GIORNI DI QUARANTENA PER QUALCUNO E POI CI SIAMO NOI - Dott. Michele Mitaritonno

GIORNI DI QUARANTENA PER QUALCUNO E POI CI SIAMO NOI
Dott. Michele Mitaritonno _ medico presso il reparto di Medicina e Chirurgia d'accettazione e d'urgenza dell’AO di Cosenza
 
Giorni di quarantena per qualcuno, giorni di reclusione forzata per altri e poi ci siamo noi... per noi operatori sanitari sono giorni di duro lavoro! In perfetta sintonia con la deontologia professionale, nessuno (o quasi…che tristezza per quel "quasi“) si sottrae al dovere di prestare assistenza nonostante oggi il nostro meraviglioso lavoro sia pervaso da angoscia e paura e condizionato da numerose incognite.
E quella tenda, posizionata dalla Protezione Civile in tempi ancora non sospetti per noi calabresi, nel frattempo sembra essere diventata il punto di riferimento della nostra quotidiana battaglia contro il coronavirus.
Il pre-Triage, parola questa cui non avremmo mai pensato fino a qualche settimana fa, è diventata una vera e propria barriera-filtro: nessuno può andare oltre se non dopo una prima valutazione eseguita dal medico di turno che, insieme all'infermiere e all’OSS, prestano servizio, garantendo l'operatività della stessa H24.
Come gli stessi numeri pubblicati giornalmente sul sito ministeriale fanno intendere, oramai pazienti contagiati da questo dannato frammento di RNA se ne vedono anche alle nostre latitudini e grazie alla quotidiana e preziosissima attività della nostra Unità di Crisi si è creato un modello organizzativo di gestione dell'attuale emergenza sanitaria. Modello che, con il passare dei giorni, diviene sempre più fluido consentendo la gestione di pazienti potenzialmente sospetti che vanno dall'età pediatrica agli anziani passando per i soggetti giovani, senza escludere le donne gravide: per ciascuno di loro è stato approntato un percorso gestionale.
Il concetto che più di tutti sta riecheggiando è la messa in atto di tutte le misure volte ad arginare l'ulteriore diffusione dell'infezione con l'implicito obbligo dell'utilizzo dei dispositivi di protezione individuali, con la legittima speranza di disporne a sufficienza.
Maschere chirurgiche, maschere FFP2/FFP3 e poi quelle generate dalla fantasia (nonché dalla necessità) di noi operatori sanitari esposti in prima linea al rischio di infezione e create con il fine di limitare il più possibile il rischio di contagio, nell‘attesa di riuscire a vedere quanto prima la luce in fondo a questo interminabile tunnel!
Perchè, parliamoci chiaro, l'uscita da questo dannato tunnel pare ancora lontana e la luce ancora non si intravede.
Nell'attesa di tempi migliori... nell’attesa di poter tornare ad abbracciare le persone che amiamo e da cui siamo costretti ad una dolorosa distanza da un nemico invisibile e potenzialmente mortale, sperando che gli eroi di oggi non tornino ad essere i fannulloni e incapaci di ieri…

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