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Caso Spedali Civili di Brescia: Simeu conferma la propria posizione sul Concorso di Direttore del Pronto Soccorso

martedì, agosto 2nd, 2016


La pubblicazione di un articolo in data 31/07/2016, sul Corriere della Sera – edizione di Brescia – relativo al concorso per la direzione del PS degli Spedali Civili, contenente alcune imprecisioni ed affermazioni errate, rende necessaria la seguente nota da parte della Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza (SIMEU).

L’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Brescia da parte della SIMEU e di altre società scientifiche, relativo al concorso per la direzione del PS degli Spedali Civili di Brescia, giuridicamente non può essere ritirato; si tratta di una notifica di fatti e di valutazioni all’autorità giudiziaria e, una volta depositato il documento, solo l’autorità giudiziaria ha il potere di decidere tra il rinvio a giudizio e l’archiviazione.

La SIMEU considera positivamente la sospensione della procedura concorsuale illegittima, a suo tempo emanata, e ribadisce la richiesta di ritiro definitivo del bando e di avvio di una nuova procedura regolare, per la disciplina Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza; tale disciplina in base alle normative in vigore non include l’Anestesia e Rianimazione tra le specializzazioni equipollenti (vincolanti come requisito di accesso).

Un eventuale nuovo bando sarà valutato attentamente dalla SIMEU che procederà ad impugnazione con richiesta di sospensiva davanti al TAR ed eventuale nuovo esposto alla Procura se saranno ravvisati profili di illegittimità.

La SIMEU informa la sua azione in questo caso a due sole istanze fondamentali:

– il rispetto della legalità

– l’esigenza per il SSN e per i cittadini di collocare nelle posizioni di direzione in ambito sanitario i professionisti migliori.

Le due istanze sono garantite se ai concorsi sono ammessi tutti i candidati aventi diritto, se la procedura consente l’individuazione dei concorrenti più validi e se le selezioni sono effettuate da direttori (primari) impegnati nell’attività specifica della disciplina messa a concorso, ovvero nell’attività di Pronto Soccorso.

 

 

 

Decisioni condivise in Pronto Soccorso: è possibile?

giovedì, luglio 21st, 2016

Dott. Paolo Balzaretti, redazione Blog Simeu

Su Twitter: @P_Balzaretti

 

Durante un turno in Pronto Soccorso prendiamo decine di decisioni, alcune delle quali possono avere un impatto significativo sullo stato di salute attuale e futuro del paziente. L’approccio con cui vengono prese può oscillare tra due modelli estremi: da un lato quello “paternalistico”, in cui il clinico, pur informando il paziente, prende la decisione finale che ritiene più appropriata autonomamente. Al polo opposto c’è il modello decisionale “informato”, nel quale il medico presenta tutte le informazioni necessarie al paziente il quale, dopo averle valutate, sceglie da solo cosa fare. L’approccio condiviso (“Shared Decision Making”, SDM) si colloca in qualche modo a metà strada, garantendo anche al paziente la possibilità di spiegare le proprie preferenze al medico e partecipando con quest’ultimo alla decisione finale (1).

Fino ad oggi l’argomento ha ricevuto attenzione nell’ambito della medicina ambulatoriale che si occupa di patologie croniche, come per esempio l’oncologia, mentre in Medicina d’Urgenza gli studi e i progetti portati a termine sono scarsi. La Society for Academic Emergency Medicine, ritenendo maturi i tempi per provare ad adottare questo approccio anche nei Dipartimenti di Emergenza, ha promosso una Consensus Conference (2) sull’argomento, che rappresenta un’occasione per un approfondimento.

 

Le decisioni condivise in Medicina

A prescindere dalle differenze tra le singole definizioni, la Consensus Conference ha convenuto che si possa parlare di processionale condiviso se: 1) è garantita la presenza di due attori, il medico e il paziente (o qualcuno designato a decidere per lui), 2) si verifica una condivisone delle informazioni da entrambe le parti, 3) al paziente è consentita la partecipazione alla decisione finale (1). Nella SDM, il medico illustra le diverse opzioni al paziente, fornendo informazioni riguardo rischi e benefici mentre quest’ultimo partecipa presentando le sue preferenze e i suoi valori, contribuendo a chiarire meglio quali debbano essere gli obiettivi del trattamento (2).

Alla base di questo nuovo atteggiamento vi è innanzitutto la consapevolezza che, a parta alcune situazioni in cui vi è un’opzione chiaramente superiore alle altre in termini di rapporto rischio-beneficio, in molti casi vi sono diverse possibili scelte, ognuna con i propri vantaggi e svantaggi. In questi casi un atteggiamento strettamente paternalistico non è del tutto giustificabile. Per altro verso, le decisioni prese dai medici sono spesso il frutto di orientamenti culturali e formativi prima ancora che della disamina di tutte le evidenze disponibile, come dimostrato regolarmente dalle analisi della variabilità su base geografica dell’impiego di test diagnostici o procedure terapeutiche (Prevedello 2012, Ko 2010). Inoltre, noi professionisti sanitari riteniamo di volta in volta di conoscere bene quali siano le preferenze dei pazienti e di agire di conseguenza. In realtà questa potrebbe essere solo un’illusione: per esempio, secondo i medici il 71% delle donne affette da tumore del seno ritiene la preservazione dell’integrità della mammella prioritaria, cosa che trova d’accordo solo il 7% delle dirette interessate (Mulley 2012). Non ultimo, non dobbiamo scordarci mai che è il paziente che vive con le conseguenze delle nostre decisioni.

