IL BLOG DI SIMEU

 

La perenne sfida a costruire un futuro possibile

di Anna Maria Ferrari

 

Da un po’ di tempo, in ogni evento ufficiale a cui partecipo, mi capita di ripetere la stessa frase “ Nei mei lunghi anni di lavoro nel SSN e nell’emergenza urgenza non ho mai vissuto un momento più difficile di questo” e non mi riferisco alla sola disciplina di Medicina d’Emergenza Urgenza ma a tutta la Sanità pubblica.

 

Stiamo vivendo il momento della decadenza del Servizio sanitario pubblico, nato con un atto di coraggio della politica nel 1978, ma mai portato veramente a compimento per essere il gioiello di una società davvero civile e solidaristica. La vera riforma non è mai decollata veramente ed ora le forze che l’hanno osteggiata fin dall’inizio possono dire di stare vincendo la loro sfida, con un sistema sanitario costantemente sotto finanziato, utilizzato come fonte di stanziamento per altri scopi, mai amato e rispettato e neppure capito da chi istituzionalmente era responsabile delle scelte, a tutti i livelli.

 

Perché questa prefazione per parlare di noi, dei medici dell’emergenza urgenza?

 

Perché la nostra sorte e la nostra condizione è strettamente legata ad un Servizio sanitario tradito ed attualmente ai limiti della sopravvivenza.

In questo momento la sopravvivenza gli viene garantita da quel piccolo grande esercito di medici ed infermieri che ci hanno creduto e che si sentono orgogliosi di fare parte di un sistema sanitario che garantisce la gratuità di cure, anche avanzate, per tutti e che svolge la propria professione prendendosi cura fino in fondo dei pazienti che gli sono stati affidati, rinunciando a tanto della propria vita privata.

 

Ebbene, nel nostro settore c’è sempre stata un’alta concentrazione di questi strani soggetti, legati a doppio filo alle loro responsabilità nei confronti dei pazienti, dei colleghi, e dei loro ideali.

La scuola di specializzazione è stata conquistata da questi strani soggetti, che ci hanno creduto, contro ogni previsione e contro nemici molto agguerriti.

E ancora questi strani soggetti hanno dato forma alle Strutture dove esercitare la Medicina d’Emergenza Urgenza, non solo in Pronto Soccorso, ma anche in Medicina d’Urgenza e sui Mezzi di Soccorso Avanzato.

 

Poteva ormai sembrare una strada in discesa ma non è andata così.

 

I risparmi sul personale operati negli anni scorsi a causa di leggi finanziarie sempre più restrittive, a commissariamenti regionali, a errate valutazioni sui reali fabbisogni di personale, aggiunti ai  gravi errori sulla formazione specialistica che hanno portato ad una carenza assurda di specialisti e ad una grande sacca di medici destinati alla sottoccupazione, perché impossibilitati ad entrare in specializzazione.

 

Ebbene queste scelte hanno ridotto all’osso il personale medico degli ospedali, rendendo sempre più gravoso il lavoro per i pochi rimasti, soprattutto nella nostra disciplina.

 

Esistono poi le tempeste perfette e arrivarci con gravi carenze d’organico non è il miglior modo per affrontarle: parliamo di una pandemia Covid che non finisce più, e nella quale ci siamo distinti per abnegazione, di una medicina territoriale che ne è stata travolta e che fatica a ritrovare l’efficienza utile a trattenere i pazienti fuori dai Pronto Soccorso, del mondo delle prestazioni ambulatoriali specialistiche e diagnostiche che non riescono a riprendere tempi di attesa accettabili, favorendo il ricorso ai PS e al privato.

 

Parliamo poi degli Ospedali che, a corto di personale medico nelle discipline di base (medici d’emergenza urgenza, internisti, geriatri, anestesisti, ortopedici, etc), strangolati dai pareggi di bilancio e dalla scarsità di posti letto per acuti e cronici, non riescono a garantire quel minimo di posti letto che farebbero respirare i Pronto Soccorso.

 

Tutto ciò rende la nostra vita lavorativa molto difficile e favorisce l’abbandono della disciplina, facilitato dalla carenza di medici specialisti quasi in ogni branca.

 

Tutti ci stiamo interrogando sulle possibili soluzioni per riportare in equilibrio il sistema e rendere il lavoro in Emergenza Urgenza di nuovo sostenibile e quindi desiderabile, così come lo è stato per la maggior parte di noi.

 

E’ ancora possibile?

Penso che sì, sia ancora possibile!

 

E’ la sfida dei medici d’emergenza urgenza dell’oggi e del futuro, che debbono capire che in questi pochi anni si decide la qualità del sistema in cui dovranno lavorare o dal quale fuggiranno.

Il ritorno alla rotazione nei PS?

La rinuncia alla Medicina d’Urgenza e ai Mezzi di soccorso avanzato?

La resa al sistema privato?

 

O la resistenza e l’alleanza di coloro che credono ancora di potersi dedicare a ciò che li appassiona, senza dovere rinunciare ad una vita di qualità? 

 

Questa è la sfida che attende tutti noi!

 

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