IL BLOG DI SIMEU

 

Per i pazienti il codice è sempre “rosso”

di Silvia Musci

Siamo in auto di ritorno da un corso di comunicazione aumentata, felici di condividere ed approfondire una competenza fondamentale delle richieste di salute date dalle persone assistite in Pronto Soccorso, le quali le vivono come fosse sempre un Codice 1, nuova identificazione del passato Codice Rosso.

Così siamo sempre in vista per nuovi approfondimenti della “competenza culturale” che racchiude in sé la comunicazione. “Apprendere per apprendere” o Learning to Learn, è una delle competenze chiave indicate dall’Unione Europea, la quale ci è utile per adattarci alla dinamicità del nostro tempo, sia in ambito lavorativo che personale.

 

Siamo esseri sociali e pertanto abbiamo la necessità di stare in gruppo, di creare relazioni, questo fin dalla nascita, il cucciolo dell’essere umano se abbandonato a sé stesso non sopravvive ha bisogno di essere accudito ed istruito per sopravvivere all’interno della sua comunità.

Così è anche la comunità di pratica infermieristica ma non solo, una professione meravigliosa e complessa, la quale in Emergenza Urgenza è particolarmente ricca sia di hard skills tra le quali ricordo i corsi di Rianimazione Cardio Polmonare, sul Trauma, il Triage, sia di soft skills.

Di queste ultime ne ricordiamo alcune:

la capacità di adattamento,

il problem solving,

la comunicazione,

la negoziazione,

il time management,

il pensiero laterale,

l’apertura al feed back,

il teamwork,

tutte skills che vengono applicate nel Team di cura.

 

Siamo portatori di una cultura condivisa con valori, credenze e linguaggio oltre alla formazione necessaria in questo campo.

Sono Infermiera di Emergenza Urgenza da “sempre”: è stato subito amore già dal primo incontro, impossibile da lasciare nonostante sia stata dura attraversare il periodo Sars Cov 2, per lei rimane la passione, che attualmente vivo nel Grande Ospedale Metropolitano Niguarda.

Grazie all’Antropologia, con il pensiero laterale per scelta personale ho approfondito la competenza comunicativa. E’ di fatto lei il filo rosso, la comunicazione, che collega tutti noi nel Patient Center Care, il modello di cura che pone al suo interno la persona assistita e che vede tutti noi attori coinvolti nelle varie professionalità a collaborare per il suo benessere.

La competenza culturale è fondamentale per la relazione di cura con la persona assistita ma non solo, anche tra di noi!

 

Se vogliamo utilizzare la metafora per descrivere i vari punti di vista del vissuto in Pronto Soccorso, possiamo pensare a com’è attraversare un confine verso un luogo riconosciuto socialmente ma con obbligo di frequenza solo in caso di …. necessità!

Così attraversiamo la porta del Pronto Soccorso ed entriamo nel Triage dove la struttura, i rumori, il sovrapporsi di voci e allarmi che sono disseminati nella “nostra” struttura, parte attiva e necessaria, sono negli occhi dei nostri assistiti visti attraverso lo stupore o lo smarrimento di trovarsi nel “paese delle meraviglie”!

 

Le loro richieste di salute sono tutte urgenti, uniche ed inamovibili, vorrebbero risposte immediate ed accoglienza a porte aperte …. Invece la porta si chiude … sembrando così un confine invalicabile!

Per noi invece è diverso, conosciamo il territorio e condividiamo linguaggi e modalità operative, noi ci spostiamo con fluidità dall’ area ad Alta intensità di cura come la Shock Room dove arrivano i Codici 1, a quelle a media intensità, l’OBI che non è Star War ma l’Osservazione Breve Intensiva, fino a quelle a bassa intensità quali i Codici minori i 4 e 5 ….

 

Ma per i pazienti i Codici sono tutti urgenti!!!

 

Soprattutto il tempo incide sulla loro percezione, scorre in modi diversi… per noi velocemente, per loro in attesa spesso soli per necessità, lento e inamovibile…ci raccontano che…non finirsce mai!

