IL BLOG DI SIMEU

 

Posts Tagged ‘Pronto Soccorso’

La lotta al dolore in urgenza: Simeu in un articolo del Corriere Salute

venerdì, febbraio 7th, 2014

@SilviaAlparone

 

Su circa tre milioni di accessi ai Pronto Soccorso gli analgesici sono usati in Italia solo in pochissimi casi: il paziente è trattato secondo le procedure necessarie al singolo caso, ma senza una cura specifica per il dolore implicito nella patologia specifica o nella lesione.

E’ il risultato di un’indagine Simeu, tradizionalmente impegnata nella lotta contro il dolore: i corsi per medici e infermieri organizzati dalla faculty Sau, Sedazione e analgesia in urgenza, hanno coinvolto nel 2013 operatori sanitari di tutta Italia. E il programma dei corsi prevede un fitto calendario di appuntamenti anche per il 2014. Sarà presto disponibile sul sito della società l’elenco degli appuntamenti con le date, città per città. Scopo del corso Sau è proprio trasmettere agli operatori le corrette procedure per gestire e alleviare il dolore del paziente di pronto soccorso, soprattutto nel caso si tratti di bambini o anziani.

Di tutto questo si parla oggi in un articolo del Corriere Salute, con un’intervista a Fabio De Iaco, responsabile faculty Sau di Simeu.

I corsi di sedazione e analgesia sono rivolti al personale sanitario coinvolto nell’attività di pronto soccorso, medici e infermieri. Nel 2013 hanno partecipato specialisti non solo di Medicina d’urgenza ma anche di Anestesia e rianimazione, Pediatria, Ginecologia e Medicina interna.

Le difficoltà dei pronto soccorso romani

martedì, febbraio 4th, 2014

 

Lettera aperta alla stampa di Francesco Rocco Pugliese, presidente Simeu Lazio

A proposito della situazione di sovraffollamento dei pronto soccorso laziali, in particolar modo quelli romani, che soprattutto in questo periodo dell’anno è oggetto dell’interesse dei mezzi di comunicazione nazionali e locali, Francesco Rocco Pugliese, presidente regionale del Lazio di Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza, precisa quanto segue:

Per risolvere il problema del sovraffollamento dei Pronto Soccorso, in molti ormai sembrano avere la soluzione pronta, ma la quasi totalità dei proponenti non ha mai svolto un turno di pronto soccorso e, se lo ha fatto, è stato qualche decina di anni fa.

Il problema del sovraffollamento affligge i pronto soccorso della Regione, in particolare quelli romani, in modo ben noto alla cronaca. Anche in situazioni di sovraffollamento tuttavia i pazienti affetti da patologie gravi ed acute, come l’infarto, l’ictus, le urgenze neurochirurgiche, quelle cardiochirurgiche e i gravi traumatismi seguono un percorso dedicato, con tempestività negli accertamenti e nellecure. Un sovraffollamento critico del pronto soccorso solo raramente può determinare ritardi per i casi più gravi, a differenza di molte situazioni a rischio intermedio.

L’inesistente emergenza influenza e le vere cause del sovraffollamento

A proposito dell’epidemia influenzale la prima affermazione che mi sento di fare è che non esiste nessuna emergenza in merito. Il problema del sovraffollamento è endemico e strutturale, non occasionale.

Qualche tempo fa andava di moda affermare che il sovraffollamento era determinato dai codici bianchi che si rivolgevano impropriamente al pronto soccorso. Il codice bianco non è una criticità per il pronto soccorso; il problema è per il paziente che dovrà attendere per trovare la soluzione al suo problema di salute perché si è rivolto alla struttura del sistema sanitario nazionale la cui mission è quella di trattare le patologie più gravi prioritariamente rispetto a quelle con caratteristiche cliniche ambulatoriali.

Poi la responsabilità delle attese è stata attribuita ai codici verdi. Molte patologie mortali possono esordire con scarsi sintomi/segni, talvolta anche non facilmente interpretabili (esempio: infarto, traumatismi chiusi, embolia polmonare, rottura dell’aorta, occlusioni intestinale, ischemia intestinale). Anche qui, come nei casi più gravi, il compito dell’infermiere di triage, insieme a quello del medico del pronto soccorso, è articolato e fondamentale per arrivare prima possibile alla diagnosi: e anche in questo caso un ambiente sovraffollato non aiuta.

