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Chiusi gli ambulatori Med del Lazio: un’operazione di maquillage sanitario

di @SilviaAlparone

Si è concluso in Lazio il periodo di sperimentazione del progetto Ambulatori MED “percorso veloce codici bianchi e verdi”.

Gli ambulatori erano stati attivati apartire dall’ 15 aprile dello scorso anno in 11 ospedali di Roma e provincia. Il progetto prevedeva la presenza dalle ore 8 alle 20, per tutto l’arco della settimana, in un ambiente prossimo al pronto soccorso, di un medico di medicina generale, che doveva farsi carico dei pazienti con codici più bassi, attribuiti in fase di triage dal personale dell’emergenza: i codici bianchi e parte dei codici verdi.

Gli AmbuMed sono considerati eredi degli Ambulatori Blu, attivati per l’emergenza influenzale del 2012, fra il 16 gennaio e il 16 marzo dell’anno passato. I dati dei flussi dei pazienti negli ambulatori del percorso blu già non erano statisticamente significativi: per il periodo 17 gennaio/13 marzo 2012, in sette strutture di PS del Lazio – di cui due Dea di primo livello e 3 Dea di secondo a Roma e tre PS/Dea in provincia – risulta che ogni ambulatorio abbia visto transitare in media 2-3 pazienti al giorno.

La sperimentazione degli AmbuMED ha confermato questa tendenza.

La chiusura degli Ambulatori Med – afferma Francesco Pugliese, presidente Simeu Lazio – non provoca alcun disagio nella gestione dell’emergenza ospedaliera.

I dati diffusi in questi giorni su alcuni quotidiani parlano di 33 mila pazienti visitati nelle 11 strutture ospedaliere della regione Lazio in cui la sperimentazione è stata condotta, nell’arco di poco meno di un anno: significa 3.000 pazienti in media per ogni struttura, e quindi 8 pazienti visitati in 12 ore in ciascun ospedale.

“Non sono questi i numeri di un’attività che possa seriamente alleviare i problemi del Pronto Soccorso – commenta Pugliese – e ancora una volta abbiamo assistito a un’operazione di maquillage, che non incide sul problema del sovraffollamento. La sua sospensione non genera “caos”, come denunciato in questi giorni: il problema dei servizi di emergenza ospedaliera è lo stazionamento dei pazienti in attesa di ricovero nei reparti, problema articolato, la cui soluzione implica una riorganizzazione dei percorsi all’interno dell’ospedale e sul territorio. L’attività degli ambulatori Med non incideva affatto sui flussi di questi pazienti, che sono i casi più gravi, quelli che risultano avere necessità di ricovero ospedaliero e a cui, in fase di triage, viene attribuito un codice di priorità più alto, dal verde al rosso: i pazienti visti dai medici di Medicina generale negli ambulatori della sperimentazione erano prevalentemente codici bianchi, tutti casi cioè che si rivolgono impropriamente ai pronto soccorso e che dovrebbero invece trovare risposta alle loro richieste sul territorio. Ed è lì quindi che gli ambulatori di Medicina generale dovrebbero essere aperti, nell’ambito dei distretti territoriali, non negli ospedali dove si rischia piuttosto di duplicare un servizio già esistente – quello dei servizi territoriali – con una conseguente duplicazione anche dei costi.

Dell’argomento si sono occupati prevalentemente i quotidiani di Roma città e i periodici di settore. Tra questi:
Il Messaggero, http://www.ilmessaggero.it/roma/roma_ambulatori_anti_caos_chusi_medici_base/notizie/272313.shtml

Quotidiano sanità, http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=14535

e, con la posizione di Simeu: http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=14596

 

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