RIFLESSIONI - Dott. Emmanuele Tafuri

RIFLESSIONI
Dott. Emmanuele Tafuri _ Presidente SIMEU Abruzzo-Molise, Dirigente Medico U.O.C. Medicina e Chirurgia d'Urgenza-Chieti
 
La diffusione così imponente del covid-19 sta sconvolgendo gli equilibri del nostro sistema sanitario, ma, in generale gli equilibri del mondo  intero. Nel panorama globale di pandemia gli operatori sanitari sono   "OSANNATI" come martiri, eroi o missionari. Bene. Tutto bene. Il punto però   è diverso… la sanità NON E’ una missione e non ha bisogno di martiri da   "idolare"; il ruolo di chi ha scelto questo lavoro è quello di garantire   incessantemente e in ogni situazione la salute del cittadino e questo lo si attua sempre. Questo lavoro si fa quando tutti sono in vacanza (ed in pronto soccorso si lavora ancora di più), lo si fa a Pasqua, a Natale e nei  giorni comuni, quando l'affluenza rispetto al momento odierno è di gran   lunga maggiore ed inevitabilmente i tempi di attesa si allungano.
Tutti noi, anche in questi giorni "normali", ci dedichiamo   incessantemente a garantire la salute dei nostri cittadini SENZA ESSERE   EROI O MISSIONARI MA PROFESSIONISTI dedicati all’emergenza con competenze   specifiche. Noi ci stanchiamo tra un politrauma ed un arresto   cardiorespiratorio ma non smettiamo mai di garantire il meglio che   possiamo, con i mezzi che abbiamo a disposizione.
Ricordo che fino a pochi mesi fa, nei nostri corridoi e sale d'attesa non c'erano i cartelli informativi per evitare il contagio da COVID-19, ma indicazioni che dissuadevano dall'aggredire il personale sanitario con le rispettive sanzioni previste dalla legge. Ah, sì... forse allora eravamo martiri o eroi perché aggrediti durante le ore di lavoro in pronto soccorso! 
Quando questa situazione finirà, speriamo prima possibile, mi auguro che si comprenda che chi lavora in emergenza non è un martire, eroe o missionario quando c'è una pandemia o bersaglio di critiche ed aggressioni in “tempo di pace”. 
Siamo professionisti che cercano di dare il meglio per quanto possibile in ogni momento; perché l'unica cosa che occorrerebbe è IL RISPETTO da parte di tutti verso chi rischia SEMPRE E COMUNQUE per garantire il diritto alla salute che ogni cittadino deve poter avere riconosciuto.
 

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