 

È possibile applicarla in Emergenza-Urgenza?

La Medicina d’Emergenza-Urgenza presenta alcune caratteristiche che potrebbero incidere sull’effettiva applicazione della SDM: in primo luogo, le decisioni più rilevanti riguardano spesso pazienti con condizioni cliniche potenzialmente fatali, devono essere prese piuttosto rapidamente e non prevedono possibilità di ripensamento: in questi frangenti informare ampiamente il paziente e discutere i pro e i contro delle singole opzioni spesso non è fattibile (1). La SDM trova anche scarsa applicazione in quelle situazioni in cui vi sono strategie diagnostiche o terapeutiche chiaramente più valide (basti pensare alla rivascolarizzazione primaria nel paziente con STEMI, in assenza di controindicazioni). Vi sono poi situazioni in cui il paziente non è in grado di fornire il suo contributo al processo decisionale, o perché affetto da demenza o perché sotto effetto di sostanze stupefacenti.

Alcune barriere percepite dai Medici d’Urgenza statunitensi sono la contrarietà talvolta espressa dal paziente a partecipare alla decisione, una situazione verificatasi circa nel 47% dei casi in uno studio sulla scelta condivisa della terapia analgesica di piccoli traumi osteo-muscolari (Holland 2016). Altri ostacoli riferiti sono il timore che sia troppo complicato per i pazienti scegliere la strategia migliore, l’idea che vi siano interferenze con la facoltà del medico di scegliere quale test diagnostico o trattamento siano i migliori, l’eccessivo tempo richiesto per la sua attuazione e la preoccupazione di essere perseguito qualora non venga scelta la strategia più efficace, anche se in accordo con il paziente (3). Infine spesso riteniamo che i pazienti tendano spesso a scegliere scelgono un trattamento più aggressivo di quanto non necessitino effettivamente, anche se ciò è stato smentito dalle evidenze di letteratura, come vedremo più avanti.

Non si può escludere d’altra parte che l’applicazione della SDM possa avere degli effetti negativi quali, per esempio, un aumento dell’ansia del paziente in relazione alle informazioni ricevute o alla richiesta di partecipare ad una decisione per la quale non si sentono sufficientemente preparati (Rosenbaum 2015).

 

Quando applicarla?

Ad aprile 2016 sono stati pubblicati i risultati di una survey che ha coinvolto circa 700 medici d’urgenza americani cui veniva chiesto di indicare se ritenevano appropriata l’applicazione dei principi della decisione medica condivisa in alcuni specifici ambiti tipici della pratica in Pronto Soccorso (4). I quattro ambiti in cui vi era il maggiore accordo erano la trombolisi per lo stroke, la puntura lombare per escludere l’emorragia cerebrale dopo una TC encefalo negativa, la TC encefalo per il trauma cranico minore pediatrico e la dimissione del paziente con dolore toracico e accertamenti negativi per la sindrome coronarica acuta.

 

Funziona?

Per il momento esistono pochi esempi di applicazione pratica della SDM in Medicina d’Urgenza. Il lavoro che rappresenta oggi una delle applicazioni più compiute è stato pubblicato nel 2012 (5). Si tratta di un trial randomizzato multicentrico in cui 101 pazienti giunti in Pronto Soccorso con dolore toracico, nei quali esame obiettivo, ECG e prelievi seriati della troponina erano negativi, sono stati coinvolti in un processo decisionale condiviso riguardante l’esecuzione di un test ergometrico pre dimissione e 103 sono stati seguiti secondo l’approccio abituale. La decisione condivisa si basava sull’impiego di uno strumento cartaceo riportato in figura 1.

 

Fig. 1. Supporto cartaceo adottato nello studio di Hess e colleghi.

 

I pazienti dei due gruppi di trattamento presentavano caratteristiche anamnestiche e cliniche sovrapponibili. L’outcome principale era il livello di conoscenza circa la propria condizione clinica, risultato significativamente più alto nei pazienti cui è stato proposto il supporto decisionale. Questi pazienti sperimentavano anche meno incertezza riguardo l’adesione al programma terapeutico senza alcuna riduzione della fiducia nel medico. I pazienti nel gruppo di trattamento sceglievano meno frequentemente di essere ricoverati nella Chest Pain unit per essere sottoposti a test provocativo e di essere sottoposti a test ergometrico entro 30 giorni dalla dimissione. Non si sono registrate differenze significative in termini di eventi cardiovascolari maggiori (un solo infarto miocardico nel gruppo di trattamento) a 30 giorni, ma lo studio mi sembra troppo piccolo perché si possa esprimere un giudizio sulla sicurezza della SDM.

 

In sintesi, credo che anche in Italia vi sarà una crescente attenzione verso strategie di coinvolgimento del paziente nelle decisioni cliniche in Medicina d’Urgenza, così come sta succedendo negli Stati Uniti. Anche da noi i pazienti giungono ormai spesso in Pronto Soccorso dopo essersi documentati su Internet riguardo la possibile causa dei loro disturbi e sui potenziali trattamenti; per questo motivo, un atteggiamento paternalistico che li escluda completamente dalle decisioni da prendere non è più attuabile. Naturalmente sarà necessario una rielaborazione delle aree di applicazione e degli strumenti da utilizzare, in considerazione delle differenze nella pratica clinica al di qua e al di là dell’Atlantico. Ciò non di meno, i contenuti della Consensus Conference di Academic Emergency Medicine potranno costituire una valida base di partenza.

