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On line gli accessi nei pronto soccorso del Lazio

venerdì, febbraio 14th, 2014

Un nuovo portale della Regione riporta in tempo reale le informazioni sulla situazione dei dipartimenti di emergenza regionali

@SilviaAlparone

 

Quanti pazienti sono in trattamento e quanti in attesa nei diversi pronto soccorso romani e laziali, con che codice di priorità e con quale patologia: sono alcune delle informazioni pubblicate, e costantemente aggiornate, sul nuovo portale, presentato da Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, nell’ottica di una maggiore trasparenza verso il pubblico in un ambito caldissimo per la cronaca e la politica come la gestione dell’emergenza sanitaria.

I dati pubblicati sul sito si riferiscono agli accessi nei pronto soccorso o dipartimenti di emergenza di I o II livello,registrati dai singoli presidi attraverso il sistema Gipse (software per la gestione delle accettazioni in Ps). La rilevazione copre la quasi totalità delle strutture, tranne 4 Ps di ospedali privati, i Ps specialistici dell’Ospedale S. Camillo-Forlanini (Pediatrico e Ostetrico) e i Ps specialistici odontoiatrici G. Eastman e del Policlinico di Tor Vergata.

In tabella sono riportati sia il numero di pazienti in attesa che quelli in trattamento, distinti per colore del triage. Nelle ultime colonne sono indicati il numero di pazienti già trattati in attesa di ricovero o di trasferimento ad altro istituto, il totale dei pazienti per i quali è ritenuta necessaria un’ulteriore osservazione e il totale dei pazienti presenti nel Pronto Soccorso. I dati sono ordinabili anche per nome dell’Ospedale, per Asl o Comune di ubicazione o per ruolo della struttura nella rete dell’emergenza (Ps, Dea I, Dea II).

Sul sito regionale si sottolinea anche che “questi dati non possono essere utilizzati per misurare la qualità e tempestività dell’assistenza fornita nei Pronto Soccorso, è uno strumento importante d’informazione e trasparenza dei servizi sanitari e non fornisce classifiche o giudizi

Nella stessa occasione in cui è stato presentato il portale Zingaretti ha anche annunciato che nell’ultimo mese sono stati dimezzati i tempi medi di blocco delle ambulanze nei pronti soccorso della provincia di Roma. Nella seconda metà di gennaio, rispetto alla prima, la quantità di ambulanze bloccate oltre 30 minuti è calata dal 55,3% (4.587 su 8.290) al 48,4% (4.124 su 8.514).

 

Le difficoltà dei pronto soccorso romani

martedì, febbraio 4th, 2014

 

Lettera aperta alla stampa di Francesco Rocco Pugliese, presidente Simeu Lazio

A proposito della situazione di sovraffollamento dei pronto soccorso laziali, in particolar modo quelli romani, che soprattutto in questo periodo dell’anno è oggetto dell’interesse dei mezzi di comunicazione nazionali e locali, Francesco Rocco Pugliese, presidente regionale del Lazio di Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza, precisa quanto segue:

Per risolvere il problema del sovraffollamento dei Pronto Soccorso, in molti ormai sembrano avere la soluzione pronta, ma la quasi totalità dei proponenti non ha mai svolto un turno di pronto soccorso e, se lo ha fatto, è stato qualche decina di anni fa.

Il problema del sovraffollamento affligge i pronto soccorso della Regione, in particolare quelli romani, in modo ben noto alla cronaca. Anche in situazioni di sovraffollamento tuttavia i pazienti affetti da patologie gravi ed acute, come l’infarto, l’ictus, le urgenze neurochirurgiche, quelle cardiochirurgiche e i gravi traumatismi seguono un percorso dedicato, con tempestività negli accertamenti e nellecure. Un sovraffollamento critico del pronto soccorso solo raramente può determinare ritardi per i casi più gravi, a differenza di molte situazioni a rischio intermedio.

L’inesistente emergenza influenza e le vere cause del sovraffollamento

A proposito dell’epidemia influenzale la prima affermazione che mi sento di fare è che non esiste nessuna emergenza in merito. Il problema del sovraffollamento è endemico e strutturale, non occasionale.

