostanziale novità.

 

Negli ultimi periodi si è infatti raggiunta la consapevolezza della necessità di tenere conto del sesso e del genere nella pratica clinica con particolare riguardo alle patologie tempo-dipendenti e la sepsi rappresenta indubbiamente uno scenario sfidante.

Nella popolazione femminile si riscontrano infatti risposte immunitarie innate, umorali e cellulari allo stimolo infettivo maggiori rispetto alla popolazione maschile.

 

Questi dati costituiscono la base di una ipotesi di lavoro che intendiamo, come società scientifica e come Faculty, verificare con una specifica Survey titolata “Diversi nella Sepsi” (anche come proseguimento del lavoro di analisi della precedente “Diversi nel cuore”) da proporre  ai Pronto Soccorso del nostro Paese con lo scopo di valutare la possibilità di riconoscimento precoce del paziente potenzialmente settico.

 

L’obiettivo del progetto “Diversi nella Sepsi” è analizzare le caratteristiche di presentazione in Pronto Soccorso dei pazienti andando a ricercare possibili differenze in rapporto al sesso maschile o femminile. In particolare, si vorrebbe verificare se negli scores precoci (qSOFA, NEWS 2) e nella concentrazione dei lattati all’esordio vi possa essere un’accuratezza predittiva diversa nei due sessi.

 

La Survey riguarda i casi sospetti che si sono presentati in Pronto Soccorso durante la settimana dal 9 al 15 settembre 2024 con giorno indice il 13 settembre 2024, giornata mondiale di sensibilizzazione contro la Sepsi. Saranno considerati arruolabili tutti i pazienti di età >18 aa in assenza di gravidanza per la popolazione femminile. I criteri di inclusione/esclusione nell’indagine saranno valutati dal medico di emergenza urgenza che prenderà in carico il paziente.

 

La raccolta e l’analisi dei dati è una iniziativa SIMEU e SIMIT con il patrocinio di Fondazione Onda ETS. I dati saranno raccolti in modalità anonima e analizzati attraverso la piattaforma messa a disposizione da SIMEU.

 

Il progetto coinvolge la dott.ssa Elisa Pontoni, Coordinatrice del gruppo societario della Medicina delle Differenze nelle Patologie Tempo dipendenti.

 

#TOGETHERagainstSEPSIS

LAVORI IN CORSO

sabato, giugno 10th, 2023

di Fabio De Iaco

 

Fino a qualche anno fa i cantieri sull’autostrada erano annunciati da grandi cartelli con la scritta “stiamo lavorando per voi”: a quei tempi i cantieri erano un punto d’orgoglio (erano lì per migliorare e modernizzare) e non fonte di imbarazzo e disagio come oggi.

Infatti quei cartelli non si vedono più.

 

In questi mesi anche la Società Scientifica è costellata di cantieri, e vorrei esporre lo stesso cartello: stiamo lavorando per voi. Lo farei con convinzione, perché stiamo migliorando e abbiamo necessità della partecipazione e dell’appoggio di tutti i Soci.

 

È sotto gli occhi di tutti come la SIMEU stia cambiando: quello del cambiamento è un processo inevitabile, necessario alla sopravvivenza e imposto dalla devastazione del SSN cui assistiamo quotidianamente, ma soprattutto è un processo necessario per adeguarci al nostro ruolo e alla nostra rilevanza. Ruolo e rilevanza di cui abbiamo sempre avuto piena consapevolezza ma che solo di recente iniziano ad esserci davvero riconosciuti, nonostante le macroscopiche difficoltà nelle quali stiamo operando.

 

La credibilità istituzionale e la visibilità mediatica, peraltro, non sono sufficienti a fare di SIMEU una Società Scientifica moderna e forte, al passo con i tempi: è necessario irrobustire e adeguare la struttura societaria, come abbiamo fatto recentemente con le modifiche allo statuto.

 

Estendere la durata del mandato della consigliatura a un orizzonte di tempo che renda ragionevolmente possibile realizzare progetti ad ampio respiro, rafforzare la presenza degli infermieri nel Consiglio Direttivo Nazionale e inserirli nell’Ufficio di Presidenza, rendere definitivamente strutturale il consiglio delle Regioni, istituire l’area degli Specializzandi e conferire loro il ruolo che meritano in Ufficio di Presidenza: sono tutti passaggi necessari, condivisi dalla stragrande maggioranza, ma che hanno avuto necessità di un anno di lavoro per essere realizzati.

