IL BLOG DI SIMEU

 

Archive for the ‘politica sanitaria’ Category

Scuola di specializzazione: Simeu ottiene un decreto sull’equipollenza della specializzazione in Meu

sabato, luglio 19th, 2014

@SilviaAlparone

 

Gli ultimi si sono specializzati giovedì 17 luglio a L’Aquila, i primi già nella seconda metà di giugno a Bari e a Roma: sono gli 82 medici dell’emergenza-urgenza italiani che hanno concluso in questa estate 2014 il primo ciclo della Scuola di Specializzazione nata nel 2009, dopo una lunga battaglia per la sua creazione.

Si è trattato di un successo importante, oltre che per i colleghi che si sono diplomati, anche per Simeu, che ha sostenuto tutto il percorso di attivazione della scuola e si è battuta con fermezza per il dovuto riconoscimento di una specifica professionalità per i medici che lavorano in pronto soccorso. Ma se il cammino per ottenere la Scuola è stato lungo e irto di ostacoli, la conclusione del primo ciclo non ha coinciso con la fine dei problemi: da inizio luglio sono arrivate alcune segnalazioni di difficoltà burocratiche relative all’ammissione dei neospecialisti nei concorsi per personale medico di pronto soccorso, in quanto la dicitura “Medicina di emergenza-urgenza” (rispetto al termine “Medicina d’Urgenza”)non figurava tra le equipollenze riconosciute per poter accedere ai bandi. Ammettere o meno i candidati appena specializzati poteva dipendere quindi dalla decisione della singola azienda sanitaria in merito all’interpretazione delle norme vigenti.

Una lettera a firma di Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu, e di Gian Franco Gensini, presidente della Conferenza permanente per la formazione in medicina di emergenza-urgenza, è stata inviata a Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, e a Stefania Giannini, ministro all’Istruzione e Ricerca per sollevare il problema. Parallelamente, una campagna mediatica ha portato la segnalazione della nuova difficoltà per i giovani medici dell’emergenza all’attenzione delle agenzie di stampa e sui principali periodici di settore (vedi per tutti Il Sole Sanità e Quotidiano Sanità del 14 luglio scorso).

Aver sollevato tempestivamente l’attenzione su un possibile “baco” burocratico prima che si potessero produrre danni concreti, ha contribuito a far sì che non si verificassero, in nessun caso in Italia, situazioni di effettiva esclusione di candidati specialisti in Meu dai concorsi. In molte Regioni i rappresentanti Simeu hanno contattato e sensibilizzato gli assessorati locali competenti e a livello nazionale, lo scorso 16 luglio il ministro Beatrice Lorenzin ha firmato il decreto sull’equipollenza della Specializzazione in MEU.

Il decreto, di prossima pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, elimina ogni rischio di esclusione per i candidati specialisti in Meu e aggiorna la tabella delle equipollenze in funzione della conclusione del primo ciclo della Scuola di specializzazione in emergenza-urgenza.

Ora è necessario proseguire nell’impegno per il numero dei posti della Scuola – commenta Gian Alfonso Cibinel – sia a livello nazionale che regionale, considerando che con la graduatoria unica nazionale (in vigore dal prossimo concorso previsto in autunno) si rischia (anzi è quasi certa) una riduzione dei contratti garantiti dalle Regioni”.

La notizia delle prime specializzazioni della Scuola, era già arrivata sui mezzi di comunicazione lo scorso 20 giugno (vedi Il Sole Sanità) con una dichiarazione del presidente nazionale Cibinel: un messaggio per sottolineare l’importanza dell’arrivo nel Ssn dei primi specialisti in Meu e per mantenere alta l’attenzione sul numero insufficiente di contratti di formazione finanziati dal Governo.

