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Triage: un sistema in divenire

mercoledì, marzo 27th, 2013

Il Congresso nazionale di Riccione e le linee d’indirizzo all’analisi del Tavolo ministeriale su Triage e Obi

 

di Silvia Alparone

 

Una partecipata e vivacissima due giorni dedicata al triage: il Congresso nazionale di Riccione del 21 e 22 marzo scorsi è stato l’occasione per fare il punto su come migliorare il sistema di accesso al pronto soccorso, per rispondere in maniera più efficace alle richieste dei pazienti e ottimizzare l’organizzazione del lavoro degli operatori.

 

A dodici anni dalle prime linee guida ufficiali sul Triage (2001), il Congresso di Riccione ha scattato un’istantanea della situazione così com’è oggi e su quali sono i primi sviluppi necessari.

 

Se nel 2001 le linee guida del Ministero della Salute indicavano la necessità per tutti i pronto soccorso con più di 25 mila accessi all’anno di dotarsi di un Triage, oggi il sistema triage è diffuso in oltre l’85% delle strutture ospedaliere su tutto il territorio nazionale e la necessità principale è di omogeneizzare le procedure nelle diverse regioni. A tale scopo nel 2010 è nato il Coordinamento nazionale triage, promotore del congresso di Riccione, che riunisce rappresentanti di alcune regioni italiane, in cui si erano creati gruppi organizzati di professionisti per curare il miglioramento e l’implementazione della metodica, e le società scientifiche Aniarti, Simeu e Gft.

 

Il coordinamento ha elaborato le linee di indirizzo sul triage (già pubblicate sulla rivista Agenas, Monitor n.29), uno dei documenti da cui parte il lavoro del Tavolo ministeriale su Triage e Obi che produrrà le nuove linee guida ufficiali.

 

Nel documento si parla in particolare di:

  • Portare da quattro a cinque i codici di priorità del triage, distinguendo due categorie all’interno del codice verde, che oggi rappresenta oltre il 60% dei casi del pronto soccorso e che comprende casi molto diversi tra loro per patologia e gravità, nell’ottica della riduzione del rischio clinico
  • Ripensare il ruolo dell’infermiere, aumentandone l’autonomia, mettendolo nelle condizioni di valutare il paziente e impostarne il percorso assistenziale
  • Ridefinire i percorsi in pronto soccorso in base all’intensità di cure necessarie per ciascun caso: per i codici a bassa priorità, sono in corso fasi avanzate di sperimentazione per invio autonomo del triagista ad alcuni specialisti (fast track) o addirittura un percorso completamente gestito dall’infermiere (See and Treat in Toscana)
  • Individuare un sistema di valutazione per attività e outcome del triage

 

Sullo stesso tema in un recente articolo di Quotidiano Sanità, Beniamino Susi, responsabile area Triage di Simeu, ha commentato la Raccomandazione numero 15 del Ministero della Salute, elaborata lo scorso febbraio e intitolata “Morte o grave danno conseguente a non corretta attribuzione del codice triage nella Centrale operativa 118 o all’interno del Pronto Soccorso”. Il documento evidenzia cinque pilastri su cui devono sempre basarsi le procedure al fine di evitare problemi: l’individuazione certa dei protocolli; l’identificazione certa del paziente; la rivalutazione dell’utente in attesa; la formazione del personale addetto al triage; l’attenzione all’ambito logistico-strutturale.

 

La discussione su come migliorare il sistema resta aperta insieme ai lavori del Tavolo ministeriale su Triage e Obi.

 





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