IL BLOG DI SIMEU

 

MUBEE#11: Dove cercare le linee guida

febbraio 11th, 2014 | NO COMMENTS

di Paolo Balzaretti, redazione blog Simeu

@P_Balzaretti

 

Secondo l’americano “Institute of Medicine”, le linee guida sono documenti che includono raccomandazioni volte ad ottimizzare l’assistenza al paziente, il cui contenuto si basa su revisioni sistematiche della letteratura e su una valutazione dei rischi e dei benefici delle varie opzioni assistenziali alternative (1).

Come sappiamo, questi sono tra i documenti più controversi della letteratura scientifica: sebbene siano state concepite per facilitare la gestione del paziente, rendendo più fruibili le evidenze e riducendo le disomogeneità nell’approccio clinico, le linee guida sono state percepite spesso come vincoli alla libertà decisionale del medico. Inoltre, la loro diffusione è ostacolata dalla difficoltà che si può sperimentare adottando indicazioni diagnostico-terapeutiche create in altri contesti geografici e culturali e i dubbi circa la possibilità che talvolta le raccomandazioni costituiscano una forma di pressione operata dall’industria farmaceutica per mezzo di esperti con troppi conflitti d’interesse (2).

Nonostante ciò, non si può praticare la medicina oggi pretendendo di prescindere completamente dalla consultazione delle linee guida; in questo post tenterò di darvi alcune indicazioni su dove rintracciare le più interessanti.

Banche dati

Iniziamo con le banche dati. Ci sono quelle generiche, di cui ci siamo già occupati, che contengono documentazione scientifica di varia natura, tra cui anche linee guida, e quelle specifiche, create per contenere unicamente quest’ultime.

Tra le prime, ci due risorse di cui abbiamo già trattato, MEDLINE® e Trip Database. Nel primo caso, possiamo operare filtrando i risultati della nostra ricerca aggiungendovi, per mezzo dell’operatore AND, la seguente stringa: (“Guideline”[ptyp] OR “Guideline*”[TI] OR “Recommendation*”[TI]). Facciamo un esempio: nel caso fossimo interessati a conoscere le linee guida per il trattamento del trauma cranico nel paziente in TAO, si potrebbe creare una stringa come quella riportata nella fig.1:

 

 

Fig. 1. [ptyp] è un tag che identifica il tipo di pubblicazione cui la citazione fa riferimento. Il tag [TI] fa’ si che la parola tra virgolette sia ricercata come termine libero solo nel titolo delle citazioni. Il simbolo “jolly” * (o wildcard) fa sì che PubMed ricerchi tutti i termini che presentano come radice la parola inserita tra virgolette (nel nostro caso, essenzialmente “Guideline” e “Guidelines”). E’ bene ricordarsi sempre di impiegare in modo corretto le parentesi per costruire stringhe complesse.

 

Questa ricerca restituisce, ahimè, solo due risultati. Ciò conferma che PubMed non può essere considerato l’unico strumento per cercare linee guida, soprattutto perché la maggior parte di questi documenti effettivamente non sono pubblicati sulle riviste peer-review indicizzate nella Banca dati ma su altri canali, quali i siti delle Società scientifiche.

Come abbiamo già visto, queste “fonti alternative” sono scandagliate in modo efficace da Trip Database. Inserendo la stringa nel box di ricerca:

(“Head trauma” OR “Head injury”) AND (“oral anticoagulation” OR “warfarin”)

Si ottengono 271 citazioni, di cui circa 100 sono linee guida. E’ possibile filtrare i risultati utilizzando i tasti sulla barra destra; le linee guida vengono automaticamente categorizzate in base alla nazione di provenienza e successivamente, nella istituzioni che le hanno pubblicate. Cliccando sul titolo della citazione è possibile raggiungere l’indirizzo internet del documento, talvolta direttamente in formato pdf.

Fig. 2. I risultati della ricerca in Trip database.

Trip Database è uno strumento potente per questo tipo di ricerche: è difficile che resterete a mani vuote utilizzandolo. L’unico rischio, al contrario, è quello di venire sommersi da molte citazioni non attinenti (nel nostro caso, riguardanti principalmente l’ictus).

Infine, un archivio specifico di linee guida da consultare assolutamente è il National Guidelines Clearinghouse (NGC). Gestito dall’Agency for Helthcare Research and Quality (parte dello U.S. Department of Health and Human Services), è un database nel quale sono raccolte raccomandazioni che soddisfano alcuni criteri specifici, stabiliti a priori (cliccate qui per ulteriori informazioni). Consultare la NCG garantisce molti vantaggi: innanzitutto, fornisce una sintesi strutturata (eventualmente scaricabile in formato pdf) di ogni linea guida archiviata, portando in evidenza i dati più salienti (è incluso anche il link diretto all’indirizzo del documento originale).

Fig. 3. I risultati della ricerca nella National Guidelines Clearinghouse.

Uno dei punti di maggior forza è il servizio “Compare Guidelines” che permette di confrontare, per mezzo di una tabella generata automaticamente, le sintesi di due o più linee guida, fornendo un utile strumento nel caso in cui, tra più documenti, si debba scegliere quale adottare.

Fig. 4. Il servizio “Compare guidelines” della National Guidelines Clearinghouse.

Nel nostro caso, l’inserimento della stringa già impiegata per Trip Database restituisce 12 citazioni, a prima vista più mirate e specifiche di quelle fornite da quest’ultimo.

