IL GRANDE HORUS - Dott.ssa Francesca Mazzella

IL GRANDE HORUS
Dott.ssa Francesca Mazzella _ Medico d’Urgenza MeCAU CTO Napoli
 
Ciao benvenuta al mio cospetto. Sono il Grande Horus, colui che veglierà su di te!
L'Occhio di Horus è nella religione egizia il simbolo di protezione, della prosperità, del potere regale e della buona salute, ed è personificato dalla Dea Wadjet.
Facciamo un passo indietro. Setteemmezzo di martedì due aprile. Solita corsa contro il tempo per arrivare a dare lo smonto in orario ai colleghi, un bacio al volo ai bimbi, la borsa pronta piena di speranze per la notte e della consapevolezza che ormai da quando è scoppiata la pandemia sai che puoi all’improvviso non far ritorno a casa e via. Mi cambio velocemente e sono in pronto soccorso. La notte è il turno di lavoro che preferisco perché la mente brulica di sensazioni e l’adrenalina ti fa concentrare sulle percezioni che ogni paziente ed ogni situazione clinica ti ispirano.
Mentre controllo gli esami dei pazienti che stiamo visitando (abbiamo due pazienti in attesa di risultato del tampone in isolamento) controllo il tampone che ho fatto io il giorno prima. SARS-COVID-2 rilevato! Non sono sicura chiudo la pagina e riapro, risultato: RILEVATO. Sono positiva… e adesso? Chiamo subito il mio collega di turno e lo avverto del problema. Come una falange spartana tutti i colleghi della notte, medici e infermieri, si chiudono a riccio intorno a me. Anche io in isolamento. Immediatamente protocollo COVID in azione con le dovute protezioni. Prelievi, EGA, ECO torace, secondo protocollo LUS, aree di addensamento sub pleuriche a destra. La TAC conferma la diagnosi di polmonite interstiziale bilaterale…  E adesso? Solo ora mi spiego quella terribile cefalea che da cinque insistentemente non passa, i continui risvegli nella notte per le parestesie, quei formicolii che non ti fanno ù dormire.
Adesso non sei più una persona, non sei più una madre, una sorella una moglie, una figlia (e nel mio caso un medico. Sei un’entità biologica indefinita, una cornucopia di “droplets” infettanti. Da allora ho conosciuto Horus, il Grande Occhio.
A ricovero in isolamento è l’unica finestra sul mondo che non ti abbandona al tuo isolamento. … E sì perché nelle stanze a pressione negativa dove non puoi aprire nemmeno la finestra, lo scorrere dei giorni e’ interrotto dal colloquio con Horus. Attraverso il suo occhio infermieri e medici ti aggiornano sulle tue condizioni cliniche sui tuoi esami e sulle terapie.
Potremmo creare una crasi tra covid-19 e solipsismo (atteggiamento filosofico secondo il quale il soggetto pensante non può affermare che la propria individuale esistenza in quanto ogni altra realtà si risolve nel suo pensiero, in questa situazione esacerbato dal distanziamento sociale: il Covidismo!
Questa malattia ci ha reso fragili e, annichilendoci, ci ha portato via la cosa più importante, la condivisione, l’empatia della comunicazione e la comunicazione dell’empatia, a cui noi medici d’emergenza siamo molto legati. Tanti malati morti senza poter salutare i propri affetti senza uno sguardo consolatore e di coraggio nei momenti di sconforto e di paura. Tanti figli, mogli, mariti non hanno potuto elaborare il lutto della perdita perché non hanno potuto nemmeno avere la possibilità di piangere al capezzale dei loro cari.
Distanziamento sociale una cura?! Una tragedia che il New York Times ha sottolineato in questi giorni dando non solo un nome, ma anche con un riferimento biografico per immaginare una vita, un volto per le vittime del contagio. Mi viene in mente “Stay (Faraway, so Close)” il film di Wim Wenders: così lontano, così vicino. “Come vorrei essere per una volta uno di loro! Vedere con i loro occhi, ascoltare con le loro orecchie, e decifrare come vivono il tempo, e subiscono la morte. Come sentono l'amore e percepiscono il mondo. Essere uno di loro, per diventare un più luminoso messaggero di luce in questa epoca buia”. Ci hanno definiti eroi, angeli… la cosa più importante è RESTIAMO UMANI, messaggeri di luce in quest’epoca buia.

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