LA FIBRILLAZIONE ATRIALE NEL DIPARTIMENTO DI EMERGENZA: STRATEGIE TERAPEUTICHE A CONFRONTO.
Topic: ARITMOLOGIA E SCOMPENSO
Autore: DI ZIO ISABELLA
Affiliazione: DIPARTIMENTO DI EMERGENZA, OSPEDALE MADONNA DEL SOCCORSO, SAN BENEDETTO DEL TRONTO, ITALIA
Co-autori: Isabella Di Zio (1) - Filippo Tommaso Feliziani (1) - Giuseppina Petrelli (1) - Liliana Talamonti (1) - Elisa Pingiotti (1) - Cinzia Santeusanio (1) - Giorgio Costa (1) - Paolo Groff (1)
AUTORE PRESENTANTE: > 35 ANNI
OBIETTIVI Il trattamento fibrillazione atriale risulta influenzato da numerose variabili che ne condizionano l’approccio. Scopo di questo studio è analizzare prospetticamente la popolazione di pazienti che afferiscono nel nostro DEA per fibrillazione atriale di recente insorgenza confrontando il trattamento con cardioversione farmacologica con amiodarone (CVF), cardioversione elettrica previo fallimento della cardioversione farmacologica con amiodarone (CVF+CVE) e cardioversione elettrica previa premedicazione con bolo di amiodarone (bolo+CVE) rispetto a dati epidemiologici, fattori di rischio e outcomes in termini di ripristino del ritmo sinusale; rate control; durata di permanenza in DEA; necessità di ricovero; incidenza di effetti collaterali.
METODI Sono stati arruolati 42 pazienti affetti da fibrillazione atriale acuta persistente afferiti al nostro DEA nell’anno 2013. Sono stati esclusi dallo studio pazienti con instabilità emodinamica, con ripristino spontaneo del ritmo sinusale, con aritmie diverse dalla fibrillazione atriale, i pazienti trattati con farmaci diversi dall’amiodarone e i pazienti ai quali la terapia con amiodarone era stata associata ad altri farmaci. Sono stati costituiti 3 gruppi omogenei: pazienti sottoposti a CVF, CVF+CVE e bolo+CVE . I risultati sono stati analizzati con SPSS versione 20.
RISULTATI Il nostro studio ha evidenziato come i pazienti con fibrillazione atriale di recente insorgenza trattati con CVF o CVF+CVE sono caratterizzati da un maggiore tempo di permanenza in DEA rispetto a i pazienti trattati con bolo+CVE. La sola CVF è legata a una percentuale di insuccesso terapeutico maggiore rispetto alla CVF+CVE; in compenso però il numero di recidive è minore rispetto a quest’ultima. Nessuno dei pazienti dei 3 sottogruppi ha presentato complicanze procedurali né tantomeno è stato necessario un ricovero nei reparti di degenza, a testimonianza della sicurezza e della efficacia di pratica clinica.
CONCLUSIONI La fibrillazione atriale di recente insorgenza rappresenta una patologia estremamente frequente all’interno del nostro DEA, la cui corretta gestione incide notevolmente sulla qualità della vita del paziente e sui costi gestionali per l’azienda sanitaria. Nonostante il numero esiguo di casi, possiamo affermare che tutte e tre i trattamenti utilizzati si sono dimostrati efficaci; la scelta deve essere guidata da un’accurata selezione dei pazienti da un punto di vista clinico e anamnestico.