Qualche tempo fa andava di moda affermare che il sovraffollamento era determinato dai codici bianchi che si rivolgevano impropriamente al pronto soccorso. Il codice bianco non è una criticità per il pronto soccorso; il problema è per il paziente che dovrà attendere per trovare la soluzione al suo problema di salute perché si è rivolto alla struttura del sistema sanitario nazionale la cui mission è quella di trattare le patologie più gravi prioritariamente rispetto a quelle con caratteristiche cliniche ambulatoriali.

Poi la responsabilità delle attese è stata attribuita ai codici verdi. Molte patologie mortali possono esordire con scarsi sintomi/segni, talvolta anche non facilmente interpretabili (esempio: infarto, traumatismi chiusi, embolia polmonare, rottura dell’aorta, occlusioni intestinale, ischemia intestinale). Anche qui, come nei casi più gravi, il compito dell’infermiere di triage, insieme a quello del medico del pronto soccorso, è articolato e fondamentale per arrivare prima possibile alla diagnosi: e anche in questo caso un ambiente sovraffollato non aiuta.

Secondo altri il sovraffollamento è determinato dai medici territoriali che non operano un

adeguato filtro all’arrivo dei pazienti in pronto soccorso. Quest’ultima spiegazione non corrisponde totalmente alla verità: il paziente attualmente vuole essere visitato tecnologicamente con esami di laboratorio, ecografie, doppler, tac, risonanza, visite specialistiche, e non si sente sicuro solo con la visita tradizionale del medico di medicina generale, principale risorsa presente sul territorio, quando disponibile.

Secondo altri il sovraffollamento dei Pronto Soccorso è rappresentato dai medici del pronto soccorso che non dimettono i pazienti dimissibili. In realtà i medici di pronto soccorso della regione Lazio ricoverano solo il 17% dei pazienti, un dato perfettamente in linea, non solo con la media nazionale, ma anche con quella internazionale (Stati Uniti 18-19%; Inghilterra 21-22%).

La vera causa del sovraffollamento del pronto soccorso, soprattutto in un’area metropolitana, è rappresentato dalle attese per il ricovero di pazienti anziani, con patologie multiple, fenomeno a sua volta causato dalla discrepanza tra numero di accessi al pronto soccorso e disponibilità di posti letto ospedalieri per il ricovero; dall’elevato tasso di pazienti che giungono con mezzi di soccorso (mediamente più gravi rispetto ai pazienti che giungono autonomamente); dal fatto che in ospedale i livelli di ricovero in elezione siano elevati rispetto ai ricoveri provenienti dal pronto soccorso; dalle degenze medie troppo elevate nei reparti di area medica; da degenze preoperatorie troppo lunghe nei reparti chirurgici; dalla discrepanza tra popolazione residente nel bacino di utenza dell’ospedale e disponibilità di letti di post acuzie, lungodegenze, hospice, riabilitazione, RSA, percorsi territoriali dedicati.

La possibile soluzione al sovraffollamento: ospedali in rete

Per poter affrontare in maniera razionale la problematica in questione ogni struttura ospedaliera dovrebbe utilizzare un approccio di sistema: l’affollamento del pronto soccorso infatti non è solo un problema del pronto soccorso, ma di tutto l’ospedale; inoltre tutti gli ospedali dovrebbero essere in rete con dati di attività accessibili ad una cabina di regia regionale; si dovrebbe, in questo modo, poter razionalizzare adeguatamente le risorse in base alle reali necessità di bisogni di salute dei cittadini. Reputo che la Regione Lazio abbia iniziato il percorso giusto basato su dati di attività ufficiali, ma il lavoro non sarà né semplice né facile e molti saranno coloro che proveranno ad interromperlo.

In conclusione desidero ringraziare tutto il ‘popolo dell’urgenza’, ausiliari, infermieri e medici di pronto soccorso-medicina d’urgenza, che ancora con sacrificio e abnegazione continuano ad operare in difficilissime condizioni ambientali, dando prova di grande professionalità e impegno oltre ogni ragionevole misura”.

 

 

 

 





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