FRITTELLE DI STRAMONIO
Topic: TOSSICOLOGIA
Autore: CUTULI OMBRETTA
Affiliazione: SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN MEDICINA D'EMERGENZA-URGENZA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA, GENOVA, ITALIA
Co-autori: Ombretta Cutuli (1) - Maria Grazia D'angelo (2) - Milvia Canaletti (2) - Roberto Paparo (2) - Paolo Moscatelli (2)
Autore presentante < 35 anni
Una donna di 84 anni viene accompagnata in PS in stato confusionale. I parenti riferiscono che si tratta di una paziente ipertesa in terapia con beta bloccante e portatrice di PM. E’ stata trovata al domicilio in stato di agitazione psicomotoria, confabulante. Non sembra aver assunto farmaci e non ha avuto traumi recenti. All’ingresso in PS si presenta vigile ma confusa, confabulante e poco collaborante. I parametri vitali sono nella norma, all’ECG si riscontra ritmo da PM con FC 120 bpm. L’esame obiettivo evidenzia unicamente midriasi pupillare bilaterale con scarsa reattività alla luce. Gli esami ematochimici sono nella norma. Viene eseguita TC cerebrale che risulta negativa per emorragie e per segni indiretti di effetto massa. Il tossicologico su urine e plasma risulta negativo.
Successivamente si apprende che la paziente ha assunto a pranzo fiori di zucca raccolti vicino a casa fritti in pastella che i parenti portano in visione: si tratta in realtà di fiori di Datura Stramonio. Viene quindi intrapresa terapia sedativa con Delorazepam e viene somministrato carbone attivato in singola somministrazione. Nelle ore successive si assiste a progressivo miglioramento della sintomatologia e a completa remissione dello stato confusionale.
La Datura Stramonium è una pianta a fiore della famiglia delle Solanacee (Angiosperma Dicotiledoni) nota come “erba delle streghe” o “erba del diavolo”. Cresce sporadica nei terreni incolti nei climi temperati ed è diffusa in America, Asia ed Europa. Tutti i distretti della pianta contengono alcaloidi tropanici in percentuale variabile, in particolare iosciamina, atropina e scopolamina, classificati come anticolinergici.
L’intossicazione da stramonio, che è spesso legata ad uso voluttuario a scopi allucinatori, configura una sindrome anticolinergica , ricordata in letteratura con il ritornello “Dry as a bone, red as a beet, hot as a hare, blind as a bat, mad as a hatter, stuffed as a pipe”. I sintomi principali sono rappresentati da: agitazione psicomotoria con allucinazioni, midriasi pupillare, secchezza della cute e delle mucose, broncodilatazione, tachicardia, ipomotilità intestinale, ritenzione urinaria.
Il trattamento prevede decontaminazione gastroenterica utilizzando carbone attivato entro 1 ora dall’assunzione, sedazione con benzodiazepine.
E’ importante non tralasciare le intossicazioni tra le cause di alterazione dello stato di coscienza anche nei pazienti anziani.