 

Enti estensori di linee guida

E’ possibile anche scegliere di accedere direttamente agli archivi delle istituzioni maggiormente coinvolte nella redazione di linee guida. Di seguito, alcune di quelle che ritengo più rilevanti per un operatore dell’emergenza-urgenza (in ordine alfabetico):

  • American College of Emergency Physician: rilascia documenti, in forma di “domande e risposte”, definiti “Clinical Policies”, nei quali fornisce raccomandazioni basate su estese valutazioni sistematiche della letteratura (link diretto). Lo stesso organismo pubblica i cosiddetti “Policy Statements”, più focalizzati, che possono essere considerati delle opinioni di esperti (quelli del Board of Directors) riguardanti temi anche non strettamente clinici (link diretto).
  • American Heart Association: redige linee guida su numerosi condizioni cardiovascolari (link diretto).
  • Eastern Association of Surgery of Trauma: focalizzata naturalmente sulla traumatologia, ha rilasciato numerose linee guida scaricabili gratuitamente (link diretto).
  • European Society of Cardiology: altra autorevole fonte di linee guida in ambito cardiovascolare (link diretto).
  • Infectious Diseases Society of America: pubblica, anche sul propria rivista ufficiale, “Clinical Infectious Diseases”, autorevoli e note linee guida in ambito infettivologico (link diretto).
  • GOLD e GINA: sono due iniziative di portata mondiale che redigono, tra le altre attività, raccomandazioni aggiornate molto frequentemente. Quelle GOLD riguardano la bronco pneumopatia cronica ostruttiva (link diretto), quelle GINA l’asma (link diretto). I link conducono alle traduzioni in italiano dei rispettivi documenti.
  • NICE: il britannico “National Institute for Health and clinical excellence” prepara molteplici documenti evidence based (che indica come “Guidance”) tra cui anche linee guida. E’ possibile ricercarle e scaricarle gratuitamente direttamente dal sito dell’istituto (link diretto).
  • SIGN: lo Scottish Intercollegiate Guidelines Network è un’istituzione pubblica che redige linee guida per il sistema Sanitario Inglese, aggiornate periodicamente, su molteplici argomenti (link diretto).

 

In Italia

Nel nostro Paese non esistono, che mi risulti, molte iniziative di promozione e diffusione di linee guida di respiro nazionale. Tra queste citerei il Piano Nazionale Linee Guida (link diretto), in cui sono raccolte linee guida istituzionali riguardanti vari argomenti.

Bibliografia

  1. Institute of Medicine. Graham R, Mancher M, Wolman DM, Greenfield S, Steinberg E, editor(s). Clinical practice guidelines we can trust. Washington (DC): National Academies Press; 2011. 2p. Link

  2. Lenzer J, Hoffman J, Furberg C, Ioannidis J. Ensuring the integrity of clinical practice guidelines: a tool for protecting patients. BMJ 2013; 347: f5535. Link

Note: la ricerca bibliografica contenuta in questo post ha solo un scopo esemplificativo e non può considerarsi completa o validata. Tutte le ricerche sono state effettuate il 4 febbraio 2014.

Intervento Simeu alla trasmissione Rai Uno Mattina in famiglia: i rimedi per il sovraffollamento dei pronto soccorso

febbraio 10th, 2014 | NO COMMENTS

@SilviaAlparone

 

Riorganizzazione ospedaliera, miglioramento della rete e dei percorsi di ricovero, e più risorse per il pronto soccorso: su questi punti ha insistito Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu, nel suo intervento alla trasmissione Uno Mattina in famiglia, in cui si è parlato del sovraffollamento dei pronto soccorso italiani.

La trasmissione è andata in onda in diretta su Rai Uno la mattina di domenica scorsa, 9 febbraio. Lo spazio in cui Simeu è stata ospite dedicato al tema “Pronto soccorso: perché si ingolfano e quali sono i possibili rimedi” si può rivedere a questo link a partire dal minuto 2.28.30.

Nella parte conclusiva del suo intervento Cibinel ha anche ricordato l’importanza della formazione, e il rischio chiusura che sta correndo per mancanza di fondi ministeriali la Scuola di Specialità in Medicina di Urgenza, proprio nell’anno in cui usciranno i primi specialisti.

La trasmissione è stata seguita e partecipata anche sui social:

 

e ancora sulla formazione :

 

Simeu a “Uno mattina in famiglia” domenica 9 febbraio. Rai 1, ore 9.45

febbraio 7th, 2014 | NO COMMENTS

@SilviaAlparone

 

Quali sono i problemi del pronto soccorso che portano al sovraffollamento e che utilità può avere l’introduzione della figura di “steward” di pronto soccorso introdotta in Veneto nei dipartimenti di emergenza.

Di questo si parlerà domenica 9 febbraio su Rai 1 intorno alle 9.45 nell’ambito della trasmissione “Uno mattina in famiglia”. Tra gli ospiti della trasmissione ci sarà anche Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu.

La trasmissione di domenica prossima, condotta da Tiberio Timperi e Francesca Fialdini, sarà in diretta su Rai 1 a partire dalle ore 6.30, e prevede come ultimo spazio della mattinata, a partire dalle 9.45 l’approfondimento sul tema “Pronto Soccorso: perché si ingolfano e quali sono i possibili rimedi”.

La lotta al dolore in urgenza: Simeu in un articolo del Corriere Salute

febbraio 7th, 2014 | NO COMMENTS

@SilviaAlparone

 

Su circa tre milioni di accessi ai Pronto Soccorso gli analgesici sono usati in Italia solo in pochissimi casi: il paziente è trattato secondo le procedure necessarie al singolo caso, ma senza una cura specifica per il dolore implicito nella patologia specifica o nella lesione.

