17/03/20, LA STORIA SI SCRIVE DI GIORNO IN GIORNO… - Dott.ssa Concetta Pirozzi

17/03/20, LA STORIA SI SCRIVE DI GIORNO IN GIORNO…
Dott.ssa Concetta Pirozzi _  Dirigente medico del Pronto Soccorso della Azienda Ospedaliera di Padova
 
In pochi giorni tutto è cambiato. Come previsto, il PS è stato diviso in due aree (COVID e NON-COVID), tutto in poche ore, in una mattinata alzando barriere fisiche che impediscono la libera circolazione tra un’area e l’altra.
Con i casi in aumento sono stati predisposti nuovi reparti COVID e aumentati i posti letto nelle aree semi-intensive e intensive, e i turni modificati per l’ennesima volta per far fronte alla fatica delle ore di lavoro in area “sporca” e ai momenti di maggiore afflusso che si concentrano nella fascia oraria pomeridiana.
Il clima comincia a surriscaldarsi: la preoccupazione di quello che sarà e la fatica di lavorare in assetto anti-droplets peggiorano l’umore e portano legittimamente a chiedersi se e come si farà fronte al picco. Le notizie dal fronte lombardo sono preoccupanti e si ha la sensazione di non essere pronti, che l’Ospedale non sia pronto.
Lo stesso Ospedale che ha sempre garantito un veloce output dal PS permettendoci di lavorare al meglio, la maggior parte delle volte, in condizioni ordinarie e straordinarie, tuttavia mai straordinarie come questa volta. Lo stesso Ospedale che grazie alla lungimiranza di qualcuno ha consentito fin’ora di assorbire bene il colpo, con l’enorme contributo delle Malattie Infettive in prima linea in quest’emergenza.
Ci si domanda se ci saranno posti letto per tutti, se anche noi saremo costretti a tenere persone in ogni angolo in attesa di esito del tampone o posto letto. Se si creerà un percorso per agevolare l’output anche verso i reparti di TI sulla base di clinica/Rx/Eco torace/esami o se il risultato del tampone, nonostante i falsi negativi, sarà comunque necessario anche quando il sistema starà per saturarsi. Probabilmente molto è già previsto pensato o scritto ma non ancora del tutto noto a noi lavoratori dell’emergenza.
In fondo siamo uomini e donne che spesso vivono e risentono dell’umore dei colleghi, medici o infermieri: uno sguardo un sorriso o un cenno danno fiducia nel momento del bisogno, ora, non solo siamo separati da muri, ma anche da maschere e occhiali e grossi camici, e ansie e paure.
Si teme per la propria incolumità, si soffre per la consapevolezza che studiare formarsi e informarsi questa volta potrebbe non bastare.
Ma la fiducia nelle capacità del sistema e dei singoli e nelle qualità di chi ci coordina, oltre che la speranza e l’ottimismo devono continuare ad animare il nostro operato in questi e nei futuri momenti bui.
A testa alta resistiamo. 

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