IL BLOG DI SIMEU

 

Posts Tagged ‘emergenza’

Mi sta a cuore: una campagna di Cittadinanzattiva con la collaborazione di Simeu

mercoledì, novembre 26th, 2014


@SilviaAlparone

Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte al mondo: i dati e l’analisi dell’Organizzazione mondiale della Sanità sul tema mettono in luce come lo stile di vita possa essere un importantissimo strumento di prevenzione anche per le patologie più gravi, in particolare di cuore e cervello. Parte di qui lo spunto per la campagna di Cittadinanza attiva Mi sta a cuore, realizzata anche con la collaborazione di Simeu, che si tiene ancora negli ultimi giorni del mese di novembre e per tutto dicembre 2014.

La campagna

In oltre trenta città italiane, i volontari di Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato distribuiranno ai cittadini gratuitamente la guida “Mi sta a cuore”: si tratta di un vademecum sulle abitudini da evitare e quelle invece da coltivare per mantenere un buono stato di salute, su quali sono i campanelli di allarme delle più comuni patologie cardiovascolari e cerebrovascolari, e a quali figure e servizi far riferimento in caso di necessità. L’opuscolo è stato redatto anche in base alla fondamentale esperienza dei pronto soccorso, osservatorio principale sui danni ultimi e più gravi di uno stile di vita scorretto. La pubblicazione ha anche lo scopo di educare i cittadini al ricorso immediato al pronto soccorso in casi specifici di sintomatologia cardiovascolare.

Sul sito http://j.mp/mistaacuore è disponibile il calendario degli eventi.

L’impegno di Simeu sul sociale

Il recente congresso nazionale della società scientifica, che si è tenuto a Torino dal 6 all’8 novembre scorsi, ha messo in luce come il 20% dei casi di pronto soccorso presentino un’emergenza sociale oltre che sanitaria. La salute, anche in emergenza, è quindi sempre una questione sociale e in questo senso è compito anche del pronto soccorso promuoverla attraverso una corretta informazione su come seguire un sano stile di vita, che consenta di prevenire fino ad evitare problemi sanitari anche molto gravi.

Simeu organizza e partecipa a progetti di educazione sanitaria e progetti specifici di educazione e prevenzione dei rischi. Nell’ottica di un sempre maggiore coinvolgimento del cittadino nelle scelte per la salute, la società scientifica sostiene il potenziamento del ruolo tanto dei pazienti quanto degli operatori sanitari nel miglioramento della qualità dei servizi: un patto di alleanza tra i professionisti della sanità e i cittadini che abbia a cuore la Salute. E’ questo lo scopo innanzitutto della Settimana del Pronto Soccorso, manifestazione nazionale che dopo l’edizione dello scorso anno, tornerà nella primavera del 2015.

 

#SIMEU14: L’Italia vista dal Pronto soccorso: i problemi e le possibili soluzioni

sabato, novembre 8th, 2014

@SilviaAlparone

IL IX CONGRESSO NAZIONALE DELLA SIMEU, LA SOCIETÀ ITALIANA DI MEDICINA DI EMERGENZA URGENZA, CHE COMPRENDE OLTRE 3.000 FRA MEDICI E INFERMIERI, È L’OCCASIONE PER FARE IL PUNTO SU COME FUNZIONANO OGGI I PRONTO SOCCORSO IN ITALIA, QUALI SONO I VERI PROBLEMI E QUALI LE SOLUZIONI POSSIBILI PER FARLI FUNZIONARE MEGLIO.

Su tutto il territorio nazionale ci sono 844 pronto soccorso, in cui lavorano 12.000 medici e 25.000 infermieri. Ogni anno gli accessi sono circa 24.000.000, 2.000.000 al mese, 67.000 al giorno, 2.800 all’ora, 45 al minuto, quasi uno ogni secondo.

Sul totale dei pazienti, il 20% ha un problema sociale prevalente, povertà, fragilità, maltrattamenti, solitudine, abbandono. Il fenomeno del disagio sociale, da sempre ben noto al pronto soccorso, non ha mai avuto un impatto così rilevante in passato sulle strutture di emergenza ospedaliera.

La problematica clinica più frequente (un terzo dei casi totali), è il trauma, categoria in cui rientrano ferite, ustioni, fratture, distorsioni, lesioni agli organi interni da incidenti stradali, sul lavoro, domestici, sportivi, aggressioni; seguito dalle malattie cardio-vascolari (ictus cerebrali, infarti cardiaci, tromboflebiti ed embolie polmonari).