E’ il risultato di un’indagine Simeu, tradizionalmente impegnata nella lotta contro il dolore: i corsi per medici e infermieri organizzati dalla faculty Sau, Sedazione e analgesia in urgenza, hanno coinvolto nel 2013 operatori sanitari di tutta Italia. E il programma dei corsi prevede un fitto calendario di appuntamenti anche per il 2014. Sarà presto disponibile sul sito della società l’elenco degli appuntamenti con le date, città per città. Scopo del corso Sau è proprio trasmettere agli operatori le corrette procedure per gestire e alleviare il dolore del paziente di pronto soccorso, soprattutto nel caso si tratti di bambini o anziani.

Di tutto questo si parla oggi in un articolo del Corriere Salute, con un’intervista a Fabio De Iaco, responsabile faculty Sau di Simeu.

I corsi di sedazione e analgesia sono rivolti al personale sanitario coinvolto nell’attività di pronto soccorso, medici e infermieri. Nel 2013 hanno partecipato specialisti non solo di Medicina d’urgenza ma anche di Anestesia e rianimazione, Pediatria, Ginecologia e Medicina interna.

Le difficoltà dei pronto soccorso romani

febbraio 4th, 2014 | NO COMMENTS

 

Lettera aperta alla stampa di Francesco Rocco Pugliese, presidente Simeu Lazio

A proposito della situazione di sovraffollamento dei pronto soccorso laziali, in particolar modo quelli romani, che soprattutto in questo periodo dell’anno è oggetto dell’interesse dei mezzi di comunicazione nazionali e locali, Francesco Rocco Pugliese, presidente regionale del Lazio di Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza, precisa quanto segue:

Per risolvere il problema del sovraffollamento dei Pronto Soccorso, in molti ormai sembrano avere la soluzione pronta, ma la quasi totalità dei proponenti non ha mai svolto un turno di pronto soccorso e, se lo ha fatto, è stato qualche decina di anni fa.

Il problema del sovraffollamento affligge i pronto soccorso della Regione, in particolare quelli romani, in modo ben noto alla cronaca. Anche in situazioni di sovraffollamento tuttavia i pazienti affetti da patologie gravi ed acute, come l’infarto, l’ictus, le urgenze neurochirurgiche, quelle cardiochirurgiche e i gravi traumatismi seguono un percorso dedicato, con tempestività negli accertamenti e nellecure. Un sovraffollamento critico del pronto soccorso solo raramente può determinare ritardi per i casi più gravi, a differenza di molte situazioni a rischio intermedio.

L’inesistente emergenza influenza e le vere cause del sovraffollamento

A proposito dell’epidemia influenzale la prima affermazione che mi sento di fare è che non esiste nessuna emergenza in merito. Il problema del sovraffollamento è endemico e strutturale, non occasionale.

Qualche tempo fa andava di moda affermare che il sovraffollamento era determinato dai codici bianchi che si rivolgevano impropriamente al pronto soccorso. Il codice bianco non è una criticità per il pronto soccorso; il problema è per il paziente che dovrà attendere per trovare la soluzione al suo problema di salute perché si è rivolto alla struttura del sistema sanitario nazionale la cui mission è quella di trattare le patologie più gravi prioritariamente rispetto a quelle con caratteristiche cliniche ambulatoriali.

Poi la responsabilità delle attese è stata attribuita ai codici verdi. Molte patologie mortali possono esordire con scarsi sintomi/segni, talvolta anche non facilmente interpretabili (esempio: infarto, traumatismi chiusi, embolia polmonare, rottura dell’aorta, occlusioni intestinale, ischemia intestinale). Anche qui, come nei casi più gravi, il compito dell’infermiere di triage, insieme a quello del medico del pronto soccorso, è articolato e fondamentale per arrivare prima possibile alla diagnosi: e anche in questo caso un ambiente sovraffollato non aiuta.

Secondo altri il sovraffollamento è determinato dai medici territoriali che non operano un

adeguato filtro all’arrivo dei pazienti in pronto soccorso. Quest’ultima spiegazione non corrisponde totalmente alla verità: il paziente attualmente vuole essere visitato tecnologicamente con esami di laboratorio, ecografie, doppler, tac, risonanza, visite specialistiche, e non si sente sicuro solo con la visita tradizionale del medico di medicina generale, principale risorsa presente sul territorio, quando disponibile.

Secondo altri il sovraffollamento dei Pronto Soccorso è rappresentato dai medici del pronto soccorso che non dimettono i pazienti dimissibili. In realtà i medici di pronto soccorso della regione Lazio ricoverano solo il 17% dei pazienti, un dato perfettamente in linea, non solo con la media nazionale, ma anche con quella internazionale (Stati Uniti 18-19%; Inghilterra 21-22%).

La vera causa del sovraffollamento del pronto soccorso, soprattutto in un’area metropolitana, è rappresentato dalle attese per il ricovero di pazienti anziani, con patologie multiple, fenomeno a sua volta causato dalla discrepanza tra numero di accessi al pronto soccorso e disponibilità di posti letto ospedalieri per il ricovero; dall’elevato tasso di pazienti che giungono con mezzi di soccorso (mediamente più gravi rispetto ai pazienti che giungono autonomamente); dal fatto che in ospedale i livelli di ricovero in elezione siano elevati rispetto ai ricoveri provenienti dal pronto soccorso; dalle degenze medie troppo elevate nei reparti di area medica; da degenze preoperatorie troppo lunghe nei reparti chirurgici; dalla discrepanza tra popolazione residente nel bacino di utenza dell’ospedale e disponibilità di letti di post acuzie, lungodegenze, hospice, riabilitazione, RSA, percorsi territoriali dedicati.