La campagna strategica e mediatica Simeu a favore della Scuola di Specializzazione, in particolare con la richiesta di adeguare il numero di contratti al fabbisogno espresso dalle regioni, era già stata lanciata lo scorso 5 marzo, in collaborazione con Cosmeu, tramite l’organizzazione di una mobilitazione generale del mondo dell’emergenza sanitaria culminata nel flash mob degli specializzandi davanti ai ministeri della Salute e dell’Istruzione. Gli effetti di quella campagna mediatica sono ancora reperibili su questo blog.

I traumi della caviglia e l’appropriatezza diagnostica in emergenza

lunedì, maggio 5th, 2014

@SilviaAlparone

video di Ciro Paolillo @EDstudy e @Ileniaspallino


Si fanno molti, troppi esami diagnostici, a volte senza una reale necessità. È questo il tema di un’indagine promossa da Slow Medicine, rete di professionisti e cittadini per una cura sobria, rispettosa e giusta, a cui hanno partecipato sette società scientifiche fornendo ciascuna un elenco di cinque prestazioni di uso corrente nella pratica clinica, che secondo le conoscenze scientifiche disponibili non apportano alcun beneficio al trattamento del caso clinico e che anzi, in alcuni casi, possono rivelarsi controproducenti. Il progetto si chiama “Fare di più non significa fare meglio”, richiama l’esperienza di Choosing Wisely degli Stati Uniti, di cui abbiamo già parlato in un precedente post di questo blog ed è partito nel dicembre del 2012.

Ma più in generale il nodo dell’appropriatezza è uno dei capitoli più importanti in tema di governo clinico, nell’ottica di una spending review ragionata, per un’ottimizzazione delle risorse che sappia coniugare risparmio economico ed efficienza delle cure.

In questo contesto si colloca il video-approfondimento di Ciro Paolillo e Ilenia Spallino, autori del blog A Life at Risk, che si concentra in particolare sull’approccio diagnostico del trauma della caviglia in emergenza. Partendo dalla considerazione che solo il 15% dei traumi di caviglia che si rivolgono al pronto soccorso risulta essere una frattura, gli autori propongono il Test di Ottawa come approccio diagnostico utile a evitare esami radiologici.

Codici diagnostici in pronto soccorso: la semplificazione della Toscana

venerdì, aprile 18th, 2014

di @SilviaAlparone

Una lista di codici diagnostici essenziali per l’emergenza sanitaria. L’hanno messa a punto l’Ars Toscana, Agenzia regionale di sanità, e la Direzione generale Diritti di cittadinanza e coesione sociale della Regione, in collaborazione con Simeu Toscana.

A livello nazionale erano già state realizzate da Lazio Sanità (Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio), nell’ambito del Progetto “Mattoni del SSN”, sviluppati dal Ministero della Salute per il Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS), le “Linee Guida per la codifica di diagnosi e prestazioni in PS” [6]. Si tratta di una lista di 2140 codici diagnostici essenziali, integrati con 584 codici di prestazione, che però dal punto di vista pratico risulta eccessivamente estesa e soprattutto una classificazione non sempre efficace per l’individuazione delle patologie e per l’interpretazione dei dati epidemiologici.

Per questo in Toscana si è pensato di procedere a una semplificazione e a una revisione delle codifiche diagnostiche, in modo tale da rendere più semplici le valutazioni epidemiologiche e organizzative.

Attraverso un’analisi dei flussi regionali del pronto soccorso del 2012 e una revisione della letteratura scientifica si è arrivati a un elenco di 617 codici ICD IX-CM (versione 2007) definiti “essenziali”. L’elenco è stato integrato con i codici “See & Treat” e condiviso con il gruppo di coordinamento del progetto regionale Codice rosa per individuare gli opportuni codici utili alla segnalazione di maltrattamenti e abusi su adulti e bambini. Resta comunque valida ovviamente la lista completa nazionale dei codici diagnostici per i casi che non dovessero rientrare nell’elenco semplificato.

L’elenco dei codici essenziali sarà a breve condiviso con tutte le direzioni delle aziende sanitarie regionali della Toscana e ai professionisti sarà fornito un libretto tascabile di facile consultazione.

