IL BLOG DI SIMEU

 

REFLUSSO DI COSCIENZA

dicembre 17th, 2022 | NO COMMENTS

di Un MEU Qualunque

 

*biip*

La timbratrice segna 19:56, sono in ritardo.

Stasera ho mangiato poco e velocemente.

Vabbè.

Questa divisa comincia a puzzare, non ho il ricambio, che palle.

C’è un brusio in lontananza.

Temo che la sala d’attesa sia piena; 25 in totale, dice lo schermo. Di cui 3 rossi, come i capelli di Paola.

Mi dà le consegne, “pensavo peggio” dice – letteralmente 19 persone.

Vabbè, solito disagio.

“Ma sono tutti sistemati”, aggiunge, ma le si vuole bene comunque.

Sono in ambulatorio con Mass e mi rendo conto di quanto io sia fortunato ad avere un infermiere scattante.

Chiamo, visito, chiedo, concludo and repeat.

Sono le 22:10 e tutto scorre, in qualche modo.

 

*driiiiiiin*

“Arriva un rosso cardiaco, uno STEMI, già allertato il cardiologo” ok, che te devo dì, we are ready.

C’è tanto rumore in questo posto.

Il collega di stasera, Luca, è simpatico, non si lamenta mai, è collaborativo, lavora tanto.

“Dopo ci facciamo un caffè, Mattì” ma per forza dico io, qua è ancora lunga la notte.

Polmonite, calcoli renali, pancreatite acuta da colelitiasi – tante storie, tante vite su un barella.

Di già 00:35.

Inizia a diminuire la coda, iniziano a diminuire le forze.

Caffè, è ora.

 

*tump tump, tump – toc toc*

Col suo solito passo pesante arriva Piero, 57 anni, un passato da muratore, un amore sregolato per il Gin.

Un nostro abitué, chiaramente.

Ma stavolta è più strano del solito, “ho un dolore forte e improvviso, come una trave che BAM trapassa la schiena, mi fa male dottò”.

Sono solo le 2:40 e la situazione non mi piace.

Ne parlo con Luca, “Piero non si è mai controllato a fondo, non ha alito alcolico, l’alcolemia è negativa, attendo gli esami”, “fammi sapere Mattì”.

Nel mentre un ragazzo con distorsione di caviglia mi racconta delle sue imprese a calcetto, un gol clamoroso dice, la scivolata un po’ meno aggiungo – e la fila si svuota.

Le 3:45, vabbè, ho fame.

Solito disagio.

C’è tanto rumore però, tutto nella mia testa.

Piero ha un dimero altissimo, mi serve una TC con contrasto.

Sta male, troppo.

Piero comunque scherza sempre, ma nei suoi occhi corvini brilla il brivido del terrore notturno.

“Senti Luca, io temo una dissecazione, la radice aortica mi pare larghetta, quel versamento pericardico non mi piace, aspetto che sia pronto il radiologo”.

“Eccomi sono pronto, fallo venire con l’infermiere ” – passano 2 minuti, la diagnosi è implacabile – Stanford A.

 

*beep*

Mi sfugge tra i denti un’imprecazione necessaria, grazie a Dio non mi ha visto nessuno, grazie a Dio non mi ha sentito nessuno.

Piero torna in sala, mi vede al telefono, lo fisso negli occhi, il suo sguardo è sempre più assente – ha sonno, è debole.

Sono le 5:00 e il cardiochirurgo mi fa storie.

Le solite storie, il solito disagio.

Lo stomaco inizia a bruciare, dannato caffè.

Piero inizia ad essere poco stabile, ma regge, è la tempra di tanti anni difficili.

“Senti, prepara la sala ché ti mando Piero”.

Piero mi sorride, “grazie dottò”, “sei una roccia ” gli dico.

C’è sempre tanto rumore, persino in questo raro momento di silenzio (assordante).

Luca mi dice di riposare un attimo, sono le 6:30 e devo ancora far pipì.

Luca ha sempre la parola giusta, non so come faccia.

Appoggio la nuca contro il muro, mi levo la dannata mascherina, espiro.

Piero è tanto solo, Piero mi preoccupa, dovrebbe riallacciare con suo figlio – ma non ha voluto che gli dicessi nulla, ché “non voglio essere un peso per lui”.

Spero che cambi idea.

 

*Vrooom vrooom*

Tante auto si avvicinano, il turno sta finendo.

Ogni notte finisce – e va bene così, pur rimanendo legato a questo gomitolo di storie.

È la mia libertà, mi sento a mio agio in questo disagio.

Sono solo un MEU qualunque, d’altronde.

 

dalla Sum_School SIMEU 2022

P.A. Buonaccorsi, P.Canepa, A.P. D’Ambrosio, S. Di Gregorio, E. Di Pietro, F. Farolfi, A. Filipponi, A. Foci, G. Gabassi, A. Monti, D. Padula, F. Russo, M. Scarponi, M. Sperandio, I. Trapin, C.I. Trotta, M. Valenzano, P.I. Virdis

 

 

PUNTI DI VISTA

novembre 28th, 2022 | NO COMMENTS

di Paolo Pinna Parpaglia

 

“Ti giuro che ha rifiutato il ricovero! La moglie ed almeno altri 3-4 operatori presenti lo possono testimoniare”. Esordisce così l’incredula invocazione-sfogo del collega dopo che gli viene notificato dal GUP il rinvio a giudizio per omicidio colposo. La motivazione: non avrebbe adeguatamente informato il paziente, poi deceduto, dei gravi rischi cui sarebbe potuto andare incontro rifiutando, appunto, il ricovero.

 

Il nostro lavoro ci presenta quotidianamente occasioni nelle quali ci troviamo a dover persuadere, o quantomeno incoraggiare, i pazienti ad accettare le cure che noi stessi proponiamo; forse, però, non sempre lo facciamo nei modi corretti. E poi, siamo veramente sicuri che la nostra proposta sia anche la scelta migliore per quel paziente, dal suo punto di vista?

Ecco, probabilmente siamo lacunosi proprio nel dare il giusto valore al “punto di vista” dei nostri pazienti!

 

La legge 219 del 2017 (GU n.12 del 16-1-2018) ha stabilito in maniera chiara che è il paziente a decidere sulle cure a cui sottoporsi, mentre il medico (e l’operatore sanitario in generale, con livelli di responsabilità differenti) deve stabilire una “relazione di cura” con il paziente e metterlo nelle condizioni di operare una scelta consapevole.

 

Va da sé che il medico possa e debba mettere in campo tutta la competenza e l’autorevolezza di cui dispone, per ricercare il giusto equilibrio fra l’evidenza scientifica e la valorizzazione dell’autonomia decisionale del paziente; ma nulla di più!

>>> Per i dettagli in tema di consenso informato in emergenza-urgenza, si rimanda al documento di consenso intersocietario (SIMEU, SIMLA, GIBCE), pubblicato sul sito SIMEU (www.simeu.it) alla pagina del centro studi.

Non essendo un esperto di bioetica clinica né tantomeno di giurisprudenza sanitaria, mi guardo bene dall’approfondire la questione sotto questi profili, ma da medico urgentista mi limito ad alcune considerazioni di ordinaria quotidianità.

 

Sappiamo, da un’indagine condotta da SIMEU nel 2019, che l’89% dei medici d’urgenza Italiani (in maggioranza di PS) è convinto che la volontà del paziente debba essere valorizzata; dato sicuramente pregevole, se non fosse che quasi la metà di essi la colloca comunque in secondo piano rispetto all’obiettivo terapeutico stabilito dal medico stesso.

 

Vittime di un retaggio culturale duro a morire, noi medici siamo tendenzialmente inclini verso un atteggiamento paternalistico e fortemente asimmetrico nei confronti dei pazienti, spesso, va detto, sollecitato dal paziente stesso, che in talune circostanze – quantunque rare – rischia di degenerare in vera e propria “arroganza epistemica”, in virtù della quale pretendiamo di conoscere con assoluta certezza cosa è meglio per il paziente.