Secondo altri il sovraffollamento è determinato dai medici territoriali che non operano un

adeguato filtro all’arrivo dei pazienti in pronto soccorso. Quest’ultima spiegazione non corrisponde totalmente alla verità: il paziente attualmente vuole essere visitato tecnologicamente con esami di laboratorio, ecografie, doppler, tac, risonanza, visite specialistiche, e non si sente sicuro solo con la visita tradizionale del medico di medicina generale, principale risorsa presente sul territorio, quando disponibile.

Secondo altri il sovraffollamento dei Pronto Soccorso è rappresentato dai medici del pronto soccorso che non dimettono i pazienti dimissibili. In realtà i medici di pronto soccorso della regione Lazio ricoverano solo il 17% dei pazienti, un dato perfettamente in linea, non solo con la media nazionale, ma anche con quella internazionale (Stati Uniti 18-19%; Inghilterra 21-22%).

La vera causa del sovraffollamento del pronto soccorso, soprattutto in un’area metropolitana, è rappresentato dalle attese per il ricovero di pazienti anziani, con patologie multiple, fenomeno a sua volta causato dalla discrepanza tra numero di accessi al pronto soccorso e disponibilità di posti letto ospedalieri per il ricovero; dall’elevato tasso di pazienti che giungono con mezzi di soccorso (mediamente più gravi rispetto ai pazienti che giungono autonomamente); dal fatto che in ospedale i livelli di ricovero in elezione siano elevati rispetto ai ricoveri provenienti dal pronto soccorso; dalle degenze medie troppo elevate nei reparti di area medica; da degenze preoperatorie troppo lunghe nei reparti chirurgici; dalla discrepanza tra popolazione residente nel bacino di utenza dell’ospedale e disponibilità di letti di post acuzie, lungodegenze, hospice, riabilitazione, RSA, percorsi territoriali dedicati.

La possibile soluzione al sovraffollamento: ospedali in rete

Per poter affrontare in maniera razionale la problematica in questione ogni struttura ospedaliera dovrebbe utilizzare un approccio di sistema: l’affollamento del pronto soccorso infatti non è solo un problema del pronto soccorso, ma di tutto l’ospedale; inoltre tutti gli ospedali dovrebbero essere in rete con dati di attività accessibili ad una cabina di regia regionale; si dovrebbe, in questo modo, poter razionalizzare adeguatamente le risorse in base alle reali necessità di bisogni di salute dei cittadini. Reputo che la Regione Lazio abbia iniziato il percorso giusto basato su dati di attività ufficiali, ma il lavoro non sarà né semplice né facile e molti saranno coloro che proveranno ad interromperlo.

In conclusione desidero ringraziare tutto il ‘popolo dell’urgenza’, ausiliari, infermieri e medici di pronto soccorso-medicina d’urgenza, che ancora con sacrificio e abnegazione continuano ad operare in difficilissime condizioni ambientali, dando prova di grande professionalità e impegno oltre ogni ragionevole misura”.

 

 

 

 

Sicilia: il sovraffollamento dei pronto soccorso e il pericolo di una nuova riduzione dei posti letto

martedì, gennaio 21st, 2014

@SilviaAlparone

 

Non è l’influenza stagionale che affolla i pronto soccorso, ma un sistema di cure che soffre soprattutto di un problema organizzativo: il taglio dei posti letto provoca la saturazione dei reparti e il collasso dei pronto soccorso. E’ questa la necessità urgente su cui bisogna intervenire.

A questo si aggiunge un problema culturale, di accessi impropri in pronto, di casi a bassa complessità che dovrebbero rivolgersi alle cure territoriali. Un fenomeno che si può risolvere prevalentemente con la diffusione di una migliore educazione fra la popolazione a un corretto uso dei servizi sanitari.

Se ne è parlato nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta martedì 21 gennaio a Palermo presso la sede dell’Ordine dei Medici, organizzata da Simeu Sicilia.

Quali sono le cause delle lunghe attese in pronto soccorso

I tempi di attesa in triage: una questione culturale

I dati di attività relativi a tutti i pronto soccorso siciliani riferiti al 2012 mostrano che:

  • Solo il 10% degli accessi è indirizzato verso l’emergenza ospedaliera dal 118
  • Il 7-8% è veicolato dalla medicina specialistica, dalla continuità assistenziale o dalla rete ospedaliera (trasferimenti tra ospedali)
  • Solo una percentuale compresa tra l’1 e il 2% è formalmente indirizzata al pronto soccorso dal medico di base.
  • L’80% dei casi che si presentano in pronto soccorso arriva su propria iniziativa personale.

