QUESTO È IL MIO VESTITO, QUELLO CHE STO INDOSSANDO OGGI NON È PIÙ DELLA MIA TAGLIA - Dott.ssa Antonella Cocorocchio

QUESTO È IL MIO VESTITO, QUELLO CHE STO INDOSSANDO OGGI NON È PIÙ DELLA MIA TAGLIA
Dott.ssa Antonella Cocorocchio _ Infermiera presso il reparto di Medicina e Chirurgia d'Accettazione e d'Urgenza dell’Ospedale San Giovanni Addolorata, Roma
 
Sono Antonella, un infermiere di PS di un DEA di II livello della Regione Lazio.
Ho sposato questo lavoro da 22 anni, lo svolgo con senso di dovere e responsabilità, ma soprattutto con motivazione e passione.  Questo è il mio vestito, queste sono le mie mura.
Nel mio PS, in questi giorni difficili, c’è stato un calo degli accessi, come in ogni altra parte d’Italia.
Ogni giorno trattiamo circa 10 casi di sospetto Covid19 quindi l’organizzazione è stata adattata al momento storico che stiamo vivendo. Una caratteristica dei professionisti della rete di emergenza/urgenza è la grande capacità di adattamento relativo all’aumento della richiesta di servizi sanitari.
Il vestito che sto indossando oggi non è più della mia taglia.
La calma apparente che mi circonda mi spaventa, la trovo surreale. La definirei “la quiete prima della tempesta”. Non ho paura di ciò che sta accadendo, ma leggendo i documenti ministeriali oppure guardando i giornali e la tv, ho l’impressione che la mia Italia sia divisa in due: una parte che soffre e un’altra che attende l’arrivo della sofferenza.
Mi chiedo se, due mesi fa, guardando con più attenzione ciò che stava succedendo dall’altra parte del mondo, avremmo potuto anticipare con approccio scientifico l’arrivo dell’epidemia.
Oggi mi chiedo se, due settimane fa, guardando ciò che stava succedendo nel lodigiano avremmo potuto anticipare l’approccio al Coronavirus in altre regioni italiane. Nella tarda serata di ieri è arrivata la notizia dell’estensione della zona rossa in tutta Italia: allora siamo tutti coinvolti!!!! Siamo chiamati ad andare avanti, a guardare avanti per la tutela del bene più prezioso, la salute; siamo chiamati a guardare avanti per il futuro del paese.
Nel frattempo, cosa posso fare come operatore sanitario impegnato in prima linea? Come posso dare il mio contributo? Posso continuare a fare il mio lavoro con la professionalità di sempre.
Non è questo che mi spaventa: la competenza tecnica non è in discussione. In un momento di grande tensione è molto più difficile gestire la comunicazione delle informazioni, condividere le paure e le emozioni.
Sarà questa la sfida nei prossimi giorni, come infermiere di emergenza-urgenza e come cittadino, che crede e si serve del Servizio Sanitario pubblico.

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