 

Quando poi il tempo da dedicare al paziente – quindi anche il tempo per riflettere – viene pericolosamente compresso dalle circostanze, da un legittimo rifiuto della scelta (unilaterale) che dovesse stuzzicare la personalità narcisistica del medico (quale medico non lo è almeno un po’?), potrebbe scaturire la preclusione per eventuali ipotesi alternative di cura.

In contesti operativi in affanno, qual è il PS, come è possibile riuscire a conciliare il pieno diritto all’autodeterminazione del paziente (da valorizzare, a rigore, per ogni singolo esame o trattamento) con la vitale necessità di semplificare e velocizzare i percorsi clinici?

 

Tralasciando le situazioni di reale emergenza per le quali può essere invocato lo stato di necessità (art. 54 CP ed art. 35 codice deontologia medica) e le situazioni in cui il paziente non può per varie ragioni esprimere un consenso, ovvero esista una disposizione anticipata di trattamento (a proposito, siamo sicuri di considerare sempre questa eventualità?) su ogni singolo paziente siamo chiamati ad effettuare due prestazioni combinate e distinte: garantire il diritto alla salute e garantire il diritto all’autodeterminazione.

 

Su questo aspetto il punto di vista del giudice è piuttosto chiaro, l’omissione informativa si deve considerare come “astratta capacità plurioffensiva” (Corte di Cassazione, sezione III civile. N. 28985/2019), laddove da una non corretta informazione (lesione del diritto di autodeterminazione) ne derivasse anche un danno alla salute (lesione del diritto alla salute).

 

Se dunque il consenso ad una proposta di cure presuppone un’informazione puntuale ed esaustiva su vantaggi e rischi potenziali, il suo rifiuto, data la più alta probabilità di un conseguente danno alla salute (d’altronde, se il medico l’ha proposta …) richiede ancora maggiore chiarezza ed impegno, in altri termini: più tempo da dedicarvi.

 

Tanto ciò è vero che il legislatore ha previsto che la comunicazione fra medico e paziente sia da considerarsi tempo di cura a tutti gli effetti e non fa niente se, dal nostro punto di vista, il tempo per le cure oramai manca proprio … trovarlo sarà, come sempre, un nostro problema.

 

Avvio delle attività del Centro Studi SIMEU, biennio 22-23

novembre 13th, 2022 | NO COMMENTS

di Simone Vanni

 

La ricerca è colonna portante di una società scientifica e produrre evidenze è missione fondamentale soprattutto per una disciplina emergente come l’emergenza urgenza. Molta strada dobbiamo percorrere in Italia perché la nostra disciplina sia scientificamente riconosciuta una specialità al pari delle altre (come lo è) e credo che per raggiungere la meta sia percorso indispensabile quello di portare alla luce nuove strategie di trattamento, nuove e più efficienti modalità di diagnosi e di gestione delle problematiche organizzative, delle patologie, e soprattutto dei pazienti che ci troviamo a gestire quotidianamente nella nostra pratica clinica in emergenza-urgenza.

 

Troppo spesso ci basiamo su raccomandazioni, spesso deboli e basate su consenso di ‘altri esperti’, che provengono da linee guida prodotte da altre specialità. Troppo spesso non siamo attori principali nella ricerca scientifica delle patologie acute. Data la relativa recente nascita della nostra specialità credo che ci sia bisogno anche di un nuovo e consistente impulso per una ricerca che si occupi non solo di “diagnosi” e terapie” ma anche di problemi organizzativi cruciali delle nostre unità operative, penso a studi simili a quelli che ormai molti anni fa hanno portato alla nascita e al riconoscimento del ruolo delle UTIC e delle Stroke unit.

 

Penso che l’obiettivo fondamentale del centro Studi SIMEU debba essere proprio quello di fornire e stimolare la produzione e la pubblicazione di dati consistenti, multicentrici, trasversali che riguardino:

 

  • I diversi modelli organizzativi che popolano i vari sistemi di emergenza-urgenza a livello nazionale. Questo permetterebbe da una parte di avere solide basi numeriche per portare alla luce in modo chiaro sia l’efficienza in termine di salute del nostro lavoro sia la prevalenza e il peso delle problematiche organizzative che ancora restano irrisolte come il fenomeno del ‘boarding’, del sovraffollamento o del rispetto dei percorsi delle patologie tempo-dipendenti e dall’altra conoscere quali siano nelle nostre diverse realtà i maggiori determinanti di questi fenomeni, quali le interazioni con le carenze di organico, strutturali, di tecnologia, e quindi fornire basi oggettive per ideare, prevedere e validare possibili soluzioni.

 

 

  • Problematiche cliniche specifiche della nostra pratica quotidiana che tuttora non hanno risposta e che possono determinare innovazione concreta specialmente se dimostrate in studi multicentrici, osservazionali o di intervento.

 

Solo grazie alla produzione scientifica interna, la società potrà e dovrà partecipare alla stesura di linee guida condivise a livello nazionale ma anche internazionale da pari con altre società, apportando contributi innovativi e peculiari, fondati su dati scientifici originali, evitando la mera riproduzione di linee guida già esistenti.

 

Il Centro Studi dovrebbe avere un ruolo fondamentale per SIMEU. Non solo produrre “articoli” scientifici firmati dai vertici della società, ma anche e soprattutto di cercare di stimolare, diffondere e sostenere la “fame” di domande e di risposte cliniche basate sui dati, valorizzando da una parte il lavoro di gruppi di ricerca già avviati e dall’altro cercando di ampliare la partecipazione attiva di altri gruppi “nascenti”, con adeguato riconoscimento anche in termini di visibilità dei singoli investigatori.

 

Un fondo economico a sostegno della ricerca scientifica di interesse societario è a mio giudizio essenziale per poter portare a compimento progetti di studio su problematiche organizzative fondamentali come il boarding o i diversi modelli delle reti tempo dipendenti, che spesso non ricevono un interesse diretto e sostanzioso da parte di “enti economici” privati.

 

L’utilizzo di piattaforme web per la corretta raccolta di dati sono ormai strumenti insostituibili per la ricerca scientifica multicentrica di livello internazionale.

Il supporto informatico ha però necessità di aggiornamento e manutenzione. Inoltre trattandosi di beni a supporto della società scientifica, non legati al direttore o al tecnico di turno, si dovrà prevedere ad individuare una opportuna ‘sede’, considerando anche la semplificazione dei contatti e degli incontri che i vari attori potranno svolgere facilmente tramite la rete.

 

La ricerca scientifica seria non si fa da soli.

Abbiamo costituito un Board composto da senior scientist e da giovani ricercatori della componente medica e infermieristica della società che è di ottimo livello.

Insieme a me dirigono il Centro Studi il Dott. Andrea Fabbri, Direttore uscente e il Prof Mauro Giordano, colleghi che condividono con me la passione per la ricerca clinica e che danno continuità, incisività e dimensione nazionale all’operato del centro studi SIMEU.

 

Ringrazio tutto il board per l’entusiasmo e l’impegno fattivo che hanno già dimostrato dalle prime riunioni.

