SENTIMENTI AL TEMPO DELLA PANDEMIA

Dott.ssa Claudia Cicchini _ Medico presso l’unità di Medicina e Chirurgia d'accettazione e urgenza dell’AO Sandro Pertini di Roma

 

La centrale 118 ci ha appena allertato ed ecco entrare in sala urgenze un uomo in arresto cardiaco: ventilazione manuale in atto, massaggio cardiaco in atto. 57 anni, perdita di coscienza in strada. Defibrillato sei volte durante il trasporto, ora asistolia. Siamo già pronti, procediamo, continuiamo, il tempo passa… ed il tempo finisce. Ogni volta è una sconfitta, mai una resa, ma stavolta c’è qualcosa in più…. l’emergenza nazionale per il Coronavirus, l’accesso dell’ospedale chiuso, le cerimonie sospese. Chiamo la moglie, le parlo. Mi racconta del figlio, che deve laurearsi nei prossimi giorni, della figlia studentessa di infermieristica, che ha iniziato le manovre rianimatorie al padre; mi chiede come farà con i ragazzi, con la vita…piange ed io lì accanto, con il camice impermeabile monouso, la maschera facciale filtrante, la cuffia ed i guanti, così come siamo costretti a lavorare in questi giorni, così fuori luogo in quel momento; io che mi siedo accanto a lei che piange e che le stringo la mani così, io con questi guanti che non oso togliere e lei con le mani bagnate di lacrime.

Poi lei alza lo sguardo e mi ringrazia, piangendo mi ripete “Grazie dottoressa, grazie, siete i nostri eroi”.

Arrivano i due ragazzi, si abbracciano, piangono e poi, piangendo, mi ripetono: “Grazie dottoressa, grazie, siete i nostri eroi”.

Ed io con i pazienti CoViD intubati in Pronto Soccorso, che non guariscono, e loro di fronte, che pur nel dolore mi ringraziano, non mi sento per niente un eroe.