Sono in pubblicazione sull’American Journal of Emergency Medicine i risultati di uno studio condotto dal dr Andrea Fabbri per conto del Centro Studi e Ricerche e dell’Ufficio di Presidenza SIMEU.

Al termine del periodo di intenso lavoro identificato come “prima ondata” COVID19, sono stati coinvolti 940 soci della società scientifica che, su base volontaria, hanno partecipato ad un questionario (Coping Inventory for Stressful Situations) su aspetti multidimensionali relativi alla capacità di elaborazione dello stress.

Il test è stato articolato secondo tre scale, ciascuna composta di 16 domande:

- la prima scala testava gli sforzi volti a risolvere il problema ristrutturandolo cognitivamente o tentando di alterare la situazione. Le risposte favorevoli indicano fondamentalmente le capacità e i tentativi di soluzione razionale del problema.

- La seconda scala misurava la tendenza a descrivere le reazioni emotive orientate verso il Sé con l’obiettivo di ridurre lo stress.

- La terza scala misurava la tendenza ad attività e cambiamenti cognitivi volti a evitare la situazione stressante, attraverso attività di distrazione per sottrarsi ad essa con altri scenari o compiti (orientamento verso il compito) e la tendenza a mettere in atto diversivi di natura sociale per evitare lo stress.

I risultati dello studio, che hanno stimolato l’interesse della pubblicazione scientifica, indicano che i Professionisti dell’emergenza-urgenza coinvolti nella crisi sanitaria legata alla pandemia COVID19 hanno in generale garantito un buon livello di risposta improntata alla gestione razionale dei problemi ma sono evidenti, seppure in forma minore, elementi orientati ad atteggiamenti improntati a reazioni emotive nonché alla sottrazione a situazioni stressanti. Reazioni tipicamente associate al burnout.

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