 

Di seguito l’organigramma relativo al mandato 2022>23

 

CENTRO STUDI SIMEU
Direttore Operativo Simone Vanni
Direttore Scientifico Mauro Giordano
Past Director Andrea Fabbri
Senior Scientists Antonio Voza
Lorenzo Malatino
Francesco Franceschi
Cecilia Becattini
Maria Cristina Vedovati
Peiman Nazerian
Fulvio Morello
Claudia Cicchini
Bartolomeo Lorenzati
Rodolfo Ferrari
Francesca Innocenti
Roberto Cosentini
Emmanuele Tafuri
Giovani Ricercatori Gabriele Savioli
Giulia Mormando
Michele Spampinato
Federico Schettini
Marcello Covino
Alessandro Coppa
Federica Stella
Davide Lison
Maria Luisa Ralli
Nucleo Studi Infermieristici Antonio Del Prete
Antonella Cocorocchio
Silvia Musci
Roberta Ridolfi
Pasquale Di Fronzo
Andrea Di Blasio
Michele Milatino
Francesco Barbero
Daniele Privitera

 

Al momento sono in corso studi che riguardano

  • La parte organizzativa – studio dei flussi all’interno dei nostri DEA durante la pandemia e nell’attuale fase post-emergenziale
  • le differenze di età e di genere nell’accesso ai servizi di emergenza-urgenza,
  • un focus sul momento critico del passaggio di consegna.

Per quanto concerne i filoni per patologie è in corso

  • uno studio multicentrico sulla gestione dei pazienti con emottisi,
  • sulla analgosedazione periprocedurale in DEA,
  • sulla ossigenoterapia in corso di polmonite.

Altri numerosi progetti sono in corso di valutazione da parte del Board.

 

Chi fosse interessato a presentare un progetto o a partecipare ad uno degli studi già avviati è pregato di contattare il Direttivo del Centro Sudi – composto dai Direttori Vanni, Giordano e Fabbri. Chi più in generale volesse comunicare con il Centro Studi o approfondire temi o avere informazioni lo può fare attraverso una e-mail dedicata: centro.studi@simeu.it

Grazie per sostenerci attraverso la vostra adesione alla società scientifica.

 

 

 

CRONACA DI UNA SUM_SCHOOL: “Ma come fate ad essere così felici?”

ottobre 26th, 2022 | NO COMMENTS

di Mario Guarino

 

Alto, magro,  con un accento tipicamente lombardo che ne tradisce le origini, Matteo esordisce a voce bassa al termine dell’intervento di Rodolfo Sbrojavacca; una lezione che va ben oltre la medicina d’urgenza.

“Ma come fate ad essere così felici?”

 

La Summer School 22 inizia cosi’, in un uggioso pomeriggio del 28 settembre: con un interrogativo inevaso.

 

Le possibili risposte si materializzano ora dopo ora.

Il Professor Agnelli descrive luci ed ombre delle scuole di specialità, immaginando futuri migliori grazie al costante lavoro della SIMEU. Il PEIMAF illustrato da Geminiano Bandiera ed Andrea Fabbri e lo speech dei vigili del fuoco di Forlì, aprono scenari nuovi. Carlo d’Apuzzo, Giuseppe Sfuncia e Mario Rugna sono autentici miti che prendono forma, volto e voce dietro EMpills, ecomania e MEDEST. Scrigni preziosi per la formazione smart tanto amata dai giovani MEU. La storia della medicina d’urgenza prende la voce di Rodolfo Sbrojavacca che, in una sessione totalmente interattiva, ha risposto ai dubbi e alle incertezze di chi ha deciso di intraprendere la vita dell’urgenza.

 

I megacode caratterizzano la seconda giornata.

Stazioni di simulazione di patologie tempo-dipendenti in cui Matteo salta tra uno stroke ed uno shock settico, una sindrome coronarica acuta ed un trauma maggiore in un bambino. La formazione passa attraverso il gioco con la challenge: domande sui singoli casi con risposte che devono essere date in 10 secondi dopo aver schiacciato un campanello.

 

La “gamification” esplode nella competizione tra i gruppi di giovani medici ed infermieri d’emergenza-urgenza  che stringono rapporti di amicizia. Inizia il lavoro sul photo e story contest in cui il vissuto e l’esperienza di ciascuno viene condiviso negli scatti e negli scritti. Claudia Cimmino interpreta una perfetta paziente con stroke nello scenario condotto da Antonio Voza e Maria Rita Taliani.

 

La faculty sepsi, guidata da Fabio Causin e Silvia Musci, espone gli step d’azione e le possibili strategie di monitoraggio che Gian Cibinel completa con la magia dell’eco bedside.

 

In un altro setting Marcello Montomoli e Francesca Cortellaro passano dal dolore toracico all’arresto facendosi compagnia con il manichino ALS e il defibrillatore. E’ovvio che anche qui l’eco la fa da padrona assoluta.

 

Un bambolotto di pezza, bruciacchiato e truccato a dovere, accentra la scenografia del trauma maggiore nel bambino.

Idanna Sforzi, Costanza Traversie Irene Raffaldi sono autentiche maestre nel simulare uno scenario complesso e drammatico anche nei risvolti relazionali e di comunicazione. La giornata si conclude a mezzanotte circa con l’invito di Enzo Mandola (insostituibile organizzatore di tutto)  a lasciare l’aula dopo la lezione di Giovanna Guiotto sull’emogasanalisi come esame salvavita e di Mauro Giordano sulle iponatremie che ci passano sotto il naso, sotto mentite spoglie, ogni giorno.

 

La colonna sonora di questa edizione è “Ciao ciao” de La Rappresentante di Lista e “con le mani” si lavora il terzo giorno.

 

Procedure invasive quali pericardiocentesi, drenaggi toracici e crico d’urgenza, vedono Giuseppe Pepe alla consolle, mentre Mario Rugna e la Cimmino si divertono tra vie aeree difficili e REBOA. Giovanni del Rio procede con la simulazione dei presidi sovraglottici. Ventilatori, caschi e maschere di ogni foggia sono come clavette nelle mani di un giocoliere della NIV: Rodolfo Ferrari. Gli accessi venosi per adulti e bambini non sono un problema se hai un eco, un’intraossea e Gian, Idanna e Maria Luisa Ralli a fare la simulazione. Alessandro Riccardi conclude la serata, ben oltre la mezzanotte, discutendo sul dolore per “colpa nostra” e dell’indispensabile sedazione procedurale.

 

La giornata clou inizia alle 6.00 in punto con attivazione del PEIMAF per una maxiemergenza da incidente su strada provinciale.

 

7 veicoli coinvolti di cui 1 pulmino. 28 persone coinvolte di cui 2 deceduti sul posto.

 

Un PMA messo su nei tempi stabiliti dal PEIMAF. Un ospedale HUB di 250 posti letto dotato di neurochirurgia, e radiologia interventistica viene simulato nel teatro, nel fojer e nella sala ristoro della foresteria del CEUB di Bertinoro.

Un ospedale spoke di 120 posti letto con poche specialità ed un solo apparecchio TAC, prende posto nei locali del Rivellino, ai piedi della rocca medioevale. Quattro ambulanze ed un’automedica vengono dirette dal PMA ai diversi ospedali secondo criteri che medici ed infermieri d’urgenza dettano dall’unità di crisi impostata sul terrazzo della rocca.

 

Uno scenario ben oltre il verosimile che viene ripreso da un drone, un fotografo ed un cineoperatore.

I video e le immagini serviranno nel debriefing della sera ad opera di Geminiano Bandiera ed Andrea Fabbri.

 

Sossio Serra fa il contraltare ad Alessandro Riccardi parlando del dolore spontaneo e dell’analgesia precoce ed adeguata anche con i blocchi ecoguidati nella splendida dissertazione di Gian Cibinel.

La Sedazione palliativa ed il fine vita è una sorta di storytelling a più voci che il nostro presidente Fabio de Iaco conduce stimolando il racconto di molti.

 

Qualcuno non trattiene le lacrime e Matteo porta a casa un altro pezzo.

 

Dopo cena la premiazione del photo contest che ha visto la giuria presieduta dal famoso regista Alessandro D’Alatri.

Uno scatto costruito sapientemente ed in linea con il tema “sguardi” dal gruppo “piedi” che si aggiudica anche un premio speciale per lo story-contest grazie ad una parodia della canzone “ciao-ciao” declinata al mondo dell’urgenza.