 

Bibliografia

  1. Hess EP, Grudzen CR, Thomson R, et al. Shared decision-making in the Emergency Department: respecting patient autonomy when seconds count. Acad Emerg Med 2015; 22: 856-864. Link
  2. Grudzen CR, Anderson JR, Carpenter CR, Hess EP. Shared Decision Making in the emergency department: development of a Policy-Relevant Patient-Centered research agenda. Acad Emerg Med 2016; published online July 8th 2016. DOI: 10.1111/acem.13047 Link
  3. Kanzaria HK, Brook RH, Probst MA, et al. Emergency Physician Perceptions of Shared Decision-making. Acad Emerg Med 2015; 22: 399-405. Link
  4. Probst MA, Kanzaria HK, Frosch DL, et al. Perceived appropriateness of Shared Decision-making in the Emergency Department: a survey study. Acad Emerg Med 2016; 23: 375-381. Link
  5. Hess EP, Knoedler MA, Shah ND, et al. The chest Pain Decision Aid. A randomized trial. Circ Cardiovasc Qual Outcomes 2012; 5: 251-259. Link

 

Gestione intraospedaliera dei pazienti che si presentano con dolore toracico

martedì, giugno 21st, 2016

Dott. Paolo Balzaretti, redazione Blog Simeu

Su Twitter: @P_Balzaretti


Il dolore toracico è la causa del 3 – 4% degli accessi in Pronto Soccorso nell’Europa Mediterranea (1, 2), dei quali una percentuale tra il 6,5% (1) e il 13% (3) riceve una diagnosi di Ima. Per il medico d’Urgenza è importante conoscerne approfonditamente l’iter diagnostico, condotto talvolta almeno in parte in collaborazione con gli specialisti cardiologi, anche per i potenziali risvolti medico-legali ad esso correlati.

È dunque benvenuta la pubblicazione, sul fascicolo di giugno del Giornale Italiano di Cardiologia, del documento di consenso ANMCO/SIMEU sulla gestione intraospedaliera dei pazienti che si presentano con dolore toracico, che include tra gli Autori i soci Simeu Paolo Groff, Gian Alfonso Cibinel, Maria Pia Ruggieri ed Enrico Ruggiero.

La revisione del precedente documento di consenso di Simeu e Anmco (Associazione Nazionale Medici Cardiologici Ospedalieri) pubblicato nel 2009 (4) si è resa necessaria in virtù della costante innovazione degli strumenti diagnostici a disposizione, sia biochimici che di imaging, che della volontà di recepire, anche in ambito nazionale, i nuovi indirizzi diagnostico-terapeutici proposti dalle Società Scientifiche internazionali per mezzo delle loro linee-guida. L’attenzione del lavoro è focalizzata, come chiarito fin dall’introduzione, sulla valutazione del paziente con dolore toracico di sospetta origine cardiaca.

Le principali novità introdotte sono:

  • la raccomandazione all’impiego degli score clinici. Quelli presi in considerazione dal documento sono il Timi risk score e l’Heart score, che permettono di integrare, in modo standardizzato, i dati anamnestici, obiettivi, elettrocardiografici e biochimici, consentendo una stratificazione prognostica del paziente.
  • L’acquisizione delle nuove tecniche di dosaggio ad elevata sensibilità della troponina, delle quali vengono descritte le caratteristiche analitiche e di accuratezza diagnostica e le potenziali implicazioni sulla gestione del paziente.
  • L’adesione ai protocolli standardizzati 0-3h per il dosaggio della troponina proposti dall’ESC per l’esclusione (rule-out) e la diagnosi rapida (rule-in) dell’infarto miocardico nei pazienti con dolore toracico acuto, nelle Strutture ospedaliere dove sia disponibile il dosaggio ad elevata sensibilità, così come definito nel documento.
  • Risonanza magnetica cardiaca: pur riconoscendo che non vi siano evidenze circa l’accuratezza della metodica il suo impatto nella gestione del paziente con dolore toracico acuto, le si riconosce un possibile impiego nei pazienti che si presentano con alterazioni Ecg ma nessuna variazione significativa della concentrazione della troponina per una diagnosi differenziale tra ischemia miocardica acuta o pregressa o la presenza di altre miocardiopatie quali la miocardite o la sindrome di Takotsubo.
  • Definizione di un algoritmo per la valutazione dei pazienti con aumento tipico dei valori di troponina (superiore a 5 volte il valore normale o con andamento crescente/decrescente), il quale può indirizzare il clinico nei casi in cui non sia possibile un’esclusione rapida dell’infarto miocardico.
  • L’introduzione del Chest Pain Team, il quale, costituito da un medico d’urgenza, un cardiologo e di un infermiere, si occupi della stesura di un piano diagnostico-terapeutico aziendale, ne promuova la diffusione, ne monitorizzi l’applicazione attraverso audit clinici e favorisca l’aggiornamento del personale attraverso la presentazione dei più recenti dati di letteratura e la revisione dei casi più complessi.

Vi segnaliamo che si parlerà di questo documento anche nel prossimo Congresso Nazionale Simeu che si terrà a Napoli dal 17 al 20 novembre prossimi. Tutte le informazioni a cliccando qui.

Bibliografia

  1. Martinez-Selles M, et al. Chest pain in the Emergency Department: incidence, clinical characteristics, and risk stratification. Rev Esp Cardiol 2008; 61(9): 953-959.

