IL BLOG DI SIMEU

 

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Gli infermieri, l’emergenza territoriale e la reale efficacia dei soccorsi

venerdì, ottobre 30th, 2015

di Gian Alfonso Cibinel

Presidente nazionale Simeu

 

Negli ultimi mesi si è riaperta una polemica, in particolare nella regione Emilia-Romagna, sul ruolo degli infermieri nei servizi di emergenza territoriale, con esposti all’autorità giudiziaria e avvio di procedimenti disciplinari nei confronti di dirigenti medici da parte di alcuni Ordini dei Medici provinciali. Gli esposti riguardano l’attività di assistenza e cura svolta dagli infermieri del sistema 118, contestando ai responsabili medici “la redazione di procedure e istruzioni operative” che attribuirebbero al personale infermieristico “compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo medico”.

Al di là delle polemiche l’obiettivo dei sistemi di emergenza territoriale è di assicurare alla popolazione la migliore risposta possibile nelle urgenze ed emergenze, impiegando tutte le risorse disponibili, professionali (medici e infermieri) e non professionali (tecnici, volontari del soccorso e semplici cittadini), nell’ambito di un’organizzazione coerente integrata con la rete dei PS e degli ospedali. In alcuni paesi, con sistemi di emergenza molto efficaci (come gli USA), sulle ambulanze non ci sono medici o infermieri; in Europa e nelle diverse regioni italiane la presenza dei professionisti sanitari sui mezzi di soccorso è variabile. Il problema non è chi sta sulle ambulanze, ma la competenza di chi ci sta, in rapporto all’organizzazione e alle procedure da attuare.

La sopravvivenza dei pazienti più critici è garantita dai tempi di risposta brevi e dall’applicazione di protocolli con efficacia dimostrata, che includono a volte l’uso di strumenti o di farmaci, anche da parte di infermieri o di laici. La diagnosi è e resta una competenza medica, ma il rilevamento della perdita o alterazione delle funzioni vitali e gli interventi salvavita conseguenti non possono essere esclusività dei medici, pena l’inefficacia dei sistemi di emergenza e la perdita di molte vite umane. E’ da rilevare che gli strumenti più decisivi nelle emergenze sono le mani (per il massaggio cardiaco, che chiunque può fare) e i defibrillatori (disponibili attualmente in molti luoghi pubblici); e tra i farmaci che possono salvare una vita sono compresi l’acqua, il sale, lo zucchero, l’ossigeno e l’aspirina. Dobbiamo garantire a tutti i cittadini l’accesso rapido alle cure, la competenza degli operatori e la validità dei protocolli. L’attenzione dei professionisti e degli enti di governo deve essere centrata sull’efficacia e la sicurezza degli interventi e sulla funzionalità e sostenibilità dei sistemi di emergenza, non sugli interessi di questa o quella categoria professionale o sindacale.

Nel 2014 l’Ordine dei Medici di Bologna aveva già avviato procedure disciplinari dei confronti dirigenti medici per “istigazione all’abuso di professione medica” in relazione ad attività svolta dagli infermieri nei Pronto Soccorso sulla base di protocolli predefiniti; le procedure si erano concluse con l’archiviazione. La SIMEU, società scientifica dei medici e degli infermieri impegnati nell’emergenza e nell’urgenza, reputa che la questione risollevata da alcuni sindacati e da alcuni Ordini dei Medici abbia una priorità molto bassa rispetto ai problemi reali del SSN; oggi come allora la SIMEU identifica nella competenza degli operatori, nella validità dei protocolli e nella funzionalità dell’organizzazione i tre elementi critici per l’efficacia del sistema di emergenza.

Un’ultima nota personale: se fossi vittima di uno shock anafilattico vorrei essere soccorso subito da chi passa, vorrei che l’ambulanza arrivasse il prima possibile e vorrei essere trattato con il farmaco giusto (adrenalina) al più presto, non importa se da un medico o da un infermiere.

 

 

A Sydney vanno in scena i social media come strumento della medicina di area critica

domenica, marzo 10th, 2013

Tre giorni di incontri, livetwitting e confronto a Smacc 2013

 di Silvia Alparone

Innovazione, connettività, formazione: sono le parole d’ordine di Smacc, Social media and critical care, convegno internazionale sui social come strumento per la medicina di emergenza-urgenza e di area critica, che si tiene a Sydney dall’11 al 13 marzo.

Se per buona parte del mondo medico (e non solo) i social sono ancora sinonimo di intrattenimento che poco o nulla ha a che vedere con l’attività professionale, per un’altra parte, per ora minoritaria ma in fortissima crescita, si tratta di strumenti potentissimi di rinnovamento, comunicazione, aggiornamento. Foam, Free Open Access Medicine, a cui è stato dedicato un post recente a firma di Fabio de Iaco su questo blog, ne è un esempio.

La Smacc di Sydney è il primo congresso multidisciplinare di medicina di area critica strutturalmente organizzato in chiave social media. Saranno presenti relatori di primo piano nelle discipline dell’emergenza come Scott Weingart, Joe Lex, Simon Carley, Simon Finfer, Cliff Reid, Anthony Holley and John Myburgh. La parola d’ordine è “partecipazione” non solo per coloro che saranno fisicamente presenti a Sdney ma anche per tutti coloro che in tutto il mondo vorranno prendere parte al congresso virtualmente.

Durante le tre giornate saranno trattati i temi più rilevanti in ambito clinico e verranno confermate prassi comunicative ormai consolidate soprattutto all’estero, come la Pecha Kucha presentation, a cui Smacc 2013 dedica un’attenzione particolare. Si tratta di una modalità di elaborazione delle slide da convegno che sia allo stesso tempo accattivante ed efficace: 20 immagini su cui parlare per 20 secondi ciascuna per un totale di 6 minuti e quaranta secondi al massimo, per lanciare un messaggio, trasmettere un’infomazione in modo che arrivi alla platea in modo preciso e sintetico, evitando presentazioni troppo lunghe in cui rischiano di annegare e passare inosservate informazioni interessanti e utili.

Il Pecha Kucha (espressione onomatopeica giapponese che riproduce il suono di una conversazione sulla falsariga dell’italiano “cicaleccio”) è stato inventato a Tokyo nel 2003 da Astrid Klein e Mark Dytham della Klein-Dytham Architecture come serata evento nelle quali diversi designer presentano i propri lavori. Le Pecha Kucha Night sono diventate un evento di moda nel mondo dell’architettura e del design gli eventi di questo genere si stanno moltiplicando in giro per il mondo, estendendosi ad altri settori, tra cui quelli medico-scientifici.

E Smacc su twitter propone un tutorial per creare la propria presentazione PK on line:

 

 

 

Il programma completo di Smacc 2013 su http://smacc.net.au/

Sarà poi possibile seguire i lavori tramite i livetwitting dei diversi eventi in calendario, con #smacc2013 e poi ancora in livestreaming e in podcast.

 

@smacc2013 “SMACC is the most exciting innovation in the critical care calendar, bringing together all the Critical Care Specialties on a modern stage”.





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