Di questi, la gran parte (70% e l’80%) presenta problemi di bassa complessità (codici bianchi e verdi) e non ha bisogno di ricovero dopo le cure del pronto soccorso. Questi pazienti in realtà dovrebbero rivolgersi alle cure territoriali e non ai pronto soccorso che, invece, dovrebbero costituire il punto di riferimento esclusivamente per i problemi di urgenza ed emergenza. Anche i casi con bassa complessità trovano comunque risposta in pronto soccorso, con attese, prima della visita in pronto, per quanto riguarda le aree di emergenza con maggiori volumi di attività, fra i 23 e i 26 minuti per i codici gialli e fra i 55 e i 70 minuti per i codici verdi, che però nelle ore di punta si protraggono fino a due ore per i primi e fino a sei ore per i secondi.

IL VERO PROBLEMA: I tempi di attesa per il ricovero: l’overcrowding (sovraffollamento)

Altra cosa è l’attesa per il ricovero in reparto, per i casi che, concluso l’iter di cura in pronto soccorso devono essere ricoverati (soltanto circa il 15% del totale degli accessi, secondo uno studio Simeu sui dati della Regione Sicilia).

Qui si registrano le attese più lunghe. Attese dovute alla saturazione dei reparti che, già al completo e con un numero di posti letto insufficiente rispetto alla domanda, non riescono più a ricoverare i pazienti in arrivo dal pronto soccorso, che quindi spesso restano in stand by nei locali del pronto. Questi, aumentando giorno dopo giorno, creano un sovraffollamento che assorbe risorse e non consente più di prendere in carico in tempi accettabili i nuovi casi che si presentano.

E’ l’overcrowding, un fenomeno noto e strutturale in tutti i i pronto soccorso italiani.

Nei reparti di emergenza delle grandi aree metropolitane, dove questo fenomeno è maggiormente rappresentato (circa una decina di strutture), nell’anno 2012, sono stati oltre 2500 i pazienti che hanno atteso il ricovero per un periodo compreso tra le 24 e le 60 ore.

Il pericolo di un ulteriore tagli di posti letto in Sicilia

Se dovesse andare in porto il proposito di tagliare 438 posti letto di medicina (i più utilizzati per i ricoveri dal pronto soccorso) così come si legge nella proposta di rimodulazione della rete ospedaliera regionale, i problemi legati alle attese in pronto soccorso di un posto letto, è destinato ad acuirsi ulteriormente. Tanto più che i tagli previsti riguardano i posti letto dei grandi ospedali delle aree metropolitane, cioè quelli i cui pronto soccorso sono maggiormente in sofferenza. Nella sola città di Palermo verrebbero meno 102 posti letto di medicina, 17 di geriatria, 6 di neurologiae 17 di malattie respiratorie.

La soluzione possibile e necessaria – conclude Clemente Giuffrida, presidente Simeu Sicilia e direttore della Medicina e Chirurgia di emergenza e accettazione dell’azienda ospedaliera Ospedali riuniti Papardo Piemonte – sta in una più razionale politica dei tagli che non sacrifichi posti letto necessari al funzionamento del sistema, in una maggiore integrazione dei servizi di emergenza ospedaliera con la medicina del territorio, che permetta al pronto soccorso di rispondere al suo naturale ruolo di “cerniera” fra ospedale e territorio, e una maggiore diffusione della corretta cultura di accesso ai differenti servizi sanitari da parte della popolazione”.

Solidale con le istanze di Simeu Sicilia è anche Cittadinanzattiva, movimento civico in prima linea nella tutela e difesa dei diritti dei pazienti. È a tutti noto il ruolo e l’attività dei numerosi Tdm, Tribunali dei diritti dei malati, presenti nelle aziende sanitarie siciliane, ma anche la presenza e la rappresentanza presso i principali tavoli tecnici istituzionali centrali e periferici che governano la sanità in Sicilia.

