APPROCCIO ALLO SHOCK IN MEDICINA D'URGENZA: QUALE MONITORING NELLA VITA REALE?

Topic: BIOMARKERS
Autore: COSTANZO ANITA
Affiliazione: MEDICO, OSPEDALE SAN PAOLO, NAPOLI, ITALIA
Co-autori: Anita Costanzo (1) - Giorgio Bosso (1) - Alfonso Martone (1) - Lidia Maione (1) - Fabio Giuliano Numis (1) - Marina Verrengia (1) - Cosma Casaburi (1) - Valerio Langella (2) - Sara Cocozza (1) - Fernando Schiraldi (1)

OBIETTIVI
Nonostante le novità in campo diagnostico e terapeutico, lo shock rimane una patologia ad elevata mortalità. Se di solito ai microparametri di perfusione è riconosciuto un ruolo nella diagnosi e nella valutazione dell’andamento della terapia, il ruolo dell’ecocardiografia in tal senso è poco conosciuto. Scopo del nostro studio di natura osservazionale è valutare il valore predittivo degli indici ecocardiografici di funzione sistolica e diastolica e l´eventuale correlazione con microparametri di perfusione, nei pazienti in shock.
METODI
Sono stati arruolati 30 pazienti con diagnosi di shock settico o cardiogeno. I pazienti sono stati catalogati per sesso, età, patologia d´accesso, comorbidità e punteggi di gravità effettuati all´inizio della terapia (fluidi e vasopressori/inotropi) e dopo 24 ore. Sono stati inoltre sottoposti al momento del ricovero, dopo 30´ e dopo 2h dall’inizio della terapia a determinazione dei parametri vitali, emogasanalitici ed ecocardiografici. Outcome positivo è stato considerato la dimissione o il trasferimento in medicina generale, outcome negativo la mortalità intra-ospedaliera o il trasferimento in rianimazione.
RISULTATI
I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi in base all´eziologia (shock settico 44%, cardiogeno 56%) e questi ulteriormente suddivisi in base all’outcome. I gruppi sono risultati omogenei per età, comorbiditá e punteggi di gravità. La mortalità globale è stata del 47% (71% shock cardiogeno, 29% shock settico, p<0,01).
Nel gruppo shock settico, al momento del ricovero, i pazienti con un outcome sfavorevole presentavano una compromissione statisticamente significativa dei parametri di funzione diastolica (specialmente dell´E/E’:11,2±3,2 vs 19,1±2,7 p<0.05) ma non della funzione sistolica, inoltre il lattato start era più alto(4,7±2 vs 5,6±3,1).
Nel gruppo con shock cardiogeno, la valutazione ecografica a due ore mostrava che il miglioramento dei parametri di funzione sistolica, ma non della funzione diastolica, indicavano outcome favorevole (p < 0,05), inoltre il lattato start era modicamente inferiore rispetto a quelli con outocome sfavorevole (6,1±3 vs 6,5±4,1).
CONCLUSIONI
La valutazione ecografica nei pazienti in shock cariogeno o settico dovrebbe includere uno studio accurato dei parametri di funzione sistolica e diastolica per individuare i pazienti con maggiore rischio di mortalità. In entrambi i gruppi la correlazione con la lattatemia, migliora la predittività.