BRANCALEONE ERA UN GRAN FIGO! - Dott. Fabio De Iaco

BRANCALEONE ERA UN GRAN FIGO!
Dott. Fabio De Iaco _ Medico d'Emergenza Urgenza, Direttore di Pronto Soccorso e Medicina d'Urgenza AO Martini, Torino
 
Immagini che non ci abbandoneranno mai: tutti ne abbiamo qualcuna nella testa. Superano la fredda categoria della memoria fotografica, sono condensati di emozioni e pensieri, evocatrici potentissime di qualcosa che, spiegato a parole, pretenderebbe tempo, attenzione e speculazione. Cancellando il brivido e la scossa che riescono a provocare.
Nella mia testa oggi si aggiunge la foto di Vittorio. Vorrei che quell’immagine si riuscisse a comprendere così, senza descrizioni e spiegazioni, ma se è vero che raccontare le storie è l’unica via per rendere giustizia alle cose accadute, allora diventa necessario raccontarla, questa storia.
Vittorio è da solo in uno spazio vuoto: la cappella del nostro Ospedale, dalla quale oggi è uscito l’ultimo malato Covid. Un tempo che si conclude.
Quella cappella trasformata in corsia d’ospedale l’abbiamo proprio voluta: per due mesi ha accolto i sopravvissuti, malati usciti dalla sub-intensiva. E l’hanno vista in tanti: siamo finiti sul TG1, nei reportage di Getty Images, tra le canzoni del concertone mondiale di Lady Gaga, sulle pagine del Corriere della Sera e di Famiglia Cristiana. Un simbolo, per il nostro Ospedale.
L’immagine di Vittorio non farà il giro del mondo ma il suo significato non è meno importante: la cappella è vuota e sanificata, i letti non ci sono quasi più. Spazio vuoto.
Ma la storia non si chiude, perché quello spazio resterà pronto ancora per mesi: area di riserva, per qualsiasi necessità. Perché ci siamo stati dentro, sappiamo cos’è accaduto e non possiamo abbandonarci alla rimozione collettiva: continuiamo a stare pronti.
Vittorio ha i lineamenti nascosti dalla mascherina, ma la fronte lucida e i capelli grigi rivelano che non è proprio un ragazzo: era andato in pensione a ottobre, il decano del gruppo. Ma quando è arrivato il Covid Vittorio è tornato ed è diventato il parroco della nostra chiesa laica. Ha preso in custodia i malati della cappella fino a che non ce ne sono stati più.
E come lui altri, di età e provenienze diverse: in questi mesi il nostro gruppo si è popolato di persone. Abbiamo avuto cardiologi e quasi-cardiologi, giovani e attenti, un neurologo (neppure lui un ragazzo!) arrivato da lontano, la prima specializzanda in Medicina d’Emergenza Urgenza della nostra storia. Sono arrivati nuovi infermieri: con alcuni di loro scherzo tutti i giorni ma farei fatica a riconoscerli per strada, senza mascherina.
C’è stato chi, assunto da poche settimane o arrivato in piena pandemia, non ha ricevuto l’affiancamento promesso: in prima linea senza preavviso.
Dai medici dei codici bianchi ai veterani della Medicina d’Urgenza, dagli infermieri esperti ai novellini al primo contratto: tutti alla pari, tutti dentro.
Vittorio ha le spalle un po’ curve e l’espressione stanca: è la stanchezza di tutti, che se fosse solo fisica passerebbe con un paio di giorni di riposo. Ma è diversa la stanchezza, se ti lasci dietro malati sfibrati, persone interrotte e decine di morti. A volte le spalle si piegano un po’ solo per il peso della memoria.
È come dicevo: se cerchi di spiegarle, certe immagini, ti ritrovi a litigare con le parole e i tuoi significati ne escono diminuiti, banali e un po’ retorici. E allora cerchi un senso logico, un’espressione che da sola possa valere una lunga spiegazione.
Possibile che mi venga in mente solo “l’armata Brancaleone”? Non è certo un complimento e questa gente si merita di meglio.
Ma in fondo l’armata Brancaleone è un gruppo improbabile, eterogeneo e raccogliticcio, sul quale mai scommetteresti, che si lancia in una missione terribile con ben poche possibilità di successo. E allora la definizione sembra calzare. E anzi ci trovo pure un po’ d’orgoglio e soddisfazione nell’usare un’espressione spregiativa, e sorrido osservando come queste persone, ognuna per il proprio minimo pezzo, siano riuscite a fare qualcosa di grande. L’hanno capovolto, quel significato negativo.
Riguardo la foto di Vittorio solo nella cappella vuota e scopro il mio sentimento più forte: gratitudine.
Per quel che lui e ognuno degli altri sono stati capaci di fare, per aver vissuto insieme questo tempo sospeso, per la fortuna di essere stato, proprio io, un po’ Brancaleone, grazie a loro.
Sarebbe bello se a questo punto ci fosse il sonoro:
BRANCA BRANCA BRANCA, LEON LEON LEON, FISCHIO E GRANCASSA!
Signori, sappiatelo, Brancaleone era un gran figo!

 


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