La possibile soluzione al sovraffollamento: ospedali in rete

Per poter affrontare in maniera razionale la problematica in questione ogni struttura ospedaliera dovrebbe utilizzare un approccio di sistema: l’affollamento del pronto soccorso infatti non è solo un problema del pronto soccorso, ma di tutto l’ospedale; inoltre tutti gli ospedali dovrebbero essere in rete con dati di attività accessibili ad una cabina di regia regionale; si dovrebbe, in questo modo, poter razionalizzare adeguatamente le risorse in base alle reali necessità di bisogni di salute dei cittadini. Reputo che la Regione Lazio abbia iniziato il percorso giusto basato su dati di attività ufficiali, ma il lavoro non sarà né semplice né facile e molti saranno coloro che proveranno ad interromperlo.

In conclusione desidero ringraziare tutto il ‘popolo dell’urgenza’, ausiliari, infermieri e medici di pronto soccorso-medicina d’urgenza, che ancora con sacrificio e abnegazione continuano ad operare in difficilissime condizioni ambientali, dando prova di grande professionalità e impegno oltre ogni ragionevole misura”.

 

 

 

 

Introduzione in Veneto dello “steward di pronto soccorso”: il commento Simeu su Repubblica di oggi

febbraio 2nd, 2014 | 2 COMMENTS

@SilviaAlparone

 

Gian Alfonso Cibinel è intervenuto sulle pagine di Repubblica, come presidente nazionale della Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza,  a proposito dell’introduzione in Veneto dello steward di pronto soccorso, nuova figura di supporto agli utenti in attesa di assistenza, o di un parente in carico al pronto. La nuova figura è stata presentata venerdì 31 gennaio a Venezia dal presidente della Regione Luca Zaia, insieme all’assessore alla sanità Luca Coletto e al direttore generale della sanità Domenico Mantoan.

L’articolo a firma di Michele Bocci dal titolo “Mai più soli in sala d’attesa ora al pronto soccorso arrivano hostess e steward” è a pag. 19 del quotidiano di oggi, domenica 2 febbraio, in Cronaca nazionale. Nel suo intervento il presidente nazionale Simeu, ha sottolineato la necessità di interventi organizzativi strutturali per alleviare i problemi dell’emergenza, dichiarando quanto segue: «È molto importante lavorare sull’accoglienza alla porta dell’ospedale per migliorarla. L’attività di steward e hostess serve soprattutto di giorno, quando vediamo arrivare tanti codici bianchi e verdi, cioè problemi poco gravi che per questo talvolta devono aspettare molto. Anche i filmati con una componente educativa sono molto utili». Per risolvere il problema dei pronto soccorso in affanno, però, ci vuole altro.

«Bisogna lavorare perché i reparti degli ospedali siano in grado di accogliere i nostri malati senza lunghi ritardi e rinforzare il territorio, che può servire ad evitare gli accessi al pronto soccorso dei casi meno gravi e a prevenire le ricadute di malati appena usciti dall’ospedale. Il sistema deve essere organizzato meglio. In certe Regioni ci sono troppi ospedali, tanta sanità privata accanto a un territorio troppo debole».

Nuovi anticoagulanti orali: l’Aifa cambia la prescrivibilità

gennaio 29th, 2014 | NO COMMENTS

Il Pradaxa (Dabigatran), farmaco della famiglia dei nuovi anticoagulanti orali, è diventato prescrivibile anche dai Centri ospedalieri, cancellando così la discriminazione fra gli specialisti prescrittori presente nelle precedenti determine, specialisti tra cui non comparivano i medici dell’emergenza-urgenza: lo ha deciso l’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, con determina del 2 dicembre 2013, pubblicata in Gazzetta ufficiale n.300 del 23.12.2013, che rettifica la precedente del 15 marzo 2010 e che si immagina estensibile anche agli altri nuovi anticoagulanti orali,

Si tratta di farmaci fondamentali nella profilassi dell’ictus in pazienti affetti da fibrillazione atriale.

Saranno quindi le direzioni sanitarie delle aziende ospedaliere, sotto il controllo delle Regioni, ad attribuire la funzione prescrittiva di questi farmaci. Si riapre perciò la possibilità per i medici dell’emergenza di essere inclusi nei singoli elenchi regionali di prescrittori del Dabigatran. “I colleghi della medicina di emergenza-urgenza – commenta Giorgio Carbone, past president di Simeu e promotore dell’impegno della Società sul tema – sono invitati a chiedere l’attibuzione della prescrivibilità presso le proprie direzioni sanitarie aziendali”.

Di fatto si tratta di un successo per Simeu, che si è costantemente impegnata nei mesi scorsi perché la Medicina di emergenza-urgenza fosse tra le specialità autorizzate a prescrivere il farmaco, in forza del fatto che in un mese sono oltre 5.700 i pazienti con fibrillazione atriale che si rivolgono al pronto soccorso (dati dello studio Fire, atrial Fibrillation Italian REgistry, dell’Anmco che prende in considerazione circa 200 strutture ospedaliere sulle 700 ca. dotate di dipartimento di emergenza su tutto il territorio nazionale) e di questi il 75% completa l’iter diagnostico-terapeutico proprio in dipartimento di emergenza.