Cittadinanzattiva Sicilia onlus – afferma Vincenzo Camarda, segretario provinciale di Palermo di Cittadinanzattivanon ignora i problemi e i disagi che caratterizzano l’erogazione di questo nevralgico e importante ganglio delle strutture ospedaliere e condivide pienamente le analisi di Simeu Sicilia, sia in relazione all’esigenza di una maggiore integrazione dei servizi di emergenza ospedaliera con la medicina del territorio, che consenta al pronto soccorso di concentrarsi sulle reali emergenze/urgenze sanitarie, sia sulla necessità di sensibilizzare/educare il cittadino a un corretto utilizzo dei servizi erogati dal Ssr, ricorrendo maggiormente ai Pta e Pte. Ma soprattutto Cittadinanzattiva Sicilia onlus, condividendo le preoccupazioni in merito ai tagli dei posti letto previsti in Sicilia dal piano di rimodulazione della rete ospedaliera regionale, che determinerebbero, a causa dell’ulteriore diminuzione della disponibilità di posti letto per i ricoveri, il sovraffollamento e il collasso del pronto soccorso, si rende disponibile a proseguire in quelle azioni che consentano alle Istituzioni sanitarie regionali e a quelle nazionali di procedere a una rimodulazione della rete ospedaliera regionale che tenga maggiormente conto delle esigenze di salute dei cittadini siciliani”.

La situazione critica dei pronto soccorso italiani

venerdì, gennaio 17th, 2014

Il sovraffollamento dovuto all’impossibilità di ricoverare i pazienti nei reparti di destinazione

Gian Cibinel, presidente nazionale Simeu

Sulla questione riportata da alcuni organi di stampa nelle ultime ore relativa al sovraffollamento dei pronto soccorso italiani e alla mortalità nei reparti di emergenza ospedaliera, Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza, commenta:

L’aumento della mortalità in pronto soccorso negli ultimi 10 anni è un fenomeno multifattoriale.

Attualmente, rispetto agli anni passati, è più frequente che pazienti con patologie croniche gravi non curabili siano trasportati in pronto soccorso in fase di peggioramento, invece di essere seguiti a domicilio; si tratta di un problema culturale, prima ancora che organizzativo.

I dati del problema

In Italia non disponiamo di dati certi sul rapporto causa-effetto tra la permanenza in pronto soccorso e l’aumento di mortalità; in molti casi i decessi si verificano in pronto soccorso semplicemente perché i pazienti sono in pronto soccorso e non in un reparto di degenza, ma la causa della morte sta nella gravità della compromissione funzionale, non nella sede di collocazione.

Peraltro molte evidenze da studi internazionali hanno dimostrato che:

  • la mortalità effettivamente aumenta di circa il 30% quando i dipartimenti di emergenza e gli ospedali sono affollati;
  • gli eventi sentinella in pronto soccorso (morti inattese, incidenti, errori) sono correlati in 1/3 dei casi a situazioni di affollamento;
  • l’affollamento dei pronto soccorso è associato a ritardi nel riconoscimento e nel trattamento di condizioni a elevato rischio evolutivo (infarto miocardico, ictus cerebrale, polmoniti, sepronto soccorsoi, traumi, patologie addominali acute);
  • l’affollamento dei pronto soccorso è associato a ritardi nel controllo dei sintomi (dolore, ansia).

L’affollamento dei pronto soccorso determina inoltre conseguenze negative sugli aspetti personali e relazionali:

  • impossibilità a garantire un controllo adeguato dell’ambiente fisico (violazione della privacy);
  • limitazione delle possibilità di comunicazione tra il personale e i pazienti.

Cause dell’affollamento dei pronto soccorso

Le cause dell’affollamento dei pronto soccorso non sono tanto e solo collegate agli accessi impropri, che negli ultimi anni sono diminuiti, e pesano solo per un 20-30% sul problema; la causa principale dell’affollamento dei pronto soccorso è invece l’impossibilità di inviare nei reparti i pazienti che necessitano di ricovero.

In pronto soccorso arrivano molteplici richieste di aiuto da parte dei cittadini e di altri soggetti pubblici e privati: oltre a quelle sanitarie anche domande preventive, personali, sociali, giudiziarie, assicurative, amministrative. Le strutture di pronto soccorso e di Medicina d’Urgenza si sono attrezzate per rispondere al meglio alle nuove domande, ma è necessaria una risposta globale da parte delle aziende e del sistema sanitario.

Il monitoraggio dell’adeguatezza dei servizi non può limitarsi a valutare quanto si deve attendere per una prestazione non urgente ambulatoriale (come un’ecografia) oppure ospedaliera (come un intervento chirurgico elettivo); è indispensabile valutare il sistema anche per come risponde nelle emergenze e urgenze (quanto si attende in pronto soccorso prima di essere valutati da un medico e soprattutto quanto si resta in barella in pronto soccorso dopo che è stato deciso il ricovero).

