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Le difficoltà dei pronto soccorso romani

martedì, febbraio 4th, 2014

 

Lettera aperta alla stampa di Francesco Rocco Pugliese, presidente Simeu Lazio

A proposito della situazione di sovraffollamento dei pronto soccorso laziali, in particolar modo quelli romani, che soprattutto in questo periodo dell’anno è oggetto dell’interesse dei mezzi di comunicazione nazionali e locali, Francesco Rocco Pugliese, presidente regionale del Lazio di Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza, precisa quanto segue:

Per risolvere il problema del sovraffollamento dei Pronto Soccorso, in molti ormai sembrano avere la soluzione pronta, ma la quasi totalità dei proponenti non ha mai svolto un turno di pronto soccorso e, se lo ha fatto, è stato qualche decina di anni fa.

Il problema del sovraffollamento affligge i pronto soccorso della Regione, in particolare quelli romani, in modo ben noto alla cronaca. Anche in situazioni di sovraffollamento tuttavia i pazienti affetti da patologie gravi ed acute, come l’infarto, l’ictus, le urgenze neurochirurgiche, quelle cardiochirurgiche e i gravi traumatismi seguono un percorso dedicato, con tempestività negli accertamenti e nellecure. Un sovraffollamento critico del pronto soccorso solo raramente può determinare ritardi per i casi più gravi, a differenza di molte situazioni a rischio intermedio.

L’inesistente emergenza influenza e le vere cause del sovraffollamento

A proposito dell’epidemia influenzale la prima affermazione che mi sento di fare è che non esiste nessuna emergenza in merito. Il problema del sovraffollamento è endemico e strutturale, non occasionale.

Qualche tempo fa andava di moda affermare che il sovraffollamento era determinato dai codici bianchi che si rivolgevano impropriamente al pronto soccorso. Il codice bianco non è una criticità per il pronto soccorso; il problema è per il paziente che dovrà attendere per trovare la soluzione al suo problema di salute perché si è rivolto alla struttura del sistema sanitario nazionale la cui mission è quella di trattare le patologie più gravi prioritariamente rispetto a quelle con caratteristiche cliniche ambulatoriali.

Poi la responsabilità delle attese è stata attribuita ai codici verdi. Molte patologie mortali possono esordire con scarsi sintomi/segni, talvolta anche non facilmente interpretabili (esempio: infarto, traumatismi chiusi, embolia polmonare, rottura dell’aorta, occlusioni intestinale, ischemia intestinale). Anche qui, come nei casi più gravi, il compito dell’infermiere di triage, insieme a quello del medico del pronto soccorso, è articolato e fondamentale per arrivare prima possibile alla diagnosi: e anche in questo caso un ambiente sovraffollato non aiuta.

Secondo altri il sovraffollamento è determinato dai medici territoriali che non operano un

adeguato filtro all’arrivo dei pazienti in pronto soccorso. Quest’ultima spiegazione non corrisponde totalmente alla verità: il paziente attualmente vuole essere visitato tecnologicamente con esami di laboratorio, ecografie, doppler, tac, risonanza, visite specialistiche, e non si sente sicuro solo con la visita tradizionale del medico di medicina generale, principale risorsa presente sul territorio, quando disponibile.

Secondo altri il sovraffollamento dei Pronto Soccorso è rappresentato dai medici del pronto soccorso che non dimettono i pazienti dimissibili. In realtà i medici di pronto soccorso della regione Lazio ricoverano solo il 17% dei pazienti, un dato perfettamente in linea, non solo con la media nazionale, ma anche con quella internazionale (Stati Uniti 18-19%; Inghilterra 21-22%).

La vera causa del sovraffollamento del pronto soccorso, soprattutto in un’area metropolitana, è rappresentato dalle attese per il ricovero di pazienti anziani, con patologie multiple, fenomeno a sua volta causato dalla discrepanza tra numero di accessi al pronto soccorso e disponibilità di posti letto ospedalieri per il ricovero; dall’elevato tasso di pazienti che giungono con mezzi di soccorso (mediamente più gravi rispetto ai pazienti che giungono autonomamente); dal fatto che in ospedale i livelli di ricovero in elezione siano elevati rispetto ai ricoveri provenienti dal pronto soccorso; dalle degenze medie troppo elevate nei reparti di area medica; da degenze preoperatorie troppo lunghe nei reparti chirurgici; dalla discrepanza tra popolazione residente nel bacino di utenza dell’ospedale e disponibilità di letti di post acuzie, lungodegenze, hospice, riabilitazione, RSA, percorsi territoriali dedicati.