È possibile leggere i dettagli del progetto, con la metodologia utilizzata e la lista dei codici, a questo link.

Lettera di Simeu e specializzandi Cosmeu ai ministri dell’Istruzione e della Sanità

martedì, marzo 18th, 2014

IN DIFESA DELLA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN MEDICINA DI EMERGENZA-URGENZA

 

@SilviaAlparone

 

Più borse per la Scuola di specializzazione in medicina di emergenza-urgenza in accordo con le necessità espresse dalle Regioni: è la richiesta della lettera inviata a Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca e a Beatrice Lorenzin, ministro della Salute dagli specializzandi Meu e da Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu, per dare un seguito alla manifestazione nazionale dello scorso 5 marzo.

Nella lettera si ribadiscono ancora i contenuti del flash mob che si è tenuto davanti al Miur e della lettera-appello affissa nei pronto soccorso italiani:

Oggi ci sono in Italia 20 milioni di accessi all’anno in pronto soccorso. Per l’anno accademico 2012/2013 le borse finanziate sono state 46 contro il fabbisogno espresso dalle Regioni di 241 specialisti dell’emergenza in tutta Italia. E per quanto riguarda il 2013/2014, “i tagli preannunciati – si dice nella lettera firmata da Gian Alfonso Cibinel e dagli specializzandi – non lasciano sperare in un incremento dei contratti e fanno temere una loro riduzione; se ciò avvenisse si metterebbe a rischio la funzionalità del nostro sistema sanitario che, a fronte della progressiva riduzione dei posti letto, ha bisogno per sopravvivere di una rete di emergenza territoriale e ospedaliera di alta qualità gestita da professionisti competenti e motivati”.

Cronaca della giornata di mobilitazione contro i tagli alla Scuola di specializzazione in Medicina di emergenza-urgenza

mercoledì, marzo 5th, 2014

 

@SilviaAlparone

Successo per la giornata di mobilitazione dell’emergenza sanitaria contro il taglio di posti alla scuola di specializzazione in emergenza-urgenza.

Mercoledì 5 marzo, davanti al ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca sono stati circa 60 gli specializzandi che hanno partecipato al flash mob per dire NO alla riduzione del numero delle borse di studio.

 

Nella stessa giornata in tutti i pronto soccorso e sedi 118 d’Italia è stato distribuito l’appello/manifesto promosso da Simeu e Sis 118 e sottoscritto anche da Acemc e Fimeuc e rivolto al Governo per denunciare l’insostenibilità di un sistema che a fronte di 20 milioni di pazienti che ogni anno si rivolgono ai pronto soccorso apre le porte della specialità annualmente a un numero di nuovi medici che rischia da quest’anno di essere inferiore a 50.

Della giornata di mobilitazione si sono occupati i mezzi di comunicazione, da quelli di settore (Sanità del Sole 24 ore che ha poi riservato uno spazio anche a un intervento a firma di Valeria Donati, rappresentante Giovani Simeu, Quotidiano Sanità, anche in questo caso con un articolo aggiuntivo dedicato al flashmob davanti al Miur, e Doctornews) alle agenzie di stampa come AgenParl,e poi ancora il Corriere della sera, La Stampa e Rai news24 e il TG3 nazionale e per finire il Corriere Mercantile e Repubblica Genova.

E i motivi della giornata erano già stati anticipati qualche giorno fa su Primocanale con un’intervista a Ombretta Cutuli e da La Provincia Pavese che ha seguito in diretta twitter la giornata del 5 marzo di Roma.

Il racconto della giornata è su twitter sotto #piuborseMEU. Qui di seguito un estratto dei tweet:

 

 


“E questo – commentano gli specializzandi – speriamo sia solo l’inizio”.

