IL BLOG DI SIMEU

 

ERAVAMO 4 AMICI

di Francesco Rocco Pugliese

 

Italia, anni Ottanta.

 

Alla fine del percorso di studi universitari il grande dilemma attanagliava tutti: università o ospedale?

 

L’Università seguiva il criterio meritocratico scandito dal metronomo dei baroni, l’ospedale era una realtà organizzativa in costruzione.

 

Nel mezzo un mare magnum di guardie in clinica, sostituzioni di colleghi, visite fiscali, tentativi di attività privata e quant’altro nell’attesa di decidere o subire la decisione.

 

Per tutti comunque la possibilità di un “corridoio umanitario”: il pronto soccorso, un non luogo in cui storicamente sostavano i medici di qualsiasi specialità in attesa della strutturazione nel reparto specialistico ambito oppure con percorso inverso i medici reietti dell’ospedale.

 

Questa varietà di intenti e di aspettative rendeva il dialogo eterogeneo, senza obiettivi condivisi, basato prevalentemente sulle criticità quotidiane vissute e senza una vision (termine programmatico allora ben al di là dell’essere non sono utilizzato, ma anche solo pensato).

 

Qualsiasi specialità poteva trovare lavoro in pronto soccorso (medicina interna, chirurgia generale, medicina di laboratorio, dermatologia, ematologia, ….), qualsiasi linguaggio poteva essere utilizzato, qualsiasi escatomage poteva essere ideato per collocare il proprio paziente.

 

Le apparecchiature elettromedicali erano praticamente assenti; gli spazi generalmente ridotti, scelti fra quelli meno ambiti della struttura senza alcun razionale di collegamento con i servizi essenziali; la funzione di triage svolta di fatto dall’ausiliario che aiutava i pazienti ad entrare.

 

Negli anni Novanta gli accessi al pronto soccorso divennero sempre più numerosi, l’influenza della comunità scientifica internazionale sempre maggiore con la comparsa di percorsi e protocolli da seguire e di conseguenza le risorse divennero progressivamente più carenti.

 

Quattro amici decisero che volevano cambiare il mondo e si sedettero per rendere possibile un reale confronto fra tutti gli operatori di pronto soccorso e cercare di adeguare quest’ultimo allo sviluppo della medicina e della società.

 

Colloqui vasti, ripetuti, in più lingue professionali, a volte infruttuosi a volte faziosi, ma nel complesso di notevole crescita interna e dentro le istituzioni.

Si riuscì a far comprendere la necessità di definire gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera e di questo ne beneficiò anche il pronto soccorso in termini di un’implementazione di risorse umane e tecnologiche.

 

Negli anni Duemila i quattro amici, che erano riusciti a codificare una lingua comune dell’urgenza e quindi a diffondere il loro messaggio, ormai diventati centinaia, fondarono una casa comune, la Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza SIMEU.

 

Per poter insegnare e parlare però ufficialmente questa lingua comune, capirono che era necessaria una scuola apposita: tavoli tecnici, colloqui istituzionali, ferme prese di posizione portarono alla istituzione della medicina d’urgenza quale disciplina a sé stante con relativa scuola di specializzazione.

 

Negli ultimi decenni i quattro amici hanno potuto godere del notevole approvvigionamento di attrezzature, ampliamento degli spazi e costruzione di reti scientifiche ed assistenziali, ma hanno potuto constatare anche il progressivo diventare del pronto soccorso una cattedrale nel deserto:

un microcosmo, altamente tecnologico e specializzato, sempre più isolato dal resto dell’ospedale; una riduzione degli accessi assoluti direttamente proporzionale all’aumento del sovraffollamento ed alla riduzione delle risorse umane.

 

I quattro amici sono ancora là, memoria ed anima di questo percorso: è tempo di bilanci.

 

La loro velocità di cambiamento organizzativo ha superato di gran lunga quella del sistema ospedale, fermo da un secolo; eppure la società, le istituzioni, i giovani neolaureati non dialogano con loro.

 

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