COLAPESCE - Dott.ssa Smeralda Giunta

COLAPESCE
Dott.ssa Smeralda Giunta _ Specializzanda 4° anno MEU Federico II di presso MeCAU CTO di Napoli
 
E penso “ma cu mu dissi a mia? Chi nicchi e nacchi yo?
Blu, profondo blu… intorno a me la maestosità dell’acqua mi circonda. Dove mi trovo? Dove sono?
Sono nelle acque profonde del mare a sorreggere uno dei pilastri della mia realtà così come Colapesce.
Non avrei mai pensato che un pesce piccolo potesse essere importante in un ecosistema così ben strutturato.
Marzo 2020 Pandemia. Emergenza mondiale ed io, specializzanda al quarto anno di medicina d’urgenza, assisto da fuori al susseguirsi di notizie e bollettini. Inizialmente un po' distaccata, dentro di me non riuscivo a stare ferma con le mani in mano. Ho sempre sognato di mettermi in gioco, ma un conto è sognare e progettare, un altro è trovarsi nel bel mezzo di una pandemia, lontano da casa e con un sogno in tasca.
Passa qualche giorno e arriva la chiamata, la regione in cui sto facendo la specializzazione, la Campania, chiede un contributo volontario, così mi butto subito nel mare dell’emergenza senza pensarci due volte.
La paura di non farcela però è tanta, questo mostro chiamato covid-19 non ti lascia tempo e spazio per prepararti per bene. Immagini veloci che si susseguono, volti di pazienti sofferenti, impossibilità di comunicazione, tutto diverso da come eravamo abituati.
Tutto diventa veloce e per un attimo ti sfiora un pensiero: “ma picchì non mi putia stari a casa? Cu ma fici fari?”. Riflessioni che ti sfiorano quando ti ritrovi lontano da casa e vorresti tornare tra le braccia comode di una famiglia che ti protegge e ti ripara. Ma non sono nata per questo, voglio proteggere la mia famiglia da questo mostro.
Così, da buona siciliana, penso alla storia di Colapesce un povero pescatore messinese appassionato del mare e di ogni sua creatura che diventa un eroe mitologico per caso e per abnegazione. D’improvviso si ritrova a dover sorreggere uno dei pilastri su cui si regge la Sicilia. La leggenda vuole che la Sicilia si regga su tre pilastri, e nelle mille immersioni che Colapesce fa si rende conto che uno di essi è danneggiato. Un Re lo mette alla prova per dimostrare la sua abilità nella pesca e nelle immersioni. Una volta immerso, non riesce a fare a meno di notare che la sua amata terra ha bisogno di lui e sparisce per sempre nelle profondità del mare a svolgere questo importantissimo compito.
Come Colapesce in un periodo di sconforto e confusione totale ho trovato nella mia passione per la medicina d’urgenza la forza e il coraggio di affrontare tutto e dare il mio contributo. Regalare un sorriso, un sostegno a tutti coloro che ne avevano bisogno. Perché talvolta penso che nessuno di noi trovi mai la gentilezza che merita, e allora perché non iniziare da me?!
Così come Colapesce si trova ad affrontare un Re che non crede nelle sue capacità, io mi sono trovata ad affrontare un mostro sconosciuto che viene da lontano raggiungendo ogni angolo del mondo. Questo virus che oltre alla malattia e alla morte, porta con sé altre dinamiche, allontana gli affetti, distrugge il mondo per come lo conoscevamo e ti obbliga a riflettere, ad agire senza sconti. Pensieri che si susseguono, volti che scorrono nella tua mente, abitudini che scompaiono.
Un piccolo pesce che si muove in un alternarsi di maschere, di occhi che non riconosci, un susseguirsi di farmaci nuovi e vecchi, patologie, cartelle da compilare, ma tutto in maniera differente. Tutto ovattato come se fossi in fondo al mare, ti muovi lentamente, non percepisci bene e non puoi regalare il vero calore umano dato da un abbraccio.
Una goccia nel mare, un pesce tanto piccolo quanto importante per l’ecosistema di tutto il mondo.
E penso: “ma cu mu dissi a mia? Chi nicchi e nacchi yo?

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