 

E il lavoro non è affatto finito, perché parte da ora il processo di adeguamento del regolamento della Società, che non è un passaggio sterilmente formale, ma l’occasione per rendere concrete le modifiche statutarie e anche per arricchire quanto già fatto di nuovi contenuti.

 

Penso per esempio alla necessità di strutturare l’area degli Specializzandi con caratteristiche di autonomia e accesso alle risorse della Società, oppure all’altrettanto importante necessità di istituire occasioni di rapporto e collegamento con il mondo dell’Università e in particolare delle Scuole di Specializzazione, in maniera aperta e reciprocamente proficua.

 

Sarà un lavoro impegnativo, che ci occuperà per i prossimi mesi, accanto ad altri obiettivi che ci siamo posti e che stiamo perseguendo.

 

Ne cito due:

  • l’istituzione di un osservatorio permanente della Società Scientifica, che renda ottimale la nostra capacità di rilevazione e produzione dati, perché abbiamo ben chiaro come dalla discussione perennemente aperta sul futuro dell’intero sistema quel che spesso manca sono dati aggiornati e realistici, sia clinici che organizzativi, che pure stanno dentro alla nostra attività quotidiana.
  • E poi, non meno importante, la creazione di una fondazione della Medicina d’Emergenza Urgenza italiana che, gemmando dalla Società Scientifica, abbia idee e strumenti per poter agire a tutto tondo sui nostri temi capitali, a livello sociale e culturale, coinvolgendo la Società Civile di questo Paese e promuovendo iniziative per il miglioramento.

 

Insomma, tornando ai cantieri di cui parlavo all’inizio, è chiaro che ne abbiamo aperti tanti, e garantisco che abbiamo la ferma intenzione di chiuderli tutti nel più breve tempo possibile.

E tutto questo marcia di pari passo con l’attività tradizionale e continua della Società Scientifica: formazione, ricerca, produzione di raccomandazioni e linee guida.

 

E qui arriva la mia domanda: visto che la Società è di tutti, e con la Società anche i cantieri, cosa avete intenzione di fare? Perché potete scegliere: fare come gli umarell che assistono da fuori, mani dietro la schiena e sguardo critico, oppure mettervi in gioco e partecipare.

 

Innanzi tutto aderendo alla SIMEU, ma anche e soprattutto intervenendo, portando idee e lavorando allo sviluppo delle stesse, partecipando sui social, nei Consigli Regionali, durante i convegni.

 

Noi di SIMEU abbiamo diversi hashtag.

Quelli che preferisco sono tre:

#fieridivoi

#serviziopubblico

#ilbellodellameu.

 

Ci siete? Perché noi vi aspettiamo.

E perché il futuro della Società Scientifica è già oggi, e ha bisogno di tutti.

A presto!

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mercoledì, giugno 16th, 2021

Cari Associati
nell’ambito del progetto di ristrutturazione dell’ecosistema social, abbiamo deciso di ripristinare anche il BLOG DI SIMEU la cui attività si è fermata all’ 8 novembre 2018.
L’idea è di mantenere, per ora, la forma visuale sobria che ha caratterizzato lo strumento sin dagli inizi introducendo però indici di novità sulla gestione dei contenuti.

Vorremmo infatti che diventasse una piattaforma espressiva comune, aperta a tutti i soci SIMEU dell’anno di riferimento, offrendo una opportunità di pubblicazione dei propri articoli che devono essere consegnati alla redazione utilizzando la mail ufficio.stampa@simeu.it inserendo in oggetto la dicitura “BLOG DI SIMEU”.

I contenuti verranno vagliati applicando i principi etici della società scientifica ma si garantisce che libero pensiero, creatività, diritti e responsabilità su quanto affermato saranno riconosciuti esclusivamente al firmatario. La redazione avrà cura di inserirli all’interno del piano editoriale in funzione del materiale ricevuto.

il BLOG si rinnova quindi nella modalità di gestione degli articoli con l’intento di ampliare tipologia e categoria di argomenti. La nostra speranza è che si evolva in un prezioso strumento di comunicazione, un open magazine a tema emergenza-urgenza per tutti coloro che desiderano divulgare i propri studi, pensieri, esperienze, proposte, posizioni, racconti..

