La perdita della misura
di Biagio Epifani
L’episodio che ha interessato il collega Vito Procacci, Direttore del Pronto Soccorso di Bari, in realtà ha colpito, in via emblematica, anche tutti gli operatori sanitari che, durante la pandemia Covid, hanno reso onore alla loro professione, rispondendo a quel richiamo, mai imposto, di essere presenti e operativi per l’aiuto a chi è in pericolo o in difficoltà.
Accade sempre, tutte le volte, per un terremoto, un’inondazione, un evento naturale. Una guerra.
È la risposta ad un ethos che non si negozia, che non chiede contropartita, che esce dalla logica del redde rationem, cara ai portaborse in grisaglia, sempre pronti a misurare dopo aver perso, loro, la misura.
È quello che si chiama spirito di un popolo.
Per noi che lavoriamo in emergenza sanitaria è il demone che ci agita, la nostra aretè, da anni ormai compressa nella palude tecnocratica, ostacolata da un apparato ragionieristico incapace di leggere la fenomenologia dell’accadere, illuso del controllo totale.
Non c’è un tutto da controllare e non è possibile tutto.
Possibile che un’Istituzione, l’Ispettorato del Lavoro, non abbia avuto occasione e tempo di riflettere su una richiesta, motivata da dovere d’ufficio, ma indirizzata a quella parte istituzionale che ha determinato la svolta ed il successo del controllo della pandemia?
Possibile che nessuna voce abbia interrotto quella decisione così s-misurata per la sua stessa natura e motivazione?
Possibile che non si verifica mai una ufficiale espressione di scuse, di errore, di dichiarata accettazione del proprio scacco?
Il padre è perduto.
Estinto negli algoritmi che ci vorrebbero tutti funzionari diligenti, scolaretti alla ‘The Wall’, pronti a sopportare le oscenità (qui è fuori dalla scena del reale) dell’assenza di una guida.
Dov’è la basiliké téchne platonica, la politica che guida, indirizza, sceglie?
Mentre eravamo dentro la bufera, la strada da prendere è stata chiara per tutti, facilmente riconoscibile negli sguardi dei pazienti.
Oggi brucia questa offesa, sa di beffa proprio quando il prezzo pagato per quell’impegno straordinario è stato la fuoriuscita di tanti colleghi, forse delusi per la gratitudine neanche sussurrata, per l’assenza di risposte alle nostre perseveranti richieste di cambiamento, di svolta a difesa della sanità nel segno costituzionale.
Ancora di più brucia per aver richiesto l’intervento del Presidente Mattarella e per chi è rimasto come testimone di quella sanità, sarebbe davvero troppo rimanere in silenzio.
Allora siamo e saremo sempre al fianco di Vito Procacci, dei suoi infermieri e dei suoi medici perché oggi, loro, sono tutti noi.