La rivendicazione Simeu della prescrivibilità dei nuovi anticoagulanti orali per i medici dell’emergenza-urgenza era anche comparsa su Sanità – Il Sole 24 Ore: Appello Simeu contro divieti prescrittivi in pronto soccorso del 19-26 novembre 2013.

COCHRANE CORNER: La terapia antibiotica combinata con aminoglicosidi nei pazienti con sepsi

gennaio 28th, 2014 | NO COMMENTS

 

Dott. Paolo Balzaretti, redazione Blog SIMEU

@P_Balzaretti

Nei pazienti con sepsi è necessario avviare tempestivamente una corretta terapia antibiotica, la quale sarà, nella maggior parte dei casi, empirica, a causa dell’impossibilità di sapere in tempi brevi quali siano i micro-organismi responsabili. La scelta degli antibiotici da impiegare deve basarsi sulla sospetta sede di infezione, l’ambito in cui si è sviluppata (per esempio a casa, in sede ospedaliera), l’anamnesi del paziente e i profili locali di sensibilità agli antibiotici dei micro-organismi isolati (1). Un terapia antibiotica empirica non corretta si correla con un incremento della mortalità.

Gli aminoglicosidi hanno fatto parte per lungo tempo delle terapie antibiotiche combinate per diverse sindromi infettive. Sono progressivamente emerse, però, evidenze di letteratura secondo cui la loro introduzione in schemi di terapia combinata non avrebbe alcuna utilità. Quest’ultimo tema è quello della revisione sistematica Cochrane di cui ci occuperemo in questo post.

Evidenze attuali

Proviamo a sintetizzare le indicazioni attuali all’impiego degli aminoglicosidi:

  • Polmonite: le lineeguida IDSA/ATS del 2007 riservano un ruolo agli aminoglicosidi unicamente come terza scelta in pazienti ricoverati in UTI con sospetta infezione da Pseudomonas Aeruginosa, in associazione a un beta lattamico e all’azitromicina o a un fluorochinolone respiratorio.
  • Infezione delle vie biliari: le lineeguida IDSA non prevedono l’impiego degli aminoglicosidi.
  • Infezione addominali escluse quelle delle vie biliari: per le già citate lineeguida IDSA, “gli aminoglicosidi non sono raccomandati per l’impiego di routine in adulti con infezioni intraddominali acquisite in comunità (B-II)”; lo stesso vale per le infezioni gravi, se non in casi selezionati (A-1).
  • Pielonefriti: secondo l’IDSA, gli aminoglicosidi hanno un ruolo nelle donne con pielonefrite che richiedono il ricovero ospedaliero come terapia di seconda scelta, in associazione a derivati beta-lattamici ad ampio spettro.
  • Endocardite: in questo caso, l’indicazione all’impiego di amino glicosidi nel trattamento empirico è confermata sia nelle linee guida ESC che in quelle della British Society of Antimicrobial Therapy.
  • Meningite: non indicazioni secondo le lineeguida IDSA del 2004.
  • Febbre nel paziente neutropenico: gli aminoglicosidi possono essere presi in considerazione in pazienti ricoverati, ad alto rischio, nel caso di insorgenza di complicanze (ipotensione, polmonite) o nel caso sia sospettata o accertata un resistenza a derivati beta-lattamici anti-pseudomonas (IDSA 2011).

Sintesi dello studio (2)

Obiettivo: Confrontare l’efficacia della monoterapia con beta-lattamico rispetto alla combinazione tra beta-lattamico e aminoglicoside in pazienti con sepsi e il rischio di eventi avversi, incluso lo sviluppo di resistenze batteriche.

Studi inclusi: RCT o trial quasi-randomizzati che confrontano i due regimi terapeutici; sono esclusi gli studi che includono neonati e bambini pre-termine.

Outcome primario: Mortalità al termine del follow up (durata media 30 giorni).

Outcome secondari: fallimento del trattamento, durata del ricovero, superinfezione, colonizzazione da parte di batteri resistenti, eventi avversi.

N°. di studi inclusi: 69

Qualità degli studi inclusi: la principale fonte di bias riguarda la mancanza cecità, sia per i pazienti che per il personale e gli aggiudicatori degli out come.

N° di pazienti: 7863

Risultati: i risultati sono sintetizzati nella tabella

Risk ratio

N° di pazienti

Qualità dell’evidenza

Mortalità (stesso derivato beta lattamico)

0,97 (0,73 – 1,3)

1431

Bassa

Mortalità (diverso derivato beta lattamico)

0,85 (0,71 – 1,01)

4146

Bassa

Fallimento clinico (stesso derivato beta lattamico)

1,11 (0,95 – 1,29)

1870

Molto bassa

Fallimento clinico (stesso derivato beta lattamico)

0,75 (0,67 – 0,84)

4933

Molto bassa

Tab. Risultati della meta-analisi. Sono stati separati i risultati degli studi in cui veniva impiegato lo stesso beta lattamico sia nel gruppo di controllo che in quello di trattamento da quelli in cui venivano impiegati due derivati beta lattamici diversi. Per fallimento clinico si intende: morte, persistenza, recidiva o peggioramento dei segni e dei sintomi dell’infezione; qualsiasi modificazione al trattamento antibiotico empirico assegnato; qualsiasi intervento terapeutico invasivo impiegato e non definito nel protocollo. RR < 1 sono a favore della monoterapia.

