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Gestione intraospedaliera dei pazienti che si presentano con dolore toracico

martedì, giugno 21st, 2016

Dott. Paolo Balzaretti, redazione Blog Simeu

Su Twitter: @P_Balzaretti


Il dolore toracico è la causa del 3 – 4% degli accessi in Pronto Soccorso nell’Europa Mediterranea (1, 2), dei quali una percentuale tra il 6,5% (1) e il 13% (3) riceve una diagnosi di Ima. Per il medico d’Urgenza è importante conoscerne approfonditamente l’iter diagnostico, condotto talvolta almeno in parte in collaborazione con gli specialisti cardiologi, anche per i potenziali risvolti medico-legali ad esso correlati.

È dunque benvenuta la pubblicazione, sul fascicolo di giugno del Giornale Italiano di Cardiologia, del documento di consenso ANMCO/SIMEU sulla gestione intraospedaliera dei pazienti che si presentano con dolore toracico, che include tra gli Autori i soci Simeu Paolo Groff, Gian Alfonso Cibinel, Maria Pia Ruggieri ed Enrico Ruggiero.

La revisione del precedente documento di consenso di Simeu e Anmco (Associazione Nazionale Medici Cardiologici Ospedalieri) pubblicato nel 2009 (4) si è resa necessaria in virtù della costante innovazione degli strumenti diagnostici a disposizione, sia biochimici che di imaging, che della volontà di recepire, anche in ambito nazionale, i nuovi indirizzi diagnostico-terapeutici proposti dalle Società Scientifiche internazionali per mezzo delle loro linee-guida. L’attenzione del lavoro è focalizzata, come chiarito fin dall’introduzione, sulla valutazione del paziente con dolore toracico di sospetta origine cardiaca.

Le principali novità introdotte sono:

  • la raccomandazione all’impiego degli score clinici. Quelli presi in considerazione dal documento sono il Timi risk score e l’Heart score, che permettono di integrare, in modo standardizzato, i dati anamnestici, obiettivi, elettrocardiografici e biochimici, consentendo una stratificazione prognostica del paziente.
  • L’acquisizione delle nuove tecniche di dosaggio ad elevata sensibilità della troponina, delle quali vengono descritte le caratteristiche analitiche e di accuratezza diagnostica e le potenziali implicazioni sulla gestione del paziente.
  • L’adesione ai protocolli standardizzati 0-3h per il dosaggio della troponina proposti dall’ESC per l’esclusione (rule-out) e la diagnosi rapida (rule-in) dell’infarto miocardico nei pazienti con dolore toracico acuto, nelle Strutture ospedaliere dove sia disponibile il dosaggio ad elevata sensibilità, così come definito nel documento.
  • Risonanza magnetica cardiaca: pur riconoscendo che non vi siano evidenze circa l’accuratezza della metodica il suo impatto nella gestione del paziente con dolore toracico acuto, le si riconosce un possibile impiego nei pazienti che si presentano con alterazioni Ecg ma nessuna variazione significativa della concentrazione della troponina per una diagnosi differenziale tra ischemia miocardica acuta o pregressa o la presenza di altre miocardiopatie quali la miocardite o la sindrome di Takotsubo.
  • Definizione di un algoritmo per la valutazione dei pazienti con aumento tipico dei valori di troponina (superiore a 5 volte il valore normale o con andamento crescente/decrescente), il quale può indirizzare il clinico nei casi in cui non sia possibile un’esclusione rapida dell’infarto miocardico.
  • L’introduzione del Chest Pain Team, il quale, costituito da un medico d’urgenza, un cardiologo e di un infermiere, si occupi della stesura di un piano diagnostico-terapeutico aziendale, ne promuova la diffusione, ne monitorizzi l’applicazione attraverso audit clinici e favorisca l’aggiornamento del personale attraverso la presentazione dei più recenti dati di letteratura e la revisione dei casi più complessi.

Vi segnaliamo che si parlerà di questo documento anche nel prossimo Congresso Nazionale Simeu che si terrà a Napoli dal 17 al 20 novembre prossimi. Tutte le informazioni a cliccando qui.

Bibliografia

  1. Martinez-Selles M, et al. Chest pain in the Emergency Department: incidence, clinical characteristics, and risk stratification. Rev Esp Cardiol 2008; 61(9): 953-959.

  2. Solinas L, et al. Prevalence, clinical characteristics, resource utilization, and outcome of patients with acute chest pain in the Emergency Department. A multicenter, prospective, observational study in the north-eastern of Italy. Ital Heart J 2003; 4(5): 318-324.

