IL BLOG DI SIMEU

 

“L’UNICO MODO PER FARE UN OTTIMO LAVORO È AMARE QUELLO CHE FAI” – Steve Jobs

di Jessica Giancristofaro

 

Ho trentadue anni, lavoro in Emergenza – Urgenza da cinque anni e posso sicuramente dire di amare il mio lavoro.

Essere infermiera di Pronto Soccorso e 118 significa tenere sempre attive una serie di skills specifiche che ci permettono di trattare il paziente critico, ripristinare le funzioni vitali oppure supportarle quando necessario.

È un lavoro che amo, ma che richiede un impegno costante e una crescita continua.

La componente tecnica dell’assistenza infermieristica è molto forte in Area Critica, ma quello che rende affascinante questo mondo è senz’altro l’emozione che si prova quando riusciamo a salvare una vita.

La corsa contro il tempo che, come sappiamo è “muscolo”, ci spinge a fare del nostro meglio in ogni situazione.

Stare su un mezzo di soccorso del territorio, lavorando in collaborazione con i colleghi della Centrale Operativa che sono i primi a ricevere la richiesta di aiuto da parte dell’utenza, significa arrivare per primi su una scena che coinvolge una o più persone con stato di salute compromesso.

Possiamo trovarci davanti a un paziente traumatizzato in strada, a una persona con infarto del miocardio oppure a una persona con ictus in atto e spesso davanti abbiamo anche i familiari o altre persone che richiedono la nostra attenzione e che rendono ancora più complesso il nostro lavoro.

L’autocontrollo, il sangue freddo, l’intesa tra i componenti del team, sono fondamentali per svolgere un soccorso ottimale che mira a minimizzare il danno subito dalla persona.

 

Le competenze acquisite durante il percorso formativo che ogni infermiere svolge durante i primi mesi di lavoro ci permettono di affrontare qualsiasi situazione con attenzione e professionalità.

 

Inoltre, l’adesione a protocolli e algoritmi predefiniti e standardizzati permette di ridurre al minimo la percentuale di errore, che in emergenza è sempre dietro l’angolo, vista la rapidità e la tempestività con cui bisogna agire.

Rimanere sempre aggiornati sulle modifiche apportate grazie alle nuove evidenze scientifiche significa tenere sempre viva la voglia di migliorarsi, di crescere e di diventare professionisti esperti di una disciplina nobile che ci coinvolge a pieno e che allo stesso tempo ci dà la possibilità di incrociare la nostra strada con quella delle persone che incontriamo.

Inevitabilmente, inconsciamente, ogni paziente entrerà a far parte di noi e chissà se anche i nostri occhi, incorniciati dalla mascherina – che fa parte del nostro viso ormai da tempo – e il giallo fosforescente della nostra divisa, entreranno nei loro ricordi, di coloro che abbiamo toccato, soccorso e consolato durante gli interventi che ci hanno coinvolto … chissà?!?

 

dall’ Ospedale di Bazzano – AUSL Bologna

 

di G.C.

Lavoro in emergenza urgenza da circa 15 anni, prima in pronto soccorso e poi negli ultimi 10 anni in emergenza territoriale.

La mia passione è nata ai tempi dell’università e da quel momento ho concentrato tutte le mie energie per raggiungere il mio obiettivo professionale.

 

Intraprenderei di nuovo questo percorso perché nonostante i turni massacranti, i rientri comunicati all’ultimo minuto, i pazienti difficili, l’emergenza urgenza è stata una scelta fatta con dedizione.

 

Sono grato per aver avuto questa possibilità, prima appannaggio di pochi, sin da neolaureato, perché oggi molti colleghi si allontanano da questa realtà a causa delle difficoltà che il sistema sta riscontrando.

In questi anni ho avuto la possibilità e la volontà di crescere professionalmente e personalmente grazie al costante impegno e al quotidiano confronto con le diverse figure professionali che gravitano attorno al nostro strano, ma fantastico mondo. Guardando al passato non cambierei nulla del mio percorso, mentre guardando al futuro mi pongo un obiettivo di crescita costante personale e della professione.

 

dall’ Emergenza Territoriale Toscana Centro

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