No al taglio dei posti della scuola di specializzazione in Medicina di emergenza-urgenza

lunedì, marzo 3rd, 2014

Mercoledì 5 marzo un flash mob degli specializzandi a Roma e una lettera/appello delle Società dell’emergenza al ministro dell’Istruzione in tutti i pronto soccorso e sedi 118 d’Italia

 

@SilviaAlparone

 

Su twitter è attivo l’hashatg #piuborseMEU e su facebook è aperto il gruppo Flash mob degli specializzandi in medicina di emergenza-urgenza.

Così i social si preparano a seguire l’iniziativa degli specializzandi MEU di mercoledì 5 marzo: alle 12 davanti al Miur, il ministero dell’Istruzione università e ricerca ci sarà un flash mob organizzato per sensibilizzare l’opinione pubblica sul pericolo di riduzione posti in specialità per la scuola di medicina di emergenza-urgenza che rischia di chiudere a soli quattro anni dalla sua creazione.

Sempre mercoledì 5 marzo in tutti i pronto soccorso e sedi dell’emergenza territoriale d’Italia verrà affissa una lettera/appello al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, e al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin per una più equa distribuzione dei posti in specialità. L’appello è lanciato dalle società scientifiche Simeu, Sis-118, Acemc e Fimeuc e sarà firmato da medici e infermieri di ogni struttura sanitaria.

La situazione

In tutta Italia potrebbero essere meno di 50 i contratti di formazione per la specializzazione in Medicina d’urgenza finanziati dal Governo per l’anno 2013/2014, mentre la Conferenza Stato-Regioni denuncia un fabbisogno di circa 300nuovi contratti di specialità all’anno per l’emergenza sanitaria e a fronte di una richiesta di accesso alla scuola che, negli anni scorsi, ha quasi sempre superato le 400 domande di medici appena laureati.

Questo su un totale di 3.200/3.300 borse di specializzazione post lauream di discipline mediche previste per l’anno accademico 2013/2014, contro la richiesta della Conferenza Stato-Regioni di circa 7.000 posti complessivi.

In attesa del nuovo decreto che definirà la disponibilità totale di fondi ministeriali e il numero di posti per ciascuna specialità medica, il mondo dell’emergenza-urgenza si solleva contro il taglio previsto alla formazione specialistica che deve preparare nuovi medici ad affrontare la complessa attività di pronto soccorso, tanto spesso oggetto dell’attenzione dei media nazionali per le sue criticità.

In questo contesto, la Scuola di specializzazione in Medicina di Emergenza-Urgenza in Italia è nata solo nel 2009 e i primi specialisti in questa disciplina, in numero di 82, saranno diplomati nel prossimo giugno. Ma con i tagli previsti la Scuola ora rischia la chiusura.

 

Le difficoltà dei pronto soccorso romani

martedì, febbraio 4th, 2014

 

Lettera aperta alla stampa di Francesco Rocco Pugliese, presidente Simeu Lazio

A proposito della situazione di sovraffollamento dei pronto soccorso laziali, in particolar modo quelli romani, che soprattutto in questo periodo dell’anno è oggetto dell’interesse dei mezzi di comunicazione nazionali e locali, Francesco Rocco Pugliese, presidente regionale del Lazio di Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza, precisa quanto segue:

Per risolvere il problema del sovraffollamento dei Pronto Soccorso, in molti ormai sembrano avere la soluzione pronta, ma la quasi totalità dei proponenti non ha mai svolto un turno di pronto soccorso e, se lo ha fatto, è stato qualche decina di anni fa.

Il problema del sovraffollamento affligge i pronto soccorso della Regione, in particolare quelli romani, in modo ben noto alla cronaca. Anche in situazioni di sovraffollamento tuttavia i pazienti affetti da patologie gravi ed acute, come l’infarto, l’ictus, le urgenze neurochirurgiche, quelle cardiochirurgiche e i gravi traumatismi seguono un percorso dedicato, con tempestività negli accertamenti e nellecure. Un sovraffollamento critico del pronto soccorso solo raramente può determinare ritardi per i casi più gravi, a differenza di molte situazioni a rischio intermedio.

