IL BLOG DI SIMEU

 

Federico, infermiere MEU di radicata passione

Ciao a tutti,

sono Federico, ho 33 anni e da quasi 11 anni lavoro come infermiere. Ho scelto questa professione per passione.

Fin da piccolo sono stato sempre affascinato dal mondo ospedaliero e chiedevo a mia madre, anche lei infermiera, di portarmi a vedere il pronto soccorso e le ambulanze. Ancora non esisteva il 118 nella nostra regione, mamma mi portava in croce rossa insieme a lei per farmi vedere le ambulanze. Quando sentivo una sirena ero sempre curioso di sapere cosa fosse accaduto e curiosare su cosa stessero facendo.

Sin dalle elementari alla domanda cosa vuoi fare da grande, la mia risposta era l’infermiere.

Poi sono cresciuto e per avvicinarmi a questo mondo a soli 14 anni mi iscrissi al corso da Pioniere in Croce Rossa Italiana, passavo interi pomeriggi in sede a sistemare le ambulanze ed a fare attività di centralino visto che essendo minorenne non potevo salire in ambulanza… Poi finalmente arrivarono i 18 anni e dopo alcuni mesi in cui facevo i trasporti secondari, riusci’ ad effettuare i turni nell’ambulanza del 118 della Croce Rossa.

Da questo momento capisco ancora di più che non potevo scegliere un altro lavoro, appena finito il liceo mi iscrissi al test di ammissione per infermieristica ed al primo tentativo riuscii ad entrare. Ho passato 3 anni universitari stupendi, quando facevo l’università il tirocinio era a scelta e dopo i reparti di medicina e le varie specialistiche di chirurgia arrivai al terzo anno. Da qui nessuno poteva togliermi dal fantastico mondo dell’emergenza, feci il tirocinio in rianimazione, in terapia intensiva post operatoria ed in pronto soccorso.  Ovviamente scelsi la tesi con infermieristica di area critica su un tema che nella mia regione ancora non era in uso e non era nemmeno presente in ospedale, mi misi in contatto con colleghi di altre realtà e con dei paramedici del 911 di New York per avere informazioni sull’accesso intraosseo è così scrissi questa tesi.

Il giorno della discussione fu’ una novità per i docenti ascoltare un tema che non conoscevano.

Appena laureato riesco subito ad entrare a lavorare in una cooperativa convenzionata come infermiere di 118. Iniziai a frequentare corsi riguardanti l’ambito dell’emergenza-urgenza. Poi partecipai ad un avviso pubblico ed a Dicembre 2013 fortunatamente mi chiamarono in ospedale e mi assegnarono al reparto di terapia intensiva post operatoria cardiochirurgica. Preso dall’entusiasmo iniziai a studiare i libri che trattavano questo argomento ed in particolare la gestione dei pazienti in ecmo, la posizione organizzativa del dipartimento di emergenza-urgenza sapendo che mi piaceva tanto lavorare in questo ambito spesso mi mandava a coprire dei turni in rianimazione.

Ma non riuscivo ad abbandonare il mio pensiero costante di lavorare in pronto soccorso, però, pensavo anche che l’esperienza che stavo facendo era davvero stimolante e professionalmente valida. Dopo 2 anni feci di tutto per essere spostato in pronto soccorso e da lì fu’ solo un divenire continuo. Iniziai ad imparare tante cose e di nuovo mi ritrovavo a voler conoscere e formarmi su cose che fisicamente già facevo in terapia intensiva ma che non avevo mai approfondito. Con questa esperienza arrivò la SIMEU, già ero iscritto ad ANIARTI ma lavorando in pronto soccorso iniziai a seguire la SIMEU che mi permise di fare dei bellissimi corsi e l’esperienza più bella fu’ la Summer School nel 2019.

Nel 2021 sono diventato coordinatore regionale dell’Umbria e ci fu’ un altro importante passo dal pronto soccorso sono finito a lavorare nel 118. Fino ad arrivare ad oggi, nel 2022, lavoro ancora in 118.

 

Se qualcuno mi chiedesse se sono felice del mio lavoro la mia risposta è un super Siiiii.

Lavorare in emergenza è la cosa più bella che ci possa essere, ci sono tante soddisfazioni, tante arrabbiature, si fanno tante “risate” ma anche tanti pianti, bisogna dare anima e corpo per affrontare situazioni difficili, rassicurare i pazienti ma soprattutto sostenere i famigliari, avere conoscenze teoriche e pratiche e non avere paura nell’affrontare i soccorsi. Per non avere paura bisogna formarsi continuamente ed avere il coraggio di provare a fare cosa nuove per cercare di risolvere le emergenze.

 

Ogni soccorso è diverso. Spesso mi sono trovato davanti alla morte di persone giovane ed aime’ anche di bambini, questi eventi ci segnano la vita e ci aiutano a crescere ma resteranno sempre impresse nella nostra mente. Comunque l’episodio più emozionante di cui sono stato partecipe in prima persona fu’ effettuare un RCP mentre mi trovavo all’interno di un bar insieme a mio nipote di 2 anni.

 

Questa è la storia che più mi ha fatto piangere per l’emozione. 

Stavamo facendo merenda con il mio nipotino quando un signore inizio’ a chiedere se ci fosse un medico, prontamente lascio le cose sul bancone e mi paleso come infermiere del pronto soccorso, questo uomo mi dice “allora venga! abbiamo bisogno di lei”, esco dal bar e c’era una persona a terra incosciente, subito chiamai la centrale del 118 e comunicai che mi trovavo io sul posto e che c’era un uomo incosciente. Poi mi avvicinai ed iniziai la rianimazione affidando mio nipote ad un poliziotto che si trovava lì. Dopo poco passo’ un mio amico, anche lui con sua figlia – poco più grande di mio nipote – lui e’ un soccorritore di un’associazione di volontariato. A questo punto iniziammo la RCP alternandoci fino all’arrivo dell’ambulanza infermieristica, la collega giunta sul posto mi chiese di continuare ad aiutarli.

Mio nipote piangeva disperato perchè lo avevo lasciato con uno “sconosciuto” ma non potevo fare diversamente. Appena applicammo il defibrillatore questo ci permise di scaricarlo. Nel frattempo arrivo’ il medico, iniziammo la terapia farmacologica e poi nuovamente ritmo defibrillabile … Dopo circa 25 minuti dal mio inizio della RCP il paziente riprese il respiro spontaneo e i colleghi del 118 lo caricarono e trasportarono in ospedale.

Quella volta è stata una delle poche in cui non riuscivo a smettere di piangere dalla felicità e della tensione.

Finalmente ripresi il mio nipotino. Mi informai di tutto il decorso e dopo una settimana il paziente era già a reparto e non aveva riportato nessun danno neurologico.

 

Questa storia la porterò sempre nel mio cuore insieme a tante altre che mi hanno lasciato un segno. Spero di continuare sempre a formarmi, a crescere e di non perdere mai l’entusiasmo nel lavorare in emergenza.

 

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