CONFRONTO TRA PAZIENTI SETTICI SEVERI PRODUTTORI E NON PRODUTTORI DI LATTATO

Topic: BIOMARKERS
Autore: CATALANO LOREDANA
Affiliazione: MEDICINA E CHIRURGIA DI ACCETTAZIONE ED URGENZA, POLICLINICO UNIVERSITARIO DI BARI, BARI, ITALIA
Co-autori: Loredana Catalano (1) - Piero Pozzessere (1) - Cosimo Tortorella (2) - Francesco Stea (1)

AUTORE PRESENTANTE: <35


OBIETTIVI

Obiettivo dello studio è stato valutare la prevalenza della iperlattatemia nei pazienti con sepsi, in assenza di condizioni di shock, nonché la relazione fra lattatemia ed una serie di parametri clinici, strumentali ed ematochimici per comprendere i meccanismi alla base della diversa produzione, e/o clearance dei lattati e definire il significato prognostico della variabile lattatemia nella sepsi.
METODI
Lo studio è stato condotto su soggetti giunti c/o la “sala rossa”del PS del Policlinico di Bari da novembre 2013 ad aprile 2014. I criteri utilizzati per la definizione di sepsi, sepsi severa e shock settico sono stati quelli della American College of Chest Physicians e della Society of Critical Care Medicine. Tutti i pazienti sono stati trattati secondo le linee guida della Surviving Sepsis Campaign 2012.
In base al range di lattacidemia i pazienti sono stati suddivisi in tre categorie già definite a priori in letteratura: 0-2.4 mmol/l (bassi produttori di lattati), 2.5-3.9 mmol/l (intermedi produttori di lattati)
?4 (alti produttori di lattati).

RISULTATI
Tutte le variabili esaminate (funzionalità cardiaca, renale e respiratoria, indici di danno epatico, numero di pazienti con alterazioni dello stato mentale o che necessitavano di fluido terapia, i dati emocromocitometrici e coagulativi, il rapporto PO2/FiO2 e la PAM) risultavano omogeneamente distribuite nei tre gruppiconsiderati. All’interno di essi si registrava una differenza significativa per quanto riguardava la mortalità a 28 giorni (pari al 50% negli alti produttori di lattati). La sopravvivenza risultava essere progressivamente minore nei pazienti con maggiore lattatemia (?2 = 11.375, p = 0.003). Non si riscontrava alcuna correlazione fra i valori di lattato e SOFA né fra lattato e APACHE nella popolazione globalmente considerata.

CONCLUSIONI
Le origini dell’iperlattatemia in tale setting clinico non sono state definite ma non sembrano imputabili ad alterazioni del macrocircolo né ad una ridotta clearance da disfunzione epatica. Alti livelli di lattato si associano ad un incrementato tasso di mortalità. Il lattato costituisce in corso di sepsi un indice prognostico negativo indipendente da SOFA e APACHE II.