IL PUNTO DI VISTA DELLA SIMEU SULLA DELIBERA REGIONALE LOMBARDA DI RIORDINO DEL PRONTO SOCCORSO: NO A POLEMICHE STERILI E PERICOLOSE, SÌ AL FRONTE COMUNE CON I CLINICI

La “rivolta dei medici internisti contro la riforma del Pronto Soccorso”, così definita da Quotidiano Sanità (https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1691165308.pdf), è ingiustificata e a tratti offensiva, ma soprattutto è preoccupante.
Ci riferiamo alla delibera di Regione Lombardia (https://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=115950) che ha come oggetto il piano di riordino della MEU ospedaliera i cui contenuti, nell’opinione della Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza, andrebbero al più presto estesi a tutte le regioni italiane.
La buona delibera lombarda ha il merito di prendere atto della necessità di adeguare “strutture, attività e ruoli” alla funzione cruciale che da anni la MEU ospedaliera nei fatti ricopre, senza ancora aver ricevuto alcuna organica definizione.
 
I passaggi fondamentali della delibera, che sollevano le maggiori perplessità di colleghi internisti e pneumologi, sono i seguenti:
- Il boarding è un problema dell’ospedale e non del solo Pronto Soccorso, e alla sua soluzione sono tutti chiamati a provvedere
- La degenza di Medicina d’Urgenza, comprendente anche la Terapia Semi-Intensiva, è una necessità organica alle esigenze dei pazienti e all’organizzazione dell’Ospedale, e come tale va garantita ubiquitariamente
- Funzioni e competenze della MEU sono cruciali per un’appropriata risposta alle esigenze del paziente e per il buon funzionamento dell’ospedale.
 
Le motivazioni delle proteste di SIMI, FADOI e SIP sarebbero sufficienti ad aprire un’accesa polemica, che vorremmo evitare. Tuttavia alcune brevi osservazioni sono necessarie:
 
- Definire l’esigenza di concorrere alla gestione del boarding come lo “scaricare” il problema su altri reparti è inaccettabile: in una situazione evidente, nella quale la MEU fronteggia da sola un problema epocale e non di propria competenza, l’espressione che andrebbe usata è “distribuire”. Se si analizzassero i semplici rapporti numerici tra medici e pazienti, o infermieri e pazienti, nel setting della MEU e nei rispettivi setting dei reparti di degenza, le conclusioni emergerebbero naturali e obbligate. Indicare nella ridistribuzione dei pazienti il rischio di aumento di mortalità e morbidità è scorretto e tendenzioso: il termine di paragone con il quale confrontarsi non è la situazione ideale nella quale ogni reparto opera “a numero chiuso”, con risorse precisamente commisurate alla quantità e all’intensità richiesta dai pazienti presi in carico (situazione nella quale operano i colleghi che protestano). Il termine di paragone, sotto gli occhi di tutti, è lo scandaloso e pericolosissimo ammasso di pazienti in un’unica area, in capo a personale quantitativamente del tutto insufficiente e qualitativamente oberato da un’intensità lavorativa che non ha confronti.
La sacrosanta questione del rischio clinico non può trovare legittimità solo nei reparti di degenza ed essere del tutto ignorata nei Pronto Soccorso!
 
- Riconoscere la necessità imperativa delle aree di degenza e di terapia semi-intensiva proprie della MEU significa semplicemente fotografare la situazione attuale. Salutiamo con favore l’acquisizione, da parte di tanti colleghi durante la pandemia, di nuove competenze: ma il problema non sta solo nella gestione della ventilazione non invasiva. Il problema quotidiano è la polipatologia, l’embricazione tra necessità cliniche di ordine internistico e chirurgico o traumatologico, la necessità di monitoraggi e interventi che le aree monospecialistiche dell’ospedale non sono in grado di garantire in pazienti che sistematicamente rifiutano.
Quel che oggi accade è che tali esigenze vengono risolte con costante inappropriatezza: o in Terapia Intensiva (inappropriato!) o semplicemente restando in Pronto Soccorso per tempi indefiniti (altrettanto inappropriato!)
 
- Indicare nell’attuale insufficienza degli organici di MEU e nella scarsa attrattività della specializzazione la ragione dell’inapplicabilità e della velleitarietà del modello proposto è esercizio al quale siamo purtroppo abituati: consiste nel misurare le possibilità di progresso futuro sulla base delle criticità attuali (esercizio concettualmente sbagliato), ma soprattutto significa dimenticare che le difficoltà di organico e attrattività della MEU sono determinate proprio da quegli elementi che si vogliono contrastare con l’iniziativa lombarda.
Se si vuole lavorare per il miglioramento è necessario rimuovere gli ostacoli e non utilizzare gli stessi ostacoli come misura delle potenzialità future.
 