  3. Domanovits H, et al. Acute chest pain – a stepwise approach, the challenge of the correct clinical diagnosis. Resuscitation 2002; 55: 9-16.

  4. Ottani F, et al. Percorso di valutazione del dolore toracico. Valutazione dei requisiti di base per l’implementazione negli ospedali italiani. G Ital Cardiol 2009; 10: 46-63.

Trattamento post-rianimazione da arresto cardiaco nell’adulto: opinione di un panel di esperti

martedì, gennaio 12th, 2016

 

Dott. Paolo Balzaretti, redazione Blog SIMEU

Su Twitter: @P_Balzaretti


Fare riferimento a linee guida internazionali è importante; è peraltro esperienza comune come sia spesso difficile adattare tout-court documenti sviluppati in contesti clinici ed organizzativi molto diversi da quello in cui si opera abitualmente. Per questo è importante sostenere la “produzione” di raccomandazioni locali, quanto meno nazionali, che tengano conto delle particolarità organizzative ed epidemiologiche del nostro Paese.

Parliamo dunque ben volentieri del documento dal titolo “Implementazione del Trattamento post-rianimazione da arresto cardiaco nell’adulto: opinione di un panel di esperti”, pubblicato recentemente sul Giornale Italiano di Cardiologia. Si tratta di un documento inter-societario cui hanno partecipato l’Italian Resuscitation Council (Irc), l’Associazione Nazionale Cardiologi Ospedalieri (Anmco), la Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza (Simeu), la Federazione nazionale dei collegi Ipasvi e la Società Italiana dei sistemi 118 (Sis-118). Per Simeu ha partecipato il dott. Andrea Fabbri, direttore della Struttura complessa di Pronto soccorso, Medicina d’urgenza e 118 dell’Azienda Usl di Forlì nonché Responsabile del Centro Studi Simeu.

La mortalità dei pazienti rianimati con successo dopo arresto cardiaco rimane ancora piuttosto elevata. Dunque la ripresa del circolo spontaneo, che spesso viene interpretato come “un traguardo” sudato, rappresenta in realtà un punto di partenza di un percorso molto complesso che gli Autori hanno suddiviso in fasi successive, seguendo l’impostazione proposta dall’Ilcor nel 2008: 1) fase immediata (ripresa del circolo spontaneo – 20 minuti), 2) fase precoce (20 minuti – 6 ore), 3) fase media (6 ore – 72 ore) e 4) fase di recupero oltre le 72 – 96 ore.

Nel documento viene data importanza a tre argomenti in particolare, dei quali viene fatta un’approfondita analisi: la gestione della temperatura corporea, l’eventuale indicazione a coronarografia in urgenza e prognosi neurologica.

Per ognuno dei temi trattati vengono esposte le relative indicazioni, suddivise in due gradi di “forza”: le indicazioni “suggerite” sono quelle che si basano su evidenze più solide (trial clinici randomizzati, registri clinici, raccomandazioni di esperti contenute in linee guida internazionali), quelle “da considerare” invece hanno basi scientifiche meno solide (studi osservazionali, studi animali).

Speriamo che questo documento favorisca l’ulteriore collaborazione tra le Società scientifiche dell’emergenza-Urgenza in Italia, come già avvenuto in passato.

 

Pubblicato l’Update 2015 delle Linee Guida dell’American Heart Association (AHA) per la rianimazione cardiopolmonare e il trattamento delle emergenze cardiovascolari

giovedì, ottobre 22nd, 2015

Della redazione blog Simeu in collaborazione con Patrizia Vitolo, responsabile dell’ITC AHA-SIMEU

Il 15 ottobre scorso è stato pubblicato l’Update delle Linee Guida dell’American Heart Association (AHA) per la rianimazione cardiopolmonare e il trattamento delle emergenze cardiovascolari (comunicato stampa di Patrizia Vitolo)

Come già specificato nel titolo, non si tratta di una revisione completa delle linee guida del 2010 ma piuttosto un aggiornamento focalizzato sui temi per i quali sono disponibili nuove e significative evidenze scientifiche o dove vi è maggiore dibattito, così come segnalato anche dalla rete formativa. Ciò preannuncia quanto succederà nel prossimo futuro: non vi saranno più revisioni complete delle linee guida a scadenze regolari, bensì un aggiornamento continuo delle singole parti a mano a mano che nuove evidenze scientifiche rilevanti emergeranno dalla letteratura, in modo tale da abbreviare i tempi rispetto alla loro effettiva introduzione nell’assistenza del paziente. Una versione aggiornata delle linee guida, costituita dal documento del 2010 con gli aggiornamenti del 2015 e quelli successivi, sarà costantemente disponibile a questo indirizzo.

