TUTTO QUESTO SARÀ SUFFICIENTE?
Dott. Antonio Voza _ Specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio, Direttore Struttura Complessa di Pronto Soccorso e U.O. di Medicina d’Urgenza Humanitas Research Teaching Hospital-IRCCS, Adjunt Professor Emergency Medicine – Humanitas University
In 20 giorni sono cambiate molte cose, le abitudini di ciascuno, l’organizzazione degli Ospedali.
Siamo cambiati anche noi medici e infermieri ed è cambiato il nostro PS.
E tutto in corsa contro il tempo.
In 48 ore, è stato approntato un pre triage esterno- con personale formato e protetto- per suddividere i sospetti infetti dai pazienti non respiratori.
Nella camera calda sono stati creati 2 ambulatori dedicati ai pazienti respiratori sospetti per COVID, con una radiologia mobile e 4 tende.
Abbiamo creato un percorso dedicato ai codici maggiori respiratori con 2 urgentisti h 24, che per rimanere lucidi nonostante i DPI indossati, si danno il cambio ogni 4 ore.
Abbiamo approntato un protocollo rapido per utilizzo di cPAP e per l’intubazione precoce con relativo trasferimento in area dedicata. Per questo, abbiamo armato e messo a disposizione della rete regionale un numero progressivo di posti letto di Terapia Intensiva dedicati ai COVID+ che arriverà a contare più di 20 letti.
Questo ha significato rimandare l’attività chirurgica differibile, chiudere l’attività ambulatoriale ed utilizzare i blocchi operatori come una vera e propria Terapia Intensiva.
Tre degenze mediche in 5 giorni sono state liberate.
E’ stato fatto uno sforzo importante per portarle tutte a pressione negativa.
Fino a 100 letti dedicati, la maggior parte potranno utilizzare cPAP con casco o ossigeno ad alti flussi.
Tutto questo sarà sufficiente?
Ad oggi, nessuno può dirlo con ragionevole certezza.
Quello che possiamo dire è che la progressiva consapevolezza del momento, ha portato ad una solidarietà fattiva da parte di tutti i colleghi anche dello staff che ci sta aiutando, supportandoci a vari livelli: dalla comunicazione coi parenti, alla gestione dei codici a bassa complessità.
Perché anche questa tipologia di pazienti è cambiata. Si approcciano spesso in modo timido, quasi imbarazzato. Due giorni fa uno di loro, vedendoci indossare le tute ci ha urlato ‘siete eroi’.
Ben lontani dall’esserlo! Lo ripeto continuamente a tutti.
Anzi, abbiamo timore e possiamo ammalarci come e più di loro.
Ma proattività e resilienza fanno parte del DNA di ogni donna e uomo che abbiano scelto in modo consapevole questo lavoro. Ne sono convinto.
In questi giorni ho visto tanta responsabilità, professionalità e resilienza.
Senza nessuna distinzione: medici, infermieri, operatori sanitari. A tratti stremati e disidratati con i segni evidenti sul volto dei DPI indossati, ma mai un cedimento. Nessuna resa.
Ieri abbiamo dimesso il nostro primo paziente COVID+ intubato e ventilato per diversi giorni: si è definito ‘fortunato ad averci incontrato’..
In realtà non sa che la sua dimissione ed il suo sorriso hanno rappresentato la prima carezza per ciascuno di noi, dopo molti giorni.