- L’esigenza espressa dai Colleghi di essere coinvolti nell’organizzazione interna delle strutture della MEU, per via della naturale e inevitabile embricazione tra la MEU e l’intero ospedale, è di per sé discutibile. Per le stesse ragioni la MEU dovrebbe essere coinvolta in ogni occasione di discussione relativa all’organizzazione di altri reparti: quanto influiscono modalità di accesso, organizzazione del lavoro, lunghezza delle degenze sull’attività del Pronto Soccorso?
Ma soprattutto non si può pretendere di partecipare oggi, nel momento in cui si riconoscono prerogative alla MEU, a una discussione che invece viene rifiutata in ogni altra occasione, segnatamente quando si deve discutere di sovraffollamento e boarding, come da sempre accade a tutti i livelli.
 
- Portare a sostegno delle proprie ragioni, da parte delle citate Società Scientifiche, il ruolo svolto durante la pandemia Covid19 ci pare quanto meno inelegante. Nessuno ha mai messo in dubbio i meriti dei tanti colleghi, di tutte le discipline, che durante la pandemia si sono prodigati. Ma quanto dichiarato pare voler stilare una classifica dell’impegno o della sofferenza. I medici e gli infermieri dell’Emergenza Urgenza da sempre rifiutano un approccio di questo tipo nel quale, se dovessero entrare in merito, molto avrebbero da dire.
 
Fin qui le doverose risposte ad alcune osservazioni. Ma, si diceva all’inizio, più della polemica ci interessa la pericolosità dell’atteggiamento di alcune Società Scientifiche.
Una posizione comune, che tutti condividiamo, sta nella necessità di incrementare le risorse per il SSN e tra queste quelle riservate all’Ospedale. Da sempre tutti sosteniamo che l’ospedale va potenziato innanzi tutto nelle sue possibilità di accoglienza, di capienza fisica di pazienti. Riconoscere determinate prerogative alla MEU non significa accantonare tale posizione: che non può essere sostenuta solo quando si tratta di incrementare le risorse proprie, evidentemente a discapito delle altrui.
 
Riconoscere oggi la necessità di una Terapia Semi-Intensiva di MEU, in una posizione strategica che, tra il Pronto Soccorso e il resto dell’Ospedale, preceda l’accesso alle aree monospecialistiche, significa prendere atto di un’esigenza imprescindibile, ma certamente non significa impedire il riconoscimento e la valorizzazione delle aree ad elevata intensità delle altre discipline. L’esigenza di provvedere a istanze cliniche ad elevata intensità in area internistica, pneumologica, neurologica, ecc., è pienamente condivisa dalla MEU, è funzionale agli obiettivi comuni e si rivolge in particolare a tutte quelle necessità che sorgono in pazienti già ricoverati, cui la MEU non può provvedere per possibilità strutturali ma anche per mandato istituzionale.
Non esiste antitesi, ma totale complementarietà, ed è questa la strada che tutti insieme dovremmo intraprendere. Ed è qui che vediamo l’estrema pericolosità della polemica.
Se davvero il nostro obiettivo è contribuire alla sopravvivenza del SSN e alla restituzione dell’antica efficienza dell’ospedale, la logica non può essere quella che traspare dalle reazioni alla delibera lombarda, nelle quali percepiamo la volontà di ignorare le necessità della MEU, lasciandola ancora una volta sola a occuparsi di “tutti i mali dell’ospedale”.
Ma soprattutto dividere il fronte comune dei medici ospedalieri (che auspichiamo e per il quale da sempre lavoriamo) servirà solo a fornire alibi a chi del problema dovrebbe occuparsi alla radice, portando le indispensabili nuove risorse che tutti chiediamo a gran voce.
Medici e infermieri della MEU non hanno alcuna intenzione di comportarsi come l’ennesimo pollo tra i polli di Renzo: chiudiamo le polemiche, scongiuriamo il pericolo di sterilizzare ogni discussione di sistema per via della contesa interna all’ospedale e lavoriamo insieme per gli obiettivi sui quali tutti concordiamo. Facciamolo davvero il fronte comune dei medici ospedalieri: ne abbiamo l’occasione, l’autorevolezza e la competenza.
 
Come spesso ripetiamo, per uscire dalla situazione di precarietà e inefficienza in cui stiamo stagnando servono idee nuove e coraggiose e unità di intenti. Nella delibera lombarda troviamo la novità e il coraggio che cerchiamo: la polemica risponde invece a logiche vecchie che hanno già dimostrato la loro assoluta inefficacia e che, se replicate, paralizzeranno ogni reale tentativo di miglioramento.
Scongiuriamo questo pericolo: è questo l’appello di SIMEU a tutti i Colleghi.
 
L’Ufficio di Presidenza SIMEU
Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza
Fabio De Iaco
Beniamino Susi
Andrea Fabbri
Antonio Voza
Salvatore Manca

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