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Maxi Emergenze in Pronto Soccorso. La gestione intraospedaliera dei pazienti esposti a sostanze pericolose e armi di distruzione di massa. L’esperienza del “TEAM PEIMAF”- E.O. Galliera di Genova.

di  G. Pittaluga, I. Cabona, M. Bisio – D.E.A Ospedali Galliera Genova

 

Le situazioni di emergenza che esulano dalla routine e che necessitano  di risposte coordinate,  di natura  sanitaria e tecnica, possono trovare causa in eventi interni o esterni alla struttura ospedaliera.

Ad esempio :

  • l’incendio, esempio classico di emergenza interna.
  • il terremoto, evento naturale esterno che può coinvolgere anche la struttura ospedaliera.
  • l’evento (civile – industriale – terroristico) coinvolgente o meno sostanze pericolose di natura CBRNE.

Si può definire  “Incidente Maggiore”[1]Qualsiasi incidente in cui la collocazione, il numero, la gravità o il tipo dei feriti ancora vivi richieda risorse straordinarie

Queste situazioni mettono in crisi il normale svolgimento delle attività ospedaliere sotto il duplice aspetto dei danni strutturali  e del concomitante, repentino e diversificato aumento di richiesta di assistenza sanitaria.

Ogni ospedale deve dotarsi di due Piani di Emergenza[2]distinti e complementari per rispondere a queste situazioni:

  • Piano di Emergenza Generale (Antincendio ed Evacuazione)
  • Piano Emergenza Intraospedaliero Massiccio Afflusso Feriti – PEIMAF.

Si riporta di seguito la definizione di PEIMAF proposta dalla Società Italiana di Chirurgia d’Urgenza e del Trauma[3]:  il Piano di Emergenza per il Massiccio Afflusso di Feriti  va inteso come “… quell’insieme di disposizioni organizzative e procedurali che consente ad un ospedale di far fronte ad una Maxi-emergenza traumatologica mantenendo uno standard di trattamento dei pazienti paragonabile a quello garantito al paziente singolo“.

L’organizzazione di un piano di risposta alle Maxi Emergenza  ha il proprio primo fine nel salvataggio di più vite possibile, trattando rapidamente molte delle vittime.

Alle lesioni di natura traumatica possono talvolta sovrapporsi quelle provocate da sostanze dannose Chimiche – Batteriche – Radiologiche – Nucleari (CBRN).

È acclarato che l’afflusso di feriti anche contaminati presso le strutture di  Pronto Soccorso inizia ben prima che la notizia dell’accaduto sia di pubblico dominio e prima che il sistema di soccorso extraospedaliero, sia sanitario che tecnico, possa fornire utile riscontro .

Le sfide principali sono:

  • Riconoscere precocemente le situazioni coinvolgenti sostanze pericolose.
  • Proteggere gli operatori sanitari (primi ricevitori).
  • Proteggere gli ambienti ospedalieri da contaminazioni secondarie.
  • Formare gli operatori sulle corrette procedure di decontaminazione delle vittime.
  • Costruire Sistemi di Protezione adatti alle caratteristiche delle varie strutture Ospedaliere.

Trova conferma, poi, la convinzione che nel corso di una maxi-emergenza il trattamento di vittime anche contaminate non sia semplice o immediato, comportando  difficoltà ulteriori rispetto a quelle già presenti nella messa in atto dell’organizzazione di un PEIMAF, tra cui:

  • la mancata decontaminazione delle vittime.
  • l’auto-contaminazione degli operatori.
  • la contaminazione crociata degli ambienti.

 

Dal 2012 il D.E.A. dell’Ente E.O. Galliera di Genova organizza corsi di formazione sulle Maxi Emergenze e sul Piano Emergenza Intraospedaliero Massiccio Afflusso Feriti (P.E.I.M.A.F.)

Nel 2018 il “Team PEIMAF” ha introdotto nella parte pratica dei propri corsi una specifica sessione riguardante il trattamento di vittime potenzialmente contaminate C.B.R.N., ponendosi come principale focus lo studio di tali aspetti delle Maxi Emergenze, le procedure di lavoro e l’utilizzo dei relativi Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), con l’ individuazione delle ragioni e dei correttivi alle contaminazioni residue sulle vittime e sugli operatori .

Ove non correttamente considerate, tali situazioni possono cagionare:

  • per le vittime, progresso di danno locale da contatto e sistemico.
  • per le persone che non coinvolte direttamente nell’evento e che soggiornano all’interno del DEA, rischio di danno da contaminazione crociata.
  • per le aree interne del DEA, contaminazione crociata.
  • chiusura del DEA per impossibilità a mantenere le attività di soccorso.

Questa esperienza ci ha consentito di migliorare le nostre abilità nell’affrontare dette situazioni. Ci ha reso altresì consapevoli dei vantaggi della disponibilità di mezzi e procedure per contrastare i suddetti fenomeni e dei potenziali rischi connessi alla mancata acquisizione e al non corretto rispetto di tali procedure.

Nel corso dell’ attuale pandemia, in particolare nelle fasi di maggior pressione,  il personale (sanitario e non) ha lavorato con i D.P.I. e le procedure provate durante i corsi e adattate alla situazione contingente.

Con la ripresa generale delle normali attività in tutto il Paese e specificamente dei corsi di formazione in presenza, è nostra intenzione di continuare la nostra esperienza di analisi e e raccolta di dati sullo specifico tema, possibilmente condividendola con ogni potenziale interessato.

Team PEIMAF.

 

 

 

 

 

 

 

[1]    Major Incident Medical Management and Support 2004 edizione italiana Centro Scientifico Editore a cura di Michele Michelutti.

[2]  https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1996-05-17&atto.codiceRedazionale=096A2986

[3]    http://www.sicut.net/wp-content/uploads/2017/06/PEMAF-SICUT.pdf

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