Il problema: il sovraffollamento e le attese dei pazienti

L’alta prevalenza di casi sociali oltre che sanitari è una delle cause del sovraffollamento dei dipartimenti di emergenza ospedalieri, così come il gran numero di codici con bassa priorità sanitaria (bianchi e verdi), che però spesso celano casi di emergenza sociale e quindi presentano comunque un bisogno importante a cui dare risposta, anche se non strettamente sanitario.
Ma soprattutto il sovraffollamento è dovuto all’impossibilità di ricovero dal pronto soccorso verso gli altri reparti dell’ospedale, in costante overbooking per il ridotto numero dei letti a disposizione e per la difficoltà nella dimissione dei pazienti.

Il sovraffollamento è associato alle lunghe attese che hanno reso noti alla cronaca i nostri pronto soccorso. Le attese in pronto sono in parte per la prima visita dopo l’accettazione, da parte del medico del pronto soccorso, e in questo caso riguardano i pazienti con codici a bassa priorità. Ma il fenomeno delle lunghe attese riguarda in particolare il paziente in barella, che, dopo aver terminato il suo percorso in emergenza, attende di essere ricoverato in un reparto dell’ospedale.

La soluzione: una rete sul territorio e un pronto soccorso con la possibilità di dimettere i pazienti in sicurezza

Per tentare di risolvere il problema del sovraffollamento e dare una risposta ai crescenti bisogni sociali oltre che sanitari della popolazione è necessario cambiare l’organizzazione dei percorsi di cura fra territorio, pronto soccorso e altri reparti dell’ospedale.

Innanzitutto è necessario creare una rete sul territorio, che sia in grado di offrire alternative al ricorso all’ospedale per i casi meno gravi: servizi e associazioni che, in stretta collaborazione con il pronto soccorso, prendano in carico i casi già visitati e seguiti in pronto soccorso evitando il ricovero in ospedale attraverso una dimissione “protetta”, un percorso che garantisce una continuità delle cure anche dopo la dimissione. Si registrano molte esperienze positive in varie regioni, ma spesso attuate in ambiti territoriali limitati da parte di singole aziende ospedaliere; una strategia globale è necessaria per standardizzare gli interventi e renderne più efficiente la realizzazione.
Contemporaneamente, all’interno dell’ospedale risulta vincente l’organizzazione dell’emergenza in tre aree e attività distinte e complementari: pronto soccorso, osservazione breve, terapia semintensiva. Pronto soccorso per l’accoglienza e la prima visita; OBI, osservazione breve-intensiva, con letti e personale dedicato per una degenza breve, fino a 24-30 ore, che consenta di dimettere i pazienti in sicurezza dopo una prima fase di cura oppure di avviare percorsi di assistenza per i pazienti fragili o con problematiche sociali; terapia subintensiva multidisciplinare, per pazienti acuti che abbiano bisogno di cure ad alta intensità, con i diversi specialisti a disposizione in ospedale coordinati dal medico di emergenza-urgenza.

È il futuro dei nostri ospedali, sempre più organizzati per aree a diversa intensità di cura non più per reparti. Una soluzione che può dare una risposta adeguata a molti problemi del nostro sistema sanitario e soprattutto ai bisogni sanitari e sociali dei cittadini.

Likelihood Ratio, un’arma contro esami inutili in pronto soccorso

lunedì, ottobre 21st, 2013

Cos’è la Likelihood Ratio e che applicazione può avere nei casi di emergenza? Ilenia Spallino e Ciro Paolillo si confrontano e guidano i fruitori del video a un approccio clinico utile a ridurre il numero di esami diagnostici sui casi di pronto per procedere solo ai più efficaci.
Il racconto di due esempi pratici, la contusione del gomito e la sospetta appendicite, due casi clinici molto comuni per chi lavora in pronto soccorso.

Ilenia Spallino e Ciro Paolillo, medici del Pronto soccorso e Medicina di urgenza dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, sono ideatori e animatori del blog A Life at Risk

Il video è visibile anche su Youtube

COS’E’ LA LIKELIHOOD RATIO

Il rapporto di verosomiglianza (Likelihood Ratio, LR) di un segno obiettivo è la proporzione di pazienti malati che presentano questo reperto clinico diviso per la proporzione di soggetti non malati che presentano il medesimo reperto.
        proporzione di pazienti malati che presentano il segno obiettivo
LR = ——————————————————————————
        proporzione di soggetti non malati che presentano il segno obiettivo
L’aggettivo “positivo” o “negativo” indica se il rapporto di verosimiglianza si riferisce alla presenza (“risultato positivo”) o all’assenza del segno obiettivo (“risultato negativo”).
Il rapporto di verosimiglianza positivo si riferisce dunque alla proporzione di pazienti malati che presentano questo reperto clinico diviso per la proporzione di soggetti non malati che presentano il medesimo reperto. […]

Il rapporto di verosimiglianza negativo si riferisce analogamente alla proporzione di pazienti malati che NON presentano questo reperto clinico diviso per la proporzione di soggetti non malati che non presentano il medesimo reperto.