 

Maurizio de Giovanni premia la storia “reflusso di coscienza” sempre ad opera del gruppo “piedi”.

Il premio è il libro di sedoanalgesia del gruppo SAU.

 

E’ ormai notte e nell’unico bar aperto di Bertinoro, davanti ad un calice di sangiovese, Matteo mi sorride senza parlare, come se stesse trovando i pezzi cercati.

 

E’ il 2 ottobre e la Summer si conclude con il TED dei giovani medici ed infermieri.

Il palco a disposizione per giudicare l’evento e formulare proposte, vomitare desideri e sogni.

 

La consegna degli attestati con relativa foto segna la fine di questa emozionante esperienza, ma non senza chiedere a Matteo di fare la stessa domanda. La risposta, o meglio le risposte, non ci sono se non negli sguardi emozionati di tutti, grandi e piccini.

Si torna il prossimo anno con nuove follie!

 

 

 

La perenne sfida a costruire un futuro possibile

ottobre 15th, 2022 | NO COMMENTS

di Anna Maria Ferrari

 

Da un po’ di tempo, in ogni evento ufficiale a cui partecipo, mi capita di ripetere la stessa frase “ Nei mei lunghi anni di lavoro nel SSN e nell’emergenza urgenza non ho mai vissuto un momento più difficile di questo” e non mi riferisco alla sola disciplina di Medicina d’Emergenza Urgenza ma a tutta la Sanità pubblica.

 

Stiamo vivendo il momento della decadenza del Servizio sanitario pubblico, nato con un atto di coraggio della politica nel 1978, ma mai portato veramente a compimento per essere il gioiello di una società davvero civile e solidaristica. La vera riforma non è mai decollata veramente ed ora le forze che l’hanno osteggiata fin dall’inizio possono dire di stare vincendo la loro sfida, con un sistema sanitario costantemente sotto finanziato, utilizzato come fonte di stanziamento per altri scopi, mai amato e rispettato e neppure capito da chi istituzionalmente era responsabile delle scelte, a tutti i livelli.

 

Perché questa prefazione per parlare di noi, dei medici dell’emergenza urgenza?

 

Perché la nostra sorte e la nostra condizione è strettamente legata ad un Servizio sanitario tradito ed attualmente ai limiti della sopravvivenza.

In questo momento la sopravvivenza gli viene garantita da quel piccolo grande esercito di medici ed infermieri che ci hanno creduto e che si sentono orgogliosi di fare parte di un sistema sanitario che garantisce la gratuità di cure, anche avanzate, per tutti e che svolge la propria professione prendendosi cura fino in fondo dei pazienti che gli sono stati affidati, rinunciando a tanto della propria vita privata.

 

Ebbene, nel nostro settore c’è sempre stata un’alta concentrazione di questi strani soggetti, legati a doppio filo alle loro responsabilità nei confronti dei pazienti, dei colleghi, e dei loro ideali.

La scuola di specializzazione è stata conquistata da questi strani soggetti, che ci hanno creduto, contro ogni previsione e contro nemici molto agguerriti.

E ancora questi strani soggetti hanno dato forma alle Strutture dove esercitare la Medicina d’Emergenza Urgenza, non solo in Pronto Soccorso, ma anche in Medicina d’Urgenza e sui Mezzi di Soccorso Avanzato.

 

Poteva ormai sembrare una strada in discesa ma non è andata così.

 

I risparmi sul personale operati negli anni scorsi a causa di leggi finanziarie sempre più restrittive, a commissariamenti regionali, a errate valutazioni sui reali fabbisogni di personale, aggiunti ai  gravi errori sulla formazione specialistica che hanno portato ad una carenza assurda di specialisti e ad una grande sacca di medici destinati alla sottoccupazione, perché impossibilitati ad entrare in specializzazione.

 

Ebbene queste scelte hanno ridotto all’osso il personale medico degli ospedali, rendendo sempre più gravoso il lavoro per i pochi rimasti, soprattutto nella nostra disciplina.

 

Esistono poi le tempeste perfette e arrivarci con gravi carenze d’organico non è il miglior modo per affrontarle: parliamo di una pandemia Covid che non finisce più, e nella quale ci siamo distinti per abnegazione, di una medicina territoriale che ne è stata travolta e che fatica a ritrovare l’efficienza utile a trattenere i pazienti fuori dai Pronto Soccorso, del mondo delle prestazioni ambulatoriali specialistiche e diagnostiche che non riescono a riprendere tempi di attesa accettabili, favorendo il ricorso ai PS e al privato.

 

Parliamo poi degli Ospedali che, a corto di personale medico nelle discipline di base (medici d’emergenza urgenza, internisti, geriatri, anestesisti, ortopedici, etc), strangolati dai pareggi di bilancio e dalla scarsità di posti letto per acuti e cronici, non riescono a garantire quel minimo di posti letto che farebbero respirare i Pronto Soccorso.

 

Tutto ciò rende la nostra vita lavorativa molto difficile e favorisce l’abbandono della disciplina, facilitato dalla carenza di medici specialisti quasi in ogni branca.

 

Tutti ci stiamo interrogando sulle possibili soluzioni per riportare in equilibrio il sistema e rendere il lavoro in Emergenza Urgenza di nuovo sostenibile e quindi desiderabile, così come lo è stato per la maggior parte di noi.

 

E’ ancora possibile?

Penso che sì, sia ancora possibile!

 

E’ la sfida dei medici d’emergenza urgenza dell’oggi e del futuro, che debbono capire che in questi pochi anni si decide la qualità del sistema in cui dovranno lavorare o dal quale fuggiranno.

Il ritorno alla rotazione nei PS?

La rinuncia alla Medicina d’Urgenza e ai Mezzi di soccorso avanzato?

La resa al sistema privato?

 

O la resistenza e l’alleanza di coloro che credono ancora di potersi dedicare a ciò che li appassiona, senza dovere rinunciare ad una vita di qualità? 

 

Questa è la sfida che attende tutti noi!

 

La disciplina MEU: per una rivoluzione contro l’esiguità del pensiero tecnicista

settembre 22nd, 2022 | NO COMMENTS

di Biagio Epifani

 

Efficienza, performance, produttività.

Sono questi gli orizzonti che oggi regolano il nostro agire di medici d’Emergenza.

L’apparato ci vuole convergenti. Come se il discorso aperto sulla Sanità fosse limitato alla gestione di una ‘disease’ assoggettabile ad una visione quantitativa, gestita da un algoritmo dal risultato prevedibile. Dunque trasformando il malato in consumatore, fatalmente guidato dalla medicalizzazione, comodo surrogato della gnoseologia, e orientato da un bisogno che chiude il tempo, ridotto ad un ‘tutto subito’, quell’eterno presente che impedisce la profondità di qualsiasi analisi.

Perdita della possibilità di capire la ‘illness’, quella prospettiva che rende il medico interprete e possibile soggetto che ‘cura’, nell’incertezza e nella variabilità, compagni di viaggio di chi vive accanto all’apparente non-senso della malattia.

 

Come SIMEU, società scientifica dei medici ed infermieri d’Emergenza, istituzione oggi ampliata a difesa della professione e dei valori che rappresenta, di fronte alla continua attribuzione di obiettivi incoerenti ed alla demolizione del nostro campo di applicazione, abbiamo chiesto ripetutamente una revisione dei parametri di valutazione per evidenziare gli esiti dei nostri interventi, dei provvedimenti economici e organizzativi chiari per fermare l’emorragia di personale, l’inequivocabile posizionamento della nostra disciplina tra quelle con il significato di pilastro imprescindibile del Sistema Sanitario Pubblico.

 

Come risposta, ancora oggi, riceviamo indicatori di performance quantitativi, certamente facili da gestire da remoto ma alieni rispetto all’ethos professionale, l’ingresso di figure professionali fuori o quasi dai percorsi della disciplina specialistica, l’accenno dispnoico a gratificazioni economiche non strutturali da premio scolastico.