  2. Solinas L, et al. Prevalence, clinical characteristics, resource utilization, and outcome of patients with acute chest pain in the Emergency Department. A multicenter, prospective, observational study in the north-eastern of Italy. Ital Heart J 2003; 4(5): 318-324.

  3. Domanovits H, et al. Acute chest pain – a stepwise approach, the challenge of the correct clinical diagnosis. Resuscitation 2002; 55: 9-16.

  4. Ottani F, et al. Percorso di valutazione del dolore toracico. Valutazione dei requisiti di base per l’implementazione negli ospedali italiani. G Ital Cardiol 2009; 10: 46-63.

#SettimanaPS2016: Una grande partecipazione per l’edizione di quest’anno

lunedì, maggio 30th, 2016

@SilviaAlparone

 

Si è chiusa domenica 29 maggio l’edizione 2016 della Settimana nazionale Simeu del Pronto soccorso. La terza edizione della manifestazione, partita nel 2014, ha registrato una notevole partecipazione della popolazione alle iniziative promosse dalla società scientifica e una crescente attenzione delle istituzioni e dei mezzi di comunicazione ai singoli eventi a livello locale e ai dati e allo spirito dell’iniziativa a livello nazionale.

Il tema di quest’anno, dedicato al paziente anziano fragile, ha colto nel segno: l’argomento sensibile sia dal punto di vista sanitario che sociale, trattato con l’opportuna diffusione di dati e con un ricco corredo di informazioni relative ai percorsi di cura esistenti e necessari per migliorare il servizio, ha ottenuto lo scopo di attirare l’attenzione sul problema in sè e sul tema del ruolo del pronto soccorso in generale.

Particolarmente gratificanti per gli organizzatori, per la risposta del pubblico coinvolto, le molte iniziative di confronto che si sono tenute nei centri anziani, con la partecipazione attiva degli iscritti anche ai momenti di formazione sulle tecniche di primo soccorso in caso di necessità.

Molto diversificata e particolarmente creativa l’offerta dei calendari delle singole regioni. Oltre all’iniziativa della Basilicata di cui abbiamo parlato in un post precedente e dello spettacolo di Livorno, è da segnalare a Bergamo un flash mob che si è svolto nei corridoi dell’Ospedale papa Giovanni XXIII.

L’evento conclusivo a Roma all’outlet di Valmontone, centro commerciale alle porte della capitale, ha coinvolto il pubblico presente, salutando idealmente tutti i partecipanti ai molti eventi delle diverse regioni e dando

appuntamento alla prossima edizione della Settimana del Pronto Soccorso nella primavera del 2017!!!

Napoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vercelli

Barletta

Genova

Anche le Società scientifiche europee contro il concorso di Brescia

giovedì, maggio 26th, 2016

Eusem, European society for emergency medicine, e Uems, Union européenne des médicines spécialistes, sono intervenute nel dibattito nazionale che si è aperto a proposito del concorso bandito agli Spedali Civili di Brescia per l’incarico di primario del Pronto soccorso riservato a specialisti in Anestesia e rianimazione.

Le due prese di posizione sono particolarmente significative perché Eusem è la Società scientifica europea di riferimento del settore, di cui fanno parte le società scientifiche dell’emergenza urgenza dei singoli Paesi, e Uems rappresenta 43 specialità mediche di 37 Paesi e quindi dà un parere super partes sul caso in questione. In entrambe le lettere si sottolinea l’importanza di affidare la cura dei pazienti del pronto soccorso agli specialisti dell’emergenza-urgenza, come stabilito dagli standard europei definiti a livello internazionale proprio da Uems.


Per riassumere la vicenda: le norme vigenti, a tutela della qualità del servizio e della salute dei cittadini, prevedono che ai concorsi per medici e per primari da destinare all’attività in pronto soccorso possano accedere solo specialisti in Medicina d’urgenza (o altre specializzazioni equipollenti) o medici che abbiano maturato almeno dieci anni di servizio nella stessa disciplina. Agli Spedali Civili di Brescia si è appena svolta la selezione di un concorso per il conferimento dell’incarico di primario di Pronto soccorso, aperto solo a candidati con specializzazione in Anestesia e rianimazione, disciplina non equipollente alla Medicina d’urgenza e inserita in una diversa area funzionale, quella della Medicina diagnostica e dei servizi; sono stati invece esclusi tutti gli specialisti in Medicina d’urgenza (o discipline equipollenti) e i medici con esperienza di decine di anni nel settore specifico. Si tratta di una chiara violazione delle normative vigenti, e di una scelta che penalizza i cittadini compromettendo la qualità del servizio di pronto soccorso, servizio che verrebbe diretto da professionisti senza i requisiti minimi necessari; si tratta di professionisti che garantiscono competenza e professionalità di alto livello per la loro disciplina, ma non per l’attività clinica e gestionale da svolgere in pronto soccorso, che riguarda anche una maggioranza di pazienti non critici da valutare e da avviare tempestivamente al percorso più appropriato (ricovero in ospedale, osservazione breve, dimissione con attivazione di supporti territoriali).

Peraltro, nella stessa azienda sono in corso procedure per l’assunzione di dirigenti medici per il pronto soccorso nella disciplina “Medicina d’urgenza”; si verificherebbe l’incongruenza dell’assunzione, per la stessa struttura, di dirigenti medici e di un primario appartenenti ad aree funzionali e discipline diverse, che non sono affini né equipollenti.