Ogni mese IL BLOG DI SIMEU sarà aperto da uno scritto di un componente del CDN e/o dell’Ufficio di Presidenza per creare vicinanza con gli iscritti ma non sarà mai utilizzato come strumento politico o di propaganda dei singoli consiglieri e/o del gruppo.

Il lancio è stato affidato al Segretario Nazionale dott. Mario Guarino che, come è noto, è un vero appassionato di storie e di scrittura. A breve un suo racconto.

Auspicando un ampio coinvolgimento da parte di tutti voi, non mi resta che augurare buona navigazione e buona lettura!
Dott. Salvatore Manca _ Presidente Nazionale SIMEU

Simeu fra le società scientifiche accreditate dal ministero per produrre Linee guida

giovedì, novembre 8th, 2018

La Società italiana della medicina di emergenza-urgenza è nell’elenco dei soggetti accreditati per produrre e diffondere linee guida su temi sanitari di interesse nel proprio ambito di attività.

Si tratta di un importante risultato nel consolidamento dell’identità della società scientifica, che si conferma così punto di riferimento per la disciplina della medicina di emergenza urgenza nazionale.

L’elenco, che comprende 293 fra tra società scientifiche e associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie, è stato pubblicato sul sito del ministero della Salute. Ne fanno parte coloro che hanno superato la valutazione amministrativa basata sulla presentazione di uno statuto che rispondesse ai requisiti richiesti dal ministero, fra cui, di fondamentale importanza, l’assenza di finalità di lucro e l’esplicita dichiarazione di attività non sindacale. Quest’ultimo requisito ha comportato necessariamente la decisione di Simeu di uscire da aggregazioni di settore, che avessero fra i loro scopi anche un’attività di tipo sindacale.

La necessità dell’accreditamento ministeriale per la produzione di linee guida deriva dalla Legge Gelli sulla Responsabilità professionale, che  in merito recita: «qualora l’evento avverso si sia verificato a causa di imperizia, la punibilità è esclusa quando sono rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida come definite e pubblicate ai sensi di legge ovvero, in mancanza di queste, le buone pratiche clinico-assistenziali, sempre che le raccomandazioni previste dalle predette linee guida risultino adeguate alle specificità del caso concreto» e dal successivo decreto ministeriale del 2 agosto 2017 che definisce requisiti per l’accreditamento.

L’elenco sarà aggiornato ogni due anni.

Qui l’elenco completo delle società accreditate.

A chi giova?

giovedì, ottobre 18th, 2018

La posizione Simeu sul procedimento disciplinare Omceo in Emilia Romagna

 

La Società Italiana di Medicina d’Emergenza-urgenza assiste con preoccupazione e stupore ai fatti riportati dagli organi di stampa, relativi ai provvedimenti assunti dal Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Bologna nei confronti dell’Assessore alla Salute della Regione Emilia Romagna. 

Ciò che più stupisce è che una questione che era già stata affrontata nel merito al momento della pubblicazione dei protocolli oggetto di discussione, sui quali la posizione della Società Scientifica era già stata chiaramente espressa, riemerga oggi, ad anni di distanza, con l’avvio di un provvedimento disciplinare relativo non già alla condotta professionale di un collega, ma alla sua attività in campo politico e amministrativo.

L’integrazione operativa tra le professioni medica e infermieristica finalizzata a garantire la miglior assistenza possibile al cittadino, rappresenta da sempre non solo un obiettivo fondamentale per SIMEU ma anche un modello di riferimento per tutto il sistema di emergenza urgenza. 

Quanto accade oggi a Bologna nulla aggiunge al doveroso e impegnativo dibattito sull’argomento, assumendo esclusivamente la connotazione di un’azione politica dettata da esigenze che appaiono del tutto indipendenti dall’obiettivo ultimo della Società Scientifica e di tutti i professionisti coinvolti: il miglioramento dell’assistenza in condizioni di emergenza urgenza. 

Al contrario rischia di spostare attenzione ed energie dai temi veramente importanti che sono rappresentati appunto dallo sforzo comune di un approccio multiprofessionale, nel rispetto delle reciproche competenze,  integrato ma anche proporzionato alle specifiche necessità dei pazienti, equo e sostenibile.

Di certo non giova a noi professionisti e tantomeno ai nostri pazienti.