Nella valutazione dei problemi e delle possibili soluzioni devono essere coinvolti i medici e gli infermieri impegnati dell’emergenza e urgenza, per una maggiore efficacia degli interventi; perché le risorse siano impiegate in base alla criticità della domanda sanitaria; per la sostenibilità del sistema, riguardo alle condizioni di lavoro degli operatori.

Buon Anno dalla Sau, Faculty di Sedazione e analgesia in urgenza Simeu, alla fine della “Campagna d’Italia”

giovedì, gennaio 2nd, 2014

di Fabio De Iaco

Responsabile Faculty Sau Simeu

@fabiodeiaco

 

Pochi giorni fa a Viareggio abbiamo finito un’avventura lunga un anno, quella del corso “Sedazione ed Analgesia in Urgenza”: quasi 900 discenti (che brutta parola!) tra medici ed infermieri, circa 150 ore di lezioni, più o meno 100.000 km percorsi dalla faculty.

Diciotto edizioni, dalla “prima” di Torino (il neo-presidente tra gli iscritti, e tante cose da correggere) agli appuntamenti di Messina, di Aosta, di Gallipoli, di Oristano, passando per Milano, Roma, Cagliari, Bologna, Savona, Genova, Pavia, Napoli, Pistoia (forse ne dimentico qualcuna…). Scherzando l’abbiamo battezzata la “Campagna d’Italia”.

Aule sempre piene. A Gallipoli anche un cane… educato e attentissimo!

Un’esperienza irripetibile per noi del gruppo, che ci ha insegnato moltissimo.

Abbiamo imparato il valore dei messaggi chiari e forti, rafforzato la convinzione delle nostre idee, scoperto la forza comunicativa dei concetti semplici e pratici, dei video che mostrano le urgenze di tutti i giorni, dei sorrisi (talvolta una risata) che sdrammatizzano ma lasciano il segno.

 

Soprattutto abbiamo scoperto la formidabile voglia di miglioramento che c’è tra i nostri colleghi, la sensibilità rispetto alle esigenze dei nostri pazienti spesso soffocata tra priorità malintese e abitudini invalse.

Abbiamo capito che una Medicina d’Emergenza Urgenza “centrata sul paziente” è possibile, anche tra le decine di barelle del Pronto Soccorso.

Ce lo hanno insegnato i nostri iscritti, tutte le volte in cui con un po’ di imbarazzo abbiamo parlato di “presa in carico”, di “vissuto del paziente”, di dolore e sofferenza, ed in cambio abbiamo ottenuto attenzione e partecipazione. Tutte le volte in cui li abbiamo invitati a “mettersi dall’altra parte” e abbiamo scoperto che lo avevano già fatto mille volte.

A Viareggio si è avvicinato uno dei nostri giovani (scusa se non ricordo il nome), uno di quelli bravi e determinati (ce ne sono tanti, per fortuna), un “summerista” dell’anno scorso, che mi ha detto: “Quattro anni fa, quando parlavi di queste cose al congresso di Rimini, sembravano arrivare da un altro mondo. Guarda adesso…”.

È vero: abbiamo fatto un sacco di strada. Soprattutto nella consapevolezza di tutti noi. Ma ne abbiamo ancora tanta davanti.

Presto rivisiteremo il corso, cercando di migliorarlo: nuovi casi, messaggi più incisivi, qualche farmaco in più.

Presto (speriamo) proporremo un altro corso: ce l’hanno chiesto in tanti un corso avanzato sulla sedazione.

Presto verranno pubblicate le linee guida intersocietarie sulla gestione del dolore acuto (tenete d’occhio il nostro giornale, aspettiamo solo la pubblicazione ufficiale in inglese per rilasciare anche la versione italiana).

Presto avremo delle novità per quanto riguarda il trattamento in urgenza del dolore nel paziente oncologico ed il fine vita: un argomento che abbiamo gettato sul tavolo con un po’ di pudore, ma che abbiamo scoperto costituire un vero nervo scoperto del nostro mondo.

Presto (o quasi) uscirà il manuale del corso.

È evidente che il viaggio appena iniziato non si può fermare: lo capiamo dal numero di iscritti ai corsi, dalla loro partecipazione entusiasta, dalle richieste che continuiamo a ricevere, dalla splendida esperienza di una joint-venture etica (passatemi l’espressione) con l’industria.