Commento

Questa revisione lascia aperti molti interrogativi. Nel complesso l’evidenza fornita per i due outcome è da considerarsi di bassa qualità, in particolare per l’assenza di blinding nella maggior parte degli studi, che, mentre potrebbe aver avuto un impatto tutto sommato modesto per quanto riguarda l’outcome mortalità, per il quale la determinazione non può essere troppo soggettiva, potrebbe aver avuto un peso più rilevante sull’outcome “fallimento clinico”, la cui interpretazione è maggiormente soggettiva. Anche l’elevata imprecisione dei risultati (l’intervallo di confidenza per i dati di mortalità oscilla tra 0,73 e 1,30), costituisce un motivo di scarsa rilevanza dei dati.

La revisione sistematica manca di una sinossi che sintetizzi quali siano le principali cause di sepsi dei pazienti arruolati. In particolare non è chiaro quale sia l’incidenza dei pazienti con endocardite infettiva. Nel complesso, per quanto riguarda questa patologia, l’indicazione a impiegare gli amino glicosidi, come consigliato nelle linee guida internazionali, non può essere messa in discussione.

La decisione se introdurre o meno gli amino glicosidi non può non prendere in considerazione i potenziali rischi ad essa correlati, in particolare quello della nefrotossicità: nei pazienti trattati con beta lattamici in monoterapia, questo sarebbe del 70% inferiore rispetto a quello dei pazienti trattati anche con l’aminoglicoside (2). Tale rischio potrebbe essere sovrastimato, tenendo conto che nella maggior parte degli studi la somministrazione di questi ultimi è in multiple dosi giornaliere e non in monosomministrazione, regime che si associa ad un minor rischio di nefrotossicità.

Infine, la mortalità dei pazienti inclusi negli studi analizzati oscilla tra l’8,5% dei pazienti con sepsi gravi, sospette sepsi da gram negativi e polmoniti e l’1,7% per la sepsi a partenza dalle vie biliari. Le conclusioni di questa meta-analisi non possono per tanto applicarsi ai pazienti più critici che vengono ricoverati nelle reparti di Terapia Intensiva o Subintensiva. Per questi pazienti bisogna probabilmente tenere maggiormente in considerazione le indicazioni provenienti dalle analisi di pazienti ricoverati in UTI per sepsi grave e shock settico di Kumar e colleghi e Diaz-Martin e colleghi secondo i quali l’avvio tempestivo di un terapia combinata ridurrebbee la mortalità. Tra le associazioni vagliate e dimostratesi efficaci da Kumar et al., anche quella di beta lattamici e aminoglicosidi.

Bibliografia

  1. Angus DC, Van der Poll T. Severe sepsis and septic shock. NEJM 2013; 369: 840-851. Link

  2. Paul M, Lador A, Grozinsky-Glasberg S, Leibovici L. Beta lactam antibiotic monotherapy versus beta lactam-aminoglycoside antibiotic combination therapy for sepsis. Cochrane Database of Systematic Reviews 2014, Issue 1. Art. No.: CD003344. DOI: 10.1002/14651858.CD007999.pub3. Link

Sicilia: il sovraffollamento dei pronto soccorso e il pericolo di una nuova riduzione dei posti letto

gennaio 21st, 2014 | NO COMMENTS

@SilviaAlparone

 

Non è l’influenza stagionale che affolla i pronto soccorso, ma un sistema di cure che soffre soprattutto di un problema organizzativo: il taglio dei posti letto provoca la saturazione dei reparti e il collasso dei pronto soccorso. E’ questa la necessità urgente su cui bisogna intervenire.

A questo si aggiunge un problema culturale, di accessi impropri in pronto, di casi a bassa complessità che dovrebbero rivolgersi alle cure territoriali. Un fenomeno che si può risolvere prevalentemente con la diffusione di una migliore educazione fra la popolazione a un corretto uso dei servizi sanitari.

Se ne è parlato nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta martedì 21 gennaio a Palermo presso la sede dell’Ordine dei Medici, organizzata da Simeu Sicilia.

Quali sono le cause delle lunghe attese in pronto soccorso

I tempi di attesa in triage: una questione culturale

I dati di attività relativi a tutti i pronto soccorso siciliani riferiti al 2012 mostrano che:

  • Solo il 10% degli accessi è indirizzato verso l’emergenza ospedaliera dal 118
  • Il 7-8% è veicolato dalla medicina specialistica, dalla continuità assistenziale o dalla rete ospedaliera (trasferimenti tra ospedali)
  • Solo una percentuale compresa tra l’1 e il 2% è formalmente indirizzata al pronto soccorso dal medico di base.
  • L’80% dei casi che si presentano in pronto soccorso arriva su propria iniziativa personale.

Di questi, la gran parte (70% e l’80%) presenta problemi di bassa complessità (codici bianchi e verdi) e non ha bisogno di ricovero dopo le cure del pronto soccorso. Questi pazienti in realtà dovrebbero rivolgersi alle cure territoriali e non ai pronto soccorso che, invece, dovrebbero costituire il punto di riferimento esclusivamente per i problemi di urgenza ed emergenza. Anche i casi con bassa complessità trovano comunque risposta in pronto soccorso, con attese, prima della visita in pronto, per quanto riguarda le aree di emergenza con maggiori volumi di attività, fra i 23 e i 26 minuti per i codici gialli e fra i 55 e i 70 minuti per i codici verdi, che però nelle ore di punta si protraggono fino a due ore per i primi e fino a sei ore per i secondi.