Le novità più rilevanti contenute nelle linee guida riguardano:

  • La differenziazione delle catene della sopravvivenza per l’arresto cardiaco extra e intra-ospedaliero;
  • la frequenza delle compressioni toraciche e loro profondità nell’adulto e nel bambino;
  • l’impiego delle compressioni meccaniche;
  • Il ruolo dei dispatcher nel riconoscimento dell’arresto cardiaco extra-ospedaliero e le relative indicazioni ai laici (Hands Only CPR);
  • ruolo sempre più importante dell’allertamento, della RCP e della defibrillazione precoce (Progetti PAD) da parte di laici testimoni dell’arresto;
  • Impiego del naloxone, anche da parte dei soccorritori laici, da dare per via intranasale;
  • La rimozione della raccomandazione alla somministrazione della vasopressina;
  • Indicazioni sulle Sindromi Coronariche Acute che recepiscono le nuove indicazioni internazionali pubblicate negli ultimi anni.

Per ulteriori approfondimenti, rimandiamo agli “Highlights” ufficiali, la cui edizione italiana è stata curata da Patrizia Vitolo, responsabile dell’ITC AHA-SIMEU e da Lorenza Pratali, responsabile dell’ITC AHA-ANMCO.

SIMEU, in virtù di un accordo del 1999, è International Training Center e organizza per conto di AHA tutta la gamma di corsi di Rianimazione Cardiopolmonare di base per tutte le fasce di età rivolti sia a laici sia a soccorritori professionisti (Heartsaver ® AED, BLS Healthcare Provider) e corsi avanzati per vittime adulte (ACLS, ACLS Experienced Provider) e per bambini (PALS). Per programmi e schede illustrative dell’intera offerta formativa cliccate su questo link.

Angioedema: Consensus conference italiana

mercoledì, aprile 16th, 2014

di Bartolomeo Lorenzati, medico d’urgenza Aso S.Croce e Carle di Cuneo

@BatoLorenzati

L’angioedema è una causa frequente di accesso in ED e si presenta come edema della cute e delle mucose, localizzato al volto, al cavo orale, alla lingua, alle labbra o alla laringe creando un ostruzione delle vie aeree potenzialmente fatale, o localizzato alla parete addominale inducendo a volte ad interventi laparoscopici non necessari.

L’edema interessa il derma, il sottocute e i tessuti sottomucosi. Il meccanismo fisiopatologico alla base è un aumento della permeabilità vascolare ed una vasodilatazione a livello della cute e degli strati sottomucosi che conducono ad uno stravaso di plasma.

Le forme più comuni sono mediate dall’istamina o dalla bradichinina. Le prime, responsive agli anti-istaminici, steroidi ed adrenalina, sono causate dalla degranulazione mastocitaria in primis successiva a reazioni allergiche. Le seconde, responsive ai nuovi farmaci anti-bradichinita tipo la callicreina, l’icatibant etc sono le forme ereditarie o acquisite di deficit della proteina C1-esterasi o forme associate all’assunzione di ACE-inibitori.

Recentemente sulla rivista Internal and Emergency Medicine è stato pubblicato un Consensus Statement (link) sviluppato da un panel multidisciplinare di cui fanno parte anche i soci SIMEU prof. Giuliano Bertazzoni, membro del Centro Studi SIMEU, dott. Maurizio Chiesa e dott. Paolo Cremonesi.

Il documento è stato frutto di una rigorosa revisione della letteratura scientifica, che ha posto maggior attenzione ai lavori pubblicati dopo il 2008, data di entrata in commercio dei nuovi farmaci per il trattamento specifico anti-bradichinina.