Sempre presenti, nei luoghi e nei tempi degli accadimenti, talvolta soli anche nella decisione o nella pronuncia di parole difficili, testimoni di albe e tramonti, colti dall’insonnia del dubbio o dallo sfinimento, destinatari di una gratitudine sempre sussurrata, siamo a presiedere la moltitudine di vuoti sempre più vasti.

 

Unica categoria di medici senza attività privata, concentrati a migliorare la nostra capacità d’intervento con una continuità di training che abbiamo diffuso alla comunità, esempio unico di sincronicità tra prevenzione cura, sempre disponibili ad intervenire per le necessità dei nostri ospedali, costretti perfino a farci carico di attività “altre” nella nostra posizione di società scientifica, oggi assistiamo al depauperamento della nostra componente professionale, sostituita da chi ha appena terminato il corso di laurea o, nei casi peggiori, da medici gestiti da cooperative improvvisate, in aperta contraddizione con la necessità di garantire nell’Emergenza la presenza di medici preparati a tale attività ed il rispetto delle normative sugli orari di lavoro.

 

E nel clima di disastro incombente, anche altre componenti ospedaliere si affacciano oggi pensando di prendere una fetta dell’Emergenza, magari prefigurando vantaggi e ruoli.

 

Intanto è cambiata l’antropologia del paziente del Pronto Soccorso.

Le richieste variano da certificato di malattia, assegnazione di un posto in RSA, anticipazione di esami, attesa per un posto letto e quindi il cosiddetto boarding. Ancora, l’età avanzata dei pazienti, con medie ormai oltre gli 80 anni, affetti da patologie croniche che quasi sempre necessitano di riequilibri e tempi di gestione non corrispondenti al setting dell’Emergenza.

 

Il mondo in questo immediato post-covid è cambiato, e non è neanche migliore: l’illusorio e arrogante pensiero di poter controllare e gestire tutte le malattie è stato abbattuto ma, invece di generare consapevolezza, ha prodotto una nuova paura e la richiesta di ristabilire ad ogni costo e presto, quell’illusione, incentivata anche da qualche avventato discorso circa i prodigi della tecnologia, spinto anche a prefigurare la sostituzione del medico con qualche algoritmo digitale.

Con il paradosso che molti nostri concittadini si accodano per seguire idee che promettono lunga vita, sedotti dalla prospettiva di demolire il presunto potere occulto della ‘medicina ufficiale’. Una pervasività digitale che, nella più totale assenza di libertà, sta preparando il controllo dei bisogni e la residualità del pensiero critico. Abbiamo pensato ad un nuovo Umanesimo della Medicina, ne abbiamo fatto un congresso regionale in SIMEU, ma la risposta non c’è stata. Una gerontotecnocrazia, abituata alle proprie soluzioni standard, non riesce ad intercettare le aspirazioni che la componente più giovane esprime e, senza clamore, agisce.

La vita professionale, declinata nel tempo della sintonia con la vita extraprofessionale, in una visione di equilibrio e di recupero del concetto di misura, ha definitivamente preso il sopravvento.

 

Per capire questo cambiamento occorrono strumenti interpretativi nuovi, un pensiero divergente che possa indurre risposte originali contro la clausura financo delle nostre stesse opinioni.

 

I giovani emergentisti, sorretti dall’entusiasmo, hanno trovato sul loro cammino non la promessa del legittimo protagonismo che ogni professione reca con sé, ma la prospettiva di costituire solo l’argine all’arrembaggio del caos. La perdita di personale non ha radici ambigue né motivazioni superficiali: una professione impegnativa, esposta ad un rischio elevato, sempre più frequentemente destinataria di aggressioni e contenziosi, con una scarsa progressione di carriera e con una vite personali irregolari, richiede una valorizzazione inequivocabile da parte delle Istituzioni.

Significazione di una posizione insostituibile nel SSN: non solo in termini di essenziale e specifico riconoscimento economico ma, soprattutto, determinazione degli ambiti d’intervento che necessariamente devono escludere tutte quelle attività che nessuna attinenza hanno con l’emergenza e l’urgenza.

 

Quello che è accaduto si può ricostruire passo dopo passo, provvedimento dopo provvedimento, riconoscendovi l’incapacità nella previsione delle conseguenze.

Con quella acribia ragionieristica nel definire livelli minimi delle necessità organizzative sempre e solo considerando il ‘quanto serve’, giammai il ‘cosa serve’. Differenza sostanziale tra visione di progetto, e dunque crescita e flessibilità a lungo termine, e utilizzo del momento. Chiusura ad un qualunque respiro ampio per soccombere ancora una volta a quell’eterno quotidiano emergenziale, terreno di conquista per quei soggetti, che scaltramente sanno occupare i vuoti lasciati.

 

A caro prezzo per la sanità pubblica e per le nostre professionalità. Quelle stesse che poi, nel momento del bisogno, ci vengono richieste per i nostri cari.

 

Si sta giocando la partita, a tempo scaduto, sull’orlo di un baratro: ciascun politico che ha a cuore la difesa del SSN deve poter considerare il problema come assolutamente prioritario e porsi in ascolto delle proposte che la SIMEU, intercettando la voce dei professionisti impegnati sul campo e dei giovani delusi, sta presentando alle Istituzioni.

 

Presidente sezione regionale Veneto – Trento – Bolzano

 

NON DOVRA’ MAI PIU’ SUCCEDERE

settembre 13th, 2022 | NO COMMENTS

di L.R.

 

 

Ti hanno tolto il tempo.

Il tempo che serve a pensare, a realizzare che siamo in un tunnel.

Non ti permettono di fermarti e vai avanti di seguito con mattine, pomeriggi, notti, notti e ancora notti e poi turni lunghi festivi e superfestivi.

Non esistono per te i sabati e le domeniche.

Non esiste nulla se non augurarti che tutta la stanchezza che hai – accumulata in mesi e mesi di continuo lavoro – non ti faccia sbagliare.

Si, perchè è forte la consapevolezza che siamo Noi e pochi altri che, in ogni secondo della nostra professione, potremmo fare la differenza: essere artefici della vita o della morte dei nostri pazienti.

Ogni secondo …

 

Non dovrà mai più succedere che “altri” decidano sulle nostre spalle come e quanto dobbiamo lavorare facendo il conto sugli accessi e i codici e non sui tre anni di turni massacranti che NOI, i pochi rimasti, ci siamo accollati.

Non dovrà mai più succedere che: “i medici MEU non ci sono” … “è colpa vostra perchè volete fare tutto!”… non dovrà mai più succedere che ti dicano “noi i concorsi li abbiamo fatti ma non si presenta nessuno”.

Piuttosto, dico io, invece di fare il copia ed incolla dei Bandi si pensi ad allargare le equipollenze e a sanare chi lavora in emergenza da 20 anni ma non ha potuto entrare in specialità!

Alcune soluzioni migliorative ci sarebbero, se si volessero cercare!

 

Non dovrà più succedere che i tuoi superiori (Direzioni Sanitarie e Strategiche) ti costringano a lavorare con ancora meno unità del solito in questo mese di Agosto, senza “turbare i paradisi di Autoconvenzione in Ospedali senza PS” e invitano proprio te – che sei rimasta con 6 unitá in MeCAU  – a ridurre gli aiuti in Autoconvenzione!

 

Non dovrà mai più succedere, ma intanto succede ed è successo a Noi!

 

Ho continuato a combattere per mesi ma non mi hanno creduta, anzi hanno sindacato anche sulle mie ferie sempre equamente distribuite e mai lunghe … sebbene un diritto … ma “con sei colleghi è difficile completare una turnistica adeguata!”