L’aiuto e il sostegno di Angelini sono stati preziosi per la Società, indispensabili per molti Soci, utilissimi (ne sono convinto) per i nostri pazienti: abbiamo potuto lavorare in assoluta libertà, senza condizionamenti, esattamente come, con grande onestà, c’eravamo detti prima di cominciare. “L’importante è sollevare il problema del dolore acuto”, c’eravamo detti.

Il bilancio, dunque, è assolutamente positivo.

Mi chiedo se si possano mettere a bilancio i concetti. Se così fosse, quali? Alcune semplici parole: appropriatezza, monitoraggio, oppiacei, competenze, consapevolezza. E poi, forse più di tutto, identità. Credo proprio che questi messaggi siano passati.

Ma il vero bilancio positivo lo daranno, ancora una volta, i numeri: misurando la quantità di FANS somministrata in PS, di paracetamolo, di morfina e fentanyl.

Questo sta a tutti noi, che abbiamo o no seguito il corso.

È stato un anno speciale: tutti, da un lato e dall’altro della cattedra (ma abbiamo cercato di non usarla mai, la cattedra), ne usciamo un po’ cresciuti.

Ci arrivano segnalazioni di miglioramenti, di cambiamenti in intere strutture di Pronto Soccorso: sono in molti a essersi rimboccati le maniche, ad aver contagiato con qualche concetto i loro colleghi. Questa è la soddisfazione più grande.

Ed è anche la miglior consolazione per chi, come me, ha dovuto sperimentare amaramente sulla propria pelle l’attualità dei messaggi che proviamo a trasmettere: la splendida sensazione di fare qualcosa di utile. È proprio in questo che troviamo la più profonda ragione di appartenenza alla Società.

Per me, per noi tutti, l’immagine conclusiva di quest’anno dovrebbe essere una lunga sfilata di primi piani: un sacco di belle facce oneste e attente, sorridenti e orgogliose, qualcuna giovane qualcun’altra un po’ meno. Le facce della nostra gente, quella che abbiamo incontrato per tutto l’anno.

Queste immagini non le abbiamo: fatevela da voi la vostra immagine di fine anno. Scegliete un paziente e fissatevi in testa il suo volto, dopo che lo avrete trattato con tutta la vostra umanità e la vostra competenza.

E scusate se, ancora una volta, sembro proprio un po’ retorico.

Buon anno a tutti noi.

 

BUON ANNO!!!!

Fabio De Iaco

e tutti i componenti della faculty SAU, come sempre in rigoroso ordine alfabetico:

Gaetano Diricatti

Enrico Gandolfo

Mario Guarino

Alessandro Riccardi

Maria Paola Saggese

e l’insostituibile Silvia Aghittino


HYPOTHESIS – Primo studio sul trattamento dell’ipoglicemia in pronto soccorso

domenica, dicembre 1st, 2013

Analizzati i dati relativi alla “zona grigia” dei diabetici italiani: i casi di ipoglicemia trattati in Pronto Soccorso

 di @SilviaAlparone

L’ipoglicemia è una condizione di forte impatto clinico ed emotivo nella vita delle persone con diabete, ma anche di forte impatto organizzativo ed economico per il Servizio sanitario nazionale.

Se ne è parlato al convegno che si è tenuto giovedì 28 novembre a Bologna presso il Palazzo dell’Archiginnasio dal titolo: “Hypothesis, Hypoglicemia Treatment in the hospital emergency System”, organizzato dal Dipartimento di Scienze Mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna e da Simeu.

Hypothesis, studio nazionale condotto dal Centro ricerche Simeu e coordinato da Giulio Marchesini Reggiani, docente di Malattie del metabolismo e dietetica clinica dell’Università di Bologna, ha per la prima volta in Italia raccolto i dati relativi a un fenomeno che non rientra nella casistica analizzata dai dati ministeriali relativi al diabete, che si basano esclusivamente sulle schede di dimissione ospedaliera o sui dati ambulatoriali: si tratta dei casi di ipoglicemia che accedono al pronto soccorso e qui vengono trattati, senza necessità di ricovero. Sono casi che non rientrano nelle statistiche ufficiali e che fino ad oggi hanno costituito una “zona grigia” nell’ambito del trattamento del diabete.