IL VERO PROBLEMA: I tempi di attesa per il ricovero: l’overcrowding (sovraffollamento)

Altra cosa è l’attesa per il ricovero in reparto, per i casi che, concluso l’iter di cura in pronto soccorso devono essere ricoverati (soltanto circa il 15% del totale degli accessi, secondo uno studio Simeu sui dati della Regione Sicilia).

Qui si registrano le attese più lunghe. Attese dovute alla saturazione dei reparti che, già al completo e con un numero di posti letto insufficiente rispetto alla domanda, non riescono più a ricoverare i pazienti in arrivo dal pronto soccorso, che quindi spesso restano in stand by nei locali del pronto. Questi, aumentando giorno dopo giorno, creano un sovraffollamento che assorbe risorse e non consente più di prendere in carico in tempi accettabili i nuovi casi che si presentano.

E’ l’overcrowding, un fenomeno noto e strutturale in tutti i i pronto soccorso italiani.

Nei reparti di emergenza delle grandi aree metropolitane, dove questo fenomeno è maggiormente rappresentato (circa una decina di strutture), nell’anno 2012, sono stati oltre 2500 i pazienti che hanno atteso il ricovero per un periodo compreso tra le 24 e le 60 ore.

Il pericolo di un ulteriore tagli di posti letto in Sicilia

Se dovesse andare in porto il proposito di tagliare 438 posti letto di medicina (i più utilizzati per i ricoveri dal pronto soccorso) così come si legge nella proposta di rimodulazione della rete ospedaliera regionale, i problemi legati alle attese in pronto soccorso di un posto letto, è destinato ad acuirsi ulteriormente. Tanto più che i tagli previsti riguardano i posti letto dei grandi ospedali delle aree metropolitane, cioè quelli i cui pronto soccorso sono maggiormente in sofferenza. Nella sola città di Palermo verrebbero meno 102 posti letto di medicina, 17 di geriatria, 6 di neurologiae 17 di malattie respiratorie.

La soluzione possibile e necessaria – conclude Clemente Giuffrida, presidente Simeu Sicilia e direttore della Medicina e Chirurgia di emergenza e accettazione dell’azienda ospedaliera Ospedali riuniti Papardo Piemonte – sta in una più razionale politica dei tagli che non sacrifichi posti letto necessari al funzionamento del sistema, in una maggiore integrazione dei servizi di emergenza ospedaliera con la medicina del territorio, che permetta al pronto soccorso di rispondere al suo naturale ruolo di “cerniera” fra ospedale e territorio, e una maggiore diffusione della corretta cultura di accesso ai differenti servizi sanitari da parte della popolazione”.

Solidale con le istanze di Simeu Sicilia è anche Cittadinanzattiva, movimento civico in prima linea nella tutela e difesa dei diritti dei pazienti. È a tutti noto il ruolo e l’attività dei numerosi Tdm, Tribunali dei diritti dei malati, presenti nelle aziende sanitarie siciliane, ma anche la presenza e la rappresentanza presso i principali tavoli tecnici istituzionali centrali e periferici che governano la sanità in Sicilia.

Cittadinanzattiva Sicilia onlus – afferma Vincenzo Camarda, segretario provinciale di Palermo di Cittadinanzattivanon ignora i problemi e i disagi che caratterizzano l’erogazione di questo nevralgico e importante ganglio delle strutture ospedaliere e condivide pienamente le analisi di Simeu Sicilia, sia in relazione all’esigenza di una maggiore integrazione dei servizi di emergenza ospedaliera con la medicina del territorio, che consenta al pronto soccorso di concentrarsi sulle reali emergenze/urgenze sanitarie, sia sulla necessità di sensibilizzare/educare il cittadino a un corretto utilizzo dei servizi erogati dal Ssr, ricorrendo maggiormente ai Pta e Pte. Ma soprattutto Cittadinanzattiva Sicilia onlus, condividendo le preoccupazioni in merito ai tagli dei posti letto previsti in Sicilia dal piano di rimodulazione della rete ospedaliera regionale, che determinerebbero, a causa dell’ulteriore diminuzione della disponibilità di posti letto per i ricoveri, il sovraffollamento e il collasso del pronto soccorso, si rende disponibile a proseguire in quelle azioni che consentano alle Istituzioni sanitarie regionali e a quelle nazionali di procedere a una rimodulazione della rete ospedaliera regionale che tenga maggiormente conto delle esigenze di salute dei cittadini siciliani”.

La situazione critica dei pronto soccorso italiani

gennaio 17th, 2014 | NO COMMENTS

Il sovraffollamento dovuto all’impossibilità di ricoverare i pazienti nei reparti di destinazione

Gian Cibinel, presidente nazionale Simeu

Sulla questione riportata da alcuni organi di stampa nelle ultime ore relativa al sovraffollamento dei pronto soccorso italiani e alla mortalità nei reparti di emergenza ospedaliera, Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu, Società italiana della Medicina di emergenza-urgenza, commenta:

L’aumento della mortalità in pronto soccorso negli ultimi 10 anni è un fenomeno multifattoriale.

Attualmente, rispetto agli anni passati, è più frequente che pazienti con patologie croniche gravi non curabili siano trasportati in pronto soccorso in fase di peggioramento, invece di essere seguiti a domicilio; si tratta di un problema culturale, prima ancora che organizzativo.