Ho paura, tanta paura in questi giorni per la mia salute e per quella dei miei colleghi, anche più anziani di me!!

Siamo soli e la nostra disperazione per gli altri è solo fastidio e nulla più!

 

Dobbiamo essere protetti da vere leggi che facciano tremare chi pensa che: “vabbè tanto loro sono abituati ad arrangiarsi, un turno in più un turno in meno cos’è??”

 

Dobbiamo avere riconosciuto il diritto di riposo e anche il tempo per aggiornarci perché, sia gli uni che l’altro, sono importanti per la qualità e la responsabilità del lavoro che facciamo!

 

Dobbiamo essere i più rispettati nei nostri Ospedali ma invece siamo sempre i più criticati, massacrati, i più “fastidiosi” solo perchè chiediamo percorsi, direttive, aiuti che purtroppo rimangono sempre e solo sulla carta!

 

Dobbiamo lottare ed esigere i nostri diritti altrimenti i giovani specialisti non crederanno mai alle nostre parole quando diciamo che il nostro è (o era?) “il lavoro più bello del mondo!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto archivio SIMEU, autore Francesca Mangiatordi

A proposito del nuovo decreto del Ministero della Salute

settembre 5th, 2022 | NO COMMENTS

di Ufficio di Presidenza SIMEU Nazionale

 

Sul provvedimento elaborato dal Ministero che definisce le equipollenze della specialità di Medicina d’Emergenza Urgenza e modifica la denominazione della disciplina da “Medicina e Chirurgia d’Accettazione e Urgenza” a “Medicina d’Emergenza Urgenza” occorre fare chiarezza.

Ci pare di rilevare commenti poco informati, in alcuni casi addirittura tendenziosi, che stanno creando un’ingiustificata confusione impedendo una corretta comprensione del significato del provvedimento.

 

Partiamo dall’analisi della situazione attuale.

 

Punto primo: la specializzazione in MEU è l’unica nel panorama delle Scuole italiane a non avere ad oggi una disciplina omonima. La questione potrà apparire ad alcuni solo simbolica, ma è oggettivamente un pensiero riduttivo: è il segno di un’assenza del riconoscimento di un’identità chiara e definita ai nostri specialisti.

 

Del resto il Consiglio Superiore di Sanità già nel 2011 – nella seduta in cui fu costretto a stabilire l’equipollenza tra la specialità MEU e la disciplina MeCAU – caldeggiava l’armonizzazione delle due denominazioni nel senso accolto oggi dal provvedimento in oggetto.

 

A proposito delle equipollenze: alla specialità MEU non è mai stata fino ad oggi riconosciuta alcuna equipollenza contrariamente a quanto avviene normalmente per quasi tutte le Specialità.

Attualmente esistono 42 differenti specializzazioni che, per via di equipollenze o affinità, consentono la partecipazione a concorsi di MeCAU.

 

Il riconoscimento almeno delle equipollenze “in uscita”, nell’ambito delle specialità afferenti al settore MED09 cui la MEU appartiene – le cinque specializzazioni citate nel provvedimento, tutte equipollenti “in entrata” per i concorsi di MeCAU – ha il significato di un corretto riequilibrio delle prerogative degli specialisti MEU, ma anche di tutti i Colleghi inquadrati attualmente come MeCAU rispetto a tutti gli altri.

 

È necessario ricordare che il provvedimento consegue a un recente parere del Consiglio Superiore di Sanità che – anche alla luce di una relazione tecnica presentata da SIMEU – ha riconosciuto che la formazione dei nostri specialisti è assolutamente paritaria rispetto alle altre specializzazioni del settore MED09 (che sono equipollenti tra loro, si badi bene).

 

Fin qui la semplice spiegazione di contenuto.

Sono però ugualmente utili altre considerazioni.

 

  • Riconoscere agli specialisti MEU dignità pari ad altri specialisti, riguardo sia al nome della disciplina che al riconoscimento della propria preparazione, ci pare dovuto e indiscutibile. L’idea per la quale tutti possono fare il nostro lavoro e noi non abbiamo la capacità di fare il loro è semplicemente offensiva.

Ovviamente nessuno pensa di collocare uno specialista MEU in Sala di Emodinamica, così come nessuno vi collocherebbe uno specialista in Gastroenterologia o in Geriatria: attualmente però, i gastroenterologi ed i geriatri possono effettivamente essere assunti in Cardiologia in virtù dell’equipollenza esistente, a differenza dello specialista MEU che non ha alcun altro sbocco se non la MeCAU.

Lo ripetiamo: è una questione di indispensabile pari dignità rispetto ai nostri altri colleghi.

 

  • L’ipotesi che un MEU – magari nella seconda parte della sua vita professionale – possa dover uscire da un’attività così gravosa fisicamente e psicologicamente come l’Emergenza Urgenza deve essere contemplata.

Continuiamo ad augurarci che in futuro, con una definitiva e ubiquitaria ridefinizione delle articolazioni delle strutture di MeCAU, non sarà necessario abbandonarle.

Tuttavia, allo stato attuale, riteniamo più che ragionevole prevedere questa eventualità.

 

  • L’effetto “svuota-Pronto Soccorso” paventato da alcuni del tutto ingiustificato in considerazione del tuttora esiguo numero di specialisti MEU attivi nelle nostre strutture, nonché della triste considerazione per la quale chi vuole uscire dal Pronto Soccorso già lo fa con svariate soluzioni.

Non ci stancheremo di ripetere che i Pronto Soccorso continueranno a svuotarsi fino a che non verranno drasticamente migliorate le condizioni di lavoro.

Questa è la vera causa da affrontare!

 

  • Interpretare il provvedimento come un ulteriore allargamento delle possibilità di ingresso nelle strutture di MeCAU (continueremo a chiamarle così fino all’auspicata approvazione del nuovo provvedimento) è errato e non corrisponde a verità.

Per averne conferma basta leggere il provvedimento stesso.

Purtroppo questa interpretazione continua ad essere manifestata da più parti.

 

  • Interpretare il provvedimento come “sprofessionalizzante” non poggia su nessuna reale analisi critica, visto che nulla cambia nella formazione e soprattutto nella qualità dei nostri specialisti.

Coloro che considerano garanzia di professionalità l’ingresso esclusivo in un’unica disciplina – portando l’esempio di Anestesisti Rianimatori e Radiologi – dimenticano che a tali discipline si accede esclusivamente con la corrispondente specialità e che nessuna equipollenza è prevista.

Vogliamo ancora una volta sottolineare che sono ben 42 le specializzazioni che possono entrare in MeCAU e che l’idea di una possibile esclusività, sulla quale saremmo assolutamente disponibili a discutere, è semplicemente irrealizzabile nella situazione attuale.

 

Teniamo infine a precisare che le misure contenute nel nuovo provvedimento fanno parte della piattaforma di richieste che SIMEU ha portato a tutti i tavoli istituzionali ai quali è stata invitata negli ultimi anni.

 

Tra le molte richieste a favore delle quali SIMEU si è resa concretamente attiva citiamo tra le altre a titolo di esempio:

 

  • la riforma del Sistema d’Emergenza Urgenza, con il riconoscimento della competenza anche pre-ospedaliera degli specialisti MEU e la creazione dei Dipartimenti integrati come uniche soluzioni efficaci;
  • la riforma delle Scuole di Specializzazione con l’inquadramento degli specializzandi come Dirigenti del SSN, pur con competenze progressivamente crescenti;
  • l’applicazione ubiquitaria del modello di struttura comprendente Pronto Soccorso – OBI – Terapia Semintensiva – degenza di Medicina d’Urgenza;
  • la soluzione del problema del ‘boarding’ attraverso strumenti di programmazione, monitoraggio e rifunzionalizzazione;
  • il riconoscimento della natura usurante dell’attività in Emergenza Urgenza.