 

L’Ufficio di Presidenza Simeu

Gli anziani, pazienti di serie A degli ospedali

mercoledì, ottobre 10th, 2018

La necessità di percorsi ad hoc dal Pronto Soccorso alla Geriatria, una collaborazione fra SIMEU e SIGOT

 

I pazienti ultra ottantenni in Pronto Soccorso nel 2005 erano l’8% del totale degli accessi, nel 2015 avevano raggiunto il 12% e negli ultimi anni il trend si conferma in aumento. Il dato risulta dal monitoraggio del fenomeno condotto da SIMEU, Società della Medicina di Emergenza Urgenza, che insieme a SIGOT, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, presta al problema un’attenzione particolare.

SIMEU e SIGOT stigmatizzano eventuali tentazioni di confezionare, per le persone anziane, una sanità a diversa velocità che preveda, per esempio, strani “filtri” di accesso al Pronto Soccorso, del tutto diversi da quelli dedicati alla generalità della popolazione.

Nella stragrande maggioranza dei casi gli accessi in Pronto Soccorso delle persone anziane non sono accessi inappropriati (che sono molto più frequenti nei giovani-adulti), ma richieste di salute a cui il Pronto Soccorso prima e i reparti di Geriatria poi dovrebbero dare la risposta più adeguata, nel più breve tempo possibile: dall’analisi dei codici di accesso emerge chiaramente che gli anziani in genere si rivolgono al Pronto Soccorso per patologie gravi, complesse e urgenti, le quali nella maggior parte dei casi giustificano il ricovero. Nel corso della successiva degenza ospedaliera, una metodologia assistenziale “dedicata”, come quella che viene operata nei reparti di Geriatria, è in grado di migliorare gli esiti clinici alla dimissione, come dimostrato da fortissime evidenze scientifiche internazionali. È necessario poi che alle cure del caso acuto in ospedale faccia seguito un percorso di cura sul territorio, che quindi deve attrezzarsi per facilitare la dimissione dagli ospedali di pazienti stabilizzati ma ancora bisognosi di cure.

 L’ Italia è uno dei paesi più vecchi del mondo  – dichiara Filippo Fimognari, presidente SIGOT  e con la crescita del numero assoluto di over 80, aumentano anche gli anziani malati e ‘fragili’, affetti da molteplici malattie croniche. Sono proprio questi i pazienti più a rischio di sviluppare peggioramenti acuti e imprevedibili, che spesso rendono indispensabile il ricorso a Ospedali moderni e attrezzati“. 

Gli anziani – sottolinea Francesco Rocco Pugliese, presidente SIMEUmeritano sempre un’attenta osservazione di Pronto Soccorso, che consenta ai medici dell’emergenza di assumere decisioni cliniche ben ponderate, spesso molto impegnative”.

Le due società scientifiche hanno costituito un gruppo di lavoro congiunto SIGOT-SIMEU, che sta lavorando da alcuni mesi con l’obiettivo di produrre un documento di indirizzo che, partendo da chiare evidenze scientifiche, declini i punti qualificanti che dovrebbero caratterizzare il percorso del paziente anziano dall’ingresso in Pronto Soccorso e in Ospedale fino alla dimissione, con il presupposto che il ricorso dei pazienti anziani ai servizi di emergenza-urgenza è quasi sempre appropriato e legittimo.

Capitani e pionieri

giovedì, settembre 27th, 2018

Storie di viaggio dalla Summer School Simeu

di Aurora Vecchiato, veneziana e specializzanda Meu di Sassari

 

Cristina Runzo, prima classificata Photocontest Summer School Simeu 2018

“Oh, io adoro Lucio Dalla…”

“Si anch’io, poi non mi giudicare ma mi piacciono anche le sue canzoni degli inizi inizi.”

“Tipo?”

“Guarda, aveva fatto questo musical imbarazzante per bambini, a vent’anni; aspetta, te la canto, fa più o meno così…”

Quando mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sulla Scuola Estiva Simeu, ho avuto un po’ la sindrome della pagina bianca. Sono stati cinque giorni nella stupenda rocca di Bertinoro, ma son sembrati due settimane. Troppe ore, troppe cose. Di che parlo?
Sto tornando in treno da sola. Ho appena salutato i miei colleghi specializzandi e specialisti alla stazione di Bologna, ci siamo abbracciati come se ci conoscessimo da chissà quanto, promettendoci di rivederci prestissimo. Che scrivo? Mi è venuta in mente l’immagine di me che canto con Giulia, al crepuscolo, dirette verso cena. Lei è un’apolide, figlia come me, come quasi tutti noi, del concorso nazionale, un senso dell’umorismo disarmante. 