Simeu ha segnalato l’irregolarità di Brescia all’Azienda, alla Regione Lombardia e al Ministero in due occasioni, lo scorso 2 dicembre e poi ancora il 2 maggio 2016 per chiedere di bloccare il concorso. Non essendo stata ancora interrotta formalmente la procedura si sta considerando la presentazione di un esposto alla Procura, a tutela dei cittadini e dei professionisti che operano in Pronto Soccorso.

Uno spot sulla #SettimanaPS2016 nei cinema di Matera

mercoledì, maggio 25th, 2016

Va in onda durante gli intervalli di tutte le proiezioni cinematografiche delle otto sale del circuito Red Carpet e ancora al Cinema comunale. Il logo della Settimana del Pronto Soccorso 2016 precede il video realizzato da Simeu e dagli Africa Unite su un corretto uso dell’emergenza sanitaria che rilancia la centralità del pronto soccorso nel Servizio sanitario nazionale. E’ una delle iniziative della Basilicata che prepara per domenica anche una gara podistica intorno al lago Pantano di Pignola, oltre a incontri sul tema dell’anziano fragile a Matera e Potenza e incontri con le scuole sul primo soccorso.

E gli incontri e le tavole rotonde sul tema dell’anziano fragile, su come migliorare le cure per un paziente clinicamente così complesso e come far fronte al disagio sociale che spesso complica le cure sanitarie, si moltiplicano in tutte le regioni: in ogni territorio infatti le risposte sono differenti, così come diversa è l’inegrazione fra cure territoriali e ospedaliere. Uno dei prossimi incontri si terrà nell’arco della mattinata di sabato 28 all’Ordine dei Medici di Bari. Incontro che concluderà anche formalmentne in Puglia i lavori per la SettimanaPS2016.

Ancora, in Piemonte, a Vercelli, si è tenuta mercoledì 25 maggio, una giornata di approfondimento sul tema della terapia farmacologica nel paziente over 80 in Pronto Soccorso.

Incontri nelle scuole, convegni e manovre di primo soccorso in pubblico

martedì, maggio 24th, 2016

Fitto il calendario degli eventi della #SettimanaPS2016

 

Sono state molte le iniziative con la popolazione di questi primi giorni della Settimana del Pronto soccorso in molte regioni italiane. In Sardegna, a  Cagliari, la Settimana si è aperta con una convention alla Marina Militare a cui è seguito un incontro tra il personale medico infermieristico che si occupa del paziente anziano e i cittadini. L’evento ha coinvolto tutto il sistema degli operatori dei DEA e PS sardi. In Lombardia sono iniziate le visite guidate delle classi quarte delle superiori alle strutture e alle tecnologie dei Dipartimenti di emergenza e accettazione degli ospedali. in Toscana, all’Arena Villa Fabricotti di Livorno, si è tenuto un pomeriggio dal titolo “Pronto soccorso, per un servizio a misura di anziano”, che si è aperto con uno spettacolo di bole di sapone del Mago Bolle, per proseguire poi con un approfondimento sull’invecchiamento attivo, in collaborazioen con Auser e Cittadinanzattiva, e ancora sul miglioramento possibile del pronto soccorso di Livorno.

A Roma intanto, nella mattinata di martedì 24 maggio, Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, in visita al San Giovanni Addolorata di Roma, ha anche visitato, in occasione della SettimanaPS2016, il pronto soccorso dell’ospedale diretto da Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale Simeu. Durante la visita il Ministro si è detta “Particolarmente interessata all’organizzazione dell’emergenza ospedaliera che costituisce uno dei principali impegni del mio mandato”.

Tutti icalendari delle regioni sono disponibili sul sito Simeu.

 

 

Al via la Settimana nazionale Simeu del Pronto soccorso 2016 -21/29 maggio

venerdì, maggio 20th, 2016

In dieci anni sono aumentati del 60% i pazienti over 80 dei Pronto soccorso italiani

@SilviaAlparone

Torna anche quest’anno la Settimana nazionale Simeu del Pronto soccorso, giunta alla sua terza edizione. Dal 21 al 29 maggio 2016, nelle principali città italiane, medici e infermieri dellaSimeu,Società italiana di medicina di emergenza-urgenza, organizzano incontri con i cittadini e simulazioni di attività cliniche in pubblico per spiegare meglio le dinamiche dell’emergenza sanitaria e ascoltare le esigenze dei pazienti. Il tema di quest’anno è il paziente anziano over 80.

Il paziente anziano fragile: i dati

I pazienti con più di 80 anni aumentano nei Pronto soccorso italiani al ritmo di circa 100.000 persone in più ogni anno. È la stima di Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza che dedica la Settimana nazionale del pronto soccorso a questo tema.

Su un campione di 132 pronto soccorso presi in considerazione dalla Società scientifica su tutto il territorio nazionale, i pazienti over 80 erano l’8% del totale nel 2005, il 10% nel 2010 e il 12 % nel 2015.

 

132 Pronto Soccorso

2005

2010

2015

N. Utenti totali

5.200.000

5.000.000

5.000.000

N. Utenti >80 aa (% sul tot.)

416.000 – (8%)

507.000 – (10%)

624.000 – (12%)

 

Partendo dal campione analizzato, Simeu stima che rispetto ai 20 milioni di accessi totali nei pronto soccorso italiani, l’incremento annuale, dal 2005 al 2015, si attesti intorno ai 100.000 pazienti anziani ogni anno, e che in dieci anni sia stato circa del 60%. Con un aumento di ricoveri pari al 50%.

