CONSIDERAZIONI SUL TEMA DELLA VIOLENZA AD OPERATORI SANITARI E DOCUMENTO PROGRAMMATICO
di Vincenzo Natale
Dopo la grave aggressione avvenuta a Lamezia Terme nella notte del 11 novembre e a quelle purtroppo successive, si torna a interrogarsi su come mettere in sicurezza le professioni sanitarie che corrono più o meno lo stesso rischio di agressione di poliziotti e altre forze dell’ordine spesso anche con conseguenze sull’equilibrio psicologico, tale da compromettere il loro buon rendimento lavorativo.
POCA ATTENZIONE AL FENOMENO
Il clima è ormai esasperato le violenze verbali e fisiche si verificano tutti i giorni, il fenomeno delle aggressioni, se prima riguardava principalmente i medici ospedalieri dei Pronto Soccorso e le Guardie Mediche, ora sembra non risparmiare più nessun camice bianco.
Secondo uno studio condotto dalla SIMEU – Società Italiana di Medicina di Emergenza Urgenza – da me presieduta, il 45% degli aggrediti è donna, il 60% subisce minacce verbali, il 20% percosse, il 10% atti di vandalismo e il 10% violenza a mano armata.
Tanti medici vivono una condizione di profondo disagio.
I medici effettuano interventi, spesso complessi, fanno diagnosi, prescrivono cure: non dovrebbero doversi difendere da un’utenza spesso esasperata, che li considera responsabili di una realtà di cui sono invece le prime vittime.
Un clima “elettrico” tra medici e pazienti finisce inevitabilmente per complicare l’operato dei camici bianchi e di tutto il personale sanitario, che si trovano a lavorare sotto una forte pressione e soprattutto con un maggior timore di sbagliare. Non siamo disposti ad accettare di considerare “normale” essere aggrediti nello svolgere il nostro lavoro, un lavoro che tra non molto – in queste condizioni – in pochi vorranno ancora fare.
FATTORI DI RISCHIO
- Strutture con organico e/o risorse insufficienti.
- Organizzazione dei servizi (lunghe attese, affollamento, mancanza di informazioni, difficoltà nella comunicazione, orari non consoni).
- Caratteristiche dell’utenza e precedenti esperienze negative (malattia, dolore prolungato e non adeguatamente trattato, abuso di alcol e droghe, ansia, aspettative inappropriate).
CONSEGUENZE FISICHE E PSICHICHE
- Lesioni fisiche da lievi a gravi.
- Disabilità temporanee o permanenti.
- Traumi psichici.
- Morte
DOCUMENTO PROGRAMMATICO DI ATTIVITÀ DA PERSEGUIRE PER RIDURRE IL FENOMENO DELLA VIOLENZA AGLI OPERATORI SANITARI
Nell’ottica dell’aumento del livello di tutela degli operatori sanitari occorre attivare iniziative sociali in applicazione alla LEGGE 14 agosto 2020, n. 113 disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie nell’esercizio delle loro funzioni.
A) Chiamando a raccolta Regione e associazioni di operatori e pazienti ed imponendo prioritariamente all’attenzione del Dipartimento della Salute la questione della qualità e della sicurezza delle cure. Come Federazione regionale degli Ordini dei medici chiedere l’istituzione di un tavolo tecnico permanente per lo studio di questo evento sentinella previsto dalle norme ministeriali. Deve esser realizzata una rilevazione precisa e attenta del fenomeno in tutte le sue forme, dalle meno gravi alle più gravi, anche al fine di effettuare comparazioni tra le varie realtà e di capire quali siano le situazioni da considerarsi maggiormente a rischio, per cercare di prevenirle.
B) I medici calabresi vogliono ristabilire una alleanza terapeutica on i pazienti ed i loro familiari, ricucendo il rapporto fiduciario tra operatori sanitari e cittadini, che viene continuamente interrotto dalle criticità e dalle carenze organiche e strutturali. Organizzazione dei corsi di comunicazione rivolti a tutte le figure professionali sensibili e delle campagne educazionali per le modalità di accesso ai servizi e di sensibilizzazione su tematiche sanitarie di particolare interesse sociosanitario. Gli strascichi psicologici sugli operatori sono meno rilevanti quando si sentono supportati dall’organizzazione per la quale lavorano, mentre possono risultare devastanti da un punto di vista professionale e personale quando l’operatore si sente lasciato solo ad affrontare il problema, dovendo magari tornare a lavorare nel luogo dove ha subito l’aggressione e con gli stessi pazienti.
C) Le Forze di Polizia, la Prefettura, la Questura e tutte le competenti Autorità insieme alle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, intervengano ANCHE CON ARRESTO IN FLAGRANZA DI REATO esercitando ogni loro potere al fine di ripristinare nei luoghi di lavoro del personale sanitario ed ausiliario, in cui accede il cittadino bisognoso di cure, la sicurezza necessaria a consentire un sereno ed efficiente svolgimento del proprio lavoro, senza sentirsi in apprensione per la tutela della propria incolumità fisica e potersi invece dedicare esclusivamente alla cura ed all’ascolto dei pazienti. Le Aziende Ospedaliere e Sanitarie nel segnalare questi episodi alle forze dell’ordine, anche se si tratta solo di minacce verbali o insulti, si costituiranno parte civile nell’eventuale processo penale e civile: questo perché, è bene ricordarlo, i medici e gli infermieri che prestano soccorso ai pazienti stanno svolgendo in quel momento pubbliche funzioni. Sono a tutti gli effetti pubblici ufficiali, come i poliziotti, i carabinieri.
D) Protocollo di intesa con i mass-media per una verifica dell’attendibilità di notizie evitando la pubblicazione di quelle non vere oppure “tendenziose”, con lo scopo di non disorientare i pazienti alimentando fra loro una condizione di incertezza e/o sospetto. Il miglioramento del clima di rapporto tra mezzi di informazione ed il mondo della sanità non può che portare a delle relazioni tra le parti più distese e leali oltre che ad una il più possibile obiettiva e costruttiva opera educativa sociale.