“Ma se ti va, vieni con me, già lo sai, c’è ancora molto da fare!… Io con te, scommetterei che riuscirei… a far girare il mondo più in fretta…“. Faccio pure lo stacchetto col piede.

Giulia è quella che mi aveva appena dato una lezione sui criteri della TV, uno sguardo azzurro e serissimo mentre mi interrogava dal niente tra le sedie dell’aula. Ed eccola là, ora stava cantando con me Dalla e Mina, balletto annesso, basso tasso di dignità. Si chiama multitasking. Ho pensato alla goliardia di Stefano, neo specialista, MSF nell’animo, e al suo bambino con la bella sutura della lingua fatta serenamente in PS, sotto ketamina, da solo. Il sarcasmo di Matteo, la modestia di Alessandro, la simpatia di Valerio, l’orgoglio di Laura, la risata di Alberto, di Francesca, di Monica. Ho pensato a Maria Francesca, la stessa che insegnava taranta alla festa di chiusura, mentre mi raccontava con gli occhi luccicanti la corsa in sala di un arresto con rottura di aneurisma. IO, adrena, trasfusione massiva, massaggio fino in sala, dai, dai, aprono, clampano, è vivo, è vivo ca**o, campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo! 

Mi tremano i polsi. 

La mostruosa tenuta fisica di Idanna, la nostra pediatra d’urgenza, congresso USA, volo, trasferta, lezione. Verosimilmente sveglia da 40 ore, eppure saltava più di noi e rideva, birra in mano, tra gli infermieri MEU indiavolati. Io scherzai: “Non sono così gli eventi delle altre specialità, eh?” Lei, forse non pensandoci realmente, rispose continuando a saltellare: “No, per niente. Ma sai, è il pronto soccorso, che fa la differenza

Bam. 

Tema: “E’ il pronto soccorso che fa la differenza”. Analizza e commenta in 1500 parole questa frase.

Quando, alla prima sera, alcuni dei pionieri della medicina d’urgenza italiana ci chiesero in cerchio “chi fossimo”, l’imbarazzo era palese. Perché la verità non era la figuraccia in sé, è che è veramente difficile raccontare a degli sconosciuti non che sei innamorato, ma perché sei innamorato. Di fatto condividemmo le nostre storie d’amore, come a un improvvisato corso prematrimoniale. 

L’ordine dell’uomo sul caos, la mano con la fiaccola nel buio. Aveva lo sguardo cristallino, determinato, Anna Maria Ferrari, mentre lo esprimeva. Una volontà pura come una retta, nell’entropia del mondo circostante. Si commosse appena, mentre ricordava il bel sorriso di Vito Giustolisi, cui la nostra scuola è dedicata. Manifestava la sua pacata fierezza anche Gian Alfonso Cibinel, mentre ricordava il passato; quello che ci viene sempre ricordato da chi ci vorrebbe, dopotutto, ancora così: gli uscieri dell’ospedale, quelli che “vabbè, ma non è il tuo ambito”. L’emotività disarmante di Patrizia Vitolo, l’unione delle forze in un perenne lavoro di squadra, o, come direbbe lei, di orchestra.

Io stavo cercando un modo elegante per esprimermi. Faccio una battuta? No, con le battute faccio pena. Vabbé, ma non fare figuracce, Aurora. “Ciao a tutti, mi chiamo Aurora, e l’unica cosa che mi giurai da piccola è che mai, mai avrei fatto il medico”. Ecco, ora sotterrati o almeno spiega perché sei a rubare ossigeno in quell’aula. Mi trema la voce, mi dispiace che mi tremi la voce.

Quell’unica, singola frase di mia madre, mentre ero per la prima volta di notte in un ospedale, mano nella mano della mia ammalata. Una strada già segnata verso il giornalismo, il colloquio già passato nella scuola d’eccellenza dove “tutti vogliono andare”, e io che mi sentivo piccola e stupìta. Come i personaggi dei quadri romantici, in riva ad oceani rabbiosi, o su montagne disabitate. Piccola come una bambina in un’enorme cattedrale gotica, dove echeggia tutto. Piccola, piccola, infinitamente piccola.

Ti piacciono tanto le storie. Ma allora perché invece di andare in giro a raccontare quelle degli altri, perché non provi a farle tu? Perché cercarle, quando verranno da te?

