DAMAGE CONTROL RESUSCITATION NEL PAZIENTE EMODINAMICAMENTE INSTABILE CON E-FAST NEGATIVA. LA GESTIONE IN SHOCK ROOM DEL PAZIENTE CON FRATTURA INSTABILE DEL BACINO. ESPERIENZA OSPEDALE S.CHIARA TRENTO BACINO. ESPERIENZA OSPEDALE S.CHIARA TRENTO
Topic: IL TRAUMA
Autore: BELLANOVA GIOVANNI
Affiliazione: APSS TRENTO, OSPEDALE S.CHIARA, TRENTO, ITALIA
Co-autori: Giovanni Bellanova (1) - Alberto Brolese (1) - Giorgio Folgheraiter (1) - Alberto Zini (1) - Gerardo Liguori (1) - Edoardo Geat (1) - Francesco Buccelletti (1) - Claudio Ramponi (1) - Antonio Musetti (1) - Ettore Dematte' (1) - Damiano Papadia (1)
AUTORE PRESENTANTE: > 35 ANNI
OBIETTIVI analizzare la complessità della gestione del paziente politraumatizzato grave con instabilità emodinamica e frattura instabile di bacino in Shock Room (SR), dalla nascita del Trauma Team Ospedaliero (TTO).
METODI Abbiamo analizzato dal Sistema Informatico Ospedaliero il numero dei traumi di bacino instabili gestiti nel 2012 e nel 2013. Valutando i tempi della gestione in SR, l’ammissione in Sala Operatoria le tecniche usate e l’outcome dei pazienti.
RISULTATI Contemporaneamente al TTO e all’ATLS, è stato intrapreso un percorso formativo, aziendale su Damage Contro Resuscitazion (DCR), Non Operative Management (NOM), ed E-FAST. Parallelamente sono state avviate procedure tra le UUOO per definire i percorsi dei pazienti gravi.
Annualmente gestiamo 170 traumi del bacino. Tra questi, 25 con emodinamica instabile associati o meno a lesioni di altri distretti. Prima del TTO il paziente eseguiva al più presto una TC e successivamente posizionava il fissatore esterno (FE) in sala operatoria.
Nel 2012 sono stati applicati 15 fissatori esterni in emergenza, mentre nel 2013 sono stati 8.
Dalla nascita del TTO il numero dei pazienti gestiti in SR con posizionamento di Pelvic Binder (PB) rispetto al posizionamento di FE in sala operatoria è aumentato del 50% .
E’ aumentato anche del 54% il numero dei pazienti instabili che all’arrivo in SR eseguono la E-FAST associata ad una radiografia AP del Bacino, con una sensibile riduzione del tempo tra l'arrivo in PS e la stabilizzazione del bacino.
Il confezionamento di Packing Pelvico (PP) non ha numeri significativi nella nostra esperienza.
Questo atteggiamento clinico ha comportato un aumento dei pazienti gestiti in SR rispetto al passato in cui venivano avviati alla sala operatoria per il FE secondo i principi della DCS con un miglioramento della sopravvivenza a 48 ore del 40 % ed un miglioramento dell’outcome (in termini di sepsi, complicanze respiratorie e complicanze chirurgiche presenti nel terzo picco di mortalità ).
CONCLUSIONI Abbiamo quindi considerato che questi miglioramenti clinici posso essere ricondotti all’applicazione di una sequenza sempre più semplice nella gestione in SR:
1. esecuzione di E-FAST e RX AP del Bacino all’arrivo del paziente in SR ancora durante la rianimazione.
2. posizionamento corretto del PB a livello dei trocanteri (anche dal territorio) associato o meno a PP, che in quasi la totalità dei casi porta alla stabilizzazione temporanea del paziente per consentirgli l’esecuzione della TC per eventuale trattamento angiografico definitivo.
3. Invio del paziente Terapia Intensiva (TI) per la stabilizzazione delle condizioni emodinamiche per poi essere avviato ai trattamenti successivi.
E’ importante sottolineare come quest’approccio debba essere multidisciplinare già in SR.