Lo studio ha preso in considerazione l’attività di 46 pronto soccorso su tutto il territorio nazionale, su cui insiste una popolazione di circa 12 milioni di abitanti: nell’arco di tempo compreso fra gennaio 2011 e giugno 2012, i casi di ipoglicemia sono stati in tutto quasi 4.000. Di questi circa il 40% viene dimesso dopo il trattamento e la soluzione dell’episodio di ipoglicemia, nell’Osservazione breve del Pronto Soccorso.

Si tratta di una popolazione in prevalenza costituita da malati fragili, cioè anziani con un’età superiore ai 65 anni, affetti da comorbilità che si sommano al diabete, con la conseguenza di un quadro clinico particolarmente complesso. Sono quindi pazienti particolarmente impegnativi per il Servizio sanitario nazionale, sia dal punto di vista clinico che economico e a cui va riservata un’attenzione specifica e sempre più mirata da parte dell’organizzazione sanitaria.

Sui risultati della ricerca vedi anche Quotidiano Sanità.

Alt ai divieti prescrittivi in Pronto Soccorso

mercoledì, novembre 20th, 2013

L’APPELLO SIMEU SU SANITA’ DEL SOLE24ORE

@SilviAlparone

 

Sul numero di questa settimana di Sanità, la guida del Sole24ore dedicata al management sanitario, Giorgio Carbone, presidente nazionale uscente di Simeu, lancia l’allarme sulla questione prescrivibilità dei nuovi farmaci anticoagulanti. I medici di emergenza-urgenza non sono stati inclusi fra gli specialisti prescrittori dei medicinali immessi sul mercato negli ultimi mesi e che sono usati in particolare nel trattamento della fibrillazione atriale.

Nell’articolo del Sole Sanità Giorgio Carbone spiega le conseguenze di questa esclusione per i pazienti e per la gestione delle cure, e chiede a nome della Società scientifica che la normativa venga cambiata.

E’ possibile ricevere un aggiornamento delle notizie pubblicate su Il Sole Sanità iscrivendosi gratuitamente alla newsletter del settimanale all’indirizzo http://www.sanita.ilsole24ore.com/newsletter/

 

GLI HANGOUT DI SIMEU: I Social network e la medicina di emergenza

lunedì, novembre 4th, 2013

MERCOLEDI’ 6 NOVEMBRE ORE 18.00

di @SilviaAlparone

Nuovo appuntamento degli Hangout di Simeu: mercoledì 6 novembre alle 18.00 appuntamento sul canale Google+ della società per un secondo confronto in diretta sulla medicina d’emergenza e il web. L’appuntamento prosegue idealmente il discorso iniziato nel precedente hangout, in occasione del quale si è parato di Foam, Free Open Access Meducation, il movimento internazionale che, nato su internet per iniziativa di Mike Cadogan e Chris Nickson, medici d’emergenza australiani, si sta diffondendo in tutto il mondo.

In collegamento Ciro Paolillo, della Medicina di emergenza-urgenza dell’Azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Udine, ideatore e coordinatore di A Life at Risk, Carlo D’Apuzzo, della Medicina di emergenza-urgenza e pronto soccorso dell’Ospedale Mauriziano di Torino, coordinatore e ideatore di Em Pills, Pillole di medicina di emergenza, Paolo Balzaretti, anche lui della Medicina di emergenza-urgenza e pronto soccorso dell’Ospedale Mauriziano di Torino e della redazione del blog Simeu. In questo appuntamento si affronterà in particolare il tema dei social network: come facebook, twitter e google+ possono essere utilissimi strumenti di formazione e lavoro per medici e infermieri dell’emergenza sanitaria.

Tutte le registrazioni degli hangout realizzati restano poi disponibili sul canale youtube della Società, all’indirizzo http://www.youtube.com/channel/UCO5Rz-tlNZRpqqs8wN-0cCg.

Likelihood Ratio, un’arma contro esami inutili in pronto soccorso

lunedì, ottobre 21st, 2013

Cos’è la Likelihood Ratio e che applicazione può avere nei casi di emergenza? Ilenia Spallino e Ciro Paolillo si confrontano e guidano i fruitori del video a un approccio clinico utile a ridurre il numero di esami diagnostici sui casi di pronto per procedere solo ai più efficaci.
Il racconto di due esempi pratici, la contusione del gomito e la sospetta appendicite, due casi clinici molto comuni per chi lavora in pronto soccorso.