E per anni infiniti mangiare amarissimo sui libri di medicina, pensando sempre di abbandonare, delusa come poche cose al mondo dal tipo di medicina che mi veniva ogni giorno proposto. Poi, il primo tirocinio in PS, la prima notte. 

Sei del mattino. Caffè in mano. Alle volte, l’ingresso dell’ospedale di Padova mi ricordava un’enorme nave. Specie quando mi giravo, e lo vedevo così, come un semicerchio luminoso, perso nel buio della città che sembra sparita. Non so se andate per mare. C’è sempre quel momento, quando si naviga di notte, che a trecentosessanta gradi non vedi altro che nero sopra, nero sotto. Alle volte immaginavo che il rumore delle ambulanze di notte fosse un lungo fischio, un richiamo per sottomarini, per altre navi, perse in quella oscurità come noi. E dentro chi poteva, dormiva, chi non poteva parlava col vicino, sacramentava, chiamava la mamma o Dio.

Mi sporsi dalla ringhiera, guardai giù come se fossi sopra il ponte della nave. E là, il Pronto Soccorso, che gran valzer!
Gente che veniva a morire, gente che stava per nascere, gente che stava per morire che avrebbe salvato qualcun altro, gente che semplicemente lavorava e beveva il caffè abituata a tutto questo.

Chissà cosa penseranno i nostri nipoti o anche solo i nostri allievi di questi modi preistorici di mantenere in vita la gente, di lenire il suo dolore, di cercarvi rimedio. Chissà se sembreremo insolitamente avanzati, o quasi barbari, cannibali, che con cuori ancora battenti ci alziamo in volo alle prime luci dell’alba perché in un’altra nave qualcuno ha iniziato ad operare.

Io ero lì, per la prima volta spettatrice. La potenza di qualcosa che tutt’ora non comprendo del tutto si stava esprimendo, continua ad esprimersi, indifferente di me e dei miei studi, sgorga il sangue come i torrenti, battono i cuori come i terremoti, precipitano i parametri come le valanghe. 

E mi chiesi sul bordo di questa nave se non avessi paura.

Certo che avevo paura. Certo che ho paura, certo che avrò paura. Questa è peggio di una guerra, almeno in guerra c’è una strategia umana, una logica comprensibile. Qui si sfida l’ignoto ogni istante, e bisogna renderlo a misura d’uomo, calpestabile, respirabile, abitabile. Qui dentro alla nave ci mettiamo le tendine e le lenzuola all’ignoto, i fiori, i cioccolatini, le calzette per i nati prima del tempo. Sfidiamo le onde e i maremoti, sguardo fisso avanti, in mano siringhe e saturimetri, il pranzo smezzato con l’infermiera preferita, la bottiglietta d’acqua accanto al computer, dottò lo vuoi un altro caffé?. Forse nel futuro davvero, grazie ai telomeri ci diranno quando saremmo destinati a morire, come lessi in un racconto da ragazzina; avremo cuori in titanio e nervi di sottili fibre ottiche, e a noi ci penseranno gli ingegneri, non i medici e gli infermieri.

Forse.

Per ora il dolore, la paura e la morte ci investiranno di colpo, e ci sarà sempre qualcuno di noi che dovrà anche imparare a dirlo ai pazienti o ai parenti, col sudore sulla fronte e sotto le braccia, e poi, chissà, sentirsi poco professionalmente fragili se viene voglia di abbracciarli e di piangere insieme.

È l’ultima sera, siamo sempre nella rocca di Bertinoro. La terrazza rinascimentale sta diventando rosa col tramonto. Sono passati cinque giorni di ecografia, trauma, pediatria, ventilazione, emogas, cardiologia, radiologia, chirurgia, medicina legale… Guardo fisso Alessandro, che, seppur estremamente bravo, stordito dalle infinite cose che sono richieste d’avere nello spazio di una sola scatola cranica, si siede sul muretto e chiede: “Ma voi pensate che alla fine faremo davvero i medici d’urgenza? Alle volte…”. 

Tace, guarda lontano. Capisco, è la mia stessa atroce sensazione, ad ogni fallimento. La stessa sensazione che Alessandra con candore ha comunicato al suo turno di parlare. Alle volte sembra impossibile, oltre ogni capacità umana. Alle volte pare di affogare.