 

È provato dal lavoro svolto sino a qui dai rappresentanti della Società Scientifica che al provvedimento di cui parliamo non attribuiamo una funzione risolutoria della crisi dell’Emergenza Urgenza.

 

L’applicazione dello stesso sarebbe invece un primo importante passo, seppur il più semplice e nella giusta direzione. Un segnale di ascolto e soprattutto di cambiamento della traiettoria.

 

Abbiamo nel recente passato sottolineato come la crisi del governo Draghi abbia interrotto un lavoro che viene da lontano, del quale l’applicazione di quanto contenuto in questo provvedimento avrebbe dovuto essere solo uno dei risultati.

Nonostante ciò, come SIMEU, continueremo nella nostra azione.

 

Resta un’ultima considerazione anch’essa particolarmente importante.

 

Al di là dei troppo frequenti giudizi disinformati, espressi da chi ha l’abitudine di commentare dopo aver letto solo il titolo, disquisendo di ciò che non conosce, una posizione contraria da parte di alcuni singoli Colleghi o Organizzazioni non può che essere interpretata come un tentativo di soffocamento anche della minima acquisizione da parte di chi lavora in Emergenza Urgenza.

 

Una posizione questa che – vista l’assoluta ininfluenza del provvedimento sulle prerogative di qualunque altro Collega specialista – non può che spiegarsi con la volontà di mantenere la nostra attività e la nostra professionalità ad un rango inferiore.

Posizione oggettivamente del tutto inaccettabile.

 

Il provvedimento deve ancora essere licenziato.

Ci auguriamo che questo accada nel più breve tempo possibile e che non subisca l’influenza di polemiche deboli, prive di fondamento o, sarebbe molto grave, faziose.

 

Ufficio di Presidenza SIMEU

Fabio De Iaco, Beniamino Susi, Antonio Voza, Andrea Fabbri, Salvatore Manca

Orgogliosamente MEU

 

credit fotografico Mario Guarino

A volte pur cercando di vivere la propria Leggenda Personale, siamo sul punto di cadere

agosto 31st, 2022 | NO COMMENTS

di Maria Luisa Ralli

Quando ho scelto di fare la specialità in Medicina d’Emergenza Urgenza avevo da poco iniziato il quarto anno di medicina e per preparare uno degli esami più difficili e complessi del mio percorso avevo iniziato ingenuamente a frequentare il Pronto Soccorso.

Ogni giorno c’era qualcosa da imparare, potevi metterti in gioco e in discussione animato da un’insaziabile curiosità di conoscere e aiutare l’altro. Quando mi sono iscritta al concorso di specialità non ho avuto dubbi:

“la mia specialità sarebbe stata il pronto soccorso: tutti i mali dell’uomo, i mali di tutti gli uomini, come dire tutte le specialità” (Daniel Pennac).

 

Mi sono specializzata a Novembre 2021 e vi posso garantire che la specializzazione è stata davvero un’avventura esperienziale stupenda.

Il mio entusiasmo ha subito una battuta d’arresto entrando nel mondo del lavoro dove mi sono scontrata con i problemi che affliggono il sistema d’emergenza urgenza.

 

Ho provato a immaginare questi problemi come molteplici “Lestrigoni e Ciclopi”, così chiamati gli ostacoli incontrati da Ulisse nel suo viaggio verso Itaca nella celebre poesia omonima di Kavafis.

Ho cercato di seguire i consigli del poeta per superarli:

“I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, nè nell’irato Nettuno incapperai se non li porti dentro se l’anima non te li mette contro.”

 

Difficile purtroppo però mantenere il pensiero alto e sentimento fermo se si considera la grave crisi in cui si trova il sistema emergenza urgenza e il sistema sanitario pubblico.

Purtroppo nell’incontro con questi ostacoli ho dubitato della mia scelta e ho dimenticato a volte l’eccitazione nell’incontro con il paziente, il paziente indifferenziato e critico, l’eccitazione dei “15 minuti più belli di ogni specialità” (Joe Lex).

 

Recentemente mi sono ritrovata tra le mani l’Alchimista di Paulo Coelho.

Mentre leggevo ho avuto la sensazione di essere il protagonista, Santiago, e che l’alchimista parlasse proprio a me:

“Perché parlate proprio a me?”

“Perché, pur cercando di vivere la tua Leggenda Personale, sei sul punto di cadere.”

“E voi intervenite quando ciò accade?”

“[…] Talvolta mi manifesto sotto forma di una via d’uscita, o di una buona idea. Talaltra, sovente in un momento cruciale, mi limito a aiutare determinate azioni. […]”

Che cosa è la Leggenda Personale?

[…] la Leggenda Personale. […] è quello che hai sempre desiderato fare.

Tutti, all’inizio della gioventù, sanno qual è la propria Leggenda Personale. In quel periodo della vita tutto è chiaro, tutto è possibile, e gli uomini non hanno paura di sognare e di desiderare tutto quello che vorrebbero veder fare nella vita. Ma poi, a mano a mano che il tempo passa, una misteriosa forza comincia a tentare di dimostrare come sia impossibile realizzare la Leggenda Personale. […] Sono le forze che sembrano negative, ma che in realtà ti insegnano a realizzare la tua Leggenda Personale. Preparano il tuo spirito e la tua volontà. Perché esiste una grande verità su questo pianeta: chiunque tu sia o qualunque cosa tu faccia, quando desideri una cosa con volontà, è perché questo desiderio è nato nell’anima dell’Universo. Quella cosa rappresenta la tua missione sulla terra. […] Realizzare la propria Leggenda Personale è il solo dovere degli uomini. Tutto è una sola cosa. E quando desideri qualcosa, tutto l’Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio”.

 

L’alchimista spiega a Santiago che per realizzare e comprendere la propria leggenda personale dovrà ascoltare e seguire i segni che incontrerà nel suo viaggio.

Nonostante le disfunzioni del sistema in questi mesi ci sono stati segni che mi hanno fatto capire che mi trovavo nella strada giusta: lavorare in una squadra di medici e infermieri con cui fare la differenza per la salute dell’altro, il paziente, imparare a lottare sia per la vita che per la morte: credo che non dimenticherò mai la mia prima rianimazione pediatrica, sento ancora l’adrenalina alla ricomparsa del ritmo cardiaco così come accompagnare un giovane malato terminale nel suo ultimo viaggio insieme ai familiari.

 

Ultimamente mi sono imposta di essere più attenta ad ascoltare i segni ma sento che non mi basta.

Per contrastare le forze negative c’è bisogno di una riforma del sistema d’emergenza urgenza, riforma che inevitabilmente si estenderà all’intero sistema sanitario pubblico.

Il prossimo 25 settembre potrebbe essere l’occasione per farlo.

 

Se il Pronto Soccorso cura “tutti i mali dell’uomo, i mali di tutti gli uomini” adesso più che mai il Pronto Soccorso, il sistema d’emergenza urgenza hanno bisogno di essere curati dagli uomini.

 

 

La sala del sollievo. Il fine vita con dignità e senza sofferenza nel DEA.

agosto 22nd, 2022 | NO COMMENTS

di Erika Poggiali

e.poggiali@ausl.pc.it

Dal 7 giugno di quest’anno è in funzione la “SALA DEL SOLLIEVO” del Pronto Soccorso dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza.

 

E’ il primo modello italiano di cure palliative nel DEA.