L’inesistente emergenza influenza e le vere cause del sovraffollamento

A proposito dell’epidemia influenzale la prima affermazione che mi sento di fare è che non esiste nessuna emergenza in merito. Il problema del sovraffollamento è endemico e strutturale, non occasionale.

Qualche tempo fa andava di moda affermare che il sovraffollamento era determinato dai codici bianchi che si rivolgevano impropriamente al pronto soccorso. Il codice bianco non è una criticità per il pronto soccorso; il problema è per il paziente che dovrà attendere per trovare la soluzione al suo problema di salute perché si è rivolto alla struttura del sistema sanitario nazionale la cui mission è quella di trattare le patologie più gravi prioritariamente rispetto a quelle con caratteristiche cliniche ambulatoriali.

Poi la responsabilità delle attese è stata attribuita ai codici verdi. Molte patologie mortali possono esordire con scarsi sintomi/segni, talvolta anche non facilmente interpretabili (esempio: infarto, traumatismi chiusi, embolia polmonare, rottura dell’aorta, occlusioni intestinale, ischemia intestinale). Anche qui, come nei casi più gravi, il compito dell’infermiere di triage, insieme a quello del medico del pronto soccorso, è articolato e fondamentale per arrivare prima possibile alla diagnosi: e anche in questo caso un ambiente sovraffollato non aiuta.

Secondo altri il sovraffollamento è determinato dai medici territoriali che non operano un

adeguato filtro all’arrivo dei pazienti in pronto soccorso. Quest’ultima spiegazione non corrisponde totalmente alla verità: il paziente attualmente vuole essere visitato tecnologicamente con esami di laboratorio, ecografie, doppler, tac, risonanza, visite specialistiche, e non si sente sicuro solo con la visita tradizionale del medico di medicina generale, principale risorsa presente sul territorio, quando disponibile.

Secondo altri il sovraffollamento dei Pronto Soccorso è rappresentato dai medici del pronto soccorso che non dimettono i pazienti dimissibili. In realtà i medici di pronto soccorso della regione Lazio ricoverano solo il 17% dei pazienti, un dato perfettamente in linea, non solo con la media nazionale, ma anche con quella internazionale (Stati Uniti 18-19%; Inghilterra 21-22%).

La vera causa del sovraffollamento del pronto soccorso, soprattutto in un’area metropolitana, è rappresentato dalle attese per il ricovero di pazienti anziani, con patologie multiple, fenomeno a sua volta causato dalla discrepanza tra numero di accessi al pronto soccorso e disponibilità di posti letto ospedalieri per il ricovero; dall’elevato tasso di pazienti che giungono con mezzi di soccorso (mediamente più gravi rispetto ai pazienti che giungono autonomamente); dal fatto che in ospedale i livelli di ricovero in elezione siano elevati rispetto ai ricoveri provenienti dal pronto soccorso; dalle degenze medie troppo elevate nei reparti di area medica; da degenze preoperatorie troppo lunghe nei reparti chirurgici; dalla discrepanza tra popolazione residente nel bacino di utenza dell’ospedale e disponibilità di letti di post acuzie, lungodegenze, hospice, riabilitazione, RSA, percorsi territoriali dedicati.

La possibile soluzione al sovraffollamento: ospedali in rete

Per poter affrontare in maniera razionale la problematica in questione ogni struttura ospedaliera dovrebbe utilizzare un approccio di sistema: l’affollamento del pronto soccorso infatti non è solo un problema del pronto soccorso, ma di tutto l’ospedale; inoltre tutti gli ospedali dovrebbero essere in rete con dati di attività accessibili ad una cabina di regia regionale; si dovrebbe, in questo modo, poter razionalizzare adeguatamente le risorse in base alle reali necessità di bisogni di salute dei cittadini. Reputo che la Regione Lazio abbia iniziato il percorso giusto basato su dati di attività ufficiali, ma il lavoro non sarà né semplice né facile e molti saranno coloro che proveranno ad interromperlo.