Ripenso alle mie primissime notti di PS, a quell’ospedale-nave, a quei sottomarini persi nel nulla con a bordo gli splendidi sguardi di Federica, di Maria Teresa, di Mario Rugna, di infermieri incredibili. Me li immagino scrutare il radar, caricare l’attrezzatura, il cuore caldissimo e la mente fredda, lanciare i loro fischi nel buio, chiamare col morse, persi in una casa in campagna a centomila anni luce dalla base. Mi immagino pirati come De Iaco, come Guarino, Schiraldi, Cianci, Barozzi, Ferrari, urlare di tenersi pronti all’onda anomala. Issate le vele, allerta la sala, prepara i tubi, caricate i farmaci. Mi immagino un singolo sguardo di tutti i miei maestri, un cenno di intesa con gli infermieri. Lo sguardo di “Sai cosa devi fare e sì, so che lo farai”. Ecco, arriva. 

Tenetevi forte.

Guardo Alessandro, entrambi con gli occhi lucidi, poi senza volerlo parliamo all’unisono: “Non credo che vorremmo mai essere da un’altra parte”.

Accademia dei Direttori “Mancano più di mille medici nei pronto soccorso italiani”

giovedì, settembre 20th, 2018

 

Ogni anno i medici di pronto soccorso degli ospedali pubblici nazionali effettuano 4 milioni e mezzo di visite in più rispetto agli standard nazionali, definiti dalle società scientifiche. Il 29% del totale delle visite mediche di pronto soccorso supera quindi il normale carico di lavoro dei professionisti dell’emergenza, secondo uno standard di prestazione, calcolato tenendo conto di quanto tempo in media è necessario dedicare a una visita completa: ogni medico dovrebbe eseguire ogni anno al massimo 3.000 visite mediche, che invece sfiorano i 4.000 per ciascun professionista. Un fenomeno preoccupante, che è la prima conseguenza della carenza di personale: i medici a tempo indeterminato nei pronto soccorso italiani sono 5.800 mentre, in base alle piante organiche delle aziende sanitarie, ne servirebbero oltre 8.300; i precari sono circa 1.500, mancano del tutto all’appello più di mille medici di pronto soccorso.

È quanto emerge da una raccolta dati promossa da Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza, su un campione di circa 110 strutture di emergenza che rappresentano 6 milioni di accessi, circa un terzo del totale nazionale. I dati raccolti e l’analisi del fenomeno sono stati presentati durante l’Accademia dei Direttori 2018, giunta alla seconda edizione, nel corso della giornata di giovedì 20 settembre.

Si tratta di una situazione di grave sofferenza del servizio pubblico che mette in serio pericolo la qualità delle cure ai cittadini e a cui è necessario trovare rapidamente una soluzione: quest’anno le borse di specializzazione a disposizione per la medicina di emergenza-urgenza sono aumentate di circa il 40% rispetto lo scorso anno – spiega Francesco Rocco Pugliese, presidente nazionale Simeuma parallelamente è aumentato anche il fabbisogno di medici indicato dalla Conferenza Stato Regioni, che passa da circa 300 a 400 medici su tutto il territorio nazionale. L’aumento dei posti in specialità quindi, pur restando un buon segnale di attenzione da parte del governo e delle regioni, non è ancora una risposta sufficiente al bisogno di salute dei cittadini. La grave carenza dei medici nei pronto soccorso italiani è un’emergenza già oggi, mentre i nuovi posti in specialità offerti ora ricadranno sull’attività degli ospedali soltanto fra cinque anni. Sono necessari invece interventi rapidi per salvare l’emergenza del servizio sanitario nazionale.

L’Accademia dei Direttori, organizzata annualmente da Simeu e giunta alla sue seconda edizione, riunisce circa 150 responsabili delle strutture di medicina e chirurgia di emergenza e accettazione d’Italia, indipendentemente dall’appartenenza alla società scientifica. La due giorni promuove il confronto fra i professionisti sui principali temi della disciplina, visti in un’ottica prevalentemente organizzativa. Scopo dell’iniziativa è di contribuire a rendere uniforme l’offerta del servizio sanitario nazionale in materia d’emergenza e a trovare una soluzione ai principali problemi che affliggono il settore.

L’Accademia è dedicata a Francesco Stea, direttore del pronto soccorso di Bari, tra i principali fautori della Medicina di emergenza in Italia, scomparso nel 2016.





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