Stima Italia (20 M)

2005

2010

2015

05 vs. 15

Incremento anno

N. Utenti >80 aa

1.580.000

2.017.000

2.492.000

+ 58%

+ 100.000

N. Ricoveri >80 aa

570.000

816.000

856.000

+ 50%

+26.000

 

Un trend che è prevedibile si confermi nei prossimi anni, tenendo conto della stima Istat 2007 che dava la popolazione dei “grandi vecchi” (over 85 anni) in aumento fra il 2007 e il 2050 da 1,3 a 4,8 milioni di persone.

 

Di cosa ha bisogno il paziente anziano fragile e che cure trova in pronto soccorso

Il paziente con più di 80 anni che si rivolge all’emergenza sanitaria si definisce “fragile” perché ha spesso un quadro clinico complicato, con malattie croniche, spesso più di una, riacutizzate per un evento scatenante che costituisce la causa della corsa in pronto soccorso. Richiede quindi cure particolari, con competenze plurispecialistiche in un approccio che nella maggioranza dei casi comporta la necessità di un ricovero ospedaliero

per necessità di un percorso di cura e non si esaurisce in pronto soccorso. In questi dieci anni – sottolinea Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale Simeula professionalità di medici e infermieri di Pronto soccorso si è radicalmente trasformata per rispondere alle nuove esigenze dei pazienti di un sistema sanitario nazionale in rapida e profonda trasformazione. Parallelamente alla nascita nel 2009 della Scuola di specializzazione in Medicina di emergenza-urgenza, da cui escono annualmente gli specialisti italiani dell’emergenza sanitaria, i professionisti del pronto soccorso sono in grado oggi di intervenire e stabilizzare pazienti complicati come il paziente anziano fragile, che spesso arriva in ospedale per la riacutizzazione di problemi cronici di salute, in un quadro di molteplici malattie di cui è portatore, tanto da rendere necessario un ricovero”. Spesso la situazione clinica è ulteriormente complicata da una situazione di disagio sociale che aggrava le condizioni di salute e soprattutto rende difficile la dimissione del paziente, che per condizioni di povertà o solitudine, frequentemente non ha una rete di sostegno che possa assicurarne una convalescenza sicura o una corretta prosecuzione delle cure. “Per questo il personale dei pronto soccorso – spiega ancora Maria Pia Ruggierianche al di là delle specifiche competenze sanitarie,si attiva con i servizi socio-sanitari del territorio, associazioni e istituzioni per costruire la rete con le strutture esistenti e che possano essere coinvolte sul singolo caso. Ma la situazione è ancora troppo diversa da regione a regioneper poter garantire a tutti lo stesso servizio”.

Le iniziative della Settimana del Pronto soccorso: dalle piazze alle scuole

 Sul tema dei percorsi di cura socio sanitaria necessari per il paziente anziano fra ospedale e territorio, saranno organizzati in molte città incontri con istituzioni e associazioni negli spazi di Centri anziani, Case del quartiere e altri luoghi pubblici, oltre a iniziative di piazza e Porte aperte nei pronto soccorso di alcuni ospedali.

Anche quest’anno il Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva conferma la collaborazione con Simeu in occasione della Settimana nazionale del Pronto Soccorso, condividendo la necessità di far rete in difesa del Servizio sanitario nazionale che anima la manifestazione. Èimportante la collaborazione con Simeu – spiega Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva per migliorare uno dei servizi simbolo del Ssn, aperto ai cittadini a tutte le ore del giorno e della notte. Frutto del nostro lavoro congiunto è il monitoraggio sulle caratteristiche strutturali – organizzative e sull’attenzione alla persona nei Pronto Soccorso, di cui presenteremo prossimamente i dati. 

Per iniziativa dei Giovani medici Simeu, nei pronto soccorso aderenti alla Settimana nazionale Simeu sarà distribuito un questionario, da compilare in forma anonima, per registrare alcune caratteristiche della popolazione di pazienti anziani dell’emergenza, dal motivo di accesso in pronto soccorso, al livello di fragilità e alle necessità di assistenza quotidiana del singolo caso, al livello economico della famiglia di appartenenza.

Più genericamente, in molte scuole primarie e secondarie di primo grado, sul territorio delle diverse regioni, saranno attivati corsi di primo soccorso per i ragazzi che seguiranno moduli formativi studiati appositamente dalla società scientifica, che prevedono una parte teorica e anche una applicazione pratica dei principi di pronto intervento, sotto la guida dei formatori Simeu.

Tutti gli eventi in calendario avranno visibilità sul sito www.simeu.it in uno spazio dedicato alla Settimana del Pronto soccorso. Il blog e i canali social della Società scientifica daranno spazio ad approfondimenti sui temi della manifestazione, aperti a Istituzioni e cittadini. Su twitter #SettimanaPS16. Per chi volesse rivedere alcuni dei momenti salienti delle SettimanaPS2014 e 2015, sul profilo flickr Simeu sono on line le gallery delle manifestazioni degli anni precedenti.

 

Osservatorio sul dolore acuto: un progetto di Simeu e Simg

giovedì, maggio 5th, 2016

@SilviaAlparone

 

Circa la metà dei casi di pronto soccorso associano alla patologia principale il sintomo del dolore acuto, per un totale circa di dieci milioni di persone all’anno. Così come il 60% dei pazienti dei medici di medicina generale si rivolgono al curante perché accusano dolore. E’ quanto emerge dal progetto sperimentale Osservatorio del dolore acuto promosso da Simg, Società italiana della medicina generale e da Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, che ha preso in considerazione tre casi “guida” contemporaneamente nei due ambiti: la lombalgia, la cefalea e la colica renale.