(FONTE: McGee S. Evidence-based clinical diagnosis. 3rd ed. Philadelphia: Elsevier Saunders; 2012. Chapter 2, Diagnostic accuracy of clinical findings; p. 9-21)

Chiusi gli ambulatori Med del Lazio: un’operazione di maquillage sanitario

mercoledì, aprile 24th, 2013

di @SilviaAlparone

Si è concluso in Lazio il periodo di sperimentazione del progetto Ambulatori MED “percorso veloce codici bianchi e verdi”.

Gli ambulatori erano stati attivati apartire dall’ 15 aprile dello scorso anno in 11 ospedali di Roma e provincia. Il progetto prevedeva la presenza dalle ore 8 alle 20, per tutto l’arco della settimana, in un ambiente prossimo al pronto soccorso, di un medico di medicina generale, che doveva farsi carico dei pazienti con codici più bassi, attribuiti in fase di triage dal personale dell’emergenza: i codici bianchi e parte dei codici verdi.

Gli AmbuMed sono considerati eredi degli Ambulatori Blu, attivati per l’emergenza influenzale del 2012, fra il 16 gennaio e il 16 marzo dell’anno passato. I dati dei flussi dei pazienti negli ambulatori del percorso blu già non erano statisticamente significativi: per il periodo 17 gennaio/13 marzo 2012, in sette strutture di PS del Lazio – di cui due Dea di primo livello e 3 Dea di secondo a Roma e tre PS/Dea in provincia – risulta che ogni ambulatorio abbia visto transitare in media 2-3 pazienti al giorno.

La sperimentazione degli AmbuMED ha confermato questa tendenza.

La chiusura degli Ambulatori Med – afferma Francesco Pugliese, presidente Simeu Lazio – non provoca alcun disagio nella gestione dell’emergenza ospedaliera.

I dati diffusi in questi giorni su alcuni quotidiani parlano di 33 mila pazienti visitati nelle 11 strutture ospedaliere della regione Lazio in cui la sperimentazione è stata condotta, nell’arco di poco meno di un anno: significa 3.000 pazienti in media per ogni struttura, e quindi 8 pazienti visitati in 12 ore in ciascun ospedale.

“Non sono questi i numeri di un’attività che possa seriamente alleviare i problemi del Pronto Soccorso – commenta Pugliese – e ancora una volta abbiamo assistito a un’operazione di maquillage, che non incide sul problema del sovraffollamento. La sua sospensione non genera “caos”, come denunciato in questi giorni: il problema dei servizi di emergenza ospedaliera è lo stazionamento dei pazienti in attesa di ricovero nei reparti, problema articolato, la cui soluzione implica una riorganizzazione dei percorsi all’interno dell’ospedale e sul territorio. L’attività degli ambulatori Med non incideva affatto sui flussi di questi pazienti, che sono i casi più gravi, quelli che risultano avere necessità di ricovero ospedaliero e a cui, in fase di triage, viene attribuito un codice di priorità più alto, dal verde al rosso: i pazienti visti dai medici di Medicina generale negli ambulatori della sperimentazione erano prevalentemente codici bianchi, tutti casi cioè che si rivolgono impropriamente ai pronto soccorso e che dovrebbero invece trovare risposta alle loro richieste sul territorio. Ed è lì quindi che gli ambulatori di Medicina generale dovrebbero essere aperti, nell’ambito dei distretti territoriali, non negli ospedali dove si rischia piuttosto di duplicare un servizio già esistente – quello dei servizi territoriali – con una conseguente duplicazione anche dei costi.

Dell’argomento si sono occupati prevalentemente i quotidiani di Roma città e i periodici di settore. Tra questi:
Il Messaggero, http://www.ilmessaggero.it/roma/roma_ambulatori_anti_caos_chusi_medici_base/notizie/272313.shtml

Quotidiano sanità, http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=14535

e, con la posizione di Simeu: http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=14596

 





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