IL BLOG DI SIMEU

 

Il calo degli accessi in Pronto soccorso per il 2012 non significa che l’Emergenza abbia risolto i suoi problemi

 

di @SilviaAlparone

 

Nel 2012 i Pronto soccorso italiani hanno registrato un milione di accessi in meno rispetto all’anno precedente. Lo ha sottolineato l’Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Secondo quanto scrive l’agenzia di stampa Ansa,  “stando ai dati trasmessi dalle Regioni al sistema informativo Emur del ministero della Salute per il 2012, si e’ passati da 14.479.595 del 2011 a 13.433.427 del 2012”.  Giovanni Bissoni, nell’editoriale al nuovo Quaderno di Monitor, collana supplementi della rivista dell’Agenas, attribuisce il dato in parte alla crisi economica in seguito alal quale i cittadini rinunciano sempre di più alle cure sanitarie, e in parte all’efficacia delle cure territoriali. “L’Agenas – scrive ancora l’Ansa – ha effettuato un monitoraggio in varie Regioni, dal quale è emerso come sia riconosciuto un ruolo centrale, nel contenimento degli accessi impropri al Pronto soccorso, ai medici del territorio, siano essi il medico di continuità Assistenziale, la guardia medica o il medico di medicina generale. Queste figure professionali, infatti, vengono coinvolte nel 92,9% dei casi, seppur con diverse modalità collaborative.

Su quest’ultimo punto in particolare è intervenuto Giorgio Carbone, presidente nazionale Simeu, in una nota diffusa ai giornali:

Il dato recentemente reso pubblico da Giovanni Bissoni, presidente Agenas, sul milione di accessi in meno nei Pronto soccorso italiani nel 2012 non è assolutamente indice del fatto che i problemi cronici dell’emergenza sanitaria, e in particolare di quella ospedaliera, siano risolti o anche solo migliorati.

Innazitutto il problema principale dei Pronto soccorso non è l’elevato numero di accessi, ma il boarding, cioè lo stazionamento dei pazienti, che dopo aver ricevuto, quasi sempre rapidamente la visita del medico dell’emergenza, poi restano spesso in barella nei corridoi del Pronto soccorso, perché la carenza di letti per acuti nei reparti per i ricoveri ordinari spesso non permette di concludere il loro percorso di cura ospedaliero in tempi ragionevoli. E a seguito dei tagli sulla sanità pubblica, che riguardano tutte le regioni, i letti disponibili negli ospedali sono sempre meno a fronte di un insufficiente incremento del numero di posti letto per la post-acuzie e soprattutto la mancanza della rete di sostegno sociale, il tutto con conseguente e progressivo aggravamento del boarding.

I percorsi di cura sul territorio, a cui Giovanni Bissoni attribuisce in parte il minor numero di accessi in Dea e che sarebbero davvero una fondamentale e concreta risposta al problema del sovraffollamento dei pronto soccorso, ancora non esistono: quasi tutte le regioni sono ancora sguarnite di Cap e Case della salute funzionanti e seriamente integrate con i percorsi dell’assistenza ospedaliera.

In conclusione il calo di accessi al Pronto soccorso non può essere inteso come segnale della soluzione di un problema, quanto piuttosto è interpretabile come risultato delle campagne di dissuasione dall’abuso delle strutture di emergenza ospedaliera da parte di casi clinici più lievi, che in alcune regioni, con l’introduzione del ticket sui codici bianchi, si vedono oggi attribuire interamente il costo delle prestazioni mediche eseguite. Un fattore che, in tempi di grave recessione economica, può incidere effettivamente sulla decisione di rivolgersi alla struttura di emergenza ospedaliera”.

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2 Responses to “Il calo degli accessi in Pronto soccorso per il 2012 non significa che l’Emergenza abbia risolto i suoi problemi”

  1. Mario Guarino Says:

    Caro Giorgio,
    credo che tu abbia centrato il problema. L’analisi condotta dall’AGENAS, appare superficiale e distorta. Anzi mostra chiaramente l’appartyenenza di certe strutture al mondo della medicina territoriale e, in particolare, dei medici di medicina generale. Il minor numero di accessi in P.S. (dato che mi sorprende rispetto all’esperienza del mio ospedale) dovrebbe far pensare tanto al filtro determinato dal codice bianco in un momento di crisi economica come questo. I numeri dell’indagine, andrebbero messi in rellazione con altri parametri. Purtroppo ancora una volta il mondo mediatico fa comparire le aree di emergenza come semplici “comparse” sulla scena del mondo della sanità e il luogo dove è più facile incappare nela malpractice. Credo che come SIMEU dovremmo alzare i toni della discussione con argomenti di spessore che, di certo, non ci mancano.

  2. Gemma Morabito Says:

    Cito una analisi di una collega pubblicato sul nostro sito. La prospettiva è assolutamente diversa.
    “Il calo degli accessi interessava 12 regioni…sono piu’ o meno 320 Ospedali. Sono 10 accessi al giorno in meno per pronto soccorso. Ho rifatto i conti rispetto alla prima stesura del post documentandomi sui numeri”
    Cambia la vita a chiunque di noi avere 10 accessi in meno al giorno, soprattutto quando parliamo di codici bianchi?
    http://noi-italia2010.istat.it/index.php?id=7&user_100ind_pi1%5Bid_pagina%5D=110&cHash=636082398426a8a37061dc3ca0b5adc0

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