IL BLOG DI SIMEU

 

La sala del sollievo. Il fine vita con dignità e senza sofferenza nel DEA.

di Erika Poggiali

e.poggiali@ausl.pc.it

Dal 7 giugno di quest’anno è in funzione la “SALA DEL SOLLIEVO” del Pronto Soccorso dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza.

 

E’ il primo modello italiano di cure palliative nel DEA.

 

Il dr. Luciano Orsi della Società Italiana di Cure Palliative (SICP) lo ha definito “un pregevole esempio di corretta gestione del fine vita del malato end stage nell’ambito del DEA” oltre che sottolineare come “l’istituzione di una apposita sala del sollievo per tali malati e la disponibilità di una IO per l’attuazione della sedazione palliativa in caso di sintomi refrattari rappresentano una garanzia per il controllo della sofferenza e il mantenimento della dignità del morire in fase terminale anche all’interno di un setting molto peculiare come il DEA”. https://www.sicp.it/aggiornamento/linee-guida-bp-procedures/

 

La sala del sollievo è una stanza dedicata ai pazienti affetti da patologie croniche e invalidanti secondo la definizione che ne dà il documento SIIARTI: “GRANDI INSUFFICIENZE D’ORGANO “END STAGE”: CURE INTENSIVE O CURE PALLIATIVE? “DOCUMENTO CONDIVISO” PER UNA PIANIFICAZIONE DELLE SCELTE DI CURA”, che si presentano in Pronto Soccorso con sintomi refrattari alla terapia standard e che necessitano quindi di una sedazione palliativa profonda.

 

Ma la sala del sollievo può ospitare anche pazienti che necessitano di una “sedazione di emergenza” per sintomi acuti refrattari a trattamenti standard e causa di morte imminente, come una emorragia massiva (vie digestive e vie aeree) o il distress respiratorio grave e ingravescente o uno stato di shock irreversibile, come riportato anche dal professor Lucio Romano, docente di Bioetica alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Sez. San Tommaso d’Aquino e componente del Comitato Nazionale di Bioetica.

https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=105725

 

Abbiamo cercato di creare uno spazio nel Pronto Soccorso dove il fine vita potesse essere un momento il più possibile “sereno” ed intimo per i familiari, lontano dai campanelli che suonano, il sovraffollamento delle aree, il telefono che squilla h24, e quella terribile luce artificiale che conosciamo bene e che è capace di annullare il giorno e la notte uniformando il tempo.

 

La Sala del Sollievo è aperta ai familiari 24 ore su 24, senza limite numerico, ed è gestita dai medici, infermieri e OSS del Pronto Soccorso secondo un percorso “standardizzato”.

 

Garantisce silenzio, intimità, tranquillità, accudimento e ascolto, in accordo con il modello delle cure palliative “high touch low tech”, ovvero una medicina che richiede una grande vicinanza e un basso impatto tecnologico.

Non ha nessun monitor nè orologio nè simbolo religioso, ma un disegno di Eleonora Rossi (infermiera del Pronto Soccorso) che rappresenta un momento di passaggio, un’attesa e un cambiamento.

Tutti i medici, gli infermieri e gli OSS hanno partecipato agli incontri sulla gestione del paziente in sala sollievo e sono formati per una corretta comunicazione cosiddetta “difficile”.

 

La sala del sollievo nasce da un profondo senso di “riumanizzare” il fine vita evitando sia l’accanimento terapeutico sia la medicalizzazione della morte, nel rispetto indiscutibile della dignità del paziente, non più per “sanare vitam”, bensì “sedare dolorem” nel senso più vero del termine e con gli strumenti a disposizione in Pronto Soccorso, compresa la sedazione palliativa profonda continua, come stabilito dalla legge 219 del dicembre 2017.

 

Avviare una sedazione palliativa significa agire per alleviare una sofferenza estrema e anche se l’esito finale non è la guarigione, essere capaci di utilizzarla significa essere profondamente medici. Gli schemi di palliazione che utilizziamo sono standardizzati e sono stati concordati con la dott.ssa Raffaella Bertè responsabile della UOC Cure Palliative del nostro ospedale, al fine di avere un protocollo di sedazione “corretto” e appropriato.

 

Il progetto della sala del sollievo nasce dalla collaborazione di queste persone a me preziosissime:

Damiana Muroni (bed manager)

Paola Nassani (coordinatore infermieristico del Pronto Soccorso)

Andrea Vercelli (direttore F.F. UO Pronto Soccorso)

Droghi Maria Gaetana (responsabile innovazione e sviluppo organizzativo professionale)

Raffaella Bertè (direttore UOC Cure Palliative e rete cure palliative)

Eleonora Rossi (infermiera del Pronto Soccorso)

L’insegnamento della gestione del fine vita è del gruppo SAU della SIMEU che ai loro corsi mi ha insegnato a gestire non solo il dolore acuto, ma anche quello del paziente end-stage in modo corretto e appropriato in un ambiente di emergenza-urgenza dove il fine vita non è sempre facile da gestire (“Terapia del dolore in urgenza e sedazione procedurale: manuale SAU” di Alessandro Riccardi, Fabio De Iaco, Enrico Gandolfo, Mario Guarino, Sossio Serra, Maria Paola Saggese. Edizione 2022).

 

Il nostro progetto è ambizioso e ne siamo consapevoli:

riportare il malato e il suo mondo al centro del percorso di cura, riprendere ad ascoltare le sue esigenze e quelle dei suoi familiari, offrendo loro la miglior cura possibile anche e soprattutto quando si tratta di fine vita in Pronto Soccorso.

 

Citando le parole di Papa Francesco usate in occasione del meeting europeo della “World Medical Association” sulle questioni del “fine-vita” il 17 novembre 2017, ci piace pensare che stiamo usando quel “supplemento di saggezza” che ci consente “di evitare l’insidiosa tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona”.

 

Nei prossimi mesi, grazie all’aiuto della dott.ssa Maria Angela Spezia, la sala del sollievo verrà ultimata per creare un ambiente il più “familiare” possibile con nuovi arredi e complementi.

 

Quando non occupata, la sala del sollievo accoglie le vittime di violenza.

 

 

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