Ilenia Spallino e Ciro Paolillo, medici del Pronto soccorso e Medicina di urgenza dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, sono ideatori e animatori del blog A Life at Risk

Il video è visibile anche su Youtube

COS’E’ LA LIKELIHOOD RATIO

Il rapporto di verosomiglianza (Likelihood Ratio, LR) di un segno obiettivo è la proporzione di pazienti malati che presentano questo reperto clinico diviso per la proporzione di soggetti non malati che presentano il medesimo reperto.
        proporzione di pazienti malati che presentano il segno obiettivo
LR = ——————————————————————————
        proporzione di soggetti non malati che presentano il segno obiettivo
L’aggettivo “positivo” o “negativo” indica se il rapporto di verosimiglianza si riferisce alla presenza (“risultato positivo”) o all’assenza del segno obiettivo (“risultato negativo”).
Il rapporto di verosimiglianza positivo si riferisce dunque alla proporzione di pazienti malati che presentano questo reperto clinico diviso per la proporzione di soggetti non malati che presentano il medesimo reperto. […]

Il rapporto di verosimiglianza negativo si riferisce analogamente alla proporzione di pazienti malati che NON presentano questo reperto clinico diviso per la proporzione di soggetti non malati che non presentano il medesimo reperto.

(FONTE: McGee S. Evidence-based clinical diagnosis. 3rd ed. Philadelphia: Elsevier Saunders; 2012. Chapter 2, Diagnostic accuracy of clinical findings; p. 9-21)

Insufficienti i posti per la specialità di emergenza-urgenza: l’allarme di Simeu su Doctor33

giovedì, giugno 20th, 2013

di @SilviaAlparone

 

A proposito della questione relativa alla questione degli specializzandi in Medicina e Chirurgia su cui è recentemente tornata anche Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, Giorgio Carbone, presidente nazionale Simeu, lancia l’allarme sulla scarsità di posti disponibili per l’emergenza-urgenza. La sua posizione è stata ripresa da Doctornews 33 di giovedì 20 giugno.

“Oggi circa la metà dei laureati in medicina non riesce a entrare in specialità dopo la laurea per mancanza di posti nelle diverse discipline – ha dichiarato Carbone – e rischia di rimanere ferma almeno un anno.
In particolare, per quanto riguarda la medicina di emergenza-urgenza, i posti disponibili sono oggi solamente 46 su tutto il territorio nazionale a fronte di gravissime carenze denunciate ogni giorno dalle regioni. Quest’anno i contratti a carico della nostra specialità hanno subito un taglio dell’8% in linea con una riduzione generale del 10%, che però non tiene conto delle caratteristiche di ogni singola specialità e della possibile ricaduta negativa sull’offerta sanitaria alla popolazione. In particolare, la medicina di emergenza-urgenza rappresenta un settore di vitale e strategica importanza per il Servizio sanitario nazionale: poco meno di 30 milioni di cittadini afferiscono ogni anno alle strutture di pronto soccorso e quasi 15 mila medici vi prestano la loro opera. E la frequenza del ricorso dei cittadini alle strutture di emergenza ospedaliera non accenna a diminuire, anche in relazione a una perdurante assenza di risposta ad esigenze sanitarie che dovrebbero trovare soluzione sul territorio.
L’importanza della formazione in tale specialità è anche costantemente sottolineata dai numerosi contratti finanziati in autonomia dalle regioni oltre il numero previsto dal Ministero e dall’elevato numero di candidati che si presentano agli esami di ammissione: la nostra specialità ha infatti il rapporto più alto in assoluto tra il numero dei candidati e quello dei posti disponibili.
Inoltre lamentiamo il non inserimento della nostra specialità nelle 10 scuole considerate di carattere generale e di maggiore impatto per il SSN che dovranno in un prossimo futuro rappresentare la base delle nostre scuole di Medicina (nota del 19/10/2009 prot.4010 del Dip. Dell’Università)”.





SIMEU - SOCIETA' ITALIANA di MEDICINA D'EMERGENZA-URGENZA

Segreteria Nazionale:
Via Valprato 68 - 10155 Torino
c.f. 91206690371 - p.i. 2272091204

E-mail: segreteria@simeu.it
pec: simeu@pec.simeu.org
Tel. 02 67077483 - Fax 02 89959799
SIMEU SRL a Socio Unico

Via Valprato 68 - 10155 Torino
p.i./c.f. 11274490017
pec: simeusrl@legalmail.it