I dati dell’Osservatorio sono stati presentati in Senato, nella Biblioteca “Giovanni Spadolini” nel corso di una mattinata di confronto, giovedì 5 maggio, a cui hanno partecipato tra gli altri Maria Pia Ruggieri e Andrea Fabbri, rispettivamente presidente nazionale e direttore del Centro Studi e Richerche Simeu, Claudio Cricelli e Pierangelo Lora Aprile, presidente nazionale e Segretario scientifico Simg e Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità. Moderava Annalisa Manduca, giornalista Rai.

Walter Ricciardi, Annalisa Manduca, Claudio Cricelli e Maria Pia Ruggieri alla presentazione dell’Osservatorio sul dolore acuto Simg-Simeu, giovedì 5 maggio, Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”

“Si tratta appena del 5% dei casi che ogni anno passano dal pronto soccorso – afferma Maria Pia Ruggieri – eppure anche da un campione numericamente poco pesante, emergono dati interessanti che indicano quanto potrebbe essere utile un osservatorio stabile e strutturale sul dolore in emergenza, che tenga conto di tutte le patologie associabili al dolore”. Il progetto, per quanto riguarda la medicina d’emergenza-urgenza, ha preso in considerazione 865.000 diagnosi per le tre patologie campione in 16 pronto soccorso italiani.

“Tra le conclusioni della raccolta dati – commenta Andrea Fabbri – emerge che il trattamento precoce del dolore contribuirebbe certamente a un significativo risparmio in termini di ore di sofferenza per il paziente oltre che a un miglioramento della prognosi. Ad esempio, per i pazienti colpiti da colica renale, un anticipo di venti minuti nella somministrazione della terapia consentirebbe un risparmio di oltre 4.000 ore/dolore annue”.

“Quella del dolore acuto – ha sottolineato Claudio Cricelli – è un’esperienza che tutti nella vita hanno porvato almento una volta, il che rende il dolore un caso frequente, un fenomeno che ci riguarda tutti e la necessità di raccogliere i dati sul dolore un bisogno immediatamente comprensibile. Eppure mancano dati su questo tema”. “Bisogna avere i dati per prendere decisioni in settori complessi – ha affermato con decisione Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità – e la Salute è certamente un settore complesso. In questo ambito i dati spesso ci sono ma non vengono organizzati per essere messi a disposizione dei cittadini. Ma ci sono casi, come il trattamento del dolore, in cui devono ancora essere raccolti. Per questo l’iniziativa Simg – Simeu è particolarmente apprezzabile.

Il dolore è un tema prioritario di salute pubblica tanto che è stato preso in carico dalla legge 38/2010 sull’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, ma ancora oggi l’approccio al dolore acuto è un ambito in cui esistono margini di miglioramento. Scopo dell’Osservatorio è stato l’acquisizione e l’elaborazione dei dati clinici per individuare i migliori percorsi clinici per l’ottimizzazione dei percorsi terapeutici dei pazienti.

Il tema dell’incontro di giovedì 5 maggio è statao ripreso, tra gli altri, da Corriere Salute ed HealthdeskQui la rassegna stampa cpmpleta dell’evento.

Alla presentazione, organizzata con il sostegno non condizionato di Ibsa Farmaceutici Italia, hanno partecipato anche Alessandro Solipaca, Coordinatore scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane; Domenico Panuccio, coordinatore Fondazione Fadoi, Diego Fornasari, docente di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano; Romano Tripodi, Colonnello medico e capo Ufficio Sanità della Croce rossa italiana, Livio De Angelis, Direttore Sues Roma Ares 118 e consigliere Simeu Lazio.

 

 

Franco Perraro, un rivoluzionario gentile

martedì, aprile 19th, 2016

A due mesi dalla morte un ricordo per continuare sulla sua strada

di @SilviaAlparone

Il sindaco di Udine Furio Honsell consegna a Franco Perraro la targa della città, 29 maggio 2015

  Ci sono individui la cui vicenda personale, in uno specifico ambito di attività, lascia un segno profondo, tracciando la direzione per molti che verranno dopo. Tra questi alcuni rivestono una esemplarità che supera i confini della disciplina in cui si sono mossi, rivestendo un ruolo importante, etico, soprattutto in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando, in cui tutto si trasforma non sempre con la chiarezza dell’orizzonte da raggiungere. È il caso di Franco Perraro, medico, veneto ma friulano d’adozione, tra i fondatori della medicina di emergenza-urgenza italiana.