Dalla Consensus è risultato:

  • l’importanza di una pronta diagnosi e di un rapido trattamento con farmaci specifici, per evitare la progressione della sintomatologia. Si pone l’accento sulla gravità e la potenziale evolutività dell’angioedema “behind the teeth”.
  • in base all’esperienza clinica degli esperti i pazienti devono essere classificati come codice rosso (life-threatening condition) in presenza di angioedema del volto, della cavità orale e del collo o quando il paziente lamenta sensazione di gonfiore nella gola associato a disfonia, cornage, distress respiratorio (> 30 atti/min) o desaturazione (<90%); come codici gialli (not life-threating condition, ma che necessitano di un osservazione) in presenza di edema al volto, alla cavità orale, alle alte vie aeree, di dolori addominali, di disfagia, di sensazione di gonfiore alla gola, ma in assenza di segni e sintomi oggettivi; come codice verde (minor severity) in presenza di edema cutaneo non localizzato al volto (estremità, area genitale etc).
  • gli episodi associati al rilascio dell’istamina sono solitamente scatenati da un trigger individuabile (puntura d’insetto, cibo o farmaci) e l’insorgenza dell’edema è repentina, spesso associata ad orticaria e prurito.
  • gli episodi associati alla bradichinina non sono solitamente associati ad orticaria e a volte sono correlati a forme famigliari ed ereditarie, anche se circa il 25% degli episodi non sono presenti in cluster famigliari.
  • ai farmaci classicamente utilizzati per gli attacchi acuti (steroidi, anti-istaminici ed adrenalina), negli ultimi anni, si sono aggiunti farmaci specifici per le forme causate da deficit di C1-inibitore:
  1. C1 inibitori di derivazione plasmatica: Bertinet (20Ui/Kg ev, Cinryze 1000U ev più ulteriori 1000U ev in caso di assenza di risposta dopo 60’)
  2. C1 inibitore ricombinante: Ruconest (50Ui/Kg ev)
  3. Icatiban: Firazyr (30 mg/3 mL sc, più 30 mg sc ogni 6 ore per un massimo di 90 mg nelle 24h)
  4. Ecallantide: (30 mg sc)

 

  • qualora tali farmaci non siano disponibili, si può utilizzare il plasma fresco congelato in off-label (2 unità per pazienti < 90 Kg; 3 unità per pazienti >90Kg)
  • i pazienti devono rimanere in osservazione clinica sino alla completa risoluzione della sintomatologia se classificati come codice rosso in triage, per almeno 6 ore per i codici gialli e i codici verdi possono essere dimessi non appena i sintomi migliorano.
  • al momento della dimissione anti-istaminici e corticosteroidi devono essere proseguiti per alcuni giorni.

Gli attacchi di angioedema possono essere fatali e costituiscono una sfida per il personale d’emergenza. La comprensione fisiopatologica, una maggiore consapevolezza della sua esistenza e la conoscenza dell’armamentario terapeutico specifico a nostra disposizione sono cruciali per il trattamento tempestivo ed appropriato.

Consiglio pertanto di leggere la sopracitata Consensus che risulta essere molto esaustiva ed estremamente utile per il nostro lavoro quotidiano.

Frattura emodinamicamente instabile di bacino: ecco le linee guida anche a firma Simeu

venerdì, marzo 28th, 2014

di Paolo Balzaretti, redazione blog Simeu

@P_Balzaretti


Il problema della frattura pelvica emodinamicamente instabile è uno dei più rilevanti nell’emergenza-urgenza sia dal punto di vista clinico, per la necessità di agire tempestivamente per fermare il sanguinamento, sia dal punto di vista organizzativo, in quanto la sua gestione richiede la collaborazione di diversi specialisti, dal medico d’urgenza al radiologo, dal chirurgo generale all’ortopedico.

Nel corso del tempo non è mai stato raggiunto un consenso definitivo, quantomeno in Italia, su quale possa essere la migliore strategia di trattamento. Per questo, su iniziativa di un gruppo di chirurghi generali dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, è stata indetta una Consensus Conference per giungere alla redazione di linee guida condivise sulla materia, che sono state infine pubblicate pochi giorni fa’ sul World Journal of Emergency Surgery (link). Sono state coinvolte le principali Società Scientifiche italiane interessate, tra cui la SIC (Società Italiana di Chirurgia), la SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva), la SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica) e SIMEU, rappresentata dal dott. Andrea Fabbri, primario del Pronto Soccorso – Medicina d’Urgenza – 118 dell’Ospedale Morgagni – Pierantoni di Forlì e Coordinatore del Centro Studi della Società.