Noi abbiamo divise di vario colore che indicano le varie professionalità, certo il cartellino ci identifica…tra di noi ci conosciamo, loro invece si affidano ai nostri sguardi, alle nostre mani…

Stanotte lei è ancora qui? Chi viene al posto suo…?”

 

Stanze diverse, codici di priorità diversi, attrezzature diverse… respiratori, monitor multiparametrici, lettini o letti da degenza… spazi … per noi famigliari, sappiamo dove muoverci e come, cosa c’è e cosa vi troviamo, quasi una seconda casa, in definitiva ci passiamo almeno un terzo della giornata.

Abbiamo i PPCI, ovvero i Percorsi di Presa in Carico Infermieristica che conducono la persona assistita, dopo la fase di Triage nel percorso più adatto alla loro richiesta di salute proprio per evitare il “tempo non a valore” detto più semplicemente tempo perso. Alcune volte sono all’interno di un percorso tracciato dal PDTA, i Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali, altre volte sono in percorsi specifici come il pediatrico o l’ostetrico, per noi strade consolidate ma per loro un labirinto sconosciuto.

 

Abbiamo personaggi diversi a seconda se arriva un bimbo, un anziano o un clochard … quanti magnifici colori ed interpretazioni, ma soprattutto abbiamo sempre la diretta, in Pronto Soccorso non ci si annoia mai, non esiste un giorno o una notte uguale all’altra!

 

Mentre il “nostro filo rosso” dato dalla comunicazione ci porta a lavorare in Team a capirci al volo, a condividere informazioni necessarie per la continuità delle cure nel nostro territorio ospedaliero, per chi invece sta dall’altra parte è entrare in un terreno sconosciuto e quindi essere accolto ed avere informazioni adeguate sia per contenuto sia per modalità, ha la grande funzione di sostegno per chi vive l’attesa “fuori dalle mura” e quindi non solo conoscitiva dello stato di salute del proprio caro.

 

L’accompagnatore o care giver, che siano famigliari o amici, per loro la frase di rito spesso è :” Non si preoccupi, adesso lo prendiamo in carico noi, appena possiamo le diamo informazioni”, non è più sufficiente … la porta si chiude … e così comincia l’attesa … da entrambe le parti, la “corrispondenza di amorosi sensi” non si conclude ma continua nello spazio dei pensieri dove incontrano emozioni, tra cui paura, tristezza, angoscia che ben sappiamo possono influenzare in modo negativo lo stato di salute.

 

Salute, malattia e medicina divengono così dei sistemi simbolici costituiti da un insieme di significati, di valori e di norme comportamentali e di conseguenza delle reciproche interrelazioni. Abbiamo così la famosa triade della definizione di malattia, dove per Illness intendiamo il malessere percepito dalla persona che darà così un senso al proprio vissuto, Disease è la malattia definita da noi sanitari che può permettere così l’accesso alle cure ed infine Sickness è la definizione che la società attribuisce alla malattia stessa che va quindi oltre alle sue caratteristiche individuali, dandole così un ruolo sociale. In questo momento vedo tutta la triade all’opera, a seconda dell’angolazione della mia osservazione, osservazione partecipata attiva di stimoli dove si cerca di comunicare al meglio sempre nei tempi migliori per tutte le figure coinvolte.

 

In Pronto Soccorso le persone assistite hanno l’impressione che il tempo sia estraniante: se ne ha così tanto, di tempo, che ci si sente strani, fuori luogo, rispetto alla vita ordinaria in cui esso ha un suo nesso costante. Niguarda a sostegno di questo specifico ambito da qualche mese ha istituito il Caring Nurse, uno di noi che si prende cura proprio dell’attesa, della comunicazione e del sostegno funzionale per ambo le parti!

 

Per noi colleghi infatti è di grande aiuto sapere che situazioni stressongene sono contenute attraverso la relazione, la letteratura insegna che l’aderence si attiva attraverso la comunicazione.

Seppur attivo da poco tempo si vedono già dei risultati incoraggianti, così Codici 1 visti dal “nostro” o “vostro” punto di vista, per tutto questo, noi in prima linea ci siamo!

 

Infermiera MS HRD MS PhDs DACS
EAS DEA ASST “Grande Ospedale Metropolitano Niguarda

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