In conclusione desidero ringraziare tutto il ‘popolo dell’urgenza’, ausiliari, infermieri e medici di pronto soccorso-medicina d’urgenza, che ancora con sacrificio e abnegazione continuano ad operare in difficilissime condizioni ambientali, dando prova di grande professionalità e impegno oltre ogni ragionevole misura”.

 

 

 

 

Introduzione in Veneto dello “steward di pronto soccorso”: il commento Simeu su Repubblica di oggi

domenica, febbraio 2nd, 2014

@SilviaAlparone

 

Gian Alfonso Cibinel è intervenuto sulle pagine di Repubblica, come presidente nazionale della Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza,  a proposito dell’introduzione in Veneto dello steward di pronto soccorso, nuova figura di supporto agli utenti in attesa di assistenza, o di un parente in carico al pronto. La nuova figura è stata presentata venerdì 31 gennaio a Venezia dal presidente della Regione Luca Zaia, insieme all’assessore alla sanità Luca Coletto e al direttore generale della sanità Domenico Mantoan.

L’articolo a firma di Michele Bocci dal titolo “Mai più soli in sala d’attesa ora al pronto soccorso arrivano hostess e steward” è a pag. 19 del quotidiano di oggi, domenica 2 febbraio, in Cronaca nazionale. Nel suo intervento il presidente nazionale Simeu, ha sottolineato la necessità di interventi organizzativi strutturali per alleviare i problemi dell’emergenza, dichiarando quanto segue: «È molto importante lavorare sull’accoglienza alla porta dell’ospedale per migliorarla. L’attività di steward e hostess serve soprattutto di giorno, quando vediamo arrivare tanti codici bianchi e verdi, cioè problemi poco gravi che per questo talvolta devono aspettare molto. Anche i filmati con una componente educativa sono molto utili». Per risolvere il problema dei pronto soccorso in affanno, però, ci vuole altro.

«Bisogna lavorare perché i reparti degli ospedali siano in grado di accogliere i nostri malati senza lunghi ritardi e rinforzare il territorio, che può servire ad evitare gli accessi al pronto soccorso dei casi meno gravi e a prevenire le ricadute di malati appena usciti dall’ospedale. Il sistema deve essere organizzato meglio. In certe Regioni ci sono troppi ospedali, tanta sanità privata accanto a un territorio troppo debole».

Nuovi anticoagulanti orali: l’Aifa cambia la prescrivibilità

mercoledì, gennaio 29th, 2014

Il Pradaxa (Dabigatran), farmaco della famiglia dei nuovi anticoagulanti orali, è diventato prescrivibile anche dai Centri ospedalieri, cancellando così la discriminazione fra gli specialisti prescrittori presente nelle precedenti determine, specialisti tra cui non comparivano i medici dell’emergenza-urgenza: lo ha deciso l’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, con determina del 2 dicembre 2013, pubblicata in Gazzetta ufficiale n.300 del 23.12.2013, che rettifica la precedente del 15 marzo 2010 e che si immagina estensibile anche agli altri nuovi anticoagulanti orali,

Si tratta di farmaci fondamentali nella profilassi dell’ictus in pazienti affetti da fibrillazione atriale.

Saranno quindi le direzioni sanitarie delle aziende ospedaliere, sotto il controllo delle Regioni, ad attribuire la funzione prescrittiva di questi farmaci. Si riapre perciò la possibilità per i medici dell’emergenza di essere inclusi nei singoli elenchi regionali di prescrittori del Dabigatran. “I colleghi della medicina di emergenza-urgenza – commenta Giorgio Carbone, past president di Simeu e promotore dell’impegno della Società sul tema – sono invitati a chiedere l’attibuzione della prescrivibilità presso le proprie direzioni sanitarie aziendali”.