Il documento è frutto di un processo rigoroso: innanzitutto l’acquisizione delle evidenze, commissionato dal Comitato Organizzatore a due documentaristi, volto a rispondere a tre chiari quesiti: quali pazienti emodinamicamente instabili necessitano di una stabilizzazione pelvica pre-peritoneale? Quali pazienti emodinamicamente instabili necessitano di fissazione esterna? Quali pazienti emodinamicamente instabili necessitano di angiografia urgente? A partire dalle evidenze di letteratura sono state formulate una serie di raccomandazioni, con indicazione per ognuna della relativa forza e del grado di evidenza sottostante, secondo l’approccio del CeVEAS di Modena. Le raccomandazioni sono state integrate da un algoritmo che sintetizza, in maniera chiara, i passi che si debbono affrontare per gestire il paziente al meglio, in accordo con le evidenze attuali.

Vi consigliamo dunque di leggere questo importante documento per poter interagire al meglio con gli altri specialisti coinvolti nel trattamento di questi pazienti particolarmente complessi.

L’affidabilità delle linee guida: un’intervista al dottor Primiano Iannone

mercoledì, marzo 19th, 2014

di Paolo Balzaretti, redazione blog Simeu

@P_Balzaretti


Le linee guida rappresentano da sempre una tipologia di lavoro scientifico molto discussa. Tra i limiti che da sempre ne hanno ostacolato la diffusione ci sono le difficoltà di adottare indicazioni diagnostico-terapeutiche create in altri contesti geografici e culturali, l’eccessiva rigidità e complessità di alcuni documenti e i dubbi riguardo all’affidabilità del processo che conduce alla loro pubblicazione.

A proposito di quest’ultimo punto, il dott. Iannone, primario della Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso dell’Ospedale di Chiavari, ha recentemente pubblicato su JAMA Internal Medicine un’interessante analisi del grado di evidenze che sta alla base delle linee guida pubblicate da importanti società scientifiche internazionali. Abbiamo colto l’occasione per intervistarlo e approfondire ulteriormente questi temi.

Dott. Iannone, potrebbe sintetizzarci gli obiettivi e risultati del vostro lavoro?

L’obiettivo principale è stato – attraverso un case study – valutare i limiti degli attuali strumenti e metodi utilizzati per giudicare l’affidabilità delle raccomandazioni presentate dalle linee guida. Finora, l’aderenza a griglie valutative predefinite come l’AGREE e la concordanza delle raccomandazioni fra linee guida sullo stesso argomento emanate da fonti diverse erano ritenute sufficienti per ritenerle credibili. Noi abbiamo dimostrato il contrario, poiché ben tre linee guida nominalmente “evidence based” di rinomate società scientifiche fornivano raccomandazioni erronee sull’uso del dronedarone, se misurate col metro del sistema GRADE, il più sofisticato, rigoroso ed esplicito sistema di produzione di raccomandazioni, messo a punto, tra gli altri, dal mio grande e compianto maestro Alessandro Liberati. Ciò invita i lettori ad una maggiore cautela nell’interpretare le raccomandazioni delle linee guida soprattutto in presenza di conflitto d’interessi dichiarato o sospetto e evidenti difetti metodologici, e stimola le società scientifiche a produrre linee guida di maggiore qualità. Questo non vuol dire che le linee guida, soprattutto quelle prodotte da organismi governativi come NICE, SIGN o l’OMS, in assenza di conflitto d’interessi, con solide basi metodologiche, e con la partecipazione di tutti gli stakeholders – non solo degli specialisti, quindi- non debbano essere prese in seria considerazione. Purtroppo, invece, le linee guida delle società scientifiche erano poco affidabili vent’anni fa e lo rimangono spesso tuttora.

Parte del vostro lavoro di analisi si è concentrato sui potenziali conflitti di interesse degli estensori dei documenti, derivanti dai loro legami con le industrie farmaceutiche. Secondo Lei questi rapporti possono influenzare significativamente il processo di preparazione delle linee guida?

Il conflitto d’interessi non basta dichiararlo: bisogna gestirlo e neutralizzarlo e, come dice Lisa Bero, esiste un limite oltre il quale è inaccettabile.

Un’ampia gamma di evidenze suggerisce che il conflitto d’interessi sia in grado di influenzare significativamente l’affidabilità delle linee guida. Nel case study che abbiamo analizzato, quello del dronedarone, vi era una presenza pervasiva di esperti con forti legami con la casa produttrice del farmaco. Addirittura le Linee Guida europee, le più sbilanciate a favore del dronedarone, avevano nel panel il prinicipal investigator di uno dei maggiori trials – sponsorizzati- su quel farmaco. Si badi bene che il conflitto d’interessi non è solo di natura economica. Può essere anche di natura intellettuale, come nel caso succitato, e del tutto in buona fede. L’importante è riconoscerlo, ammetterlo e controllarlo. C’è anche chi sostiene che le linee guida debbano essere fatte da persone prive del tutto di conflitto d’interessi. Soprattutto se le evidenze sono oggettive, come quelle scaturite dai trials, non c’è alcun bisogno di esperti “conflicted” per decidere se una determinata raccomandazione possa essere sostenuta o no ma buon senso clinico, onestà scientifica e, magari, maggiore attenzione ai genuini interessi dei pazienti e della società nel suo complesso.

