Lazzari felici
di Mario Guarino
Anna ha gli occhi da fare invidia a Bette Davis.
Un intenso colore pervinca con sfumature verdi accentuate dalla violenza della scialitica e dalle meches bionde checontornano il viso. Ottantasei anni ben portati.
Asciutta e con poche rughe di espressione, vaga nel corridoio del pronto soccorso sotto il braccio del figlio Gennaro nella bellezza di una famiglia unita.
Da pochi giorni la diagnosi di demenza ha cambiato il modo di veder la madre, conquistando la dura consapevolezzadi un baratro incipiente e non di accentuazione degli spigoli caratteriali, come pensava. Così, prima il medico di base, poi il neurologo, il geriatra, il cardiologo… ad affollare quell’elenco di medicine da prendere. Ma stasera non regge, è agitata e confusa come non mai e alle undici di sera non c’è specialista che tenga. Quando la Punto grigia entra in camera calda, Anna scende e saluta tutti come se conoscesse. Un ragazzo risponde al saluto con l’unica mano rimasta libera dalla “Desault” che contiene la spalla appena ridotta che, solo adesso a dolore scomparso, gli parebellissima.
Emanuele riposa nella stanza effe. Un locale senza bagno del reparto di riabilitazione che accoglie la medicina d’urgenza e la sub-intensiva. La madre e la sorella Antonella, vegliano attente con la compagnia del televisore a volume annientato e che manda le notizie da Gaza. Spoglia come nulla, quella stanza che accoglie un giovane ragazzo accompagnato dalla sedazione palliativa, non nasconde la sua umile bellezza. Del resto così è stato condiviso dai medici, Antonella la madre e soprattutto da Emanuele. “Fiorista e non fioraio!” Solo due giorni primaappariva rizelato dal fatto che alcuni di noi confondevano i due mestieri. “Il fioraio, vende; il fiorista crea” diceva, primadel riposo indotto dai farmaci. Come non averci pensato prima che “prontosoccorsista o accettista” suonano alle nostre orecchie come “fioraio” offuscando la maestosa bellezza del nostro mondo, cadenzato dai ritmi dell’unica certezza: l’incertezza.
Angiolina ha voglia di parlare nel letto quattro dell’OBI che l’accoglie da qualche ora dopo che il 118 l’ha raccolta da terra per una caduta, che sarebbe stata stupida se non ci fossero i novantatre anni sulle spalle, e che ha messo arepentaglio il femore. Ha voglia di parlare anche grazie alla morfina che ha spento il dolore. Un passato da cassiera nella migliore pasticceria di Napoli, citata anche nel film “l’oro di Napoli” di Peppino Marotta.
Il sovraffollamento quotidiano tende a mollare la presa verso l’una di notte e si attendono gli esami. Cosimo è certo che la confusione di Anna non è dovuta alla demenza. La sonda accarezza l’addome ed una successiva manovradi disostruzione libera Anna da un intestino assopito dai numerosi farmaci degli ultimi giorni.
La voce di Angelo è pessima, non intonata e grave, ma le parole di “desiderio” accennata poco prima, viaggianonell’aria suggerite dal cellulare. Ne “l’oro di Napoli” fa da colonna sonora all’episodio “Teresa” nel quale una bellissima Silvana Mangano tenta di fuggire ad un destino beffardo.
Da sempre ho pensato che essere un medico o un infermiere d’urgenza sia un autentico privilegio e che questa vita non la puoi scegliere. Nessuno sceglierebbe un quotidiano complesso, difficile eppure estremamente affascinante. E’ lei che ti sceglie, come una Partenope incantatrice ti sussurra con voce soave nelle orecchie e, se ascolti, non hai scampo.
Angiolina il giorno dopo sarà dimessa con la promessa, da parte della nipote, di non lasciarla da sola.
Anna lascerà il pronto soccorso all’alba del giorno dopo, con l’intestino libero e la borsa svuotata di molti farmaci. Ilchiarore degli occhi abbaglierà Cosimo che ritornerà in shock-room tra un edema polmonare e uno shock-settico.
Emanuele farà giusto in tempo a tornare a casa in tarda mattinata del giorno successivo. La mamma non ha voluto lo spettro della morgue, ed il letto di casa raccoglie gli ultimi respiri, ma privi di angoscia, di un ragazzo falciato da un inarrestabile cancro della parotide.
E la bellezza? Cosa c’entra la bellezza con queste storie
E se non ci fossimo stati?
E se Anna, Emanuele, Angiolina e tutti gli altri non avessero trovati Angelo, Cosimo e questo immenso popolo di personee professionisti a farsi carico dei loro bisogni? E allora raccontiamola questa bellezza.
Inizi la necessaria contronarrazione che faccia onore alle divise sudate e sporche ai volti stanchi ed appagati….
Da pochi giorni abbiamo festeggiato il compleanno di un grande musicista.
Una sua bellissima canzone parla di lazzari felici e sembra perfetta per noi.
Simmo lazzari felici
Gente ca nun trova cchiù pace Quanno canta se dispiace
È sempe pronta a se vutta’ Pe nun perdere l’addore
Si haje asci’ po’ fatte ‘a croce Cammenanno nunpo’ fa’ pace Aiza ‘a capa e so’ tutte ‘nciuce Ca nun se ponno acchiappa’
E c’a faccia già scippata
‘A chesta musica ca è mariola Pe’ dinto ‘e carusielle S’arrobba ‘a vita e sona Sapenno ca è fernuta
E intanto passa stu Noveciento Passammo nujes’acconcia ‘o tiempo Si arape ‘o stipo saje addp’ staje
E nun te scuorda’ maje
E intanto passa stu Noveciento Cammisa ‘a fora’ncuorpo t’o ssient E riest all’erta tutt’a nuttata Pensanno addo’ si’ stato
Pensanno addo’ si’ stato