Questa breve ricostruzione, non certo esaustiva di una vicenda umana e professionale così ricca, esce dopo un po’ di tempo dalle prime commosse commemorazioni, per sottolineare come il ricordo di chi ha fatto tanto non si esaurisca con il tempo del lutto, ma anzi sia un seme da cui a lungo, ben oltre il termine del percorso personale, germogliano insegnamenti utili e nuovi progetti. E i primi e più importanti insegnamenti sono custoditi da chi ha condiviso con Franco Perraro un tratto di strada. “Chi lo ha conosciuto – racconta Rodolfo Sbrojavacca, suo allievo e oggi direttore della struttura di Medicina di emergenza fondata da Perraro all’Ospedale di Udine – ricorda innanzitutto l’entusiasmo e la profonda umanità che Franco metteva in ogni sua iniziativa. Queste qualità, insieme alla competenza scientifica e all’acutissima sagacia, ne hanno fatto un medico brillantissimo, che ha saputo immaginare, insieme a pochi altri allora, un futuro diverso per la Medicina di emergenza e per la Qualità in medicina, i suoi due grandi ambiti di attività. Un’incredibile capacità di cogliere il vento dai suoi primi soffi, gli permise di portare in Italia il 118, sperimentandolo in Friuli, cogliendo spunti e bozze di organizzazione in altri Paesi. Come segretario dell’Anaao, fu uno dei protagonisti della Riforma Mariotti che nel 1968 diede agli ospedali italiani una organizzazione omogenea, come la conosciamo oggi, su tutto il territorio nazionale, contribuendo in maniera sostanziale all’idea e alla stesura del testo di quella riforma”. E come tutti i veri Maestri, non mancò della generosità sincera necessaria per fare scuola, lasciando dietro di sé persone capaci di proseguire il lavoro iniziato: fu tra i fondatori della Società italiana dell’emergenza urgenza, di cui era presidente onorario e tra i primi fautori della scuola di specialità.

“La Medaglia d’oro al Merito della Sanità pubblica, che gli venne conferita dal Presidente della Repubblica nell’aprile del 2013, ben rappresenta il valore della sua opera” ricorda Aldo Panegrossi, presidente onorario Simeu, che conobbe Perraro nell’ambito dell’Anaao. “Fu un vate della ricerca della Qualità nella sanità italiana: fu tra i fondatori dell’International Society for Quality in Health Care, insieme ad Andrea Gardini, suo primo allievo”. E dalla società scientifica internazionale germogliò poi la Siquas Vrq, Società Italiana di Verifica e Revisione della Qualità delle cure mediche e dell’assistenza sanitaria. A Franco Perraro si deve l’introduzione in Italia di un criterio di validità dell’agire medico basato sull’audit clinico e sulla peer review, valutazione basata su indicatori di qualità strutturali, di processo e di risultato. Con una enorme ricaduta positiva sulla salute dei pazienti. L’opera e l’opinione di Perraro hanno informato tutte le leggi dello Stato italiano sulla Qualità varate negli Anni 90 e che oggi sono la base per le procedure sanitarie. Ma la qualità è un processo continuo e un miglioramento è sempre possibile: questo sistema che deve molto a Perraro deve essere sempre più capillarmente diffuso, come già accade in Canada e negli Stati Uniti molto più che da noi”.

Ancora negli ultimi anni, l’instancabile desiderio di innovazione e qualità del servizio pubblico aveva avvicinato Franco Perraro al movimento internazionale di Choosing wisely che in Italia si riconosce sotto lo slogan “Fare di più non significa fare meglio”, portato avanti dall’associazione Slow medicine insieme a Siquas e che si concentra sul tema dell’appropriatezza clinica. Sempre insieme al suo allievo Andrea Gardini, che lo ricorda così: “Franco era brillante, che giocasse a basket nella Reyer Venezia o nel Treviso o nella nazionale alle Universiadi, che studiasse medicina o ballasse il boogy-woogy, che suonasse il pianoforte o la fisa, che lavorasse di notte nel Pronto soccorso del Fatebenefratelli a Milano o conducesse, assieme a medici entrati nella leggenda, come Piero Paci o Aldo Pagni trattative sindacali mediche serrate o contribuisse a scrivere la Legge Mariotti sugli ospedali, ancora valida e vigente. Poi a da metà degli Anni 80 inizia l’avventura della Qualità in sanità: fondammo la Vrq e parole e pratiche come Accreditamento, Appropriatezza, Efficacia, Efficienza, Adeguatezza, Accessibilità, Sostenibilità, Soddisfazione dei pazienti, Continuità assistenziale, Percorsi assistenziali, sono diventate oggetto comune di discussione, organizzazione e di studio. Era la fine degli anni ’80. Tanto tempo fa. Il tutto poteva avvenire perché eravamo all’inizio della fondazione del sistema sanitario pubblico ed universale, dove prevenzione cura e riabilitazione erano diventati un diritto di tutti i cittadini italiani, e noi ne eravamo orgogliosi”. L’ultima apparizione pubblica di Franco avvenne il 30 maggio 2015, durante il convegno Siquas “Le radici del futuro” a cui contribuì con un intervento con un filo di voce ma lucido e lieve, nonostante la malattia che da tempo ormai ne minava le forze. (L’intervento di Franco Perraro inizia al minuto 3.36.15).

Il prossimo autunno Simeu celebrerà il suo X congresso nazionale, a Napoli dal 17 al 20 novembre. Si tratta dell’appuntamento più importante nella vita della Società scientifica, che ogni due anni si riunisce per valutare il lavoro compiuto e per definire con maggior chiarezza la strada da intraprendere nell’immediato futuro: su questa strada la vita e l’esempio di Franco Perraro sono una luce che aiuta a vedere più lontano e a intraprendere nuove vie con la sicurezza che può dare solo la consapevolezza della propria storia.

Franco Perraro, è morto a Udine il 15 febbraio 2016, nel reparto di medicina di emergenza-urgenza dell’Ospedale che aveva fondato e diretto.

La sua perdita lascia nel mondo dell’emergenza-urgenza un profondo senso di mancanza ma anche l’orgoglio di far parte di una disciplina che lui seppe immaginare e contribuì a realizzare, che oggi è fondamentale per l’organizzazione sanitaria e che ancora moltissimo può dare in futuro al Sistema sanitario nazionale, nel segno del suo insegnamento e di coloro che verranno dopo di lui.





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