C’è una crescente consapevolezza del fatto che in letteratura c’è una maggiore disponibilità di informazioni riguardanti l’efficacia dei nuovi farmaci piuttosto che la loro sicurezza: è d’accordo? Ciò può influire sulle raccomandazioni pubblicate?

Certamente. Si è spesso propensi a dimenticare che i trials possono – se ben condotti – dare informazioni affidabili sulla efficacia dei trattamenti. Gli effetti collaterali, invece, soprattutto se rari e inattesi, sono molto meno rilevabili con questo strumento di indagine, ed è per questo che occorre moltissima cautela prima di raccomandare nuovi trattamenti che magari conferiscono vantaggi clinici marginali – quando ci sono – e poi si scopre che sono dannosi. Le raccomandazioni cliniche dovrebbero incorporare questo principio di cautela, ma spesso non lo fanno.

Quali sono i passi più importanti che possono essere intrapresi per aumentare l’affidabilità delle linee guida?

Innanzitutto, sarebbe bene che le società scientifiche specialistiche che sono le maggiori indiziate di produrre raccomandazioni fallaci si aprissero di più all’apporto di metodologi privi di conflitti di interesse, richiedendo il supporto e il know – how di organizzazioni governative (NICE, OMS, SIGN) con esperienze solide in questo ambito, per convertirsi a un maggiore rigore. Di fatto ancora oggi molte Linee Guida che si dichiarano evidence based in realtà sono basate sul consenso di esperti (spesso in conflitto d’interessi). Il metodo GRADE è lo strumento più idoneo per produrre raccomandazioni evidence based, ma anche qui non basta dichiararlo nei metodi della linea guida (come nel nostro case study hanno fatto i canadesi): bisogna dimostrare di aver seguito passo passo gli step previsti dal GRADE. Attenzione: il GRADE non elimina la soggettività insita in qualunque raccomandazione clinica, ma rende esplicite e chiare le dimensioni valutative che inducono il panel a decidere sulla forza (forte o debole) della raccomandazione e sulla sua direzione: rilevanza degli outcomes, precisione delle stime, congruenza dei risultati fra studi diversi, difetti metodologici degli studi primari, bilancio complessivo fra vantaggi e svantaggi, preferenze dei pazienti, costi e risorse. Solo e soltanto le raccomandazioni che tengono conto di tutti questi fattori si possono realmente considerare credibili.

In secondo luogo, non si vede proprio il bisogno che ogni società scientifica produca la sua linea guida su un argomento trito e ritrito. Nel caso della fibrillazione atriale, ne abbiamo analizzate ben tre, tutte rilasciate in un breve lasso di tempo e praticamente sulle stesse evidenze. Erano proprio necessarie o ne bastava una? Una maggiore coordinazione fra le medical specialty societies sarebbe quindi auspicabile.

Del conflitto d’interessi si è già detto, ma certamente le relazioni fra case farmaceutiche e società scientifiche specialistiche vanno riviste, per evitare che le loro linee guida non finiscano per diventare (sempre più) strumento di marketing surrettizio, invece che di orientamento clinico.

Vi è inoltre l’importante aspetto legato alla composizione del panel degli esperti ed estensori delle linee guida: medici generalisti, metodologi, pazienti dovrebbero affiancare in proporzione adeguata gli “esperti” per evitare il cosiddetto “good intention bias”. E’ noto che gli specialisti sovrastimano i benefici e sottostimano i rischi dei trattamenti e forniscono raccomandazioni tendenzialmente sbilanciate, pur se animati dalle migliori buone intenzioni.

