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Buon Anno dalla Sau, Faculty di Sedazione e analgesia in urgenza Simeu, alla fine della “Campagna d’Italia”

giovedì, gennaio 2nd, 2014

di Fabio De Iaco

Responsabile Faculty Sau Simeu

@fabiodeiaco

 

Pochi giorni fa a Viareggio abbiamo finito un’avventura lunga un anno, quella del corso “Sedazione ed Analgesia in Urgenza”: quasi 900 discenti (che brutta parola!) tra medici ed infermieri, circa 150 ore di lezioni, più o meno 100.000 km percorsi dalla faculty.

Diciotto edizioni, dalla “prima” di Torino (il neo-presidente tra gli iscritti, e tante cose da correggere) agli appuntamenti di Messina, di Aosta, di Gallipoli, di Oristano, passando per Milano, Roma, Cagliari, Bologna, Savona, Genova, Pavia, Napoli, Pistoia (forse ne dimentico qualcuna…). Scherzando l’abbiamo battezzata la “Campagna d’Italia”.

Aule sempre piene. A Gallipoli anche un cane… educato e attentissimo!

Un’esperienza irripetibile per noi del gruppo, che ci ha insegnato moltissimo.

Abbiamo imparato il valore dei messaggi chiari e forti, rafforzato la convinzione delle nostre idee, scoperto la forza comunicativa dei concetti semplici e pratici, dei video che mostrano le urgenze di tutti i giorni, dei sorrisi (talvolta una risata) che sdrammatizzano ma lasciano il segno.

 

Soprattutto abbiamo scoperto la formidabile voglia di miglioramento che c’è tra i nostri colleghi, la sensibilità rispetto alle esigenze dei nostri pazienti spesso soffocata tra priorità malintese e abitudini invalse.

Abbiamo capito che una Medicina d’Emergenza Urgenza “centrata sul paziente” è possibile, anche tra le decine di barelle del Pronto Soccorso.

Ce lo hanno insegnato i nostri iscritti, tutte le volte in cui con un po’ di imbarazzo abbiamo parlato di “presa in carico”, di “vissuto del paziente”, di dolore e sofferenza, ed in cambio abbiamo ottenuto attenzione e partecipazione. Tutte le volte in cui li abbiamo invitati a “mettersi dall’altra parte” e abbiamo scoperto che lo avevano già fatto mille volte.

A Viareggio si è avvicinato uno dei nostri giovani (scusa se non ricordo il nome), uno di quelli bravi e determinati (ce ne sono tanti, per fortuna), un “summerista” dell’anno scorso, che mi ha detto: “Quattro anni fa, quando parlavi di queste cose al congresso di Rimini, sembravano arrivare da un altro mondo. Guarda adesso…”.

È vero: abbiamo fatto un sacco di strada. Soprattutto nella consapevolezza di tutti noi. Ma ne abbiamo ancora tanta davanti.

Presto rivisiteremo il corso, cercando di migliorarlo: nuovi casi, messaggi più incisivi, qualche farmaco in più.

Presto (speriamo) proporremo un altro corso: ce l’hanno chiesto in tanti un corso avanzato sulla sedazione.

Presto verranno pubblicate le linee guida intersocietarie sulla gestione del dolore acuto (tenete d’occhio il nostro giornale, aspettiamo solo la pubblicazione ufficiale in inglese per rilasciare anche la versione italiana).

Presto avremo delle novità per quanto riguarda il trattamento in urgenza del dolore nel paziente oncologico ed il fine vita: un argomento che abbiamo gettato sul tavolo con un po’ di pudore, ma che abbiamo scoperto costituire un vero nervo scoperto del nostro mondo.

Presto (o quasi) uscirà il manuale del corso.

È evidente che il viaggio appena iniziato non si può fermare: lo capiamo dal numero di iscritti ai corsi, dalla loro partecipazione entusiasta, dalle richieste che continuiamo a ricevere, dalla splendida esperienza di una joint-venture etica (passatemi l’espressione) con l’industria.

L’aiuto e il sostegno di Angelini sono stati preziosi per la Società, indispensabili per molti Soci, utilissimi (ne sono convinto) per i nostri pazienti: abbiamo potuto lavorare in assoluta libertà, senza condizionamenti, esattamente come, con grande onestà, c’eravamo detti prima di cominciare. “L’importante è sollevare il problema del dolore acuto”, c’eravamo detti.

Il bilancio, dunque, è assolutamente positivo.

Mi chiedo se si possano mettere a bilancio i concetti. Se così fosse, quali? Alcune semplici parole: appropriatezza, monitoraggio, oppiacei, competenze, consapevolezza. E poi, forse più di tutto, identità. Credo proprio che questi messaggi siano passati.

Ma il vero bilancio positivo lo daranno, ancora una volta, i numeri: misurando la quantità di FANS somministrata in PS, di paracetamolo, di morfina e fentanyl.

Questo sta a tutti noi, che abbiamo o no seguito il corso.

È stato un anno speciale: tutti, da un lato e dall’altro della cattedra (ma abbiamo cercato di non usarla mai, la cattedra), ne usciamo un po’ cresciuti.

Ci arrivano segnalazioni di miglioramenti, di cambiamenti in intere strutture di Pronto Soccorso: sono in molti a essersi rimboccati le maniche, ad aver contagiato con qualche concetto i loro colleghi. Questa è la soddisfazione più grande.

Ed è anche la miglior consolazione per chi, come me, ha dovuto sperimentare amaramente sulla propria pelle l’attualità dei messaggi che proviamo a trasmettere: la splendida sensazione di fare qualcosa di utile. È proprio in questo che troviamo la più profonda ragione di appartenenza alla Società.

Per me, per noi tutti, l’immagine conclusiva di quest’anno dovrebbe essere una lunga sfilata di primi piani: un sacco di belle facce oneste e attente, sorridenti e orgogliose, qualcuna giovane qualcun’altra un po’ meno. Le facce della nostra gente, quella che abbiamo incontrato per tutto l’anno.

Queste immagini non le abbiamo: fatevela da voi la vostra immagine di fine anno. Scegliete un paziente e fissatevi in testa il suo volto, dopo che lo avrete trattato con tutta la vostra umanità e la vostra competenza.

E scusate se, ancora una volta, sembro proprio un po’ retorico.

Buon anno a tutti noi.

 

BUON ANNO!!!!

Fabio De Iaco

e tutti i componenti della faculty SAU, come sempre in rigoroso ordine alfabetico:

Gaetano Diricatti

Enrico Gandolfo

Mario Guarino

Alessandro Riccardi

Maria Paola Saggese

e l’insostituibile Silvia Aghittino






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