 

Il dr. Luciano Orsi della Società Italiana di Cure Palliative (SICP) lo ha definito “un pregevole esempio di corretta gestione del fine vita del malato end stage nell’ambito del DEA” oltre che sottolineare come “l’istituzione di una apposita sala del sollievo per tali malati e la disponibilità di una IO per l’attuazione della sedazione palliativa in caso di sintomi refrattari rappresentano una garanzia per il controllo della sofferenza e il mantenimento della dignità del morire in fase terminale anche all’interno di un setting molto peculiare come il DEA”. https://www.sicp.it/aggiornamento/linee-guida-bp-procedures/

 

La sala del sollievo è una stanza dedicata ai pazienti affetti da patologie croniche e invalidanti secondo la definizione che ne dà il documento SIIARTI: “GRANDI INSUFFICIENZE D’ORGANO “END STAGE”: CURE INTENSIVE O CURE PALLIATIVE? “DOCUMENTO CONDIVISO” PER UNA PIANIFICAZIONE DELLE SCELTE DI CURA”, che si presentano in Pronto Soccorso con sintomi refrattari alla terapia standard e che necessitano quindi di una sedazione palliativa profonda.

 

Ma la sala del sollievo può ospitare anche pazienti che necessitano di una “sedazione di emergenza” per sintomi acuti refrattari a trattamenti standard e causa di morte imminente, come una emorragia massiva (vie digestive e vie aeree) o il distress respiratorio grave e ingravescente o uno stato di shock irreversibile, come riportato anche dal professor Lucio Romano, docente di Bioetica alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Sez. San Tommaso d’Aquino e componente del Comitato Nazionale di Bioetica.

https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=105725

 

Abbiamo cercato di creare uno spazio nel Pronto Soccorso dove il fine vita potesse essere un momento il più possibile “sereno” ed intimo per i familiari, lontano dai campanelli che suonano, il sovraffollamento delle aree, il telefono che squilla h24, e quella terribile luce artificiale che conosciamo bene e che è capace di annullare il giorno e la notte uniformando il tempo.

 

La Sala del Sollievo è aperta ai familiari 24 ore su 24, senza limite numerico, ed è gestita dai medici, infermieri e OSS del Pronto Soccorso secondo un percorso “standardizzato”.

 

Garantisce silenzio, intimità, tranquillità, accudimento e ascolto, in accordo con il modello delle cure palliative “high touch low tech”, ovvero una medicina che richiede una grande vicinanza e un basso impatto tecnologico.

Non ha nessun monitor nè orologio nè simbolo religioso, ma un disegno di Eleonora Rossi (infermiera del Pronto Soccorso) che rappresenta un momento di passaggio, un’attesa e un cambiamento.

Tutti i medici, gli infermieri e gli OSS hanno partecipato agli incontri sulla gestione del paziente in sala sollievo e sono formati per una corretta comunicazione cosiddetta “difficile”.

 

La sala del sollievo nasce da un profondo senso di “riumanizzare” il fine vita evitando sia l’accanimento terapeutico sia la medicalizzazione della morte, nel rispetto indiscutibile della dignità del paziente, non più per “sanare vitam”, bensì “sedare dolorem” nel senso più vero del termine e con gli strumenti a disposizione in Pronto Soccorso, compresa la sedazione palliativa profonda continua, come stabilito dalla legge 219 del dicembre 2017.

 

Avviare una sedazione palliativa significa agire per alleviare una sofferenza estrema e anche se l’esito finale non è la guarigione, essere capaci di utilizzarla significa essere profondamente medici. Gli schemi di palliazione che utilizziamo sono standardizzati e sono stati concordati con la dott.ssa Raffaella Bertè responsabile della UOC Cure Palliative del nostro ospedale, al fine di avere un protocollo di sedazione “corretto” e appropriato.

 

Il progetto della sala del sollievo nasce dalla collaborazione di queste persone a me preziosissime:

Damiana Muroni (bed manager)

Paola Nassani (coordinatore infermieristico del Pronto Soccorso)

Andrea Vercelli (direttore F.F. UO Pronto Soccorso)

Droghi Maria Gaetana (responsabile innovazione e sviluppo organizzativo professionale)

Raffaella Bertè (direttore UOC Cure Palliative e rete cure palliative)

Eleonora Rossi (infermiera del Pronto Soccorso)

L’insegnamento della gestione del fine vita è del gruppo SAU della SIMEU che ai loro corsi mi ha insegnato a gestire non solo il dolore acuto, ma anche quello del paziente end-stage in modo corretto e appropriato in un ambiente di emergenza-urgenza dove il fine vita non è sempre facile da gestire (“Terapia del dolore in urgenza e sedazione procedurale: manuale SAU” di Alessandro Riccardi, Fabio De Iaco, Enrico Gandolfo, Mario Guarino, Sossio Serra, Maria Paola Saggese. Edizione 2022).

 

Il nostro progetto è ambizioso e ne siamo consapevoli:

riportare il malato e il suo mondo al centro del percorso di cura, riprendere ad ascoltare le sue esigenze e quelle dei suoi familiari, offrendo loro la miglior cura possibile anche e soprattutto quando si tratta di fine vita in Pronto Soccorso.

 

Citando le parole di Papa Francesco usate in occasione del meeting europeo della “World Medical Association” sulle questioni del “fine-vita” il 17 novembre 2017, ci piace pensare che stiamo usando quel “supplemento di saggezza” che ci consente “di evitare l’insidiosa tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona”.

 

Nei prossimi mesi, grazie all’aiuto della dott.ssa Maria Angela Spezia, la sala del sollievo verrà ultimata per creare un ambiente il più “familiare” possibile con nuovi arredi e complementi.

 

Quando non occupata, la sala del sollievo accoglie le vittime di violenza.

 

 


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A #Pasqua regalati un tempo felice e SCEGLI L’UOVO CON LA SORPRESA GIUSTA🎉 Doppia Proroga speciale per Biennale SIMEU 2025! 🎉🗓️ Visto il grande interesse e l’alto numero di adesioni, Early Bird prorogato fino al 30 aprile: hai ancora tempo per iscriverti con tariffa scontata!💙 Sei già Socio SIMEU che ha rinnovato la quota 2025 o sei un nuovo socio? Per te c’è uno sconto extra!📢 Ma non finisce qui: anche la scadenza per l’invio degli abstract è stata prorogata al 30 aprile!Hai uno studio originale o un caso clinico interessante da condividere? È il tuo momento.🏆 I 3 migliori poster avranno l’occasione di presentare il proprio lavoro in plenaria in una sessione dedicata!👉 Iscriviti e invia il tuo abstract su: www.simeu.it/w/congresso2025📍Ci vediamo a Bari! E Buona pasqua sia!#SIMEU #medici #infermieri #specializzandi #GOLDENmedicine #GOLDENdoctors #prontosoccorso #biennaleSIMEU #piusiamomegliofacciamo #fieridivoi #fieridiMEU ... Vedi altroVedi meno
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🔴 È rimandato a domani sera alle 19 l'appuntamento settimanale con i #professionisti dell’#emergenza #urgenza dedicato ai #prontosoccorso italiani da Caterpillar Radio2. Un progetto di Massimo Cirri con Sara Zambotti e Paolo Labati.📌 Riproponiamo la tappa di Trieste con l’intervista al dott. Sebastiano Genna.#fieridivoi #fieridiMEU #medici #infermieri #GOLDENdoctors #GOLDENmedicine #piusiamomegliofacciamo #primalinea #MEU ... Vedi altroVedi meno
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⭐️ ISCRIVITI! #Infermieri, #medici e #specializzandi #MEU sono i veri protagonisti in #primalinea della prossima BIENNALE SIMEU il cui punto di forza è senza ombra di dubbio lo spessore del programma redatto in collaborazione con altre #società #scientifiche in rispetto delle molte competenze in un continuum vitale per il #paziente. Argomento ben trattato dal dott. Emiliano Fanicchia formatore a Bari il 28 e 29 maggio prossimi.SCARICA L’INTERO PROGRAMMA QUI 👉https://www.simeu.it/w/congresso2025/congresso#fieridivoi #fieridiMEU #prontosoccorso #GOLDENdoctors #GOLDENmedicine #piusiamomegliofacciamo #biennaleSIMEU #emergenza #urgenza #SIMEU ... Vedi altroVedi meno
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