I dati del problema

In Italia non disponiamo di dati certi sul rapporto causa-effetto tra la permanenza in pronto soccorso e l’aumento di mortalità; in molti casi i decessi si verificano in pronto soccorso semplicemente perché i pazienti sono in pronto soccorso e non in un reparto di degenza, ma la causa della morte sta nella gravità della compromissione funzionale, non nella sede di collocazione.

Peraltro molte evidenze da studi internazionali hanno dimostrato che:

  • la mortalità effettivamente aumenta di circa il 30% quando i dipartimenti di emergenza e gli ospedali sono affollati;
  • gli eventi sentinella in pronto soccorso (morti inattese, incidenti, errori) sono correlati in 1/3 dei casi a situazioni di affollamento;
  • l’affollamento dei pronto soccorso è associato a ritardi nel riconoscimento e nel trattamento di condizioni a elevato rischio evolutivo (infarto miocardico, ictus cerebrale, polmoniti, sepronto soccorsoi, traumi, patologie addominali acute);
  • l’affollamento dei pronto soccorso è associato a ritardi nel controllo dei sintomi (dolore, ansia).

L’affollamento dei pronto soccorso determina inoltre conseguenze negative sugli aspetti personali e relazionali:

  • impossibilità a garantire un controllo adeguato dell’ambiente fisico (violazione della privacy);
  • limitazione delle possibilità di comunicazione tra il personale e i pazienti.

Cause dell’affollamento dei pronto soccorso

Le cause dell’affollamento dei pronto soccorso non sono tanto e solo collegate agli accessi impropri, che negli ultimi anni sono diminuiti, e pesano solo per un 20-30% sul problema; la causa principale dell’affollamento dei pronto soccorso è invece l’impossibilità di inviare nei reparti i pazienti che necessitano di ricovero.

In pronto soccorso arrivano molteplici richieste di aiuto da parte dei cittadini e di altri soggetti pubblici e privati: oltre a quelle sanitarie anche domande preventive, personali, sociali, giudiziarie, assicurative, amministrative. Le strutture di pronto soccorso e di Medicina d’Urgenza si sono attrezzate per rispondere al meglio alle nuove domande, ma è necessaria una risposta globale da parte delle aziende e del sistema sanitario.

Il monitoraggio dell’adeguatezza dei servizi non può limitarsi a valutare quanto si deve attendere per una prestazione non urgente ambulatoriale (come un’ecografia) oppure ospedaliera (come un intervento chirurgico elettivo); è indispensabile valutare il sistema anche per come risponde nelle emergenze e urgenze (quanto si attende in pronto soccorso prima di essere valutati da un medico e soprattutto quanto si resta in barella in pronto soccorso dopo che è stato deciso il ricovero).

Nella valutazione dei problemi e delle possibili soluzioni devono essere coinvolti i medici e gli infermieri impegnati dell’emergenza e urgenza, per una maggiore efficacia degli interventi; perché le risorse siano impiegate in base alla criticità della domanda sanitaria; per la sostenibilità del sistema, riguardo alle condizioni di lavoro degli operatori.


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❗️ Torniamo sul tema scadenza dei contratti dei #medici a chiamata con il Vicepresidente nazionale #SIMEU Dott. Mario Guarino che, in una intervista recentemente passata su RTL 102.5, commenta anche il provvedimento che avrebbe dovuto rendere strutturale lo “scudo penale” per i #professionisti #sanitari attraverso un disegno di legge delega presentato dal #MinistrodellaSalute.#GOLDENmedicine #GOLDENdoctors #infermieri #specializzandi #emergenza #urgenza #prontosoccorso #prontosoccorsoinprimalinea #fieridivoi #fieridiMEU #MEU ... Vedi altroVedi meno
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🖤 Dolore profondo per il #paziente e i #soccorritori periti oggi sull’autostrada A1.Vicinanza e sostegno #SIMEU per tutti coloro che sono intervenuti.È ingiusto morire mentre si presta soccorso. 🖤 ⚫️ Condoglianze sentite a tutte le famiglie. ... Vedi altroVedi meno
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🔴 In funzione delle prime scadenze dei contratti con le cooperative per i #medici a chiamata e degli attuali scenari in #emergenza #urgenza l'intervista al Presidente nazionale #SIMEU Dott. Alessandro Riccardi con il contributo del Vicepresidente nazionale Dott. Mario Guarino su Tgcom24.#infermieri #specializzandi #Goldenmedicine #GOLDENdoctors #prontosoccorso #fieridivoi #fieridimeu ... Vedi altroVedi meno
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🔴 I GIOVANI #MEU COME RISORSA 🔵⭐️ In coincidenza coi giorni dei test di specializzazione medica, su #TecnicaOspedaliera di Luglio, esce uno speciale di Marco Valeriani dedicato all’#emergenza #urgenza che raccoglie i pensieri del Presidente nazionale #SIMEU Dott. Alessandro Riccardi il quale ha voluto in particolare soffermarsi sui #giovaniprofessionisti.👉 “Il lavoro in #prontosoccorso è fatto di decisioni rapide e immediate. Lo #specialistaMEU è, a tutti gli effetti, una figura insostituibile. Dobbiamo portare i giovani a iscriversi a una specializzazione che comporta decisioni che possono fare la differenza. Un lavoro che non ha eguali o pochi confronti nel #SSN”.#GOLDENmedicine #GOLDENdoctors #medici #infermieri #specializzandi #piusiamomegliofacciamo #fieridivoi #fieridiMEU ... Vedi altroVedi meno
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