Di fatto si tratta di un successo per Simeu, che si è costantemente impegnata nei mesi scorsi perché la Medicina di emergenza-urgenza fosse tra le specialità autorizzate a prescrivere il farmaco, in forza del fatto che in un mese sono oltre 5.700 i pazienti con fibrillazione atriale che si rivolgono al pronto soccorso (dati dello studio Fire, atrial Fibrillation Italian REgistry, dell’Anmco che prende in considerazione circa 200 strutture ospedaliere sulle 700 ca. dotate di dipartimento di emergenza su tutto il territorio nazionale) e di questi il 75% completa l’iter diagnostico-terapeutico proprio in dipartimento di emergenza.

La rivendicazione Simeu della prescrivibilità dei nuovi anticoagulanti orali per i medici dell’emergenza-urgenza era anche comparsa su Sanità – Il Sole 24 Ore: Appello Simeu contro divieti prescrittivi in pronto soccorso del 19-26 novembre 2013.

Sicilia: il sovraffollamento dei pronto soccorso e il pericolo di una nuova riduzione dei posti letto

martedì, gennaio 21st, 2014

@SilviaAlparone

 

Non è l’influenza stagionale che affolla i pronto soccorso, ma un sistema di cure che soffre soprattutto di un problema organizzativo: il taglio dei posti letto provoca la saturazione dei reparti e il collasso dei pronto soccorso. E’ questa la necessità urgente su cui bisogna intervenire.

A questo si aggiunge un problema culturale, di accessi impropri in pronto, di casi a bassa complessità che dovrebbero rivolgersi alle cure territoriali. Un fenomeno che si può risolvere prevalentemente con la diffusione di una migliore educazione fra la popolazione a un corretto uso dei servizi sanitari.

Se ne è parlato nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta martedì 21 gennaio a Palermo presso la sede dell’Ordine dei Medici, organizzata da Simeu Sicilia.

Quali sono le cause delle lunghe attese in pronto soccorso

I tempi di attesa in triage: una questione culturale

I dati di attività relativi a tutti i pronto soccorso siciliani riferiti al 2012 mostrano che:

  • Solo il 10% degli accessi è indirizzato verso l’emergenza ospedaliera dal 118
  • Il 7-8% è veicolato dalla medicina specialistica, dalla continuità assistenziale o dalla rete ospedaliera (trasferimenti tra ospedali)
  • Solo una percentuale compresa tra l’1 e il 2% è formalmente indirizzata al pronto soccorso dal medico di base.
  • L’80% dei casi che si presentano in pronto soccorso arriva su propria iniziativa personale.

Di questi, la gran parte (70% e l’80%) presenta problemi di bassa complessità (codici bianchi e verdi) e non ha bisogno di ricovero dopo le cure del pronto soccorso. Questi pazienti in realtà dovrebbero rivolgersi alle cure territoriali e non ai pronto soccorso che, invece, dovrebbero costituire il punto di riferimento esclusivamente per i problemi di urgenza ed emergenza. Anche i casi con bassa complessità trovano comunque risposta in pronto soccorso, con attese, prima della visita in pronto, per quanto riguarda le aree di emergenza con maggiori volumi di attività, fra i 23 e i 26 minuti per i codici gialli e fra i 55 e i 70 minuti per i codici verdi, che però nelle ore di punta si protraggono fino a due ore per i primi e fino a sei ore per i secondi.

IL VERO PROBLEMA: I tempi di attesa per il ricovero: l’overcrowding (sovraffollamento)

Altra cosa è l’attesa per il ricovero in reparto, per i casi che, concluso l’iter di cura in pronto soccorso devono essere ricoverati (soltanto circa il 15% del totale degli accessi, secondo uno studio Simeu sui dati della Regione Sicilia).