Ma soprattutto, tenuto conto che gli strumenti di valutazione formale della qualità delle linee guida (come l’AGREE) non catturano adeguatamente la questione essenziale – cioè se le loro singole raccomandazioni sono affidabili o no e i nuovi criteri IOM sono forse troppo restrittivi per un loro utilizzo routinario, lo spirito critico degli utilizzatori rimane la migliore misura per favorire il miglioramento di questi strumenti decisionali. Un cosiddetto “public marketplace” delle Linee Guida, con “quotazioni” stabilite da un dibattito sul web, moderato, ospitato da una organizzazione autorevole, spassionato e pubblico del loro valore, come è stato suggerito, potrebbe essere un grande strumento a favore dei medici, pazienti e decisori. Oltre che degli estensori delle linee guida stesse, ovviamente.

MUBEE#11: Dove cercare le linee guida

martedì, febbraio 11th, 2014

di Paolo Balzaretti, redazione blog Simeu

@P_Balzaretti

 

Secondo l’americano “Institute of Medicine”, le linee guida sono documenti che includono raccomandazioni volte ad ottimizzare l’assistenza al paziente, il cui contenuto si basa su revisioni sistematiche della letteratura e su una valutazione dei rischi e dei benefici delle varie opzioni assistenziali alternative (1).

Come sappiamo, questi sono tra i documenti più controversi della letteratura scientifica: sebbene siano state concepite per facilitare la gestione del paziente, rendendo più fruibili le evidenze e riducendo le disomogeneità nell’approccio clinico, le linee guida sono state percepite spesso come vincoli alla libertà decisionale del medico. Inoltre, la loro diffusione è ostacolata dalla difficoltà che si può sperimentare adottando indicazioni diagnostico-terapeutiche create in altri contesti geografici e culturali e i dubbi circa la possibilità che talvolta le raccomandazioni costituiscano una forma di pressione operata dall’industria farmaceutica per mezzo di esperti con troppi conflitti d’interesse (2).

Nonostante ciò, non si può praticare la medicina oggi pretendendo di prescindere completamente dalla consultazione delle linee guida; in questo post tenterò di darvi alcune indicazioni su dove rintracciare le più interessanti.

Banche dati

Iniziamo con le banche dati. Ci sono quelle generiche, di cui ci siamo già occupati, che contengono documentazione scientifica di varia natura, tra cui anche linee guida, e quelle specifiche, create per contenere unicamente quest’ultime.

Tra le prime, ci due risorse di cui abbiamo già trattato, MEDLINE® e Trip Database. Nel primo caso, possiamo operare filtrando i risultati della nostra ricerca aggiungendovi, per mezzo dell’operatore AND, la seguente stringa: (“Guideline”[ptyp] OR “Guideline*”[TI] OR “Recommendation*”[TI]). Facciamo un esempio: nel caso fossimo interessati a conoscere le linee guida per il trattamento del trauma cranico nel paziente in TAO, si potrebbe creare una stringa come quella riportata nella fig.1:

 

 

Fig. 1. [ptyp] è un tag che identifica il tipo di pubblicazione cui la citazione fa riferimento. Il tag [TI] fa’ si che la parola tra virgolette sia ricercata come termine libero solo nel titolo delle citazioni. Il simbolo “jolly” * (o wildcard) fa sì che PubMed ricerchi tutti i termini che presentano come radice la parola inserita tra virgolette (nel nostro caso, essenzialmente “Guideline” e “Guidelines”). E’ bene ricordarsi sempre di impiegare in modo corretto le parentesi per costruire stringhe complesse.

 

Questa ricerca restituisce, ahimè, solo due risultati. Ciò conferma che PubMed non può essere considerato l’unico strumento per cercare linee guida, soprattutto perché la maggior parte di questi documenti effettivamente non sono pubblicati sulle riviste peer-review indicizzate nella Banca dati ma su altri canali, quali i siti delle Società scientifiche.

Come abbiamo già visto, queste “fonti alternative” sono scandagliate in modo efficace da Trip Database. Inserendo la stringa nel box di ricerca:

(“Head trauma” OR “Head injury”) AND (“oral anticoagulation” OR “warfarin”)

Si ottengono 271 citazioni, di cui circa 100 sono linee guida. E’ possibile filtrare i risultati utilizzando i tasti sulla barra destra; le linee guida vengono automaticamente categorizzate in base alla nazione di provenienza e successivamente, nella istituzioni che le hanno pubblicate. Cliccando sul titolo della citazione è possibile raggiungere l’indirizzo internet del documento, talvolta direttamente in formato pdf.

Fig. 2. I risultati della ricerca in Trip database.

Trip Database è uno strumento potente per questo tipo di ricerche: è difficile che resterete a mani vuote utilizzandolo. L’unico rischio, al contrario, è quello di venire sommersi da molte citazioni non attinenti (nel nostro caso, riguardanti principalmente l’ictus).

