PIU’ PROTEZIONI PER MEDICI E INFERMIERI - Dott. Giulio Maria Ricciuto

PIU’ PROTEZIONI PER MEDICI E INFERMIERI
Dott. Giulio Maria Ricciuto _ Direttore del dipartimento Emergenza e Accettazione dell’Ospedale Grassi di Ostia (Roma)
 
Fonte Ilmessaggero.it - I sanitari del Grassi per fronteggiare l’emergenza Coronavirus chiedono occhiali protettivi, mascherine e camici idrorepellenti. Il primario del pronto soccorso Ricciuto: «Noi, in prima linea. Per poter vincere questa battaglia ora serve l’impegno di tutti»
Estratto da articolo di Mirko Polisano, pubblicato 18 marzo 2020
 
L’ospedale Grassi di Ostia in prima linea nella battaglia contro il Covid -19. Medici, infermieri e operatori socio-sanitari ogni giorno in corsia per affrontare il “mostro” - così lo chiamano gli addetti ai lavori - del Coronavirus.
E proprio dall’ospedale di Ostia, tra i fiori all’occhiello della sanità del Lazio, arriva la testimonianza del dottor Giulio Maria Ricciuto, direttore del dipartimento Emergenza e Accettazione dell’ospedale Grassi e presidente di Simeu (Società italiana di emergenza e urgenza) del Lazio. «Siamo tutti immersi da settimane per tentare di scrivere qualcosa che possa interpretare al meglio quello che gli operatori dei team di pronto soccorso, medicina d’urgenza, Obi e terapia semintensiva stanno vivendo dal punto di vista professionale e umano», scrive in una nota il dottor Ricciuto.
LA NOTA - «Non vi è dubbio che i team d’emergenza-urgenza stiano affrontando l’emergenza coronavirus con spirito di sacrificio, senza fuggire da essa – prosegue la missiva - e con un quotidiano aggiornamento di nozioni e normative degno della loro grande ed elastica capacità mentale, e che abbiano chiara la propria missione non solo all’interno del servizio sanitario, ma anche dell’intera società civile, essendone fieri nonostante la latitanza di politiche di benessere lavorativo abbia provocato la crisi di vocazione e la fuga del personale dai pronto soccorso verso altre situazioni lavorative non di prima linea e reso il lavoro più bello del mondo quasi un inferno nell’immaginario collettivo, identificandolo sempre più purtroppo con i luoghi e le condizioni nei quali si svolge. Ringraziando i rianimatori con i quali lavoriamo insieme e in serie e tuttavia suggerendo anche agli altri colleghi a prepararsi per una battaglia che per essere vinta deve riguardare tutti. Gli ospedali per acuti vanno riorganizzati nella logica che questa emergenza ci sta confermando, ovvero che il seppur basso 3 posti letto per mille abitanti deve essere presidiato da tecnologia e personale in linea con le mutate caratteristiche qualitative e quantitative della popolazione che vi accede, aumentandone di molto quindi la quota sia intensiva ad appannaggio dei rianimatori, cardiologi, pneumologi che subintensiva nelle Uoc di pronto soccorso e medicina d’urgenza, ma anche incrementando in maniera significativa le aree ad alta intensità di cure nei reparti di area medica, lasciando i posti letto semplici per lo più ad un numero aumentato di strutture di post-acuzie o di lungodegenza, e prevedendo piani di emergenza con logistica di spazi e dispositivi sempre pronti. Tutto ciò non può prescindere da una logica di rinforzo del personale.
La richiesta di maggiore protezione dal contagio è molto sentita dall’intero team dell’emergenza-urgenza. Ritengo – conclude Ricciuto - che gli operatori sanitari debbano lavorare indossando in ogni setting sanitario almeno occhiali protettivi e mascherina chirurgica, da mutare in mascherina FFP2 o FFP3 nei setting di emergenza, associando il camice idrorepellente.
Purtroppo, la mancata preparazione e la ritardata risposta ha portato alla situazione di carenza di tali dispositivi, tuttavia aggirabile a mezzo di grandi accordi tra governi mondiali e redistribuzione delle dotazioni a seconda del livello di endemia».

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