Qui si registrano le attese più lunghe. Attese dovute alla saturazione dei reparti che, già al completo e con un numero di posti letto insufficiente rispetto alla domanda, non riescono più a ricoverare i pazienti in arrivo dal pronto soccorso, che quindi spesso restano in stand by nei locali del pronto. Questi, aumentando giorno dopo giorno, creano un sovraffollamento che assorbe risorse e non consente più di prendere in carico in tempi accettabili i nuovi casi che si presentano.

E’ l’overcrowding, un fenomeno noto e strutturale in tutti i i pronto soccorso italiani.

Nei reparti di emergenza delle grandi aree metropolitane, dove questo fenomeno è maggiormente rappresentato (circa una decina di strutture), nell’anno 2012, sono stati oltre 2500 i pazienti che hanno atteso il ricovero per un periodo compreso tra le 24 e le 60 ore.

Il pericolo di un ulteriore tagli di posti letto in Sicilia

Se dovesse andare in porto il proposito di tagliare 438 posti letto di medicina (i più utilizzati per i ricoveri dal pronto soccorso) così come si legge nella proposta di rimodulazione della rete ospedaliera regionale, i problemi legati alle attese in pronto soccorso di un posto letto, è destinato ad acuirsi ulteriormente. Tanto più che i tagli previsti riguardano i posti letto dei grandi ospedali delle aree metropolitane, cioè quelli i cui pronto soccorso sono maggiormente in sofferenza. Nella sola città di Palermo verrebbero meno 102 posti letto di medicina, 17 di geriatria, 6 di neurologiae 17 di malattie respiratorie.

La soluzione possibile e necessaria – conclude Clemente Giuffrida, presidente Simeu Sicilia e direttore della Medicina e Chirurgia di emergenza e accettazione dell’azienda ospedaliera Ospedali riuniti Papardo Piemonte – sta in una più razionale politica dei tagli che non sacrifichi posti letto necessari al funzionamento del sistema, in una maggiore integrazione dei servizi di emergenza ospedaliera con la medicina del territorio, che permetta al pronto soccorso di rispondere al suo naturale ruolo di “cerniera” fra ospedale e territorio, e una maggiore diffusione della corretta cultura di accesso ai differenti servizi sanitari da parte della popolazione”.

Solidale con le istanze di Simeu Sicilia è anche Cittadinanzattiva, movimento civico in prima linea nella tutela e difesa dei diritti dei pazienti. È a tutti noto il ruolo e l’attività dei numerosi Tdm, Tribunali dei diritti dei malati, presenti nelle aziende sanitarie siciliane, ma anche la presenza e la rappresentanza presso i principali tavoli tecnici istituzionali centrali e periferici che governano la sanità in Sicilia.

Cittadinanzattiva Sicilia onlus – afferma Vincenzo Camarda, segretario provinciale di Palermo di Cittadinanzattivanon ignora i problemi e i disagi che caratterizzano l’erogazione di questo nevralgico e importante ganglio delle strutture ospedaliere e condivide pienamente le analisi di Simeu Sicilia, sia in relazione all’esigenza di una maggiore integrazione dei servizi di emergenza ospedaliera con la medicina del territorio, che consenta al pronto soccorso di concentrarsi sulle reali emergenze/urgenze sanitarie, sia sulla necessità di sensibilizzare/educare il cittadino a un corretto utilizzo dei servizi erogati dal Ssr, ricorrendo maggiormente ai Pta e Pte. Ma soprattutto Cittadinanzattiva Sicilia onlus, condividendo le preoccupazioni in merito ai tagli dei posti letto previsti in Sicilia dal piano di rimodulazione della rete ospedaliera regionale, che determinerebbero, a causa dell’ulteriore diminuzione della disponibilità di posti letto per i ricoveri, il sovraffollamento e il collasso del pronto soccorso, si rende disponibile a proseguire in quelle azioni che consentano alle Istituzioni sanitarie regionali e a quelle nazionali di procedere a una rimodulazione della rete ospedaliera regionale che tenga maggiormente conto delle esigenze di salute dei cittadini siciliani”.





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