Infine, un archivio specifico di linee guida da consultare assolutamente è il National Guidelines Clearinghouse (NGC). Gestito dall’Agency for Helthcare Research and Quality (parte dello U.S. Department of Health and Human Services), è un database nel quale sono raccolte raccomandazioni che soddisfano alcuni criteri specifici, stabiliti a priori (cliccate qui per ulteriori informazioni). Consultare la NCG garantisce molti vantaggi: innanzitutto, fornisce una sintesi strutturata (eventualmente scaricabile in formato pdf) di ogni linea guida archiviata, portando in evidenza i dati più salienti (è incluso anche il link diretto all’indirizzo del documento originale).

Fig. 3. I risultati della ricerca nella National Guidelines Clearinghouse.

Uno dei punti di maggior forza è il servizio “Compare Guidelines” che permette di confrontare, per mezzo di una tabella generata automaticamente, le sintesi di due o più linee guida, fornendo un utile strumento nel caso in cui, tra più documenti, si debba scegliere quale adottare.

Fig. 4. Il servizio “Compare guidelines” della National Guidelines Clearinghouse.

Nel nostro caso, l’inserimento della stringa già impiegata per Trip Database restituisce 12 citazioni, a prima vista più mirate e specifiche di quelle fornite da quest’ultimo.

 

Enti estensori di linee guida

E’ possibile anche scegliere di accedere direttamente agli archivi delle istituzioni maggiormente coinvolte nella redazione di linee guida. Di seguito, alcune di quelle che ritengo più rilevanti per un operatore dell’emergenza-urgenza (in ordine alfabetico):

  • American College of Emergency Physician: rilascia documenti, in forma di “domande e risposte”, definiti “Clinical Policies”, nei quali fornisce raccomandazioni basate su estese valutazioni sistematiche della letteratura (link diretto). Lo stesso organismo pubblica i cosiddetti “Policy Statements”, più focalizzati, che possono essere considerati delle opinioni di esperti (quelli del Board of Directors) riguardanti temi anche non strettamente clinici (link diretto).
  • American Heart Association: redige linee guida su numerosi condizioni cardiovascolari (link diretto).
  • Eastern Association of Surgery of Trauma: focalizzata naturalmente sulla traumatologia, ha rilasciato numerose linee guida scaricabili gratuitamente (link diretto).
  • European Society of Cardiology: altra autorevole fonte di linee guida in ambito cardiovascolare (link diretto).
  • Infectious Diseases Society of America: pubblica, anche sul propria rivista ufficiale, “Clinical Infectious Diseases”, autorevoli e note linee guida in ambito infettivologico (link diretto).
  • GOLD e GINA: sono due iniziative di portata mondiale che redigono, tra le altre attività, raccomandazioni aggiornate molto frequentemente. Quelle GOLD riguardano la bronco pneumopatia cronica ostruttiva (link diretto), quelle GINA l’asma (link diretto). I link conducono alle traduzioni in italiano dei rispettivi documenti.
  • NICE: il britannico “National Institute for Health and clinical excellence” prepara molteplici documenti evidence based (che indica come “Guidance”) tra cui anche linee guida. E’ possibile ricercarle e scaricarle gratuitamente direttamente dal sito dell’istituto (link diretto).
  • SIGN: lo Scottish Intercollegiate Guidelines Network è un’istituzione pubblica che redige linee guida per il sistema Sanitario Inglese, aggiornate periodicamente, su molteplici argomenti (link diretto).

 

In Italia

Nel nostro Paese non esistono, che mi risulti, molte iniziative di promozione e diffusione di linee guida di respiro nazionale. Tra queste citerei il Piano Nazionale Linee Guida (link diretto), in cui sono raccolte linee guida istituzionali riguardanti vari argomenti.

Bibliografia

  1. Institute of Medicine. Graham R, Mancher M, Wolman DM, Greenfield S, Steinberg E, editor(s). Clinical practice guidelines we can trust. Washington (DC): National Academies Press; 2011. 2p. Link

  2. Lenzer J, Hoffman J, Furberg C, Ioannidis J. Ensuring the integrity of clinical practice guidelines: a tool for protecting patients. BMJ 2013; 347: f5535. Link

Note: la ricerca bibliografica contenuta in questo post ha solo un scopo esemplificativo e non può considerarsi completa o validata. Tutte le ricerche sono state effettuate il 4 febbraio 2014.





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