La possibile soluzione al sovraffollamento: ospedali in rete

Per poter affrontare in maniera razionale la problematica in questione ogni struttura ospedaliera dovrebbe utilizzare un approccio di sistema: l’affollamento del pronto soccorso infatti non è solo un problema del pronto soccorso, ma di tutto l’ospedale; inoltre tutti gli ospedali dovrebbero essere in rete con dati di attività accessibili ad una cabina di regia regionale; si dovrebbe, in questo modo, poter razionalizzare adeguatamente le risorse in base alle reali necessità di bisogni di salute dei cittadini. Reputo che la Regione Lazio abbia iniziato il percorso giusto basato su dati di attività ufficiali, ma il lavoro non sarà né semplice né facile e molti saranno coloro che proveranno ad interromperlo.

In conclusione desidero ringraziare tutto il ‘popolo dell’urgenza’, ausiliari, infermieri e medici di pronto soccorso-medicina d’urgenza, che ancora con sacrificio e abnegazione continuano ad operare in difficilissime condizioni ambientali, dando prova di grande professionalità e impegno oltre ogni ragionevole misura”.

 

 

 

 

Influenza: l’inizio dell’epidemia stagionale e i dati Simeu sui pronto soccorso italiani

giovedì, gennaio 16th, 2014

@SilviaAlparone

 

Con l’influenza stagionale i mezzi di comunicazione segnalano l’aumento di afflusso di pubblico nei pronto soccorso degli ospedali italiani.

L’agenzia di stampa Ansa in particolare segnala che “Nella settimana tra il 6 e 12 gennaio, il livello dell’incidenza delle sindromi influenzali è stato di 3,61 casi per mille assistiti, per un totale di circa 215mila casi stimati, e 1.086.000 dall’inizio della sorveglianza InfluNet, che fa capo all’Istituto superiore di sanità (Iss). Secondo l’ultimo bollettino pubblicato, i più colpiti sono i bambini tra i 0 e 4 anni con circa 6 casi ogni 1000 assistiti. Segue la fascia tra i 15 e 64 anni con 3,93 casi, i bambini tra i 5 e 14 anni con 3,72 casi, e gli over 65 anni con 1,92 casi per mille assistiti. Dopo la lieve flessione, più evidente nelle fasce di età pediatrica, dovuta alla chiusura delle scuole durante le vacanze di Natale, il valore di incidenza è tornato dunque a crescere, ma è inferiore a quello registrato nella maggior parte delle precedenti stagioni influenzali”.

Nelle due settimane comprese fra il 25 dicembre 2013 e il 7 gennaio 2014, rispetto alle due settimane precedenti si è registrato ovunque un aumento significativo degli accessi in pronto soccorso, dovuto prevalentemente all’aumento dei casi di influenza complicata, con un incremento degli accessi in pronto soccorso più rilevante per quanto riguarda i casi più gravi (codici gialli e rossi), cioè quelli che presentano più serie complicanze respiratorie della patologia influenzale.

Sul tema sono stati divulgati i dati raccolti da Simeu su tre città campione:

(aumento percentuale tra il periodo 25 dic/7 gennaio in confronto con le due settimane precedenti 11 dic/22 dic):
Torino
+14% accessi totali in pronto soccorso (aumento quasi interamente dovuto a complicanze influenzali)
+23% codici gialli
+13% codici rossi
Roma
+7% accessi totali in pronto soccorso (aumento quasi interamente dovuto a complicanze influenzali)
+10% codici gialli
+9% codici rossi

Foggia
+8% accessi totali in pronto soccorso (aumento quasi interamente dovuto a complicanze influenzali)

+15% codici gialli
+6 % codici rossi

 

“L’aumento percentuale degli accessi in pronto soccorso per influenza – commenta Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu – è determinato anche dal periodo di vacanze di fine anno: in tale frangente i pronto soccorso sono più facilmente accessibili per il pubblico rispetto alle cure territoriali”.





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